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Le nuove generazioni apprendono l’antico: le iniziative del Centro Herculaneum

Biggi, C. (2012) Le nuove generazioni apprendono l’antico: le iniziative del Centro Herculaneum. In: Battisti, E., Solaro, F. & Lauria, D. (a c.) La città dei bambini e delle bambine in Villa Giulio de la Ville a Ercolano. Napoli: Doppiavoce.

RiceRche e PRogetti di ARchitettuRA e di uRbAnisticA La città dei bambini e delle bambine in Villa Giulio de la Ville a Ercolano Emma Buondonno La città dei bambini e delle bambine in Villa Giulio de la Ville a Ercolano a cura di Emilia Battisti Francesca Solaro Dario Lauria Università degli Studi di Napoli Federico II La città dei bambini e delle bambine in Villa Giulio de la Ville a Ercolano Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica Università degli Studi di Napoli Federico II € 20,00 ISBN 978-88-89972-33-5 RiceRche e PRogetti di ARchitettuRA e di uRbAnisticA Emma Buondonno La città dei bambini e delle bambine in Villa Giulio de la Ville a Ercolano a cura di Emilia Battisti Francesca Solaro Dario Lauria Collana “Ricerche e Progetti di Architettura e di Urbanistica” diretta da Emma Buondonno. Questa pubblicazione è stata realizzata con il parziale contributo del Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Lo studio illustrato è stato svolto nell’ambito del Laboratorio di Composizione Architettonica 3, del Corso di Laurea in Arredamento, Interno Architettonico e Design della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’anno accademico 2009-2010, tenuto dalla prof. arch. Emma Buondonno, con modulo integrativo dell’arch. Celeste Fidora. Studenti: A. Amato, F.T. Campione, M. Cardone, I. Casciello, S. Ciariello, F. Cino, M. Coglia, G. Cordova, M. De Domenico, V. De Felice, G. De Pascale, M. De Vivo, G. Di Meglio, M. Dionisio, M.M. Egger, A. Esposito, A. Farina, C. Ferrone, F. Garzone, C. Germanò, A. Langiano, R. Lombardi, M. Luciello, S. Maione, M. Malvone, L.M. Mazza, R. Proto, C. Pulicati, F.M. Romano, G.L. Russo, L. Savarese, M. Scotto di Covella, S. Simeone, M. Sorrentino, A. Toscano. Hanno collaborato: E. Battisti, F. Solaro. Ricerche storiche: arch. Ida Dazzetti. ISBN 978-88-89972-33-5 © 2012 Doppiavoce Napoli www.doppiavoce.it Tutti i diritti riservati. È vietata ogni riproduzione. Opera in libero accesso, secondo i termini indicati nel sito www.doppiavoce.it. Indice PREMESSA I bambini: seme prezioso Antonio Liberti Un progetto per una nuova filosofia di governo della città Francesco Langella I servizi per la città dei bambini e delle bambine in Villa Giulio de la Ville a Ercolano Carmela Pugliese Le nuove generazioni apprendono l’antico: le iniziative del Centro Herculaneum Christian Biggi 5 6 8 11 IntRoduzIonE 15 VIllA E gIARdIno Inquadramento storico Villa Giulio de la Ville Perizie Stato attuale dei luoghi Proposta progettuale 21 21 27 40 51 noRMAtIVA EuRoPEA UNI 11123/2004 UNI EN 1176/1999 e UNI EN 1177/1999 57 58 RIfERIMEntI PRogEttuAlI La Città dei Bambini e dei Ragazzi di Genova 61 La Città dei Bambini di San Giorgio a Cremano La Città dei Ragazzi di Bari La Città dei Bambini di Frattamaggiore ESEMPI PRogEttuAlI I laboratori per la vita Marco Sorrentino La magia di imparare Laura Savarese Alle pendici del Vesuvio Gianluca De Pascale All’ombra del Vesuvio parte una locomotiva carica di… Rosa Proto Il giardino delle meraviglie Carmela Santitoro 61 62 62 67 69 73 75 77 ConCluSIonI 81 BIBlIogRAfIA 83 Premessa e dei bambini alla vita collettiva, tant’è che, in qualità di Presidente del Consiglio Comunale proposi al Consiglio Comunale stesso l’istituzione del Consiglio Comunale dei ragazzi che fu votato all’unanimità; inoltre, il Sindaco pro-tempore prof.ssa Luisa Bossa, fu nominata dall’Unicef Difensore ideale dei bambini. Nel 1998 partecipammo alla tre giorni di lavori a Torino per le Città delle Bambine e dei Bambini e diverse sono state le giornate dedicate al gioco e all’integrazione destinate ai bambini di Ercolano. In quella sede si confrontarono diversi modelli di città, del nord, del centro e del sud Italia. Un unico elemento caratterizzava le riflessioni degli amministratori impegnati nella tre giorni e rappresentava un vero e proprio assillo per coloro che volevano impegnarsi seriamente nel rendere le nostre città più accoglienti e a misura di bambino: i bambini apparivano prigionieri delle loro case, non potevano uscire a giocare da soli perché mancavano parchi attrezzati nelle vicinanze delle loro case, non potevano andare a scuola da soli perché mancavano percorsi sicuri, non vivevano le città perché le stesse non offrivano momenti di socialità e spazi di aggregazione. Fu questo il filo rosso che legò l’intera manifestazione e si concluse con un documento finale che metteva in evidenza queste esigenze ed impegnava gli amministratori ad orientare l’agire politico-amministrativo verso tali orizzonti. I BAMBInI: SEME PREzIoSo Antonio Liberti Assessore della Città di Ercolano Scegliere di proporre un concetto difficile, qual è quello di progettare una città a misura di bambino, benché sia oltremodo abusato nei quaderni della demagogia, in un’epoca di tagli allo stato sociale, minori trasferimenti agli Enti Locali, con conseguenti tagli ai pochi servizi essenziali che i Comuni erogano, programmi illuminanti come “cieli bui” per ridurre i costi dell’energia elettrica pubblica, può apparire come una vera e propria provocazione: scatenare una discussione, confrontarsi su di un modello sociale improntato alle evidenze di aspre contrapposizioni, tra esigenze preminenti degli adulti, automobilisti, anziani, donne in carriera, commercianti, che producono, nella nostra società gerarchie globali. Oggi la metà della popolazione mondiale vive nelle città ed i giovani rappresentano 1/3 della popolazione mondiale. L’obiettivo di vivere in città ecostonenibili, per migliorare la qualità della vita degli abitanti, include ormai necessariamente sia l’esigenza di indicatori di qualità ambientale sia quella della partecipazione attiva delle bambine e dei ragazzi stessi. Qui ad Ercolano sin dal 1995 sono state avviate politiche che tendessero alla partecipazione delle bambine 5 Un’Amministrazione capace di accogliere il bambino come punto di riferimento della propria filosofia di governo della città sarà capace di accogliere le esigenze e le diversità di tutti. Il bambino diventa misura e modello di città, pensata a sua grandezza, al posto del cittadino adulto, che negli ultimi decenni è stato l’unico vero riferimento delle politiche nelle nostre metropoli. Lavorare perché la città diventi adatta ai bambini significa lavorare affinché la città sia più adatta a tutti. … dicevo… il seme è stato piantato… «Il mezzo può essere paragonato ad un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c’è tra seme e albero» (Gandhi). Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e gli amministratori che si sono succeduti non sono rimasti a “pettinare le bambole”: tale concetto è oggi patrimonio di molti ed inserito in molti statuti degli Enti Locali, nonché principio a fondamento di importanti provvedimenti normativi. Ma molto ancora resta da fare. Il seme è stato piantato… Il progetto presentato dagli autorevoli tecnici della Facoltà di Architettura dell’Università Federico II mira a realizzare un obiettivo ambizioso quanto degno di ammirazione ed interesse da parte delle classi dirigenti locali. Il testo, scritto in modo semplice, chiaro e scorrevole, utilizza modi gentili, segno di un amore verso i propri lettori, si concentra sul territorio di Ercolano, analizzando il deficit di attrezzature e servizi collettivi sul territorio. Da tale analisi si evince la necessità di attrezzare altre aree da dedicare ai servizi per le bambine e i bambini, al fine di rendere completa e coerente la nostra città verso i più piccoli. Il testo si propone di introdurre in tale percorso la bellissima Villa Giulio de la Ville, da adibire a tali funzioni essenziali. Gli autori dopo innumerevoli studi e ricerche affermano di non essere ancora in grado di risalire a chi ha costruito tale residenza, ma che viene, però, riportata nella pianta del Duca di Noja, redatta nel 1750 e pubblicata nel 1775. Ma è certo che sia stata realizzata almeno nella prima metà del ’700. Credo, è questo l’auspicio, che tale sito, prestigioso e autorevole, possa coniugare perfettamente il passato con il futuro, una villa del ’700, quindi il passato, utilizzata per i bambini di oggi e di domani, quindi il futuro. un PRogEtto PER unA nuoVA fIloSofIA dI goVERno dEllA CIttà Francesco Langella Il “progetto della Città dei Bambini e delle Bambine” propone una nuova filosofia di governo delle città assumendo come termine di valutazione della città il bambino invece del maschio adulto sano e lavoratore che è stato fino ad oggi il riferimento ed il parametro per le politiche delle città, anche quando hanno riguardato categorie diverse come i bambini e gli anziani. Le motivazioni per una proposta apparentemente tanto anomala sono varie: – la città ha perso la caratteristica di luogo condiviso, di incontro e di scambio ed è per alcuni aspetti un luogo di vita disagevole per tutti; – i bambini hanno ormai completamente perso l’autonomia di movimento e la possibilità di vivere le 6 esperienze primarie di esplorazione, scoperta e gioco necessarie per la loro crescita; – la nostra generazione è forse la prima che ha rinunciato a farsi carico del destino delle generazioni che verranno. I bambini non rappresentano solo una delle categorie sociali, ma sono in grado di rappresentare l’altro, il diverso, il soggetto più debole, rispetto al decisore adulto e per questo possono assumere il valore paradigmatico che il progetto attribuisce loro. I servizi, la viabilità, gli spazi dovranno essere ripensati a prova dei piccoli cittadini: dovranno essere loro, soggetti troppo spesso dimenticati dalla politica, il principio ispiratore e insieme il criterio di valutazione dell’operato amministrativo. Abbiamo la necessità di confrontarci sempre più con i bambini perché sono i cittadini che hanno maggiori necessità, maggiore fragilità ma anche maggiori risorse ed energie. Il bambino è forse il soggetto che dall’attuale modello di sviluppo risulta maggiormente minorato, essendo il più privato di potere e il più bisognoso di crescita (e quindi di autonomia); il bambino, rispetto alle altre categorie a disagio, presenta il vantaggio di essere il più “benvoluto”, quello per il quale la società è più disposta a fare sacrifici e quindi a operare cambiamenti consistenti anche nelle abitudini più consolidate, e che può pertanto fungere da “avanguardia” nell’elaborazione di un nuovo modo di vivere la città contemporanea, di ridurne il degrado e il disagio; il bambino determina risposte immediate – l’infanzia non è eterna! – ma, poiché ha una lunga storia davanti a sé, rivendica modificazioni strutturali capaci di accompagnarlo anche nelle stagioni successive della sua esistenza. Per queste ragioni aspirare a una città a misura dei bambini non significa portare alla ribalta un soggetto esaltandone la diversità ma, all’opposto, avvalersi di un criterio di misura a priori, e di verifica a posteriori, dei progetti di riqualificazione urbana. Non si tratta di dedicare all’infanzia notevoli risorse economiche e umane, ma rispondere alle esigenze di sviluppo cognitivo e sociale dei più piccoli. Non si tratta di realizzare iniziative, opportunità, strutture nuove per i bambini, di difendere i diritti di una componente sociale debole. Non si tratta quindi di modificare, aggiornare, migliorare i servizi per l’infanzia, che rimane naturalmente un dovere importante della pubblica amministrazione. Si tratta invece di abbassare l’ottica della amministrazione fino all’altezza del bambino, per non perdere nessuno. Si tratta di accettare la diversità che il bambino porta con sé a garanzia di tutte le diversità. Il progetto si muove su due linee guida: – promuovere la partecipazione dei bambini al governo della città; – restituire autonomia di movimento ai bambini negli spazi pubblici. Rispetto al primo obiettivo il progetto promuove: 1. il Consiglio dei bambini, legato strettamente ad un mandato del sindaco, che chiede ad un gruppo di bambini di aiutarlo con le loro idee e i loro consigli (questo Consiglio è lontano da ogni ambigua somiglianza al Consiglio degli adulti); 2. la Progettazione partecipata ai bambini, nella quale un gruppo di bambini lavora con un tecnico per progettare e realizzare un intervento reale sulla città. La Convenzione ONU dei diritti del fanciullo del 1989, ratificata con la legge nazionale n. 176/1991, all’articolo 12 sancisce il diritto dei bambini ad essere consultati ogni volta che si prendono decisioni che li riguardano, e questo riguarda anche le città. Naturalmente i bambini non sono in grado di rivendicare 7 questo ruolo e questo diritto: sono gli adulti, e in particolare il sindaco, che devono chiedere il loro aiuto e saperne tenere conto. Le proposte di cambiamento urbano dei bambini coincidono spesso con quelle degli esperti e degli scienziati e in particolare degli psicologi, degli ambientalisti, dei sociologi, degli urbanisti, dei pediatri e anche dei giuristi. Difficilmente le proposte degli esperti sono organiche e multidisciplinari come quelle dei bambini. In un periodo nel quale è difficile coinvolgere le giovani generazioni alla vita della città e nel quale le loro reazioni più frequenti sono quelle del disinteresse o del vandalismo, è importante coinvolgere i bambini con ruoli di protagonismo, perché diventino “autori” della propria città. I bambini in tal senso svilupperanno un forte senso di appartenenza, di responsabilità e di cittadinanza. Gli spazi ristrutturati con il contributo dei bambini risultano più riconosciuti, rispettati e difesi sia dai giovani che dagli abitanti del quartiere (li hanno fatti i loro figli). Il lavoro difficile sta nel valorizzare l’originalità delle proposte infantili rese fattibili dalla competenza del tecnico adulto. Compito dell’adulto tecnico non è quindi quello di insegnare ai bambini come si progetta, ma come rendere realizzabili le loro idee, specie quelle più innovative. Rispetto al secondo obiettivo il progetto propone l’esperienza “A scuola ci andiamo da soli”, come inizio di restituzione di autonomia di movimento ai bambini. Si tratta di una piccola esperienza di autonomia in cui si chiede ai bambini delle scuole elementari di andare a scuola e tornare a casa con i loro compagni senza accompagnamento dei genitori; per questo gli amministratori sono invitati ad intervenire nei comportamenti dei cittadini e nelle strutture della città, a cominciare dalla scuola, alla quale si chiede una collaborazione forte. La differenza più importante fra il bambino di ieri e quello di oggi forse sta nella scomparsa della possibilità di uscire di casa da soli per incontrarsi con gli amici, scegliere con loro un gioco e un luogo adeguato dove praticarlo. Occorre allora restituire ai bambini l’uso della città come spazio pubblico e quindi di tutti. La politica è chiamata a dare risposte, tanto più oggi che la crisi economica e sociale pesa sulla società e penalizza fortemente i più deboli. Tra loro i bambini sono certamente al primo posto. È cambiato il contesto sociale, culturale e legislativo in Europa e nel resto del Mondo e per questo investire sui più giovani diventa necessario e indispensabile per vincere la sfida del futuro. I SERVIzI PER lA CIttà dEI BAMBInI E dEllE BAMBInE In VIllA gIulIo dE lA VIllE A ERColAno Carmela Pugliese Il presente contributo vuole offrire qualche riflessione sulla necessità di dotare il sistema locale della città di Ercolano di servizi alla persona e al territorio ed in particolare alle fasce deboli della popolazione. La presenza di servizi in un territorio permette migliori condizioni di vita, uno sviluppo locale virtuoso ed un incremento alla sostenibilità soprattutto in un contesto urbano densificato come Ercolano. Le considerazioni si inseriscono nell’ambito del Progetto di Villa Giulio de la Ville dedicato alle esigenze di creare nella città stratificata di Ercolano uno spazio ed un servizio per permettere la nascita della Città dei Bambini e delle Bambine ristrutturando il sito di una delle Ville Vesuviane più antiche. Le riflessioni delineate sono anche il frutto dell’esperienza di governo a Ercolano nel settore dell’ambiente 8 e della sicurezza che la sottoscritta ha maturato nel quadriennio 2005-2009 nel quale le competenze acquisite nel service management si sono integrate con l’attuazione delle politiche locali. Con il termine “servizio” si può fare riferimento al “processo di interscambio finalizzato alla soluzione dei problemi, alla soddisfazione dei bisogni e desideri di persone singole o collettive e imprese che si attua mediante il trasferimento reciproco di informazioni, conoscenza, abilità, lavoro, appartenenza, sicurezza o la disponibilità ad usare individualmente e temporaneamente beni/ strumenti o il trasferimento di risorse naturali”. Il Terziario, definito come settore contenitore di eterogenee attività di servizio “residuali” rispetto a quelle manifatturiere e agricole, si è trasformato nel corso del tempo. Negli ultimi cinquant’anni, in particolare, il comparto del terziario non solo ha aumentato la propria incidenza nella società e nell’economia internazionale in termini di occupati e reddito prodotto, sopravanzando il primario ed il secondario, ma ha subito profonde modificazioni al proprio interno. Nell’attuale contesto dell’evoluzione generale della società una collocazione “marginale” del settore risulta essere inadeguata rispetto alle molteplici realtà socioeconomiche e politiche che si vanno profilando in ogni paese e, non infrequentemente, all’interno di essi, nelle varie zone. Le attività terziarie hanno investito, com’è noto, in modo sempre più determinante i bisogni privati, i bisogni collettivi ed in particolare le attività produttive industriali e agricole. Le motivazioni di questa crescita hanno determinato analisi tendenti alla valutazione delle complesse interconnessioni esistenti tra attività di produzione (intese come attività di trasformazione dei beni fisici) ed attività terziarie (comprensive sia delle attività tradizionali che delle attività terziarie avanzate). La terziarizzazione, pertanto, implica tutta una serie di conseguenze che si estendono in molteplici direzioni e che riguardano: la composizione dell’impiego di forza lavoro nel sistema; la competitività internazionale delle economie mondiali alla luce del trend continuo di sostituzione del terziario all’industria; l’evoluzione qualiquantitativa delle aziende di servizi nei tessuti produttivi locali come per esempio la Campania, e, in un’accezione più ampia ma meglio rispondente alla realtà, della produzione dei servizi nell’ambito del sistema produttivo globale delle economie industriali ma anche dei paesi ad economia emergente o in via di sviluppo. Si deve rilevare al riguardo l’adesione al pensiero di molti autori che interpretano nei cambiamenti strutturali nei sistemi economici non la sostituzione del terziario verso l’industria in qualità di prevaricazione dell’uno rispetto all’altro ma come “sviluppo dei servizi in un’ottica di complementarità con i beni al fine della realizzazione dei prodotti”. Si intravede, cioè grazie alla maggiore duttilità della scienza e della tecnologia, una espansione della “cultura del servizio” a supporto – a servizio – dei continui mutamenti in atto che richiedono alle imprese nuove strutture organizzative per l’acquisizione di “capacità cognitive, accumulo ed aggiornamento del knowhow posseduto”. Se si adotta una prospettiva microeconomica appare palese la centralità del ruolo che le attività di servizi tendono a ricoprire, pure nell’ambito di imprese ed in settori tradizionalmente considerati di “produzione”. Cresce, infatti, l’esigenza per qualunque attore economico di seguire il cliente anche dopo l’acquisto, sviluppando e gestendo processi di assistenza e servizio al cliente. Crescono, per le imprese di produzione, le opportunità di sviluppo e diversificazione connesse all’arricchimento del proprio assortimento con l’offerta di servizi o, addirittura, con l’ingresso in 9 settori di servizi. Le attività di servizio, quindi, tendono ad essere sempre più pervasive e, fatalmente, spingono le imprese, indipendentemente dal settore di appartenenza, a doversi confrontare con le problematiche tipiche del service management ed a dover acquisire le competenze necessarie alla loro gestione. C’è un altro aspetto rilevante da segnalare che attiene al contesto del Progetto dedicato alla Città dei Bambini e delle Bambine in Villa Giulio de la Ville e cioè l’aspetto che consegue alla localizzazione e alla domanda di servizi su un territorio e cioè dove sono presenti i servizi in un territorio c’è una maggiore domanda da parte delle imprese, delle famiglie e delle persone e dove non sono presenti non se ne richiedono. Meno servizi ci sono e meno se ne richiedono; si viene a creare la cosiddetta “morte entropica” non solo dell’impresa ma di tutti soggetti che a vario titolo insistono su di un sistema locale. La carenza di servizi di supporto alle attività industriali e alle persone e al territorio che contraddistingue molte aree della Campania e di tutto il Mezzogiorno, può ragionevolmente considerarsi una delle cause del basso livello di sviluppo locale; di converso, la stessa tipologia di sviluppo industriale delle aree meridionali e le particolari modalità del ciclo produttivo innestato in ambito locale – e delle funzioni decentrate dalle imprese esterne – hanno indotto modesti livelli di acquisti locali di beni e servizi, tra l’altro di bassa qualità. La terziarizzazione, quindi, implica tutta una serie di conseguenze che si estendono in molteplici direzioni e che riguardano: la qualità della vita, la composizione dell’impiego di forza lavoro nel sistema; la competitività internazionale delle economie mondiali alla luce del trend continuo di sostituzione del terziario all’industria; l’evoluzione quali-quantitativa delle aziende di servizi nei tessuti produttivi e, in un’accezione più am- pia ma meglio rispondente alla realtà, della produzione dei servizi nell’ambito del sistema produttivo globale delle economie industriali. Le economie dei paesi industrializzati si apprestano a diventare economie dei servizi modificando le tradizionali metodologie di produzione e gli schemi gestionali adottati dalle aziende di servizi e dalle aziende produttrici di beni. Le nuove tecnologie hanno trasformato radicalmente il modo in cui molte imprese di servizi operano e si relazionano con i loro clienti; in particolare la convergenza tra informatica e telecomunicazioni ha rivoluzionato il business di tutte quelle imprese la cui attività è incentrata sulla gestione di informazioni. La tecnologia può consentire di creare nuovi servizi o di migliorare quelli esistenti, facilitare la reingegnerizzazione di alcuni processi, migliorare la capacità dell’impresa di mantenere elevati standard qualitativi, permettere di centralizzare tutte le informazioni sul cliente e di creare unità organizzative dedicate, rendere possibile la sostituzione di persone con macchine per lo svolgimento delle attività più ripetitive, portare ad un maggior coinvolgimento del cliente nella produzione del servizio attraverso le tecnologie self-service. Qualunque sia la funzione che la tecnologia svolge nel territorio delle città ormai troppo densificato, questa porta con sé spesso l’esigenza di disporre di competenze e strutture che potrebbe essere opportuno mutuare da partner esterni, piuttosto che internalizzare. Il processo di globalizzazione in atto coinvolge in maniera massiccia le imprese di servizi, per le quali si sostanzia nella possibilità di entrare in nuovi mercati e nella conseguente necessità di trasferire innovazioni di prodotto e di processo da un paese all’altro. Il carattere che più contribuisce a formare la strategia tecnologica d’impresa è la natura relazionale dei processi transattivi dei servizi. La compartecipazione del 10 cliente ed il suo ruolo di coproduttore hanno un grande peso nella determinazione delle scelte relative alla tecnologia. Va anche detto che, la mera adozione di nuove tecnologie non genera di per sé opportunità di crescita se non è accompagnata da trasformazioni organizzative. In questo senso il potenziale messo a disposizione dalla scienza e dalle capacità computazionali può creare vantaggi economici solo se le imprese, e in particolare, le grandi imprese, abbandonano l’obiettivo di esercitare un controllo totale delle risorse per l’innovazione e si rivolgono verso lo sviluppo di rapporti di complementarità dinamica con strutture organizzative flessibili, in grado di generare un flusso continuo di nuove idee e di opportunità tecnologiche. In questa direzione si può affermare che la crescita dei servizi in tutte le economie e la diffusione di molte forme di innovazione accrescono il valore dell’economia ma soprattutto stanno creando nuove opportunità lavorative e producono un riequilibrio nel benessere dei soggetti presenti in un contesto territoriale. Ne guadagnerebbero anche i servizi necessari alle donne per poter realizzare una più agevole conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In una regione dove c’è abbondanza di servizi ed essi sono anche equidistribuiti si generano azioni di benessere a favore della conciliazione famiglia lavoro e a favore dei Bambini e delle Bambine. Se ci sono più asili, spazi di aggregazione per i bambini quale vuole essere la destinazione di Villa Giulio de la Ville, o centri per gli anziani e se funzionano meglio i trasporti allora si vedrebbero benefici diretti alla famiglie e a tutte le fasce disagiate e deboli della popolazione. La necessità di prevedere un’azione di tipo sistemico e multidisciplinare rende opportuna l’elaborazione di un piano strategico per la gestione integrata della città densificata, allo scopo di indirizzare in modo armoni- co lo sviluppo delle molteplici attività che insistono nel caso specifico nella città di Ercolano lungo la direttrice Vesuvio-Mare e di influenzare positivamente l’insieme dei fattori che, dall’entroterra e dal mare, premono su questa fascia di territorio in un fragile e vulnerabile equilibrio. La proposta del riequilibrio in modo particolare ad Ercolano avanzata in precedenza trova una opportuna riorganizzazione e sviluppo del territorio anche a favore della conciliazione del lavoro e della famiglia presente nella componente femminile. Occorre organizzare con politiche adeguate i servizi sul territorio per rendere efficaci e migliorare la qualità della vita dei singoli nel rapporto famiglia-lavoro. La finalità delle politiche per la conciliazione riguarda l’innovazione dei modelli sociali, economici e culturali per rendere compatibili sfera familiare e sfera lavorativa, così da evitare le discriminazioni nel lavoro e realizzare un’efficace realizzazione di pari opportunità. lE nuoVE gEnERAzIonI APPREndono l’AntICo: lE InIzIAtIVE dEl CEntRo HERCulAnEuM Christian Biggi Il Centro Herculaneum è nato nel 2007 ed è stato creato per aiutare a ristabilire legami tra la città moderna di Ercolano ed il sito archeologico che giace, ancora parzialmente sepolto, al centro della città. Le sue attività mirano ad attirare l’attenzione della comunità locale ed internazionale sull’importanza del patrimonio culturale di Ercolano e la sua fragilità, un messaggio che viene concretizzato e rafforzato dal progetto di conservazione, l’Herculaneum Conservation Project (HCP), già in corso dal 2001 agli scavi. 11 esperienze uniche, come unico è il Patrimonio di Ercolano, cioè il restauro e la musealizzazione della famosa imbarcazione trovata negli scavi sull’antica spiaggia, o l’utilizzo dei falchi per allontanare i piccioni dall’area degli scavi dove creano gravi danni. Il progetto, dunque, ha mirato a coinvolgerli direttamente nella conoscenza della conservazione di questo importantissimo sito archeologico, facendo di essi dei giovani ambasciatori del patrimonio culturale di Ercolano nel mondo. Il progetto, basandosi su un’analoga esperienza dell’ICCROM3, porterà anche alla redazione di un manuale che servirà agli insegnanti delle scuole del territorio come guida per l’insegnamento del patrimonio culturale di Ercolano nelle scuole. Un esempio tra i tanti è stato il workshop internazionale sulle “Pratiche di Gestione dei Siti Culturali” che il Centro Herculaneum ha organizzato ad Ercolano in stretta collaborazione con il Centro Internazionale di Studi per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali (ICCROM). Specialisti provenienti da tutto il mondo si sono confrontati sui sistemi di gestione di alcune delle aree archeologiche e dei siti di interesse culturale più rappresentativi del mondo. Per informare e sensibilizzare su questi temi le nuove generazioni, è stata data la possibilità di partecipare alla giornata iniziale agli alunni del 2° Circolo Didattico “F. Giampaglia” di Ercolano. Nelle settimane precedenti l’evento, i bambini sono stati introdotti ai siti culturali rappresentati dagli specialisti ed è stato chiesto loro di disegnarli secondo la loro interpretazione. I disegni sono poi confluiti in una mostra posta all’ingresso degli scavi, di modo che anche la comunità locale, compresi i Grazie al sostegno dei suoi soci fondatori, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, il Comune di Ercolano e la British School at Rome è stato possibile implementare una serie di iniziative e attività volte a coinvolgere la comunità locale nel proprio patrimonio culturale tra cui i cittadini giovani della città. La stipula di un protocollo d’intesa tra il Centro Herculaneum e scuole di ogni grado e livello nel territorio della città di Ercolano ha permesso di portare avanti due programmi intensi di attività dal titolo di Insegnamento del Patrimonio Culturale nelle Scuole1 e Storia Orale ad Ercolano2, della durata di due anni, che hanno coinvolto oltre 100 alunni delle scuole facenti parte del protocollo d’intesa e, soprattutto, i loro insegnanti – secondo la filosofia del training the trainers, un approccio adottato per rafforzare le scuole e il loro rapporto con il patrimonio culturale locale nel lungo termine. La filosofia dei suddetti progetti era quella di fornire ai docenti delle scuole gli strumenti necessari per poter discutere con gli alunni a proposito dei valori del patrimonio culturale ercolanese, della conservazione, dell’archeologia, della fragilità del patrimonio culturale della città di Ercolano, della memoria storica recente e dei beni intangibili della città. Questi due programmi insieme hanno contribuito ad aumentare il senso di appartenenza degli alunni – instaurando al contempo, un dialogo intergenerazionale con i cittadini anziani – e motivando gli alunni a meditare sull’importanza del bene culturale nella vita moderna. Il programma ha compreso un’ampia gamma di attività, tra cui attività didattiche in aula ma anche visite agli Scavi di Ercolano, coinvolgendo alunni e insegnanti in 3 1 Coordinato da Lidia Vignola. 2 Coordinato da Paola Matafora. ICCROM (2004) Introducing Young People to Heritage Site Management and Protection: a practical guide for secondary school teachers in the Arab region. Rome, ICCROM/UNESCO. 12 Visita al sito archeologico. Musealizzazione dell’imbarcazione trovata negli scavi. genitori dei piccoli artisti, potesse visitarla gratuitamente e conoscere meglio gli obiettivi del workshop. La mostra è stata inaugurata dagli stessi bambini che, durante la giornata di apertura del workshop, hanno dato il benvenuto ai partecipanti internazionali accogliendoli con cartelli scritti in tutte le lingue dei paesi rappresentati. Parallelamente all’incontro di studio, il workshop si poneva anche l’obiettivo di far prendere consapevolezza alla gente del posto, partendo proprio dai bambini, dell’unicità del patrimonio culturale costituito dagli scavi di Ercolano. I progetti di cui sopra sono partiti dalla constatazione che oggi, purtroppo, siti archeologici, monumenti e storia locale hanno spesso perso il legame con il presente e con il territorio, con gli interessi della gente del posto, in particolare con quelli dei più giovani. Il Centro Herculaneum intende, con queste iniziative, dare ai cittadini l’opportunità di prendere consapevolezza della storia del territorio di appartenenza e di consolidare il legame tra comunità e patrimonio culturale. Far scoprire, attraverso esperienze dirette, le radici del proprio territorio e della propria città, far compren- dere i nessi tra ambiente, risorse e attività umane, favorisce la formazione degli alunni sul piano educativo e sociale, e li aiuta a diventare cittadini responsabili e consapevoli dell’importanza della tutela del patrimonio culturale. Solo proseguendo su questa strada che si sta sperimentando ad Ercolano, il legame tra moderno ed antico sarà rafforzato e le nostre nuove generazioni impareranno a confrontarsi con l’altro, ad aprirsi ad uno scambio culturale proficuo con il resto del mondo. La conservazione e l’archeologia infatti, oltre a riempire i musei di oggetti, si sta rivelando uno strumento utile anche per recuperare i rapporti sociali, i legami tra le generazioni, tra la gente e il suo territorio. Grazie al progetto di storia orale si può ricordare, per non raccontare solo la grande storia, ma anche per recuperare la memoria di alcuni importanti avvenimenti del passato e identificare ulteriori valori che la città romana ha per i residenti locali: gli scavi hanno avuto un ruolo significativo anche per i cittadini della città moderna, con le loro storie egualmente valide, come, ad esempio, le testimonianze di chi si è rifugiato nel sito archeologico per sfuggire ai rastrellamenti e ai bombar13 damenti del secondo conflitto mondiale e di quelli che successivamente vi hanno lavorato, l’eruzione del 1944, che è tutt’ora un ricordo indelebile nella memoria degli anziani ercolanesi, la nascita del mercato dei panni usati, il recupero del folclore locale e così via. Entrambi i progetti sono finalizzati alla conservazione e alla valorizzazione di Ercolano e mirano, dunque, al coinvolgimento della comunità locale nella conservazione del sito e a ricreare un legame tra il sito antico e la città, moderna, che sorge in una delle aree socialmente più disagiate dell’hinterland napoletano, partendo proprio dai bambini, dai genitori e dagli anziani, per abbattere la barriera invisibile che si è creata negli ultimi 50 anni tra i due mondi, l’antico e il moderno. Con il lavoro di squadra fatto ad Ercolano, gli insegnanti delle scuole del territorio e l’equipe del Centro hanno dimostrato che il patrimonio culturale può avere un valore non solo scientifico ma anche sociale e come la sinergia tra scuole, istituzioni, professionisti del patrimonio culturale, associazioni e cittadinanza possa fare del passato uno strumento di crescita sociale: uno dei momenti più significativi nel procedere di questi progetti è stata la visita ad Ercolano del gruppo di lavoro della Commissione Europea sull’“Access and Social Inclusion in Lifelong Learning”, nato con la finalità di promuovere l’inclusione sociale e la lotta alla dispersione scolastica. I membri della Commissione hanno visitato una delle scuole partner del Centro dove è stata anche allestita una mostra delle attività realizzate nei laboratori condotti nelle scuole, come strumento di approccio alla conoscenza dell’antica Ercolano. È seguita la visita agli scavi, guidata proprio dai piccoli alunni delle scuole elementari, che, nella veste di ciceroni, hanno spiegato e drammatizzato sia in italiano che in inglese, la vita nell’antica Herculaneum, la sua importanza e la necessità per la sua conservazione, facendosi così piccoli ambasciatori del patrimonio ercolanese. L’impatto del progetto sulla comunità locale è stato ulteriormente confermato in questa occasione dalla presenza alla visita di un’altra generazione: i genitori degli alunni, alcuni dei quali, pur vivendo ad Ercolano, visitavano gli scavi per la prima volta. Si comincia, insomma, a realizzare la speranza dell’equipe che lavora ad Ercolano, di vedere funzionare il sito come un’aula all’aperto. I bambini sono stati sensibilizzati sulla questione dell’importanza e della fragilità del sito: hanno capito che è molto speciale e che è importante proteggerlo. Hanno visto crescere, inoltre, grazie all’identificazione di sé stessi con il patrimonio culturale collettivo, un positivo senso di appartenenza alla collettività locale e l’autostima di sé e della propria comunità. Questo lavoro ha, dunque, prodotto un effetto positivo sulla nuova generazione della città moderna, che a sua volta potrà fungere domani da catalizzatore per un cambiamento dentro la comunità. I bambini di Ercolano si spera a casa e in famiglia si faranno dunque portatori di esperienze ed entusiasmo: da loro inizia, così, la riappropriazione da parte dei cittadini della storia del loro territorio e la ricostruzione del legame tra comunità e patrimonio culturale. I progetti con le scuole di cui sopra sono state iniziative di successo ma la necessità di tali progetti va aldilà di Ercolano e ciò è provato dalla recente collaborazione con le scuole turche della regione di Mughla in Turchia che, grazie ad un finanziamento europeo dal programma Comenius REGIO, promuove un programma di scambio e condivisione con docenti italiani e turchi per la promozione e la conservazione dei rispettivi patrimoni culturali. 14 Introduzione Gli interventi proposti tendono alla riqualificazione complessiva della città di Ercolano partendo dalle porzioni degradate del centro storico fino ad ottenere una ricomposizione complessiva tra ambiente naturale e ambiente costruito. Il centro storico della città di Ercolano è un tessuto fortemente stratificato ed eterogeneo per la presenza di diverse realtà sociali, urbanistiche ed economiche, che tuttavia formano un unicum inscindibile. Nella consapevolezza di tale condizione, gli studi universitari affrontano il tema dell’intervento in aree degradate all’interno della città storica affinché la composizione architettonica appropriata, anche di un singolo edificio e degli spazi contigui nelle relazioni con preesistenze naturali ed artificiali, possa assumere un ruolo decisivo nei processi di recupero urbano, capace di produrre effetti determinanti nel miglioramento dell’habitat. La città di Ercolano ha una superficie territoriale di circa 19 kmq, sulla quale vive una popolazione di 57.000 abitanti; la città stratificata è circa 2 kmq, in essa vive il 30% della popolazione. Nella città stratificata, il cuore della città, si trovano, oltre, alla maggioranza della popolazione, anche tutti i luoghi di delizia della Città. Delle 122 ville vesuviane che appartengono all’Ente Ville Vesuviane, istituito nel 1976, comprese nei territori Nell’anno accademico 2009-2010, nell’ambito del Laboratorio di Composizione Architettonica 3D, afferente al Corso di Laurea di Scienze dell’Architettura e del Laboratorio di Composizione Architettonica 3 del Corso di Laurea in Arredamento, Interno Architettonico e Design, svolti presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; si è posta l’attenzione sulla questione dei Centri Storici, in particolare sulla Città Stratificata di Ercolano. Ercolano si sviluppa storicamente lungo le basse pendici del Vesuvio, fino alla costa, nell’area attraversata dalla via Antiniana: alla sua stratificazione storica si associano valori paesistici ed ambientali che vanno salvaguardati nel pieno rispetto delle dinamiche evolutive connesse al vulcanismo. La sua collocazione rispetto a Napoli e al Vesuvio consente di individuarla come la principale porta di accesso al Parco Nazionale del Vesuvio. Per Ercolano è necessario prevedere interventi finalizzati alla realizzazione del sistema integrato dei trasporti, al risanamento ambientale, alla tutela della stratificazione storica. Nell’ottica di un complessivo riequilibrio urbano, altri interventi dovranno riguardare la dotazione di attrezzature e servizi necessari per la popolazione residente e per lo sviluppo del settore turistico-culturale. 15 SCHEDA DEFICIT ATTREZZATURE E SERVIZI COLLETTIVI CITTÀ DI ERCOLANO Popolazione residente Supericie territoriale (kmq) 57.000 19 Rapporti massimi, tra Supericie dotazioni fabbisogno gli spazi destinati agli minime potenziale esistente insediamenti residenziali e (mq/ab) (mq) (mq) gli spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi Attrezzature prescolastiche e della scuola dell’obbligo Asilo nido 0,20 11.400 0 Materna 0,60 34.200 8.215 Elementare 2,50 142.500 80.235 Media 1,20 68.400 47.670 S1 Tot. Parziale 4,50 256.500 136.120 Attrezzature di interesse comune Attr. Religiose 0,70 39.900 0 Attr. Culturali 0,25 14.250 435 Attr. Sociali ed assistenziali 0,75 42.750 480 Attr. Sanitarie ed amministrative 0,30 17.100 15.628 S2 Tot. Parziale 2,00 114.000 16.543 Spazi pubblici attrezzati Parchi di quartiere 2,00 114.000 8.320 Spazi per gioco e tempo libero 2,00 114.000 1.832 Sport 5,00 285.000 19.705 S3 Tot. Parziale 9,00 513.000 29.857 Parcheggi 2,50 142.500 21.054 S4 Tot. Parziale 2,50 142.500 21.054 totAlE 18,00 1.026.000 203.574 16 Deicit (mq) 11.400 25.985 62.265 20.730 120.380 39.900 13.815 42.270 1.472 97.457 105.680 112.168 265.295 483.143 121.446 121.446 822.426 SCHEDA DEFICIT ATTREZZATURE E SERVIZI COLLETTIVI CITTÀ STRATIFICATA DI ERCOLANO Popolazione residente Supericie territoriale (kmq) 18.884 1,98 Rapporti massimi, tra Supericie Deicit dotazioni fabbisogno gli spazi destinati agli minime potenziale esistente (mq) insediamenti residenziali e (mq/ab) (mq) (mq) gli spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi Attrezzature prescolastiche e della scuola dell’obbligo Asilo nido 0,20 3.776,80 0 3.776,80 Materna 0,60 11.330,40 1.361,10 9.969,30 Elementare 2,50 47.210,00 1.361,10 45.848,90 Media 1,20 22.660,80 4.184,65 18.476,15 S1 Tot. Parziale 4,50 84.978,00 6.906,85 78.071,15 Attrezzature di interesse comune Attr. Religiose 0,70 13.218,80 0 13.218,80 Attr. Culturali 0,25 4.721,00 1.468,36 3.252,64 Attr. Sociali ed assistenziali 0,75 14.163,00 0 14.163,00 Attr. Sanitarie ed amministrative 0,30 5.665,20 761,84 4.903,36 S2 Tot. Parziale 2,00 37.768,00 2.230,20 35.537,80 Spazi pubblici attrezzati Parchi di quartiere 2,00 37.768,00 35.954,40 1.813,60 Spazi per gioco e tempo libero 2,00 37.768,00 3.164,21 34.603,79 Sport 5,00 94.420,00 20.719,00 73.701,00 S3 Tot. Parziale 9,00 169.956,00 59.837,61 110.118,39 Parcheggi 2,50 47.210,00 2.063,32 45.146,68 S4 Tot. Parziale 2,50 47.210,00 2.063,32 45.146,68 totAlE 18,00 339.912,00 71.037,98 268.874,02 17 dei Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco, sul territorio ercolanese ne ricadono 22, dislocate in gran numero sul Miglio d’Oro, un tempo Via Regia delle Calabrie. Era il 1738 quando, quasi per caso, nascono le ville, trasformando i casini di delizie delle tenute agricole dell’aristocrazia napoletana: dopo una giornata di pesca Carlo IV di Borbone e Maria Amalia di Sassonia vengono ospitati a Portici dai nobili del posto; incantati dal luogo diedero vita alla prima villa reale. Seguendo la scia del re, molti altri nobili napoletani si spostarono in questi territori incaricando architetti come Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando San Felice, per la progettazione di numerose altre ville e delizie, che vivevano come residenze estive. Le caratteristiche principali che accomunano le ville sono: la posizione, assolutamente non casuale, infatti si trovano tutte poste lungo l’asse Mare-Vesuvio; la presenza della cappella in cui spesso si può trovare il busto di San Gennaro, con lo sguardo rivolto verso il Vesuvio, per proteggere il territorio e scongiurare eventuali eruzioni; le facciate semplici, ma sobrie, che si confondevano con altri palazzi dell’epoca; non ci sono camini; la dimensione degli ambienti è relativamente ridotta rispetto ad un palazzo signorile e la maggior parte dello spazio è destinato tutto al giardino, il quale presenta delle caratteristiche comuni: boschetti di camelie, piante di leccio, piante di agrumi e viti. L’oggetto di studio del Laboratorio è stata la Villa Giulio de la Ville di cui si hanno notizie certe dal 1775 poiché presente nelle mappe del Duca di Noja. La villa, anche essa di notevole importanza, è tra quelle non collocate sul fronte del Miglio d’Oro; Villa Giulio de la Ville ricade su Via Alessandro Rossi, in adiacenza alla Proprietà Ruggiero, attuale sede della Biblioteca comunale. Una delle finalità dello studio è la risposta al soddisfacimento del fabbisogno di attrezzature e servizi per i residenti del territorio. Fino al 1940 la villa ha subito numerose variazioni nell’assetto della pianta. Nel 1989 furono murati alcuni setti e alcune finestre, come si legge nell’ultimo rilievo effettuato nel 2008 un forte stato di degrado coinvolge l’intera struttura, nonostante sia stata realizzata un’opera di consolidamento della parte più antica della villa negli anni ’90. Per la riqualificazione e la ri-funzionalizzazione di Villa Giulio de la Ville si è pensato di destinarla alla Città dei Bambini e delle Bambine. Questa tipologia nasce dalla duplice esigenza di fornire un tipo di attrezzatura di cui il territorio ercolanese è attualmente sprovvisto, ed allo stesso tempo di far rivivere una delle zone più antiche e prestigiose della città. L’obiettivo è quello di far nascere un polo di attrazione ricreativo ed educativo per i piccoli della Città, per dare ai bambini nuove opportunità di formazione e svago e poter riqualificare una zona altrimenti degradata e destinata ad un abbandono ulteriore. Durante le lezioni, per sviluppare il tema trattato, si sono svolti dei seminari di approfondimento con esperti del settore; è stata presentata, infatti, la Città dei Bambini e delle Bambine, strutturata in Villa Falanga a San Giorgio a Cremano. Sono stati illustrati la definizione degli spazi per le attività, la creazione e la progettazione di arredi da parte di bambini, fruitori dello spazio e la collocazione di laboratori all’interno della struttura. Ponendo l’attenzione sulla progettazione partecipata, sull’importanza di considerare i bambini la “cosa” più preziosa del mondo e non solo come fruitori di spazi pensati da persone che si rifanno a degli standard che 18 non gli appartengono, si è indicato l’obiettivo di vedere i bambini stessi come “protagonisti assoluti del loro mondo, della loro realtà”. In questo caso specifico l’ottica cambia in maniera consistente dato che il soggetto della nostra progettazione è il bambino. Si deve leggere necessariamente tutto secondo la sua lente e non quella di un uomo adulto. Ed è proprio qui che entra in gioco la progettazione partecipata, ossia una corrispondenza tra il progettista e l’utente di questo spazio, il bambino. Il compito del progettista in questo caso è proprio quello di capire di cosa hanno bisogno i bambini che abitano ad Ercolano. Rendere partecipe la popolazione del progetto e anche gli adulti di domani ossia il bambino, fa in modo che il progetto assuma un’importanza maggiore e anche un significato più pregnante per le persone, che avranno maggior rispetto per ciò che si andrà a costruire; far in modo che nasca in loro un senso di appartenenza verso questo territorio, per poi proteggerlo e salvaguardarlo. All’interno di questa vera e propria piccola città, il bambino è seguito durante la sua crescita, la sua formazione in modo da proiettare tutto questo verso l’esterno ossia nella Città, rendendola di conseguenza migliore, educando persone del domani più consapevoli delle grandi risorse che possiedono. L’obiettivo è quello di offrire dei servizi, affinché gli abitanti trovino soddisfazione e senso di appartenenza al proprio territorio, imparando a rispettare poi il proprio passato, migliorando il presente e ottimizzando il futuro. Di seguito sono proposte nel libro diverse alternative di un medesimo concetto per arrivare a una soluzione comune. Dall’analisi dei progetti scelti all’interno del corso e riportati nel seguente volume, possiamo individuare le attività per bambini di età compresa dai 3 ai 13 anni e di conseguenza dei laboratori dedicati come: di arte, forma, colore per i più piccoli; laboratorio teatrale sartoria-sala prove; di botanica, costruzioni, sensoriale, cucina-attiva, scrittura, ceramica, musica, costruzione di strumenti musicali, materiali, scienze. Sono stati progettati anche degli spazi esterni pertinenziali adibiti a bar, ristoranti, sala conferenza, sala mostre, ambienti adibiti a celebrazioni di funzioni religiose, sala concerti, sala espositiva, esposizione di abiti teatrali prodotti all’interno della Città stessa, internet point. 19 Villa e giardino InquAdRAMEnto StoRICo Riario Sforza nella seconda metà del Settecento, definita dal Celano nel 1792 la “regina delle Ville”; Villa Campolieto, la cui costruzione, inizialmente affidata da Luzio di Sangro, duca di Casacalenda, a Mario Gioffredo nel 1755, continuata da Michelangelo Giustiniani prima e da Luigi e Carlo Vanvitelli poi, fu completata nel 1775; Villa Favorita, completata nel 1768 da Ferdinando Fuga per il principe di Iaci, passata per lascito testamentario al re Ferdinando IV e appunto definita “Favorita” da sua moglie Maria Carolina d’Austria, in ricordo alla sua prediletta dimora di Schönbrunn. Dall’arteria principale si dipartivano numerose vie che, inoltrandosi verso le pendici del Vesuvio, conducevano ad altre dimore site in posizioni panoramiche particolarmente felici. Una di queste strade iniziava subito dopo Villa Aprile: percorrendola per circa trecento metri, si giungeva alla Villa Giulio de la Ville che, sita a fianco della Villa del barone Petti – oggi Villa Ruggiero – e di fronte a Villa Campolieto e Villa Favorita, forma l’oggetto della nostra attenzione. Quasi contemporaneamente all’inizio degli scavi della vecchia città romana di Ercolano, avvenuto inizialmente ad opera del Principe Emanuele d’Elboeuf di Lorena negli anni a cavallo tra il 1709 e il 1711, e nel 1739 per ordine del primo re della dinastia dei Borbone a Napoli, Carlo di Borbone-Farnese più noto con il nome di Carlo III di Borbone (1734-1759), si ebbe un altro straordinario avvenimento artistico a Resina (oggi Ercolano): la fioritura di sontuose residenze di villeggiatura o, per dirla con linguaggio dell’epoca, di casini, che i nobili napoletani fecero a gara a costruire lungo quella fascia costiera, facente parte della Strada Regia che da Napoli conduceva alle Calabrie, che sarebbe poi divenuta famosa in tutto il mondo come il “Miglio d’Oro”. Il perché di quest’aurea denominazione è sicuramente da ricercarsi nel concorso di fattori paesaggistici, ambientali e soprattutto climatici che facevano di questo ameno tratto uno dei luoghi più ambiti della nobiltà napoletana del Settecento così come in un remoto passato lo era stato dai patrizi ai romani. Non a caso ritroviamo lungo il “Miglio d’Oro” Palazzo Reale, grandiosa residenza di Carlo di Borbone, costruita dal Medrano e dal VIllA gIulIo dE lA VIllE Canevari, Villa Maltese, già Villa Caravita, costruita nel 1730 da Domenico Antonio Vaccaro; Villa de’ BisognoLe origini della villa sono tuttora sconosciute. Le Casaluce; Villa Aprile, costruita per il duca Gerolamo ricerche, tutte effettuate in Napoli, presso l’Archivio 21 Villa Giulio de la Ville nella mappa del Duca di Noja. Mappa del Duca di Noja, 1775. di Stato, la Biblioteca Nazionale, l’Archivio Storico del Banco di Napoli, la Conservatoria delle Ipoteche, il vecchio e nuovo Ufficio Tecnico Erariale, l’Ente per le Ville Vesuviane e l’Archivio Notarile non hanno, finora, consentito di stabilire quando e da chi sia stata costruita. Il fatto, però, che essa sia riportata, pur senza indicare il nome dei proprietari, nella pianta del Duca di Noja redatta nell’anno 1750 e pubblicata nel 1775, conducono alla certezza che la Villa sia stata realizzata quanto meno nella prima metà del ’700. Nei primi anni dell’Ottocento la Villa apparteneva ai coniugi Avv. Gregorio Rossi ed Emanuela dell’Aquila per una parte e al signor Francesco Meliti per la restante parte. Per quanto riguarda l’ulteriore provenienza non si hanno dati certi; infatti, da una sentenza della Gran Camera della Vicaria del 18 maggio 1803, con la quale ai coniugi Rossi veniva ingiunto il pignoramento “sopra di un Casino e Massaria che essi possedevano nella Real Villa di Resina” non risulta la provenienza del loro immobile; d’altra parte l’atto con il quale il signor Francesco Meliti alienò la sua proprietà, redatto dal Notaio Giovanbattista Sanseverino il 23 marzo 1816, non è consultabile in quanto chiuso entro inaccessibili casse al vecchio Archivio Notarile di Napoli, ove sono in corso da oltre due anni lavori di consolidamento statico. Da ricerche effettuate presso l’Archivio di Stato è stato possibile, attraverso i registri del Catasto Francese, impiantato nel 1806-1807, conoscere la consistenza catastale di quella porzione della villa che era di proprietà del signor Meliti, che qui di seguito viene riportata: Real Villa di Resina Foglio 977 Melito Francesco proprietario in Napoli Real Villa di Resina Foglio 1311 22 Ricostruzione della Villa tra il 1857 e il 1858. nella Villa di Resina. Ciò risulta dai tre pagamenti, letti dal giornale copia polizze del Banco dello Spirito Santo dell’anno 1735, matricola 1298, fol. 193, consultato presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, che vengono riportati nelle pagine seguenti. Casa Rizzi-Zannoni, 1793. Sez. A Numero 465 466 Consistenza Vigneto stanze 5 e cucina Località Le Fratte 1) partita di ducati 5 estinta il 5 novembre 1735: 5 novembre Ad Innocenzo Maria Rossi ducati 5. E per lui ad Antonio Saggese, mastro piperniero, a comp. di ducati 105. Atteso l’altri 100 l’ha ricevuti da lui in più volte; e tutti detti ducati 105 sono per prezzo di tutto il lavoro di piperno fatto per la sua casa nella Villa di Resina, cioè portone, gattoni, balconi n. 8, ed una gionta tenelle n. 4, gradi piccoli n. 3 e grandi n. 2 con soffice garzi ed ogni altro lavoro. Col presente pagamento resta intieramente soddisfatto. E per esso a Ilario Pacicco per altri tanti duc. 5. 2) partita di ducati 110 estinta il 5 novembre 1735: 5 novembre Annotazioni: passati al sacerdote D. Salvatore Belboni e due sorelle Candida ed Aurora. Sappiamo inoltre (cfr. Giuseppe Fiengo, Organizzazione e produzione edilizia a Napoli all’avvento di Carlo di Borbone, pagg. 92, 108, 219) che un certo Innocenzo Maria Rossi, il novembre 1735, pagò a un “mastro piperniere”, a due “capomastri fabricatori” e a un “mastro falegname” la somma di 185 ducati, quale differenza di 2.155 ducati per i lavori da loro eseguiti per la sua casa 23 Non siamo, al momento, riusciti a dimostrare l’esistenza di un legame di parentela tra Innocenzo Maria Rossi e Gregorio Rossi, legame che ci garantirebbe l’esistenza della villa in oggetto già nei primissimi anni del ’700, se non addirittura nella seconda metà del ’600. Ritornando alla porzione di villa che apparteneva ai coniugi Rossi, questa passò al loro figlio Michelangelo che negli anni 1806-1807 ne era sicuramente proprietario come dimostra il certificato del Catasto Francese che viene appresso riportato: Al detto duc. 110. E per lui a Silvestro Pernice e Domenico Imparato capomastri Fabricatori a comp. di duc. 1740. Atteso l’altri duc. 1630 l’hanno da lui ricevuti: parte per Banchi, e parte in contanti in più volte. Quali duc. 1740 sono per saldo e final pagamento di tutto il lavoro da essi fatto nella sua casa sita nella Villa di Resina di fabriche, toniche, stucchi, vasole ed altri residij. Secondo la misura ed apprezzo fatto dal Tavolario del Sacro Regio Consiglio Casimiro Vetromile, col quale pagamento restano da lui interamente soddisfatti, né devono altro conseguire. E per essi ut supra duc. 110. 3) partita di ducati 70 estinta il 5 novembre 1735: 5 novembre Al detto ducati 70. E per lui a Matteo Figliola, mastro falegname a comp. di ducati 310. Atteso l’altri ducati 240 l’ha ricevuti da lui in diverse volte in contanti, ed essi ducati 310 sono per saldo e final pagamento di tutto il lavoro fatto nel suo palazzo, sito nella Villa di Resina, cioè il lavoro di finestre e porte spannellate a grana 12 il palmo, il lavoro di rimessa e porta di cantina a grana 16 il palmo, portone a grana 24 il palmo ed il lavoro scorniciato a grana 16 il palmo, inclusi in detto prezzo ducati 19.35 per li telarini fatti nelle finestre de’ balconi, portella nel nicchio nella cocinella di sopra, due portelle per due focolari, quattro stipi, cataratti alla cantina, ed armaggio d’una cancellata di ferro ed altri residij. Col quale pagamento resta da lui intieramente soddisfatto a tenore della convenzione fra di loro avuta. E per esso ut supra duc. 70. Real Villa di Resina Foglio 1311 Russo D. Michelangelo proprietario in Napoli Annotazioni: primo piano nobile, stanze 8, galleria, stanzette 2, cucinello, passetto, stanzino ed … con cucina; quartino terraneo … di saletta, cucinetta, stanzetta, stanza, cantina, rimessa, cappella. Passati ai signori D. Gennaro e D.nna Maria Raffaela Rossi, eredi del loro fratello D. Michelangelo. Sez. A Numero 463 464 Consistenza Casa di un piano e quartino suolo di Cappella Località Le Fratte La Villa, intestata al Rossi, è riportata nella pianta di Giovanni Antonio Rizzi-Zannoni. Come si vede dal certificato innanzi riportato la quota di Michelangelo Rossi passò ai suoi germani Gennaro e Maria Raffaela. Costoro, non potendo restituire le notevoli somme di denaro ad alcuni loro creditori subirono il pignoramento e successivamente l’esproprio forzato della loro proprietà in Resina, come si evince dalla sentenza del 21 agosto 1857. Nello stesso fascicolo è riportata la perizia e con essa la descrizione, eseguita il 24 aprile 1857 dall’architetto Raffaele Curcio, della porzione di villa che La somma di 2.155 ducati, pagata nel 1735 da Innocenzo Maria Rossi per i lavori eseguiti per la sua casa nella Villa di Resina, per lavori di restauro o di ampliamento (in quanto tale somma di denaro non era assolutamente sufficiente per eseguire la costruzione di una residenza del genere), garantisce che in tale data già esisteva una costruzione il cui proprietario era un Rossi. 24 Aspiranti topografi, 1870. come l’asse verticale che percorre interamente la fabbrica, lo sviluppo intorno al cortile, ma dal confronto con quanto riportato sulla carta del Duca di Noja, è immediata la constatazione della perdita di simmetria che apparteneva in origine alla villa. Entrambe le aste, quella forzata a danno dei signor Rossi e quella volontaria dei Padri Barnabiti, furono aggiudicate dal Cavalier Alberto Petitti dei Baroni di Terrazzano, come mostra anche la cartografia redatta dagli Aspiranti Topografi nel 1870. apparteneva ai germani Rossi e che, per la parte che ci riguarda, viene riportata nelle pagine seguenti. La restante parte della villa, appartenente al signor Francesco Meliti e ceduto intorno al 1816 ai Padri Barnabiti, è stata ricostruita grazie alla descrizione effettuata dall’architetto Francesco del Gaiso nel 1858, in seguito alla decisione dei Padri Barnabiti di vendere la Villa per asta pubblica. Questa prima riproduzione della villa conferma sicuramente alcuni dei caratteri tipici delle ville vesuviane, 25 Ricostruzione della villa nel 1895. Ricostruzione della villa nel 1939. Di questi lavori si ha notizia attraverso il certificato La sua proprietà viene così riportata nel Catasto Fabdel Catasto Fabbricati del Regno d’Italia, che riportiabricati del Regno d’Italia nel 1877. mo di seguito. Comune di Resina – Partita 878 Ditta: Petitti dei Baroni Di Terrazzano, Cavaliere Alberto fu Michele Carico: Impianto 1877 Indirizzo: Via Pini d’Arena, 6 Consistenza: Porzione di casa in piano terra e 1° piano. Mappa 2630\1; piano T, vani 1; piano 1, vani 15. Oratorio Privato sotto il titolo della Beata Vergine del Carmine aperto al culto pubblico. Mappa T. Scarico: Passa alla partita 1969 in ditta Pepe Alfonso, fu Antonio giusta atto di C.V. per notaio Pace del 28 ottobre 1884. Comune di Resina – Partita 1892 Ditta: Giurato Angela fu Giuseppe vedova Mazza Carico: dalla partita 1969 in ditta Pepe Alfonso fu Antonio Indirizzo: Via Pini d’Arena, 6 Consistenza: A) Casa civile: piano sott. vani 2, piano T , vani 10 e piano 1° vani 15. Mappa 2630\1. Oratorio privato sotto il titolo della B.a Vergine del Carmine aperto al culto pubblico. Mappa T. B) Casa: piano sott. vani 2, piano T vani 10 piano amm. vani 2, piano 1° vani 15. Oratorio privato. Casa: piano T vani 9, piano 1° 9. Giardino. Annotazioni: Stato di cambiamento n. 619 dell’ottobre 1895. Nuove costruzioni tassabili dall’1 gennaio 1896. Scarico: Passa alla partita 4487 in ditta Pagliari Giulia etc. Testamento pubbl. del 19/12/1900 per notaio Tavassi reg. Napoli il 17/3/1902. E fu proprio con atto del 18 ottobre 1884 che la villa fu venduta al signor Alfonso Pepe. Quest’ultimo, appena un mese dopo, il 30 novembre del 1884, la rivendette alla signora Angela dei Baroni Giurato, la quale nel Alla morte della signora Angela dei Baroni Giurato 1895 eseguì dei lavori di ampliamento che mutarono nel 1902, la villa fu ereditata dalla figlia Giulia Pagliari, considerevolmente la consistenza della villa. 26 PERIzIE Napoli, 24 Aprile 1857 L’Architetto Raffaele Curcio Al signor Vice-Presidente e Giudici della quarta Camera del Tribunale Civile di Napoli. Dopo che l’Avvocato D. Francesco Saverio de Mercato ebbe denunziato ai fratelli D. Domenico Antonio, D. Gaetano, D. Vincenzo, D. Tommaso e D. Giuseppe Balestrieri, il pignoramento da esso fatto eseguire, con atto dello Usciere Giuseppe Correo del 31 Maggio 1856 in danno di D. Gennaro e D.na Maria Raffaela Rossi, eredi D. Michelangelo Rossi. Degli immobili siti nel Comune di Resina, luogo detto le Fratte, da detti signori Balestrieri con atto dello Usciere Giovanni Pietro Massara del giorno tre Marzo ultimo venne dimandato lo apprezzo degli immobili pignorati ad oggetto di aumentarne il valore. E da codesto Tribunale con sentenza del 21 Marzo corrente anno si destinò me sottoscritto, acciò, prestato il giuramento nelle mani del Signor Vice-Presidente D. Giuseppe Capone, citate le parti, a le medesime sentite ne’ loro rilievi, e tenendo presenti i documenti che potessero esibire, proceduto avessi al richiesto apprezzo volontario de’ fondi pignorati a danno degli eredi del fu D. Michelangelo Rossi, giusta il suddetto verbale di pignoramento, con lo analogo rapporto nella Cancelleria di codesto Tribunale fra trenta giorni, dal dì della presentazione del giuramento. A quattro del corrente Aprile da me fu adempiuto al rito del detto giuramento nelle mani del Signor Vice-Presidente, e ne venne redatto lo analogo verbale ove fu stabilito il giorno 16 del detto mese per accedere sul luogo. Nel suddetto stabilito giorno mi condussi negl’immobili pignorati, ove fui assistito da D. Vincenzo Balestrieri, e potei descrivere, del Casamento de’ debitori Signori Rossi, il portone, androne porticato, cortile, rimesse e stalla in una di queste, scala grande ed una parte del piano nobile con tutti i lastricati a cielo; mentre la Cappella verso la strada, un quartino, ed il dippiù del piano nobile si trovarono chiusi; quantunque per parte del Sign. Balestrieri con atto del dì otto corrente per lo Usciere Giovanni Pietro Massara fu Istituto Geografico Militare 1954. ed infine fu venduta nel 1920 al conte Carlo de la Ville sur Illon, il quale redasse le sole piante in nostro possesso, che il conte compilò nel 1939 per eseguire l’accatastamento della sua proprietà. Da tali elaborati è risultata l’ulteriore modifica del corpo di fabbrica. Questa sostanziale modifica dell’impianto della villa è riscontrabile anche nell’IGM del 1954. Al figlio del conte Carlo, Giulio de la Ville, si deve il nome della villa. Nel 1976, con atto del notaio Carlo Iaccarino, l’immobile fu venduto ai signori Natale, Michele ed Antonio Sorrentino, che a loro volta nel 1980, alienarono la proprietà della villa ai coniugi Mario Monica e Betsabea Perna, che risultano essere gli attuali proprietari. 27 notificato tale accesso al Patrocinatore di D. Gennaro Rossi. Quindi si ritornò nel giorno ventuno del corrente mese, ed in tale secondo accesso fu trovata D.na Maria Raffaela Rossi, e si potè riconoscere e descrivere tutto il dippiù pignorato. Oggi sopraddetto il giorno ventiquattro del corrente suddetto mese, di data al presente rapporto si è tenuto il congresso nel mio domicilio, avvertito al patrocinatore di D. Gennaro Rossi ad istanza di D. Andrea Testa patrocinatore de’ suddetti Sig.ri Balestrieri, con atto dello Usciere Gioacchino Calmieri del dì ventidue corrente Aprile. Nella quale occasione si sono presentati divisamente i soli patrocinatori del Sig. Rossi e de’ Sig.ri Balestrieri, i quali han conchiuso di tenersi riguardo la giustizia. Dopo essersi congedati i suddetti patrocinatori, si è dato da me cominciamento al presente rapporto, che vien diviso in tre paragrafi, esponendo nel primo la descrizione di tutte le parti dello immobile pignorato; nel secondo si farà la valutazione di esso per intero; e nel terzo paragrafo, a norma dell’art. 110 degli incidenti nella legge sulla espropriazione forzata, con un primo capitolo si progetterà la divisione dello immobile medesimo in tre porzioni, con corrispondenti distinte valutazioni, per ottenere maggior numero di oblatori; e con un secondo capitolo in sette articoli saranno fissati i diritti e le obbligazioni reciproche di tali porzioni. Descrizione di tutte le parti dello immobile o casamento pignorato. Si perviene a questo casamento dalla via pubblica la quale diramasi a sinistra di quella che da Resina conduce a Torre del Greco, e nel sito poco prima di raggiungere a Resina al Real sito della Favorita; quale diramazione di strada chiamasi delle Fratte, o Pigno dell’Arena, alla via delle Fratte. Confina questo casamento verso Sud-Ovest colla strada suddetta, ove tiene il suo aspetto principale, ed il portone e lo ingresso della Cappella, verso Nord-Ovest e Nord-Est col giardino dei P.P. Barnabiti, ed al Sud-Est col territorio del Barone Petti. E si compone di quartini ammezzati, stalla e rimesse, ed un nobile appartamento superiore con logge e de’ retrait. Il portone suddetto verso la strada medesima delle Fratte, tiene orna di piperno, soglia di basoli, vecchio serrame a due pezzi, con coda di paone di legno nella sua parte curva superiore. Tale vano fa passare nello androne, solcato di basoli, e coverto da volta a botte, e con gran vano a fronte, il quale fa accedere ad un compreso di porticato, ai lati del quale ve ne sono altri due. Questi tre compresi di porticato occupano il lato alle spalle del cortile; essi sono pavimentati a basoli, e coperta ciascuno da volta a crociera. E tali compresi hanno gran vano in ciascuno di comunicazione al cortile. A destra questo porticato vi è scaletta di accesso ad un quartino di detti Padri Barnabiti; ed a sinistra il porticato medesimo vi è il cominciamento della scala principale. L’indicato cortile è pavimentato a brecce per una porzione alle spalle, ed altre liste a raggi fatte di basoli pur anche; a destra vi è scaletta a dirsi; dopo e quasi a fronte vi è vano d’accesso ad una rimessa e ad una stalla; di fronte poi vi è un cancello di ferro di accesso al giardino de’ Monaci suddetti, e dopo l’altro vano, che dà il passaggio in altra rimessa, che simmetrizza con quello della precedente; ed a sinistra di detto cortile vi è pozzo e lavatoio. 1^ Rimessa con stalla L’indicato vano a fronte del cortile suddetto, verso la destra tiene vecchissimo, e reso inutile serrame a due pezzi, pel quale vano si passa in un locale, che si compone di tre compresi di volte a vela, che mettono piede su di un pilastro intermedio, rimanendo il primo e quello alla sua sinistra di questi compresi atti rimesse, ed il terzo per stalla, standovi vecchia mangiatoia i quattro poste a sinistra. Però nel compreso a sinistra del primo, vi è finestrino, munito di antica chiusura a cancello di legname, sporgente al giardino de’ Padri Barnabiti suddetto. Ed a fronte il primo suddetto compreso ve ne sono altri due con basse coperture, nel primo de’ quali vi è tiro alla cisterna beveratoio. Tutti questi compresi sono pavimentati di lastrico, meno quello per stalla è suolato a scardoni. L’affitto di questi compresi è annesso con quello della prima porzione dello appartamento a dirsi. 28 Ritornando alla scala suddetta, e propriamente nel lasciato ballatoio, vi è a fronte verso la destra il prosieguo della scala con altre tre tese, formate di scalini di lastrico col primo ognuna di piperno. Tali tese fanno ascendere ad un ballatoio alla cui sinistra vi è vano con chiusura mediocre a due pezzi pel quale vano si ha il passaggio nello appartamento nobile. Sala Questa è suolata di lapillo, ed è coverta da volta a gaveta, vano a destra con sua chiusura e finestra dopo munita di serrame alla romana con lastre e sporgente verso il detto cortile, altro vano a fronte ed altro a sinistra. Il vano a fronte suddetto fa entrare nella cucina, col cesso a destra, finestra a fronte con mediocre chiusura, affacciata sul detto giardino, ed altra finestra dopo munita di portella, ed anche affacciatoia allo stesso giardino, focolare a sinistra e forno. Il pavimento lastrico e la copertura a travi. Il vano a dritta, poi nella sala fa entrare nell’anticamera, con pavimento di lastrico avvallato e rappezzato e colla copertura di volta a gaveta. Finestra a sinistra sporgente al cortile suddetto, e munita di serrame con lastre, come in tutti gli altri vani affacciatoi da dirsi in questo appartamento, stipo entro muro a destra con sua chiusura, e vano a rimpetto con mediocre chiusura, come in tutti i seguenti simili, pel quale si passa nella galleria, la quale è pavimentata di mediocre lastrico ed è coperta da volta a gaveta; a sinistra vi è balcone con sporto di pietra e ringhiera di ferro; ed è munito di chiusura come le anzidette, affacciando nel cortile; ed altro balcone, similmente formato vi è a destra, sporgente alla strada. Due vani vi stanno a fronte ed altro a destra l’ingresso, tutti di passaggio, l’ultimo de’ quali fa entrare in una prima stanza da letto, che è pavimentata di lastrico, e coperta da volta a gaveta; e con finestra a sinistra sporgente alla strada, e munita come le precedenti; e un vano a fronte con sua bussola, pel quale si entra in una seconda stanza da letto che è pavimentata e coverta come le anzidette; e tiene balcone a sinistra pure sporgente alla strada e fornito, come gli anzidetti, ed un vano a fronte con sua chiusura alla romana, pel quale si esce alla Loggia che sovrasta la Cappella 2^ Rimessa L’altro vano nel lato a fronte verso la sinistra, accennato nel cortile, è munito di chiusura resa inutile come quella del vano della prima rimessa, la quale è pavimentata di lastrico colla copertura di volta a botte, e con finestrino a sinistra, munito di cancello di legname e vecchio serrame, sporgente al medesimo giardino. E nell’intermedio di questa rimessa vi è muretto che separa una porzione verso la sinistra, su di cui vi stanno cinque travetti soltanto dell’antico ammezzato. Questa rimessa si comprenderà nella rendita dell’appartamento a descriversi. Facendo ritorno nel compreso a sinistra del suddetto porticato, e dopo montati i primi sei scalini s’impiana in un largo riposo ballatoio, a sinistra del quale vi è vano che fa entrare nel quartino da descriversi; a fronte vi è vano con chiusura ad un pezzo, parte a cancello, pel quale pure s accede nel Detto giardino, e prosieguo della scala a destra. Quartino Il detto vano a sinistra il detto ballatoio, munito mediocre chiusura a due pezzi, fa entrare in una prima stanza, pavimentata di lastrico, ed è coperta di volta a vela. A destra del vano d’ingresso verso le spalle, vi è un vano con chiusura ad un pezzo; focolare entro muro a destra, con canna fumaria sopra e portelle avanti: due vani uno a destra che è di stipo, l’altro a sinistra con loro chiusure, e finestra a fronte verso la strada con serrame alla romana, alquanto vecchio e con vetri. Il vano a sinistra suddetto fa passare in altra stanza con finestra a destra, sporgente alla strada, e munito come la precedente; stipo entro muro a fronte con sua chiusura. Pavimento di medesimo lastrico e copertura di volta a vela. Sotto queste due stanze vi stanno de’ compresi di cantina de’ Padri Barnabiti, per modo chè sono asciutte essendo scandinati. Il vano a dritta l’ingresso verso le spalle della prima stanza, fa passare in un retrait, con cesso a sinistra, pavimento di lastrico, copertura a volta; e prende lume da finestrino con telaretto a vetri, e chiusura sporgente al passaggio a fronte di ballatoio suddetto, pel quale si va al giardino. Questo quartino è abitato dalla signora D.nna Raffaela Rossi. 29 da dirsi. Questa loggia tiene parapetti in tre lati, quello a sinistra però affaccia alla strada suddetta, e gli altri due al giardino indicato de Padri Barnabiti. Il pavimento è di lastrico in cattivo stato; e a destra vi è cesso cinto da muretto che formano un retrait. Facendo ritorno alla galleria, e passando pel vano a fronte verso sinistra, si entra: Altra stanza, che è suolata e coperta come le anzidette e con finestra fornita come le precedenti, e sporgente nel cortile, e vano a rimpetto munito di bussola ribadita pel quale si passa nel dippiù di questo appartamento. L’altro vano poi a destra di due a fronte la galleria fa entrare in altra stanza, col pavimento e copertura come le precedenti; e con finestra a destra similmente munita alle anzidette e sporgente alla strada; e stipo entro muro a sinistra colla corrispondente bussola e vano a fronte con sua chiusura, pure ribadita, il quale dà passaggio nella detta rimanente parte di questo appartamento. Le chiusure tutte de’ vani tanto affacciatoi che di passaggio, sono antiche, ma piuttosto in mediocre stato. Ritornando nella sala descritta e passando pel vano a sinistra suddetto, preceduto da due scalini nel piede e con sua chiusura si accede ad un riposo il quale tiene poggio di fabbrica a destra, finestra a fronte con vecchia chiusura affacciatoia al giardino medesimo, a sinistra vi è altra tesa con scalini di lastre e riposo in fine, a destra della quale vi è altra finestra sporgente sulla detta loggia nel descritto appartamento. A sinistra il riposo stesso vi è altra simile tesa con scalini pure di lastrico. È da marcarsi che il muro di questa scala verso Nord-Ovest ha delle lesioni da sotto in sopra, con de’ distacchi alle croci de’ muri pertinenti, e di cui si farà parola nelle rifazioni necessarie. Infine l’ultima tesa vi è vano senza chiusura, il quale fa uscire ai lastrici a cielo che coprono tanto la parte descritta dello appartamento, quanto quella che qui di seguito si descriverà; ed in essi lastrici vi risaltano le parti superiori delle volte di copertura alla descritte stanze; meno però in quello fra la strada e verso il territorio di Petti, che è piano, e di recente costruzioni sopra travi. Ed ancora si osserva un tetto formato ad un’ala che è costruito sull’ultima descritta stanza dell’appartamento. E vedesi ancora elevato per circa palmi 9,5 il muro verso la strada con i finestrini ellittici ad oggetto di decorare e simmetrizzare la facciata. Altro nuovo lastrico vi è fra Nord-Est ed Est-Sud anche sopra travi; mentre tutti gli altri sono vecchi ed hanno molte fenditure rimarginate con mistura d’olio. Ritornando nel lasciato cortile e passando pel varco del medesimo munito di mediocre chiusura a due pezzi entrasi ad un vestibulo con scaletta di discesa a fronte, per la quale si cala in un recinto sottoposto, che tiene vano di cisterna a sinistra, privo di chiusura, altro a destra con serrame di cancello, pel quale si entra ne’ compresi di cantina de’ Padri Barnabiti ed altro vano pure privo di chiusura a fronte; sopra vi corrisponde una tesa e riposi della scala a dirsi. Il cennato vano a fronte il detto recinto fa entrare in un casalino de’ Sigg. Rossi, con un levatoio a fronte e copertura a volta. Verso la destra del vestibulo suddetto, vi è una prima tesa, con scalini di lastrico, dopo della quale vi è riposo; a fronte di cui vi sta vano pel quale si entra nel quartino de’ Padri Barnabiti; ed a sinistra del detto riposo vi stanno altri tre scalini simili, e dopo riposo; ed alle spalle altra tesa con simili scalini, alla cui destra vi è vano con chiusura ad un pezzo, e con quattro scalini nella grossezza del muro, pel quale vano si entra nel quartino medesimo de’ monaci. Dopo detta tesa vi è riposo con finestrino circolare, con chiusura e sporgente al cortile suddetto. Alla spalle detto riposo vi è altra tesa di 4 scalini dopo di un riposo, ed altra tesa a sinistra, dopo un altro riposo, pavimentato come i precedenti di lastrico ed in quest’ultimo vi è vano con chiusura ad un pezzo, quale vano fa entrare nel dippiù del detto appartamento. L’altra sala di quest’altra parte dell’appartamento, che rimane accessibile dall’ultimo detto vano, alle spalle tiene risalto della copertura delle due ultime tese suddette. Vano a destra con due scalini nel piede, e mediocre chiusura a due pezzi, finestra a fronte con serrame alla romana, munito di vetri, affacciatoia al cortile suddetto, ed altro vano con bussola a due pezzi a sinistra. Il pavimento di buon lastrico e la copertura di volta a gaveta. 30 sul territorio confinante suddetto del Barone Petti; e stipo entro muro con chiusura a due pezzi a sinistra nel lato d’ingresso. Il pavimento è di buon lastrico e la copertura a travi col suddetto nuovo lastrico al piano di sopra. Ritornando nella sala, e passando pel suo vano a destra, si accede nell’anticucina, la quale tiene gran vano arcato a destra, altro vano regolare a fronte, senza chiusura, e finestra munita come le precedenti, a sinistra affacciatoia su di una loggia del sottoposto quartino, che si appartiene ai suddetti del sottoposto quartino, che si appartiene ai suddetti P. P. Barnabiti. Il pavimento è di lastrico e la copertura a volta a gaveta. Pel vano grande a destra detta anticucina, e discesi due scalini, si entra nella cucina; con pavimento di lastrico lesionato e covertura di volta a gaveta. A destra vi è poggio di fabbrico in principio, stipo entro muro con vecchia portella, boccaglio della cisterna, con chiusura sopra nell’angolo nel lato destro e quello a fronte, lavatoio dopo corrispondente al lato a fronte; finestra in seguito munita come le precedenti, ed affacciatoia sul detto territorio di Petti; con gittatoia accosto il suo parapetto; focolare alla francese nel rimanente di questo lato; ed altro focolare con cappa a forno a sinistra; ed altro poggio alle spalle. Il detto vano a fronte l’anticucina fa entrare in una stanzina, con pavimento di lastrico lesionato, e copertura a trave; sopra di cui vi è l’altro nuovo lastrico; e con vano a fronte con serrame a duepezzi, che da il passaggio ad una Loggetta pavimentata di mediocre lastrico a cielo; parapetto a fronte, affacciatoio a detto giardino dei monaci; e con due stanzini per retrait uno a destra e l’altro a sinistra questa leggetta, ne’ quali vi stanno il sedile immondo in ciascuno, e finestrini in ognuno verso il giardino stesso; colle loro copertura a travi sovrastanti da lastrici a cielo. La parte di questo appartamento prima descritto ch’è accessibile dalla scala a sinistra il porticato, insieme ai compresi di stalla e rimessa verso la destra del cortile, stanno locati a D. Michele Gagliati per annui ducato quarantadue; e la rimanente parte dell’appartamento stesso, alla quale vi si perviene dalla scala a destra il cortile, come si è descritta, Il suddetto vano a sinistra la sala fa entrare nell’anticamera la quale tiene uguale finestra a destra, sporgente nel cortile, ed altra a sinistra affacciatoia nel territorio di Petti, munite con serrame alla romana e la prima con vetri, l’altra con lastre; due vani di passaggio a fronte, muniti di chiusura a due pezzi; altro vano pure di passaggio alle spalle a sinistra quello d’ingresso; e stipo entro muro con chiusura fra tali vani. Pavimento di buon lastrico e copertura di volta a gaveta. Il detto vano alle spalle fa passare in una stanzina, con finestrina a destra, munita come la precedente, affacciatoia nel territorio di Petti; pavimento di lastrico e copertura di volta a gaveta. Ritornando nell’anticamera, e passando pel vano verso la sinistra de’ due a fronte suddetti si entra in altra stanza, con muretto a destra che la divide in due, e con vano di comunicazione, munito di chiusura, altro vano tompagnato a fronte, con affaccio da questa parte finestra a sinistra fornita come le precedenti, affacciatoia nel detto territorio de Petti; pavimento di lastrico, e copertura di parte della volta a gaveta. Il vano a destra detta ultima stanza fa entrare nella sua stretta rimanente parte che forma un passaggio, con vano a destra, ch’è l’altro verso la sinistra dei due a fronte l’anticamera; finestra a fronte che affaccia nel cortile, munita come le precedenti; vano nel medesimo lato con chiusura inchiodata quale vano è il primo suddetto, che fa comunicare nella rimanente parte di questo appartamento, già descritta, e come da quella parte si è detto; ed altro vano, con chiusura ad un pezzo a sinistra. Il pavimento è di mediocre lastrico e la copertura è di volta a gaveta. L’ultimo detto vano fa entrare in una grande stanza, la quale rimane in angolo del fabbricato, e corrisponde fra i lati Sud-Est e SudOvest. Essa tiene nel principio del lato destro uno stipo dentro muro con chiusura davanti; un vano dopo con chiusura a due pezzi ribadita, quale vano fa pure comunicare col rimanente descritto di questo appartamento, che è accessibile dalla scala grande a sinistra del porticato; balcone a fronte con sporto di pietra, ringhiera di ferro, e serrame alla romana, con lastre ne’ portelli, affacciatoia alla strada suddetta; finestra a sinistra fornita come le anzidette; ed affacciatoia 31 trovasi fittata al sig. D. Federico Travaglini per annui ducati trentasei, come è detto. E l’altra rimessa a fronte verso la sinistra è sfittata. Cappella Il vano d’ingresso in questa è situato verso la detta strada, ed in continuazione del descritto fabbricato col quale confina verso Sud-Est; mentre verso Sud-Ovest confina con la detta strada; e negli altri due lati confina col giardino de’ Padri Barnabiti. Ed è munito questo vano di vecchia chiusura a due pezzi, con finestrino superiore fornito di telaio con vetri. Tiene la Cappella stessa arco di fabbrica a fronte, che quasi la distingue in due compresi, pavimentati di lastrico, e coperti da volte a scodelle, standovi nel 2^ l’altare di fabbrica, isolato; ed a fronte questo compreso vi sono due finestrini con telai con vetri, sporgenti verso il detto giardino; standovi ai muri diversi ornati di stucco, come sotto le coperture. …omissis… Francesco Meliti fu Francesco vendette ai germani signori Salvatore e nubili Candida e Aurora Belboni del fu Giovanni un giardino murato della estensione di un moggio circa, un quartino di sei stanze e cucina al primo piano, e due cantine, una sottoposta a detto quartino e l’altra dritta del cortile coverto; il tutto sito in Resina luogo detto le Fratte o Pini di Arena. La signora Aurora Belboni posteriormente si moriva intestato e senza lasciare superstiti ascendenti, né discendenti perché nello stato nubile, e successero per legge i due suoi germani Salvatore e Candida Balboni. Il primo di essi, cioè il Salvatore Belboni con testamento pubblico ricevuto dal notaio Giovanbattista Sanseverino del sei Aprile milleottocentotrentuno …omissis… chiamò erede nella sola proprietà di tutti i suoi beni il Real Collegio di Santa Maria di Caravaggio in Napoli al Mercatello dei Padra Barnabiti, ed instituì poi usufruttuaria di tutti i suddetti beni la germana Candida, vita di lei durante, e con l’obbligo al detto Collegio di far celebrare, avvenuta la consolidazione dello usufrutto alla proprietà, due messe lette per ogni settimana in perpetuo nella loro chiesa. Di poi cessava di vita la predetta Candida Belboni, e con testamento ricevuto dallo stesso notar Sanseverino nel quattro Luglio milleottocentotrentuno …omissis… istituì erede universale il detto Collegio di Santa Maria di Caravaggio. …omissis… La porzione che apparteneva al sig. Francesco Meiliti fu, con atto del 23 marzo 1816 redatto dal notaio Giovanbattista Sanseverino, venduta ai germani Salvatore, Candida ed Aurora Belboni. Deceduta successivamente, ab intestato, Aurora Belboni, di stato civile nubile, la quota a lei spettante passò, per legge, ai suoi due germani Salvatore e Candida. Il primo di essi, sacerdote, con un testamento pubblico, lasciò in eredità la nuda proprietà di tutti i suoi beni ai Padri Barnabiti del Real Collegio di Santa Maria di Caravaggio in Napoli e l’usufrutto alla sorella Candida. Costei, anch’essa con testamento pubblico, istituì eredi di tutti i suoi beni i suddetti Padri Barnabiti (ved. Atto per notar Pace del 28 ottobre 1884, il quale, per la parte che ci riguarda, viene di seguito riportato): Su istanza dei Padri Barnabiti il giardino e la parte di villa a loro spettanti furono posti in vendita per asta pubblica come si rivela dalla sentenza del 14 agosto 1858. Nello stesso fascicolo è riportata la perizia e con essa la descrizione, eseguita il 18 febbraio 1858 dall’architetto Francesco del Gaiso, del giardino e della porzione di villa che apparteneva ai Padri Barnabiti che, per la parte che riguarda, viene nelle pagine seguenti riportata: …omissis… Con istrumento del giorno ventitre Marzo milleottocentosedici per notar Giovanbattista Sanseverino di Napoli, …omissis…, il signor 32 Estratto da deposito della Cancelleria del Tribunale Civile della Provincia di Napoli. Napoli, diciotto febbraio milleottocentocinquantotto. L’architetto Francesco del Gaiso Ai Signori Presidente e Giudici del Tribunale Civile di questa Provincia sedenti nella Terza camera con deliberazione presa in Camera di Consiglio il dì sedici novembre milleottocentocinquantasette, sul rapporto del giudice delegato e sulla requisitoria in parte uniforme del Pubblico Ministero incaricò di uffizio me, qui sottoscritto Architetto, ed ordinò che prestato il giuramento innanzi al Giudice Pasqualoni delegato valutato avessi il Quartino con Giardino ed ammezzato, in Resina, luogo detto le Fratte che il Collegio dei Padri Barnabiti di Caravaggio intende alienare, e sul prezzo che avessi indicato si sarebbe provveduto alle subaste nei modi di legge, innanzi allo stesso giudice Pasqualoni. In adempimento del detto incarico nel dì ventisette novembre prossimo … prestai il giuramento voluto dalla Legge in seguito di ordinanza del Giudice Pasqualoni e stabilii comparirmi sul luogo dove è posto il detto quartino e giardino, il giorno tre dicembre dello stesso anno, alle ore nove antimeridiane e avessi redatto verbale a tal uopo. All’ora stabilita del prefisso giorno mi recai nel Comune di Resina e proprio nel luogo denominato le Fratte, dove a fronte di quella pubblica strada giace un casamento appartenente la maggior parte al signor Barone Pettiti composto da un pianterreno ammezzato ed altro superiore, oltre taluni scantinati ed a fronte del cortile evvi un giardino. Ora di questo casamento, la parte che si possiede dei Reverendi Padri Barnabiti di Caravaggio si compone del quartino a destra il cortile, con due stanze superiori due cantine, ed il giardino a fronte del cortile nel modo e stato che si rileva dalla dettagliata descrizione seguente. Entrando il cortile del casamento di proprietà del signor Pettiti sito nella strada delle Fratte, luogo detto il Pino d’Arena, sulla sinistra, al di sotto l’Atrio coverto si sale un rampicato il quale fa montare in un riposo da cui per vano creato nel lato a fronte, si passa in un vestibolo ed a destra di questo per altro vano munito di buona chiusura di legno con analoghe serrature si passa in una Cantina La medesima di giusta ampiezza è sottostante al descrivendo giardino. Ritornando nel sopra cennato atrio coverto, sulla destra, si sale altro rampicato di cinque scalini di piperno per cui si entra da vano con buona chiusura di due pezzi in un quartino di cinque stanze, cucina e la Prima Stanza Questa è coverta da volta a vela in buono stato e lastricata di lapillo battuto, tiene di fronte uno stipo a muro, a sinistra il vano di ingresso un vano finestra con buona chiusura che affaccia al cortile ed a destra vano di bussola per cui si entra in una Seconda Stanza Come la prima tiene il pavimento di lastrico in buono stato, la covertura di volta a vela e vano di finestra nell’alto a fronte sulla strada con buona chiusura a due pezzi e due stipi a muro con buone serrande, uno a dritta e l’altro a sinistra e sul medesimo lato a sinistra, per vano con bussola a due pezzi che fa ordine col descritto stipo, si entra nella Terza Stanza La quale ha pur’essa vano di finestra a sinistra sulla pubblica strada, con bussola di chiusura a due pezzi, simile pavimento di lastrico, simile volta a vela nella covertura e due stipi nel lato a fronte con simili bussole. Facendo ritorno nella prima scritta stanza nel muro che risponde al detto lato sinistro evvi vano con buona bussola per cui si entra in una Quarta Stanza Questa è pavimentata e coverta simili alle precedenti notate, tiene vano di finestra a sinistra con buona chiusura che affaccia sul cortile, a destra stipo a muro con bussola e di fronte vano di chiusura a due pezzi che immette in un ballatoio d’una scaletta comune colla proprietà del signor Pettiti e per la quale entrandovi dal cortile si ha accesso in altra stanza e stanzino a describersi. 33 A fronte al detto ballatoio vi sono quattro scalini ed un riposo con due bussole, quella a destra dà l’accesso alla Cucinetta Il pavimento è di lastrico, la covertura a travi ed è fornita di tutti i comodi: focolaio con cappa, ammezzato sulla scala, gittatoio, cisterna e due vani di finestrini con cancelli di ferro nel lato a fronte sporgenti nel finitimo giardino di altro proprietario. Ritornando nel descritto ultimo riposo, pel sopraccennato secondo vano di bussola nel lato a fronte si ha l’accesso in una Quinta Stanza Questa è di figura bislunga e tiene pavimento di rigiole, la covertura di volta semisferica stipo a sinistra con bussola, vano di finestra a destra con zinella di piperno sul parapetto, chiusura con cancello di ferro corrispondente finitimo giardino e di fronte vano di balcone con chiusura a telaio a due pezzi che serve a far uscire in una loggetta coverta alla cui sinistra il retrait in una garitta in fabbrica e di fronte per un rampicato di numero sei scalini con cancello di legno si ascende nel giardino a describersi. Ritornando nel cortile, nel suo lato sinistro vi risulta il comodo del pozzo sorgente comune col signor Pettiti, e pel medesimo sopraindicato lato destro, entrando dal Portone, quasi nel centro, si vedo l’accesso, per vano con chiusura a due pezzi alla citata scaletta comune sotto della quale evvi di fronte un piccolo compreso, a sinistra una cisterna ed a destra, per vano con cancello di legno si passa in una Sesta Cantina Questa si compone di quattro compresi sottostanti alle quattro stanze di sopra descritte, ed hanno ciascuna la corrispondente lustriera, due delle quali ricevono lume dalla strada e le rimanenti dal cortile. Salendo poi la detta scaletta, alla metà della terza tesa, mediante quattro scalini ricavati nella grossezza del muro, e per vano con bussola ad un pezzo, si entra in una Stanzetta La medesima ha la covertura a travi di quattro valere ed il pavimento di lapillo. A sinistra per vano di balcone con chiusura a telaio si esce su una loggetta difesa da parapetto di fabbrica in tre lati, quello a sinistra che affaccia sul citato cortile e gli altri due nel mentovato giardino a dirsi, e questa loggetta è di covertura alla rimessa del signor Pettiti. Di fronte poi alla descritta prima stanzetta vi è un altro vano con bussola per cui si entra in una Seconda Stanzetta Ed essa è similmente pavimentata e coverta da tre valere e tre travi e tiene a destra uno stipo a muro con chiusura a due pezzi, che dà l’accesso ad una cucinetta, di fronte sfinestrata per cui si guarda il giardino, e lateralmente a sinistra il focolaio con legna, ed a destra il luogo immondo condizionato da buona chiusura in legno. Descrizione e valutazione del giardino Nel lato a fronte del sopraccennato cortile per cancello di ferro a due ali si entra nel citato giardino che ha cisterna prossima l’ingresso nella quale si raccoglie l’acqua di tre viole che stando a forma di croce dividendo il giardino in tre porzioni: una rettangolare a destra, una rettangolare a sinistra, e la terza di forma trapezoidale dà la comunicazione della prima Cantinetta mentovata entranda il portone sotto l’atrio coverto a sinistra. Il detto giardino di superficie circa un moggio di antica misura è tutto circondato da muro di sufficiente altezza con buona parte del suo giro arricchito di piccole piante di agrumi: la superficie quasi piana insensibilmente inclinata verso l’ingresso ove si raccolgono le acque è coverta tutta di piante fruttifere e perché è fornita di buoni violi di cisterna per la conserva dell’acqua e cantina alla spalle a sinistra, comoda alla conservazione di ordigni campestri e perciò credo che può avere la rendita di annui ducati trenta. Dalla detta annua rendita devesi diffalcare il peso fondiario, il quale giusta la fede del Catasto provvisorio del Comune di Resina in testa al Collegio Reale de’ Padri Barnabiti di Santa Maria di Caravaggio, articolo 1717, numero 465. …omissis… In questi anni le due porzioni della Villa furono vendute per asta pubblica. 34 Carta topografica del Monte Vesuvio rilevata e disegnata dagli allievi dell’Istituto Topografico Militare. 35 Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. 36 Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. 37 Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. Entrambe le aste, quella forzata in danno dei signori Rossi, tenutasi il 21 agosto 1857 innanzi alla Quarta Camera del Tribunale Civile di Napoli, e quella volontaria, promossa dai Padri Barnabiti, tenutasi il 14 agosto 1858 innanzi alla Terza Camera del Tribunale Civile di Napoli, furono aggiudicate dal Cavalier Alberto Petitti dei Baroni di Ferrazzano. La sua proprietà viene così riportata nel Catasto Fabbricati del Regno d’Italia del 1877: Con atto del 28 ottobre 1884 per notaio Giuseppe Pace, la Villa fu venduta dal Cavalier Alberto Petitti al signor Alfonso Pepe. Quest’ultimo, appena un mese dopo, e precisamente il 30 novembre 1884, con atto per notaio Luigi Tavassi la rivendette alla signora Angela dei Baroni Giurato. È qui interessante rilevare il fiuto per gli affari del signor Alfonso Pepe, capace di acquistare l’intera consistenza della Villa e del giardino annesso per lire sedicimilacinquecento e rivendere il tutto dopo appena trentatré giorni realizzando un guadagno netto di millecinquecento lire. Nell’anno 1895 la baronessa Angela Giurato eseguì dei lavori di ampliamento che mutarono la consistenza e l’aspetto della Villa. Di questi lavori si ha notizia attraverso il certificato del Catasto fabbricati del Regno d’Italia che viene qui seguito riportato: Comune di Resina-Partita 878 Ditta: Petitti dei Baroni di Ferrazzano Cavaliere Alberto fu Michele. Carico: Impianto 1877 Indirizzo: Via Pini d’Arena, 6. Consistenza: Porzione di casa in piano terra e 1^piano. Mappa 2630/1: piano T, vani 1; piano 1, vani 15. Scarico: Passa alla partita 1969 in ditta Pepe Alfonso fu Antonio giusta atto di C.V. per notaio Pace del 28 ottobre 1884. Comune di Resina-Partita 1892 Ditta: Giurato Angela fu Giuseppe vedova Mazza. 38 la signora Giulia Pagliari in Oliva accettava, col beneficio dell’inventario, l’eredità di sua madre signora Angela dei baroni Giurato deceduta in Napoli il 4 marzo 1902, la quale con testamento pubblico del 19 dicembre 1900 per notaio Luigi Tavassi lasciava la nuda proprietà dei beni che essa possedeva in Resina ai nipoti, ex figlia Giulia Pagliari, signori Gioacchino, Riccardo, Francesco e Orazio Oliva, e l’usufrutto alla propria unica figlia signora Giulia Pagliari. Deceduta, successivamente, in Napoli il 7 ottobre 1911 la signora Giulia Pagliari, i germani signori Oliva rimasero pieni proprietari della Villa. Essi il 31 gennaio 1920 la cedettero, con atto di compravendita Planimetria catastale di Villa Giulio de la Ville, 1939. per notaio Gaspare Maria Piscopo, al conte Carlo de la Ville sur Illon. A quest’ultimo è dovuta la redazione delle prime piante in nostro possesso, piante che Carico: dalla partita 1969 in ditta Pepe Afonso fu Antonio. il conte de la Ville compilò il 27 dicembre 1939 per Indirizzo: Via Pini d’Arena, 6. eseguire l’accatastamento della sua proprietà (ved. Consistenza: A) Casa civile: piano sott. vani 2, piano T vani 10 e piano 1^ vani 15. mappa 2630/1. Oratorio privato sotto il titolo delpiante catastali). Dall’esame di queste piante si è notato che alla costruzione erano state apportate ultela B. a Vergine del Carmine aperto al culto pubblico. Mappa T. B) Casa: piano sott. vani 2, piano T vani 10, piano amm. vani 2, riori modifiche e ciò ha suggerito l’opportunità di piano 1^ vani 15. Oratorio privato. Casa: piano T vani 9, piano redigere un’ulteriore serie di piante storiche che fornissero un’idea dello stato dei luoghi nel 1940 (ved. 1^ vani 9. Giardino. piante storiche). Annotazioni: Stato di cambiamento n. 619 dell’ottobre 1895. Nuove costruzioni tassabili dal 1^ gennaio 1896. Al figlio di Carlo de la Ville, Giulio, è dovuta l’attuaScarico: Passa alla partita 4487 in ditta Pagliari Giulia etc. Tele denominazione della Villa. Con atto per notaio Carlo Iaccarino del 6 settemstamento pubbl. del 18/12/1900 per notaio Tavassi reg. a Napoli bre 1976 il conte de la Ville vendette la Villa ai geril 17/3/1902. mani signori Natale, Michele ed Antonio Sorrentino Attraverso questi documenti è stata tratta l’ipote- i quali, con atto di compravendita del 28 aprile 1980 si per la redazione delle piante storiche del 1895 (ved. per notaio Mario Coppola, hanno alienato la propiante storiche). prietà della Villa ai coniugi signori Mario Monica e Con verbale del 29 giugno 1902, redatto nella Betsabea Perna, che attualmente risultano esserne i Cancelleria della Pretura di Napoli-Montecalvario, proprietari. 39 StAto AttuAlE dEI luogHI e fondo rustico di pertinenza di Villa Ruggiero. Esso è formato da un edificio a forma di “L” che occupa una generalità superficie in pianta di circa 900 mq, dai ruderi di due stalle, entrambe di forma quasi rettangolare che coproUscendo dagli Scavi di Ercolano e dirigendosi verso no ognuna una superficie di circa 7 mq e da un appezTorre del Greco, si percorre un tratto del Corso Resi- zamento di terreno esteso circa 28 are. na sul quale si incontrano Villa de’ Bisogno-Casaluce e Villa Aprile, fino a giungere all’incrocio con via Quattro Orologi dove si trovano Villa Durante, Villa Tosti di Valminuta, Villa Arena e Villa Campolieto. Girando a sinistra e dopo cento metri a destra si imbocca via Alessandro Rossi, già via delle Fratte e successivamente via Pini d’Arena, dove dopo circa cinquanta metri, superato l’incrocio con via Doglie, sul lato sinistro della strada si incontrano in immediata successione Villa Giulio de la Ville e Villa Ruggiero. La prima impressione che si riceve del complesso è quella di un totale stato di abbandono, peraltro rafforzata dal degrado in cui versa la zona circostante, che fa rilevare da un lato l’incuria per gli spazi verdi in genere e dall’altro la difficoltà di gestione del patrimonio sia pubblico che privato. Dopo Villa Campolieto anche Villa Ruggiero è stata rilevata dall’Ente per le Ville Vesuviane il quale sta provvedendo alla conservazione del bene dopo il recupero statico e funzionale realizzato. È stato realizzato il Parco del Miglio d’Oro, che collega il Corso Resina con Via Alessandro Rossi proprio nel tratto prospiciente sia Villa Ruggiero che Villa Giulio de la Ville, la cui inaugurazione è avvenuta a settembre 2012. Il complesso che costituisce Villa Giulio de la Ville, che ha in pianta una forma pressoché trapezoidale, presenta, elencati in senso orario, i seguenti confini: via Alessandro Rossi, Via Doglie – già via Villanova – Facciata lungo via Alessandro Rossi (stato di fatto). 40 Androne (stato di fatto). Cortile e prospetto interno (stato di fatto). Facciata principale con portone di ingresso su via Alessandro Rossi (stato di fatto). Prospetto interno e cortile (stato di fatto). 41 l’edificio piovana e gli altri come cantine per il vino e depositi; quasi tutti, oggi, sono pieni di materiali di risulta; L’edificio, che ha su via Alessandro Rossi il suo pro- 2) piano terra formato da: spetto principale, si compone, per una parte, di tre liA) tre locali ai quali si accede direttamente da via velli (piano seminterrato, piano rialzato e primo piano) Alessandro Rossi: due di essi una volta formae, per un’altra parte, di quattro livelli (piano cantinato, vano la Cappella della Villa, dedicata alla Beata piano terra, ammezzato e primo piano). A loro volta i Vergine del Carmine, e il terzo fungeva da sagrevari livelli dell’edificio sono così organizzati: stia; 1) piano cantinato formato da 26 locali dei quali uno B) androne coperto da volta a botte, e due locali veniva usato come cisterna per la raccolta dell’acqua coperti da volta a crociera; il primo di essi vie- 42 ne subito dopo l’androne e consente l’accesso, frontalmente al cortile, sulla destra ad un locale, anch’esso coperto da volta a crociera e facente parte di un appartamento di cui si dirà in seguito e sulla sinistra al secondo locale il quale, attraverso una rampa di 5 gradini, porta ad un pianerottolo, che dà l’accesso ad un appartamento dal quale si dipartono un corridoio e la scala centrale. I due locali appena descritti, insieme con quello a destra del primo, 43 formavano, come si può rilevare dalle piante storiche allegate, un porticato che affacciava sul cortile. Essi presentano, come mostrato sulla pianta del piano terra dello stato dei luoghi, una notevole lesione che attraversa tutti e tre gli impalcati; C) tre locali, ai quali si accede dalla stalla a destra nel cortile; di questi i primi due, che servivano a rimesse, sono coperti da volte a vela, mentre il terzo, nel quale c’è il tiro alla cisterna, è coperto da una volta a botte in parte crollata; D) due vani diruti, ai quali si accede dal giardino, che servivano come depositi per gli attrezzi agricoli; 3) piano rialzato così articolato: A) appartamento che si trova sulla estrema sinistra dell’edificio; al quale si accede dal giardino mediante una rampa di cinque gradini, composto da due camere, cucina e piccolo bagno; B) appartamento adiacente il precedente, composto da ingresso, tre stanze, stanzino, con accesso sia dal giardino, tramite una rampa di tre scalini, sia da un disimpegno a descriversi; questo apparta- mento, così come tutti gli altri che saranno descritti al piano rialzato, sono disabitati ed hanno i rispettivi ingressi murati; C) corridoio, innanzi citato, al quale si accede o dal pianerottolo o direttamente dal giardino; questo dà accesso a uno stanzino retrostante la Cappella e adiacente la vecchia sagrestia, e a un disimpegno che oltre a condurre nell’appartamento innanzi citato sub b), conduce alla scala di sinistra dell’edificio; D) appartamento, con accesso a sinistra del pianerottolo innanzi citato sub 2b) per chi sale le scale, composto da ingresso, cucinino, servizio e due stanze; E) appartamento, composto da due stanze, cucina e bagnetto, tutti diruti, al quale si accedeva, prima che esso fosse murato, tramite una rampa di cinque scalini posta a destra del locale che, ubicato subito dopo l’androne, dà l’accesso al cortile. È da notare nella stanza in angolo tra via Alessandro Rossi e il giardino di Villa Ruggiero e più precisamente nella parete che guarda verso Villa Ruggiero, una grossa lesione muraria che, 44 45 Certificato catastale riguardante Villa Giulio de la Ville, 1989. Certificato catastale riguardante Villa Giulio de la Ville, 1989. F) appartamento composto da ingresso, due vani, cucinino e servizio, al quale si accede dalla scala a destra del cortile; 4) piano ammezzato, al quale si accede dalla terza rampa della scala che si diparte dal lato destro del cortile, partendo dal piano cantinato ed aumentando di ampiezza verso l’alto, attraversa tutto l’edificio; questa ha provocato il crollo di tre impalcati che coprivano i vani nell’angolo in basso a destra dell’edificio; 46 formato da quattro vani, cucinino e servizio diruti, che avevano un’altezza interna inferiore a due metri; stando alle schede di accatastamento presentate dal conte de la Ville questi locali, quaranta anni fa, erano adibiti a granaio; a sinistra dei primi due vani c’è l’accesso ad una terrazza la quale, fungendo da copertura alla prima delle due stalle a descriversi, affaccia da un lato sul cortile, da un altro lato su di un vialetto che separa le due stalle e mette il cortile in comunicazione con il giardino e dal terzo lato sul giardino; 5) primo piano composto da: A) appartamento con accesso dalla porta a sinistra del pianerottolo della scala a sinistra dell’edificio composto da: ingresso, soggiorno, disimpegno, cinque vani, cucina, terrazzino che affaccia nel giardino su parte del quale è stato successivamente realizzato un bagnetto; i due vani di questo appartamento che si trovano all’estrema sinistra del fabbricato presentano i solai, in legno, ammalorati e in parte crollati; è da notare una controsoffittatura, realizzata probabilmente con l’incannucciata, nel vano centrale fra i tre che affacciano su via Alessandro Rossi; B) appartamento, con accesso dalla porta a destra del pianerottolo della scala posta a destra del cortile, composto da tre vani e terrazzino, tutti con il pavimento crollato, cucina, nella quale c’è ancora il boccaglio per il tiro della cisterna, con il pavimento in parte crollato e bagnetto; C) appartamento centrale, una volta appartamento nobile, al quale è possibile accedere attraverso tutte e tre le scale dell’edificio; esso è composto da 10 stanze, due stanzette, due bagni, un salone attualmente diviso in due parti da una tramezza- tura e da una terrazza, che affaccia su via Alessandro Rossi, attualmente coperta con lamiere di plastica ondulate; 6) piano di copertura al quale si accede esclusivamente tramite la scala centrale, passando attraverso uno dei due bagni dell’appartamento nobile; esso si presenta nella parte sinistra dell’edificio dove tra l’altro erano visibili, prima che fossero effettuati dei rappezzi di asfalto per garantire la sola impermeabilizzazione del piano sottostante, i fori lasciati dai crolli di alcune travi dei solai in legno; la parte di questo piano che copre l’appartamento nobile, pone in risalto gli estradossi delle coperture, realizzate con volte a gaveta, esclusa la zona in angolo a destra dove, per i motivi innanzi citati, sono crollati tutti gli impalcati. le stalle Le due stalle, o meglio quello che di esse rimane ancora in piedi, si trovano di fronte al vecchio porticato e delimitano, insieme con il vialetto che le separa, un lato del cortile. Esse confinano: quella di sinistra con il vialetto che mette in comunicazione il cortile con il giardino, con il cortile e da due lati con il giardino; quella di destra con il cortile, con il vialetto, con il giardino e con i locali al piano terra del fabbricati innanzi descritti. Allo stato attuale esse si presentano come ruderi, con le volte completamente crollate e, come si evince chiaramente dalle fotografie allegate quasi completamente coperte dalla vegetazione. La situazione catastale è riportata nei certificati riportati alla pagina precedente. 47 Il giardino Il giardino di Villa Giulio de la Ville, è stato usato, per un decennio, fino a qualche anno fa come luogo di discarica di immondizie e materiali di risulta fino a quando gli attuali proprietari non hanno deciso, costretti dalle circostanze, a recintarlo con un muro di cemento armato alto più di tre metri. Esso è esteso, catastalmente, per circa 28 are; i suoi confini elencati in senso orario sono: via Alessandro Rossi, via Doglie, giardino di pertinenza di Villa Ruggiero, edificio della Villa, stalle e rimanente parte dell’edificio da due lati. Attualmente si presenta come un fondo abbandonato. Del bel giardino citato dall’architetto del Gaiso nella perizia del 1858 non è rimasto più nulla: delle piante Tavola relativa allo stato dei luoghi, 1975. di agrumi, di quelle fruttifere e dei “buoni violi” per la raccolta dell’acqua piovana, citati nella sua perizia non si vede più alcun elemento. A mala pena si distinguono due tronchi di palme che, come testimonia una delle foto concesse dall’Ente per le Ville vesuviane e facente parte della scheda I.P.C.E. (ved. pagine seguenti), avevano resistito fino ad una decina di anni fa. Tutto quanto sopra descritto lo si può rilevare dalle tavole relative allo stato dei luoghi e dalle fotografie. Giardino (stato di fatto). 48 Tavola relativa allo stato dei luoghi, 1975. Tavola relativa allo stato dei luoghi, 1975. 49 Tavola relativa allo stato dei luoghi, 1975. Tavola relativa allo stato dei luoghi, 1975. 50 PRoPoStA PRogEttuAlE Per questa ragione sono stati individuati più percorsi, diversificati dal tipo di essenze arboree e arbustive che li delimitano. Il primo percorso, il più importante, è quello tracciato sull’originario asse di simmetria della villa, che collega virtualmente il mare col Vesuvio; questa passeggiata principale è perimetrata da due varietà di Camelia Japonica, pianta particolarmente cara alla nobiltà settecentesca, che la adoperava per adornare i propri giardini di delizie; ne è un esempio la stessa Villa Campolieto. Le altre passeggiate sono invece una diramazione di questo primo percorso, tracciate sulle curve di livello caratterizzanti il terreno. L’andamento sinuoso di questi “sentieri verdi” è accentuato dalla coltivazione di essenze spontanee, quali la Lavanda, la Salvia, l’Erica, note per i loro profumi e colori. Queste piacevoli tinte catturano il visitatore e lo invitano ad addentrarsi nella distesa di verde. Per lasciare una reminescenza dell’originaria coltivazione, sono stati invece sistemati dei filari di Agrumi per scandire la zona del green-parking. Infine per il perimetro del giardino si pensato ad una recinzione di Lecci e Magnolie Grandiflora: i pri- dalla tesi di laurea in progettazione architettonica “Villa Giulio de la Ville dal degrado allo splendore” relatore prof. arch. Emma Buondonno candidata Francesca Solaro È stata indispensabile un’analisi dei singoli materiali costituenti la fabbrica per riconoscerne il fenomeno di degrado ed individuare gli interventi necessari al ripristino delle superfici, sia esterne che interne. Gli interventi sono stati preventivati anche per le strutture non consolidate, sebbene ne sia stata riconosciuta la lieve entità dei dissesti. Nel progetto di restauro dello spazio verde che circonda la villa, è sorta la necessità, più che di restituire l’originaria destinazione d’uso, di rendere il luogo fruibile ai “cittadini” di questa nuova attrezzatura, dagli adulti ai bambini, veri e indiscutibili protagonisti del progetto. Nel concretizzare quest’esigenza non si è voluto, però, intervenire in maniera invasiva, poiché era fondamentale realizzare degli spazi ludici e piacevoli lasciando integro il ruolo fondamentale del giardino. Prospetto degradato. 51 Ideogramma funzionale piano terra. mi, che raggiungono anche i 20 metri di altezza, sono disposti verso Nord, al confine con via Doglie, per creare una separazione con la quinta di edifici lì dislocata; i secondi alberi, di minore altezza, sono posti al confine con la proprietà di Villa Ruggiero, in modo da formare una separazione meno netta col giardino adiacente. Per raccordare questi due distinti filari di alberi, il nostro spazio verde si conclude a Nord-Est con una radura di Lecci e Magnolie, questa volta nella versione Stellata e Soulangeana, proprio alle spalle delle sedute semicircolari in pietra del Teatrino di Verzura. L’attrezzatura che si intende proporre è finalizzata a coinvolgere, in primo luogo, le nuovissime generazioni Ideogramma funzionale primo piano. della città di Ercolano, all’interno del vasto programma di rinnovamento che sta interessando il territorio. La scelta di collocare la città dei bambini all’interno di una villa vesuviana è motivata dall’intento di sensibilizzare la comunità ercolanese alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio architettonico di interesse storico esistente. La particolare conformazione della villa ha suggerito la suddivisione dell’edificio in più ambienti: mentre nel 52 Giardino e sezione longitudinale. 53 54 “blocco” delle ex-scuderie è stata sistemata l’area ristoro, con bar e servizi al piano terra, cucina e ristorante ai piani superiori; la restante parte della villa è stata lasciata propriamente alle aule per i bambini e agli uffici del personale. Nello specifico, essendo originariamente le stanze molto piccole e prive di un corridoio che le collegasse efficientemente, si è deciso di raggruppare più ambienti per ottenere una vasta area, riservata ad una determinata fascia di età: al piano terra ci sono le aule per i bambini dai 4 ai 5 anni, al piano superiore quelle per bambini dai 6 ai 9 anni e dai 10 ai 13. Questi vasti ambienti sono caratterizzati da separazioni molto flessibili, che consentono di realizzare sia spazi più raccolti, qualora gli educatori ne avessero bisogno per svolgere delle particolari attività, sia invece di radunare tutti i bambini per coinvolgerli in attività collettive. La sola diversità che caratterizza le varie stanze, di modo che percorrendole sia possibile percepire il passaggio dall’una all’altra, sta nell’arredo. Le aule per i bambini più piccoli sono state dotate di attrezzature dalle forme e colori molto vivaci e suggestivi, mentre per le aule dei bambini più grandi si è pensato a temi altrettanto affascinanti, ma al tempo stesso più elaborati. Diverso discorso vale per le aule dei ragazzi dai 10 ai 13 anni, per i quali sono stati disposti una mediateca ed una biblioteca, per consentire a questi di autogestirsi, contribuendo alla loro maturazione. Per quanto riguarda gli ambienti destinati al personale, è stata decisa la loro disposizione al piano terra, potendo qui usufruire di un ingresso indipendente da quello predisposto per il pubblico. Le receptions, così come i col- legamenti verticali di nuova realizzazione, sono stati sistemati nelle due principali aree della villa: verso l’ingresso primario, su via Alessandro Rossi, nella parte settecentesca, e verso l’ingresso secondario, dislocato nei pressi di via Doglie, parte ottocentesca. Soprattutto per quanto riguarda i collegamenti verticali è risultata indispensabile la collocazione di due ascensori, proprio perché la villa è costituita da due corpi non comunicanti tra loro, poiché edificati in diversi periodi storici. L’area ristoro, che occupa il piano terra e, in corrispondenza, i piani superiori, risulta essere una struttura del tutto indipendente dalla città dei bambini, se non per l’utilizzo dell’ascensore. Questa scelta è giustificata dalla volontà di poter usufruire della villa anche oltre gli orari previsti per le attività dei bambini. La progettazione ha voluto tener conto anche della difficoltà per i diversamente abili di accedere al piano terra, che in realtà si trova ad una quota leggermente superiore rispetto alla quota del porticato di 0,95 m. Per ovviare a questa problematica sono state disposte delle rampe su entrambi gli ingressi, le quali fanno accedere direttamente alle reception. Si prevede di realizzare le suddette rampe con dei profilati di acciaio corten, direttamente montati al prospetto, con una balaustra altrettanto leggera, in modo da non ostruire la visibilità della facciata. Lo stesso materiale previsto per le rampe, verrebbe utilizzato per realizzare una schermatura per l’ascensore di vetro e acciaio, posta sul prospetto secondario, la cui trama, particolarmente scenografica, consente di avere dei giochi di luce ed ombre mentre si sale ai piani superiori. 55 normativa europea necessità di introdurre nella futura norma UNI 11123 alcuni aspetti e criteri per la cura degli elementi arborei risulta fondamentale per conservare nel tempo specie vegetali ed alberi nei parchi. Per l’elaborazione dei nuovi punti dedicati alle aree verdi si prenderanno anche in considerazione una serie di criteri e concetti specificati nella Guida AIAS “Linee guida sulla prevenzione dei rischi per i gestori di parchi e giardini aperti al pubblico”, che è stata già utilizzata (e quindi collaudata) in alcuni siti e parchi». «La norma UNI 11123 “Guida alla progettazione dei parchi e delle aree da gioco all’aperto”, pubblicata nel 2005 ha contribuito a fornire una serie di concetti base per la progettazione e l’allestimento di parchi e aree da gioco di nuova costruzione o destinati a modifiche, miglioramenti, ricostruzioni. Fin dall’inizio, l’obiettivo era quello di aumentare la sicurezza di tali spazi in termini di attrezzature installate e incentivare la costruzione di aree di dimensioni adeguate e facilmente accessibili dalle zone abitative, almeno per i nuovi progetti. Parallelamente, a livello europeo erano state pubblicate le nuove edizioni delle norme tecniche della serie EN 1176 e EN 1177 sulle attrezzature per aree da gioco, che fornivano specifici requisiti di sicurezza per scivoli, altalene, castelli, giochi oscillanti, funivie, giostre, reti d’arrampicata tridimensionali ecc. Pertanto, la necessità di creare degli spazi dedicati al gioco nel rispetto della sicurezza e della funzionalità aveva spinto la sottocommissione UNI “Giochi per parchi” a proporre uno studio nazionale per l’elaborazione della norma UNI 11123. Tra gli aspetti della norma in corso di revisione, i punti dedicati alle aree verdi dei parchi sono quelli più considerati. La componente vegetale infatti fa parte a pieno titolo dell’ambiente antropizzato e gli alberi ne costituiscono la rappresentazione più significativa ed importante da un punto di vista ambientale, paesaggistico, storico, culturale ed architettonico. Dunque, la unI 11123/2004 «La nuova norma UNI 11123/2004 “Guida alla progettazione dei parchi e delle aree da gioco all’aperto” stabilisce i seguenti criteri: – accessibilità (i bambini devono poter accedere in modo sicuro alle aree da gioco anche non accompagnati); – abbattimento delle barriere architettoniche (gli accessi e i vialetti interni non devono presentare ostacoli per portatori di handicap o mamme con carrozzine); – dimensionamento, posizionamento e orientamento dell’area gioco (che deve offrire zone soleggiate, zone ombreggiate e zone protette dal vento e dalla pioggia); 57 – aree o spazi per lo sviluppo dei sensi e della motricità (la norma prevede l’utilizzo di materiali come sabbia, argilla, sassi, ghiaia, legno, piante…); – aree o spazi di mobilità per adolescenti (ad esempio attrezzature ed aree per pattinaggio, pallavolo, pallacanestro, tennis da tavolo, ginnastica …); – sicurezza generale del parco giochi (un aspetto che deve essere considerato in ogni fase, dalla progettazione alla realizzazione e manutenzione dell’area). Nella norma sono inoltre richiamati i riferimenti alle singole norme di sicurezza delle attrezzature da gioco. La nuova norma inoltre stabilisce la segnaletica (nome dell’area, gestore, orari di apertura, alcuni numeri telefonici utili come Pronto Soccorso, Polizia, Vigili ecc.) e fornisce suggerimenti su alcune specie botaniche non adatte ad essere collocate in prossimità delle aree da gioco perché potenzialmente pericolose per i bambini. La norma è applicabile sia ai parchi dei Comuni, sia a quelle zone destinate alla funzione del gioco in strutture private e scolastiche». La normativa UNI EN 1176/1999 “Attrezzature per aree da gioco – Requisiti generali di sicurezza e metodi di prova” è composta dai seguenti articoli: – EN 1176-1 “Requisiti generali di sicurezza e metodi di prova”; – EN 1176-2 “Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi di prova per le altalene”; – EN 1176-3 “Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi di prova per gli scivoli”; – EN 1176-4 “Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi di prova per le funivie”; – EN 1176-5 “Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi di prova per le giostre”; – EN 1176-6 “Requisiti aggiuntivi specifici di sicurezza e metodi di prova per le attrezzature oscillanti”; – EN 1176-7 “Guida all’installazione, ispezione, manutenzione e utilizzo”. La normativa definisce indicazioni dettagliate su: – caratteristiche dei materiali (legno, metalli e materiali sintetici devono essere atossici, non infiammabili e privi di rischi da contatto anche nei casi di utilizzo in condizioni climatiche o atmosferiche estreme; i materiali che costituiscono le attrezzature da gioco devono risultare facili da smaltire e senza rischi di tossicità per l’ambiente); – protezioni contro le cadute (l’altezza del corrimano è fissata tra i 60 e gli 80 cm; corrimano, parapetti e balaustre devono sempre iniziare dal punto più basso delle rampe); – finiture delle attrezzature (non ci devono essere componenti sporgenti, appuntite e taglienti; le saldature devono essere levigate e i bulloni all’interno di qualsiasi parte accessibile devono essere sempre coperti); – protezioni contro l’intrappolamento; unI En 1176/1999 E unI En 1177/1999 «Le normative europee EN 1176 e EN 1177 prevedono i requisiti necessari per la sicurezza delle attrezzature per parchi gioco ed i rivestimenti delle superfici aree gioco. È quindi opportuno, in fase di programmazione di un parco giochi, tenere conto di almeno due presupposti fondamentali: 1. i giochi siano omologati e conformi alla norma europea EN 1176. 2. la superficie ove verranno installati sia conforme alla norma europea EN 1177. 58 – aree da gioco (lo spazio minimo deve comprende- titrauma di assorbimento d’urto (prato/terriccio, corre quello occupato dall’apparecchiatura, l’eventuale teccia, trucioli di legno, sabbia, ghiaia). spazio libero e lo spazio di caduta); La normativa definisce indicazioni dettagliate su: – requisiti di sicurezza per tutti i componenti dell’at- – pavimentazione delle aree da gioco (criteri di selezione trezzatura (fondamenta, rampe, scale, corde, ostacodei materiali e metodi di prova per determinare l’amli, ecc., le attrezzature da gioco devono essere promortizzazione dell’impatto, per stabilire il limite massigettate in modo da consentire in caso di necessità mo di efficacia nel ridurre le possibili lesioni di caduta. l’intervento degli adulti); In particolare si richiama l’attenzione sull’Appendice D – requisiti aggiuntivi specifici (e relativi metodi di prodi questa norma, nella quale è stata inserita una deviava per alcune attrezzature installate in modo perzione nazionale richiesta dalla Germania e dovuta alla manente come altalene, scivoli, funivie, attrezzature legislazione esistente in materia, che consiste nel non riconoscere il metodo di prova specificato nella UNI oscillanti, ecc.); EN 1177, basato sul metodo utilizzato nel settore au– guida (alla corretta installazione, ispezione e manutomobilistico. Questo metodo viene sostituito da un tenzione di tutte le attrezzature per aree gioco). La normativa UNI EN 1177/2003 “Rivestimenti di prospetto che illustra i materiali utilizzabili in funzione superfici di aree da gioco ad assorbimento di impatto delle altezze libere di caduta consentite. Tale approc– Requisiti di sicurezza e metodi di prova” indica i recio, diverso rispetto al resto dei Paesi europei, portequisiti per i rivestimenti di superfici di aree da gioco ad rà probabilmente a riconsiderare in futuro la norma assorbimento d’impatto. Quando l’altezza di caduta suda parte del Comitato tecnico CEN, che ha studiato l’argomento, e, sulla base delle esperienze acquisite, a pera i mm 600, è indispensabile che la pavimentazione un’opportuna revisione della normativa tecnica)». dell’area d’impatto abbia specifiche caratteristiche an- 59 Riferimenti progettuali Molte delle città che hanno aderito al progetto “Città dei Bambini”, hanno in poco tempo portato a termine gli obiettivi che si erano proposti, dando vita ad una dimensione fatta apposta per i più piccoli, che si è sviluppata talvolta in strutture apposite e altre volte in punti dislocati del territorio rendendoli più a portata di bambino. lA CIttà dEI BAMBInI dI SAn gIoRgIo A CREMAno Il 25 gennaio 2011 a San Giorgio a Cremano, è stato presentato R. A. B. B. I. il nuovo piano triennale del Laboratorio Regionale Città dei bambini e delle bambine. La parola R. A. B. B. I. è formata con le lettere iniziali di altre determinate parole che spiegano lo strumento del piano programmatico, definendone, nel contempo, la metodologia: Ricerca Azione con le Bambine ed i Bambini Interistituzionale. Così il nuovo piano triennale denominato R.A.B.B.I. prevede un programma di interventi di tipo integrato e coordinato nei vari settori dell’Amministrazione Comunale. Il nuovo piano dà al Laboratorio una connotazione nuova, di consultazione e partecipazione delle varie fasce di cittadini, partendo sempre dalla forza scientifica e dalle competenze che il Laboratorio ha già. Il piano programmatico del Laboratorio, prevede un nuovo organigramma funzionale che garantisce l’interazione politica, sociale e culturale a vari livelli. Inoltre ci si è avvalsi della progettazione partecipata, in collaborazione con il DPUU dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, per individuare il Piano Territoriale del “Sistema delle Aree Gioco Urbane” al fine di dotarsi di uno strumento innovativo in grado di propor- lA CIttà dEI BAMBInI E dEI RAgAzzI dI gEnoVA «Nasce a Genova nel 1997, la più grande struttura dedicata al gioco, alla scienza e alla tecnologia, per bambini e ragazzi d’età compresa tra i 2 e 12 anni. A disposizione dei bambini ci sono oltre 90 exhibit dove il gioco diventa il mezzo per scoprire e imparare. La città dei bambini e dei ragazzi fa parte del mondo Acquario Village, il mondo Costa Edutainment che fa vivere esperienze legate ai temi del mare e dell’ambiente, della scienza, della storia della navigazione e della cultura proposte in maniera unica, coinvolgente e focalizzata sull’emozione di imparare divertendosi». 61 re un “sistema” delle aree gioco che comprenda spazi pubblici e aree di pertinenza scolastica, razionalizzando la scelta di nuovi insediamenti e fornendo garanzia sulla sicurezza strutturale e sociale e che sia il risultato di un percorso condiviso tra i diversi settori competenti dell’amministrazione. lA CIttà dEI BAMBInI dI fRAttAMAggIoRE In occasione del Concorso europeo di progettazione per la riqualificazione dell’ex canapificio CIBAF “La città dei bambini” di Frattamaggiore, lo studio SAAB si qualifica al primo posto presentando un progetto pienamente in linea con gli obiettivi del progetto nazionale. L’occasione di disporre di un sito centrale ha spinto verso la soluzione di forte ammodernamento, pur in coerenza con le esigenze del riammaglio urbano e dell’equilibrio edilizio ed ambientale. La sostituzione edilizia prevede un decremento di fabbricazione rispetto alla cubatura esistente, nel rispetto dell’altezza massima e degli altri indici e parametri come definiti nel Regolamento Edilizio del Comune di Frattamaggiore. Si prevede la costruzione di un grande edificio, a margine di via Giametta, di 127x16 m coperto con tetto a falde sostenuto da particolari capriate e articolato in tre blocchi (42x16 m), sul quale si adagia un lungo portico, aperto sul parco urbano verso via Vittorio Veneto, la cui ritmica scansione strutturale, fortemente chiaroscurata, si contrappone ai muri chiusi sul retro, di estrema semplicità. L’idea generatrice del progetto è l’impiego innovativo e sperimentale della canapa per la realizzazione di un’architettura in linea con le dimensioni e i caratteri dei vecchi opifici urbani italiani. lA CIttà dEI RAgAzzI dI BARI «Nata nel febbraio del 2000 su iniziativa del Comune di Bari – Assessorato alle Politiche Sociali, le attività e la gestione dei servizi vengono poi affidate ad una rete di enti del terzo settore attraverso un bando pubblico. La Città dei Ragazzi si configura come un insieme integrato di servizi e di tipologie di attività differenti: Il Museo del Gioco e del Giocattolo, La Biblioteca dei Ragazzi, L’atelier delle Arti ed il Laboratorio Audiovisivo. I diversi servizi si integrano per offrire un’articolata serie di proposte di attività di tipo ludico-culturale e didattico rivolte sia ad un’utenza spontanea di bambini e famiglie che di tipo organizzato proveniente da scuole ed associazioni del territorio. I servizi della Città dei Ragazzi restano attivi con questa articolazione di servizi dal 2000 fino al 2006 registrando un’utenza media annuale di circa 12.000 presenze. Nel giugno del 2006 a causa della mancanza di finanziamenti, la Città dei Ragazzi interrompe le sue attività, fino al giugno del 2009, quando il Comune di Bari, attraverso l’Assessorato alle Culture, rimette a bando il progetto Edificio 1 della Città dei Ragazzi articolato nei servizi di Biblioteca dei Ragazzi e Bottega del Gioco, bando che viene vinto Tre blocchi, A, B e C, contengono gli spazi specifida una ATI di imprese che cura attualmente la program- camente dedicati ai bambini, distinti nei vari percorsi mazione delle attività e l’erogazione del servizio». per fasce d’età. 62 Nella prima area sono previsti gli spazi più confortevoli ed allegri per intraprendere un’esperienza sensoriale e motoria completa. Tali spazi, opportunamente attrezzati, sono ubicati al primo piano del blocco A, dedicato all’infanzia dove si trovano anche la nursery e i servizi a supporto. La seconda, per i bambini dai tre ai cinque anni, sarà coinvolta in un percorso per sperimentare, giocare e scoprire ogni volta grazie a tematiche diverse che possano essere sensoriali, piuttosto che dell’ambiente che Sezione trasversale. Pianta piano terra degli edifici e del giardino. 63 ci circonda. Queste attività si svolgeranno al piano terra Parcheggi interrati dello stesso blocco A, a diretto contatto con gli spazi esterni e il giardino. Si prevedono due piani di parcheggi interrati per n. 300 posti auto a rotazione e n. 24 box pertinenziali (al primo livello interrato con distinto, autonomo accesso). Edificio 2 Dai parcheggi è possibile risalire comodamente in superficie in più punti, lungo il porticato e a margiContiene l’accoglienza, l’auditorium, la ristorazione, ne della piazza pedonale, assicurando quindi efficaci bookshop, spazi polifunzionali per la musica ed attivi- ed autonomi collegamenti sia con le funzioni insediate tà multimediali. nei volumi edilizi, sia con le aree esterne attrezzate delSi tratta di funzioni rivolte ad un’utenza anche più la Città dei Bambini e sia con i margini pedonali della ampia e che possono richiedere modalità di fruizione viabilità pubblica. flessibili ed, eventualmente, differenziate in rapporto alle esigenze delle distinte gestioni e alle varie opportunità che nel tempo si possono determinare. natura introiettata in città Il giardino urbano racchiuso tra Via Veneto, la piazza pedonale e i nuovi edifici, è ideato come un cuore verde con baulature del terreno e leggeri declivi verso Destinato a quattro attività commerciali le cui tipo- lo specchio d’acqua a carattere naturalistico e spontalogie potranno essere meglio individuate successiva- neo in dissonante alternanza al rigore “asemantico” mente; al riguardo, si prevedono gli involucri esterni, delle costruzioni. I temi delle architetture di natura si riassumono nel le principali opere interne e le predisposizioni per gli allestimenti di finitura. filare di pini e platani di Via Veneto, nel cuore verde con Edificio 3 Sezione longitudinale. 64 fogliami dei tigli e dei platani e dalle fioriture invernali delle camelie. Le praterie luminose di gazanie, a sud del laghetto, sono impreziosite dalle sponde di arbusti di rose a cespuglio per esaltare l’andamento sinuoso delle onde delle aiuole nel gioco di immaginare che il lago diviene il sasso lanciato nel mare del verde. le radure di lecci e tigli integrati alle fioriture delle camelie e di roseti che circondano il lago e negli orti e frutteti didattici, con alcuni agrumi, mandorli, peschi e le essenze aromatiche, officinali e delle ortive ornamentali. Il giardino di città avrà il carattere di un fitto boschetto sempre verde, a protezione del traffico veicolare di Via Verdi, ingentilito dai ricambi primaverili dei Titolo concorso: CIBAF La città dei bambini di Frattamaggiore – Riqualificazione dell’ex canapificio. Gruppo di progettazione: SAAB Progetti – arch. F. Bocchino, arch. F. Mirarchi, arch. S. Solaro, ing. R.A. Gravinese, arch. A. Capone, prof. arch. A. Aymonino, prof. arch. E. Buondonno, ing. G. Bidello, arch. E. Schiavo, arch. G. Festa, arch. V. Scozzafava, arch. C.I. Cennamo. Consulenti: ing. G. Rasuolo, C. Turturiello, dott. I. Allegro, dott. urb. G. Barbini, ing. P. Capace, arch. S. Martenucci, dott. M. Granata. 65 Esempi progettuali fontana principale, circondata da fontanelle con acqua potabile. Le sedute sono in pietra acrilica “Hi-Macs” che conLa disposizione geometrica degli assi del giardino sente la produzione di oggetti senza giunture visibili suggerisce immediatamente tutti i percorsi possibili e ed ha una elevata resistenza meccanica. Tutti i percorsi consente subito al primo sguardo di individuare tutte sono rivestiti in travertino ed hanno un bordo ai lati in le zone all’aperto e capirne le rispettive funzioni. Si è ghiaia luminescente, la quale raccoglie la luce solare di subito proiettati su un punto fondamentale del giar- giorno e la sprigiona di notte (lucedentro.com). dino: la fontana, infatti sia il viale dei pini che il grosNella parte prospiciente il fabbricato troviamo il miso cannocchiale ci proiettano sul centro della rotonda nigolf che, con una serie di piste messe in opera con I lABoRAtoRI PER lA VItA Marco Sorrentino Ideogramma funzionale piano terra. Ideogramma funzionale primo piano. 67 Sezione longitudinale. Sezione trasversale e prospetto est. criterio di difficoltà crescente, può essere una valida attività di svago per i bambini o i fruitori in generale della Villa. Sono previste la zona all’aperto a servizio del punto ristoro interno al fabbricato e la zona dell’orto didattico dove i bambini possono imparare a conoscere più da vicino la natura e a prendersene cura. La struttura offre diverse tipologie di Laboratorio: – Laboratorio di disegno dove i bambini possono esprimere a 360° la loro creatività usufruendo di strumenti di comunicazione e disegno a loro generalmente impediti, come lo scrivere sui muri, tin- Pianta primo piano con arredi. Pianta del giardino; sezione fontana; prospetto su strada. 68 superficie come discriminanti, stimolando in più direzioni i sensi del bambino. – Laboratorio open space di Progettazione Assistita, un grande spazio aperto, nel quale si dispongono dei tavoli “Pebble” che non hanno una forma definita, si avvicinano ad un cerchio, ma non hanno un centro preciso come la figura geometrica elementare, per evitare che in un assemblaggio complessivo si possano trovare dei centri o dei punti focali. Questa considerazione ne giustifica la disposizione che pone sullo stesso piano tutti i bambini seduti su questi tavoli “rotondi”, affinché opportunamente assistiti si possa attuare un processo di progettazione in cui l’attore principale non sia solo il classico progettista, ma sia il fruitore di ciò che si progetta, il bambino. – Laboratori di musica la cui finalità non deve intendersi come didattica al fine di insegnare la musica ai bambini, ma deve cercare di allargare la visione, coLogo progetto. municando che può esservi della musica in tutti gli oggetti, suggerendo quindi una autocostruzione di oggetti musicali provenienti da materiali di scarto. teggiati con particolari vernici “Hudson Paints” che rendono la superficie del muro scrivibile e lavabile come se fosse una lavagna, o ancora la possibilità di disegnare su un muro rivestito interamente di car- lA MAgIA dI IMPARARE ta e dove contemporaneamente possono vedere un Laura Savarese qualcosa di proiettato. Anche gli strumenti pratici del disegno possono essere rivisti in chiave originale, La possibilità di dare un centro di “opportunità” come nel laboratorio di pittura, dove si ha la possi- ai bambini, il nostro futuro, e poter riqualificare una bilità di dipingere con le mani, prendendo il colore zona abbandonata per renderla utile al bene del paese dai secchielli che pendono dal soffitto. è la prerogativa della Città dei bambini e delle bambi– Laboratorio tattile “Twister”, nel quale si propone ne. Il progetto segue alcuni punti fermi che tendono a una rivisitazione del classico gioco del twist, cer- rispettare le funzioni e il ricordo delle ville vesuviane cando di coinvolgere il senso della vista e del tatto. nell’immaginario collettivo. Infatti alla dimensione classica del gioco, il colore, Prima di tutto a guidare il progetto è l’asse Maresi aggiungono anche la dimensione e la tipologia di Vesuvio, caratteristica delle Ville Vesuviane, ma soprat69 Ideogramma funzionale piano terra. tutto collegamento tra i due punti di maggiore interesse della zona. Il viale del giardino che divide ambiti diversi di gioco e intrattenimento segue l’asse che tende ad essere accentuato dalle “painting wall”: superfici pronte ad essere “sporcate” dai ragazzi. L’orografia del giardino presenta diverse pendenze e sfalsamenti di quota che determinano un’interessante fruizione dello spaIdeogramma funzionale primo piano. zio esterno. 70 71 Giardino. La distribuzione interna tende a “smistare” i visitatori e i fruitori in due poli distributivi a cui si fa riferimento per le eventuali iscrizioni ai laboratori e alle attività. Uno di questi ha accesso da via Alessandro Rossi mentre l’altro da via Doglie, ove è possibile attraversare una porzione di giardino prima di entrare all’interno dell’edificio. I laboratori nascono con l’idea di interagire tra loro e dare vita a “delle macchine sceniche” del tutto create dai bambini. Emblematica è la “cittadella del teatro” che come corpo quasi a sé accoglie eventi Aree funzionali. 72 città dei bambini e delle bambine della città di Ercolano, il quale raffigura un bambino stilizzato che sovrasta una montagna realizzata mediante dei semplici quadrati campiti con i colori rappresentanti il territorio. L’ingresso da Via Doglie ed il viale sono fiancheggiati da lunghe panchine di cui una è il filo rosso che mette in relazione le varie parti del giardino di magnolie. È una struttura polifunzionale, che racchiude in se sedute, muri su cui i bambini possono liberamente disegnare, divenendo elemento di gioco e di decorazione del giardino; diventa un invito alla passeggiata e alla sosta nel giardino, come i disegni di Parterres lo erano per le antiche ville vesuviane. Percorrendo l’asse Mare-Vesuvio si osserva che le zone limitrofe al filo rosso sono le aree di gioco dei bambini, evidenziate da una pavimentazione che da erbosa diventa lastricata. Sul lato opposto troviamo il pixel garden. Il giardino classico, fatto di percorsi, acqua, essenze vegetali, si traduce, in un insieme di scatole trasparenti e si trasforma in elemento scultoreo, fino a contenere l’illuminazione a led per la fruizione serale. Sul lato destro dell’asse troviamo una piccola cavea in cui si terranno manifestazioni organizzate dagli stessi bambini o spettacoli a cui i bambini assisteranno. In fase di rilievo della villa si è osservato che l’asse Mare-Vesuvio terminava proprio sul muro di cinta del giardino. Serviva un punto focale, si è pensato potesse essere una piccola piazza al cui centro sorge una fontana di ispirazione naturalistica. Si tratta di una sorta di scultura da un lato costituita da una fossa concava riempita d’acqua dall’altra parte, quasi come un lavoro in positivo e negativo, il concavo diventa convesso. Il dosso che si crea rappresenta il Vesuvio. Tutta la scultura è circondata da alberi di agrumi che richiamano alla memoria l’antica vegetazione della villa e allo stesso Area espositiva con pareti da dipingere. teatrali e di intrattenimento rivolti alla vita che si svolge all’interno della “cittadella”. La grafica dell’insegna e delle attività che presenta la città sono chiaramente ispirate all’opera di Francesco Musante, artista genovese che rappresenta tematiche molto care al mondo dei piccoli: maghi, fate, città fantastiche, natura alterata. AllE PEndICI dEl VESuVIo Gianluca De Pascale Nel progetto si è posta l’attenzione agli elementi caratterizzanti il territorio vesuviano: il Mare, il Vesuvio e la Macchia mediterranea. La stessa che ebbero i principali architetti delle ville vesuviane. Questo tipo di considerazione ha ispirato il logo del progetto della 73 Schizzo “pixel garden”. Schizzo “scultura dell’acqua e del fuoco”. tempo fanno da filtro agli orti dove si svolge il laboratorio biologico e di agricoltura. Al piano terra si è cercato di concentrare le attività dei bambini più piccoli in quanto la villa sarà fruita da una fascia di bambini che va dai 3 ai 10 anni. Le aule in questa zona ospitano dei giochi dell’architetto, designer Bruno Munari. Tutti gli ambienti sono pavimentati a moquette. Il primo che si incontra è la stanza “Vietato non toccare”, in cui sono presenti scatole chiuse che il bambino sarà spinto ad aprire, contenenti giochi componibili che mettono alla prova il senso tattile dei bambini. Il successivo è la stanza del colore. Il colore è l’elemento fondamentale nella vita dei bambini e spesso viene vissuto in maniera distratta e passiva, questa stanza è ideata per rendere i bambini consapevoli della sua importanza e consentirgli di imparare ad “osservarlo” e “sentirlo”. In quella che un tempo era la cappella della villa è stata ricavata una sala riunioni degli insegnati alla quale si accede tramite una rampa di scale essendo questa ad un livello inferiore rispetto al piano terra. L’altra ala del piano terra è accessibile anche dal- la corte interna tramite un corpo scala. Si accede al teatro, passando per uno snack-bar. Nella zona un tempo destinata alle stalle è previsto un punto di ristoro dal quale si può godere l’affaccio diretto sul cortile e sul giardino. Al piano ammezzato sono sta- Logo della città dei bambini e delle bambine. 74 La città dei bambini e delle bambine apre le porte ad un nuovo modo di considerare il bambino e le sue specifiche esigenze che diventano il vero parametro di riferimento della progettazione. Soltanto una città costruita a misura di bambino sarà una città a misura di tutti. All’oMBRA dEl VESuVIo PARtE unA loCoMotIVA CARICA dI… Rosa Proto Il progetto del giardino restituisce l’originale asse prospettico Mare-Vesuvio ed offre ai bambini nuovi spazi aperti dedicati alle attività di svago. Il giardino nella sua totalità è composto da zone di libera fruizione e zone di gioco riservate ai più piccoli, il tutto organizzato in modo da bilanciare le due parti per usi diversi. Sull’asse principale insiste il palcoscenico di forma circolare, come vuole la più antica tradizione teatrale, e la grande gradonata predisposta per accogliere i genitori e i visitatori; alle spalle di quest’ultima sono disposti dei pannelli intercambiabili dove i ragazzi potranno eseguire dei graffiti, questo per insegnare loro che anche i graffiti possono essere considerati come vere e proprie opere d’arte e in quanto tali devono essere utilizzati, senza deturpare il patrimonio artistico delle nostre città. I graffiti più belli avranno la possibilità di essere esposti lungo l’asse principale del giardino che proprio per questo motivo si chiamerà “il viale dell’arte”. Altro punto focale del giardino dedicato ai bambini e alle loro famiglie è il “laghetto”, sormontato da due piccoli ponti in legno, dove i bambini potranno entrare Pianta del giardino. ti collocati gli uffici dell’amministrazione, con locali di archivio e un’annessa sala riunioni. Al primo piano troviamo la biblioteca nella sala che affaccia sul cortile mediante un ampio terrazzo. Annessa alla biblioteca c’è la sala di lettura. Gli ambienti di connessione sono stati attrezzati come zone espositive con moduli che richiamano i colori del logo della villa. Si passa così nella zona laboratoriale, dove si trovano i laboratori dell’argilla, di pittura, di scienze, di riciclaggio, il laboratorio dei più piccoli, quello di musica e la sala motoria. 75 Piano ammezzato. Pianta e prospetti arredi laboratorio. Pianta piano terra. Logo della città dei bambini. 76 La struttura offre diverse tipologie di Laboratorio: – “Arte, forma e colore” dalla pittura alla modellistica; – “Impariamo a conoscere la natura” dalla botanica all’ecologia; – “Teatrale” dalla scena ai costumi; – “Sogni” dalla fantasia alla realtà; – “Polo scientifico” dal sapere al comprendere. Il gIARdIno dEllE MERAVIglIE Carmela Santitoro «Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!» (Alice). Ecco ciò che ha ispirato l’esecuzione progettuale per la riqualificazione di una delle ville vesuviane del Miglio d’oro: Villa Giulio de la Ville. Il progetto di Le Corbusier per delle terrazze attrezzate a misura di bambino e di gioco di bambino, nell’ambito di una espansione verticale anziché orizzontale degli spazi vitali non diventa l’unica soluzione al problema. Villa Giulio de la Ville diventa città dei bambini dove tutto è magico proprio come il paese delle meraviglie, il bambino è trattato come tale e non come un piccolo uomo, il design diventa organico e una seduta non è semplicemente una sedia in miniatura ma si trasforma nel petalo di un fiore in giardino o in una posata nella mensa. La villa è composta da un piano ammezzato contenente il magazzino, da un piano terra dedicato alle attività ludiche dei bambini, dai 3 agli 8 anni e da un primo piano dedicato ad attività ludico-educative dei ragazzi dai 9 ai 12 anni. Pianta giardino, prospetto da via Doglie, definizione specie arboree. in contatto diretto con la natura e sviluppare l’amore per gli animali anche grazie alle piccole anatre che in esso troveranno rifugio. Un altro aspetto importante che si è voluto sottolineare all’interno del progetto è che tutti i bambini sono uguali e devono potersi divertire insieme. Proprio per questo sono state abbattute tutte le barriere architettoniche, il progetto prevede un sistema di ascensori e pedane colorate, che senza far percepire alcun disagio anzi attraverso l’aspetto giocoso accompagna i bambini nelle svariate aree della villa. Ogni angolo di quest’ultima è, infatti, raggiungibile anche dai bambini portatori di handicap. 77 Schizzo sedute. Nastro polifunzionale. Biblioteca. Anche il giardino è diviso in zone dedicate ai più piccoli e ai più grandi. Partendo dal laboratorio “il mondo dei colori” dove l’imperativo è quello di sporcarsi! I bambini giocano con i colori su vari tavoli colorati che rimandano alla tavolozza dei pittori, i muri sono ricoperti da lavagne e tele quasi a tutt’altezza, quindi il bambino non sarà limitato a disegnare su un foglio di carta. Il laboratorio costruzioni, per il gioco e il ragionamento, la biblioteca dove il mondo dei libri diventa motivo di gioco con spazi circolari dove il bambino può nascondersi e leggere, libri giganti che divengono scale per accedere agli scaffali e libri capovolti su cui comodamente poggiarsi stando seduti su un pavimento a forma di puzzle colorato fatto di poliuretano. Per accendere la curiosità dei bambini c’è anche il laboratorio dei cinque sensi. L’unica sala posta su questo piano, dedicata ai ragazzi, è il laboratorio di botanica perché affaccia direttamente sul giardino dove possono essere studiate le varie spe78 Schizzo dinosauro. Schizzo caverne. cie di piante terrestri e acquatiche poste nel giardino zen. Inoltre è presente la nursery e la cucina con la mensa dove le sedute sono posate giganti ed infine si trovano la sala proiezioni e il cine-teatro. Il primo piano invece, dedicato ai ragazzi e alle attività ludico-educative comprende il laboratorio di chimica, di disegno e pittura, degli esperimenti, di artigianato e quello multimediale. Disegni e lavori artigianali possono essere collocati nella sala espositiva. La biblioteca si divide in due sale, in una vi sono i classici banchi da biblioteca, nell’altra vi è una zona lettura con un Schizzo Viaggio nella Preistoria. 79 nastro polifunzionale contenente scaffali per i libri e una comoda seduta. Per quanto riguarda il giardino, come già precisato è diviso in due zone in base all’età. All’ingresso del giardino si trova la zona per i più piccoli con case sugli alberi che diventano motivo di gioco con diverse altezze raggiungibili attraverso scivoli, corde per arrampicarsi, tubi e ponti in cui immettersi per giungere ai diversi terrazzamenti. Il “Vulcano Buono”, non in riferimento al capolavoro di Renzo Piano ma al Vesuvio, si trova alle spalle, è una fontana dal cui cratere fuoriesce acqua piuttosto che lava, che forma un laghetto con al centro una cascata a forma di fungo gigante e con un ponte a forma di bruco. Le sedute sono a forma di fungo e petali di fiori. La zona dedicata ai ragazzi, invece è composta dal giardino zen dove si possono studiare le piante acquatiche e rinverdire il muro fiorito. La zona chiamata “Il Viaggio nella Preistoria” attraversa il fantastico mondo dei dinosauri fino ad arrivare alle caverne dell’uomo preistorico. Nel giardino è previsto anche l’anfiteatro. Parco. 80 Conclusioni Il progetto nella sua totalità si è posto l’obiettivo da un lato di costituire una risposta “attiva” al deficit di attrezzature e servizi che caratterizza l’intero territorio urbano e dall’altro una sorta di “stimolo” all’imprenditoria locale che ancora oggi non ha trovato un ruolo ben definito all’interno della strategia di valorizzazione del complesso sistema della “Città Vesuviana” con particolare riferimento al patrimonio di interesse storico. Il risultato che si intendeva dimostrare era come fosse utile, anche e soprattutto, il contributo dei bambini per la realizzazione di opere e programmi di recupero ambientale, spazi e tempi per la libera circolazione e per il gioco, servizi sanitari ed educativi congrui, contesti integri, opportunità culturali e di comunicazione adeguate alla formazione ed alla partecipazione dei cittadini piccoli e adulti. I progetti proposti hanno fornito un ventaglio di opportunità ed una valida risposta all’esigenza di dotare le città attuali di luoghi di ritrovo e di svago protetto, che sviluppino la socialità e l’aggregazione attraverso percorsi ludico-didattici tesi all’insegnamento di “regole” che maturino una coscienza civica nei confronti di se stessi, degli altri e del territorio che li definisce e determina. Infine la proposta progettuale dimostra pienamente la compatibilità alla valorizzazione di un bene storicoartistico con una destinazione innovativa come i laboratori previsti nelle Città dei Bambini e delle Bambine. Secondo i parametri della “sostenibilità” urbana nelle grandi città si sta peggio e le diverse indagini lo confermano. Almeno un milione di bambini vive nelle città italiane in condizioni di difficoltà, disagio sociale ed emarginazione economica, solitudine nelle famiglie monoparentali, isolamento dovuto al tipo di abitazione e all’insostenibile organizzazione di tempi e spazi nelle città, mancanza di luoghi d’incontro e di socializzazione. Come soluzione a tale disagio sono state promosse le Città dei Bambini e delle Bambine, una serie di strategie volte ad educare i ragazzi ad una maggiore autonomia nel vivere la città e gli spazi a loro dedicati. La filosofia del progetto è la riconquista della città. Rendersi nuovamente conto dei suoi beni, delle persone, dei suoni, degli odori. La città come risorsa e non come luogo da cui fuggire. Concetti-chiave sono risparmiare, riconnettere, riutilizzare, riconoscere, recuperare, qualificare, riferiti non più solo al cittadino-utente ma alla comunità locale in generale e al bambino in quanto “misuratore” di qualità e “collaboratore attivo” in particolare. Il tema progettuale proposto per il Laboratorio di Composizione Architettonica è stato la sperimentazione di azioni di riqualificazione, territoriale e culturale, nella città di Ercolano ed in particolare di una nuova destinazione d’uso della Villa Giulio de la Ville come Città dei Bambini e delle Bambine. 81 Bibliografia ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – SEZIONE GIUSTIZIA, Pandetta corrente, fasc. 655, Napoli 1816. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – SEZIONE GIUSTIZIA, Tribunale di Napoli, quaderno di vendita forzata, vol. 158, vendita n. 3456, Napoli 1857. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – SEZIONE GIUSTIZIA, Tribunale di Napoli, quaderno di vendita volontaria, vol. 210, vendita n. 4359, Napoli. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – SEZIONE CATASTI, Catasto Francese, Napoli 1806-1807. ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – SEZIONE CATASTI, Catasto Borbonico, Napoli 1857-1858. ARCHIVIO STORICO DEL BANCO DI NAPOLI, Banco dello Spirito Santo, giornale copia polizze, II semestre 1735, matricola 1298, fol. 193. 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UFFICIO TECNICO ERARIALE DI NAPOLI. http://europaconcorsi.com/ http://www.cittabambini.it/ http://www.cittadeiragazzibari.it/ http://www.cittadeibambini.net/ http://www.lucedentro.com/ http://www.giochiparchi.com/ http://www.uni.com/ 83 Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 per conto di Doppiavoce presso Leonardo srl – Napoli