Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Academia.eduAcademia.edu

«VIA VIA, VIENI VIA DI QUI!» IL PROCESSO DI GENTRIFICAZIONE DI VIA PAOLO SARPI, LA CHINATOWN DI MILANO (1980-2015) [«Come a-way with me!» The gentrification process of Paolo Sarpi Street in the Milan Chinatown (1980-2015)]

2016

Discutere criticamente la gentrificazione della Chinatown di Milano a otto anni dalla rivolta cinese di via Sarpi significa affrontarne longitudinalmente la progressiva trasformazione fisica, economica e sociale. Le considerazioni finali sul fallimento della gestione pubblica e sugli interessi speculativi di mercato indagano il “perverso” impatto dell’estetizzazione della diversità nella valorizzazione di quar- tieri multietnici a predominanza cinese. Parole chiave: gentrificazione; valorizzazione; diversità; Chinatown; Milano A critical discussion of Milan Chinatown’s gentrification eight years after the Chinese riot in Paolo Sarpi Street means engaging with a longitudinal analysis of its physical, economic, and social change. The final remarks on the failure of the local governance and the speculative market interests examine the “perverse” impact of the aestheticization of diversity in valorization processes of predominantly Chinese multiethnic neighborhoods.

SOMMARIO, A. XLVII, N. 117, 2016 Francesca Cognetti e Liliana Padovani, Ri-attribuire valore e senso ai quartieri di edilizia residenziale pubblica e alla politica della casa. Percorsi attraverso il quartiere San Siro a Milano p. 5 Lidia Katia C. Manzo, «Via via, vieni via di qui!. Il processo di gentrificazione di via Paolo Sarpi, la Chinatown di Milano (1980-2015) » 27 Giuseppe Scandurra, Cosa sarà della Bolognina? Territori in trasformazione » 51 Gianfranco Franz, Ferrara città creativa » 73 Aurelio Bruzzo e Vittorio Ferri, Strumenti economico-finanziari in materia di governo del territorio: un’analisi critica » 95 Giuseppe Mazzeo, Marginalità della pianificazione tra società e potere » 115 Angioletta Voghera e Dafne Regis, Progetti per territori in trasformazione » 137 Stefano Boffo e Francesco Gagliardi, Università e territorio: l’importanza dell’impegno civile dell’Accademia » 157 Sara Bindo, Il valore economico del piano: ridefinire gli strumenti urbanistici alla luce delle dinamiche di mercato » 164 » 174 Rassegne Giovanni Salvarani, Mario Boffi e Matteo Colleoni, La centralità della stazione alta velocità Mediopadana di Reggio Emilia nel sistema metropolitano italiano 3 ! Matteo Clemente e Luca Salvati, Dall’altro lato della frangia: prospettive e opportunità per l’agricoltura periurbana p. 190 Dushko Bogunovich e Giovanni Pietro Sergi, From the smart City to the resilient City-Region: Redeveloping Italy’s existing built Environment for the Age of climate Change » 195 Recensioni » 203 Patrizia Gabellini: Attilio Belli, Memory cache. Urbanistica e potere a Napoli, Clean, Napoli 2016; Anna Marson: Attilio Belli, Memory cache. Urbanistica e potere a Napoli, Clean, Napoli 2016; Paolo Perulli: Urban@it, Centro nazionale di studi sulle politiche urbane, Rapporto sulle città. Metropoli attraverso la crisi, il Mulino, Bologna, 2016; Domenico Patassini: Giuseppe Magro, Open data e ambiente. Una rivoluzione digitale per la sostenibilità, Edizioni Ambiente, Milano, 2016; Angela Barbanente: Daniela De Leo, Mafie & urbanistica. Azioni e responsabilità dei pianificatori nei territori contesi alle organizzazioni criminali, FrancoAngeli, Milano, 2015; Domenico Patassini: Grazia Brunetta (ed.), Smart Evaluation and Integrated Design in Regional Development. Territorial Scenarios in Trentino, Italy, Ashgate, Farnham Surrey, UK, 2015; Marco Santangelo: Corinna Morandi, Andrea Rolando, Stefano Di Vita, From smart city to smart region. Digital services for an internet of places, PoliMI Springerbriefs, Cham Heidelberg New York Dordrecht London, 2016. Rassegne e Recensioni sono scaricabili gratuitamente dal sito (http://www.francoangeli.it/riviste/sommario.asp?IDRivista =3&lingua=it ! 4 «VIA VIA, VIENI VIA DI QUI!» IL PROCESSO DI GENTRIFICAZIONE DI VIA PAOLO SARPI, LA CHINATOWN DI MILANO (1980-2015)1 di Lidia Katia C. Manzo* Via via, vieni via di qui, niente più ti lega a questi luoghi, neanche questi fiori azzurri (P. Conte, “Vieni via con me”, 1981) Discutere criticamente la gentrificazione della Chinatown di Milano a otto anni dalla rivolta cinese di via Sarpi significa affrontarne longitudinalmente la progressiva trasformazione fisica, economica e sociale. Le considerazioni finali sul fallimento della gestione pubblica e sugli interessi speculativi di mercato indagano il “perverso” impatto dell’estetizzazione della diversità nella valorizzazione di quartieri multietnici a predominanza cinese. Parole chiave: gentrificazione; valorizzazione; diversità; Chinatown; Milano «Come a-way with me!» The gentrification process of Paolo Sarpi Street in the Milan Chinatown (1980-2015) A critical discussion of Milan Chinatown’s gentrification eight years after the Chinese riot in Paolo Sarpi Street means engaging with a longitudinal analysis of its physical, economic, and social change. The final remarks on the failure of the local governance and the speculative market interests examine the “perverse” impact of the aestheticization of diversity in valorization processes of predominantly Chinese multiethnic neighborhoods. Keywords: gentrification; valorization; diversity; Chinatown; Milan Introduzione Discutere criticamente la gentrificazione della Chinatown di Milano a 2 otto anni dalla rivolta urbana cinese significa affrontarne longitudinalmente la progressiva trasformazione fisica, economica e sociale, considerando principalmente i cambiamenti occorsi allo spazio pubblico e commerciale della sua main street: via Paolo Sarpi. La ricerca evidenzierà il ruolo degli attori principali e i meccanismi economico-sociali che ne hanno determina- ! 1 Inviato il 15 ago. 2013, nella forma rivista il 31 gen. 2016, accettato l’1 feb. 2016. Lidia Katia C. Manzo, Maynooth University, Lidia.Manzo@nuim.ie. 2 Il 12 aprile 2007, 300 cinesi hanno reagito con violenza nei confronti di un provvedimento delle forze dell’ordine, animando la protesta lungo strade del quartiere Canonica-Sarpi. * Archivio di Studi Urbani e Regionali, XLVII, 117, 2016! to le fasi, indagando gli effetti della gestione pubblica e l’impatto degli interessi corporativo/speculativi nei processi di valorizzazione urbana. Attraverso un’estensiva attività etnografica3, lo studio approfondirà l’interazione tra la territorializzazione della differenza e l’estetizzazione della diversità nei quartieri multietnici a predominanza cinese. Come affermano Bricocoli e Cucca (2012), specialmente in un contesto come quello milanese occorre chiamare in causa la mixité e mettere sotto osservazione le condizioni sociali di quei gruppi meno rappresentati, al fine di ragionare sugli strumenti di programmazione in grado di regolare e coniugare gli interessi di mercato con una pianificazione che rispetti criteri di sostenibilità sociale. 1. Quartieri multietnici in trasformazione: la territorializzazione della differenza come divisione o valorizzazione? La trasformazione del quartiere Canonica-Sarpi a Milano presenta elementi di rilevante interesse per chi indaga il rapporto tra flussi migratori e trasformazioni urbane, con particolare riferimento alla territorializzazione della differenza (Cancellieri, 2014), ai suoi esiti in termini di conflitto/resistenza (Manzo, 2012b) e ai processi di valorizzazione costruiti sul suo consumo e estetizzazione (Zukin, 2008; 2010). In questa prospettiva, lo studio assume una precisa chiave di lettura: quella che vede la città come luogo di divisione e ineguaglianza (Harvey, 1973; Marcuse, 1989; Mollenkopf and Castells, 1991; Fainstein et al., 1992; Brenner and Theodore, 2002). L’idea di spazio che si vuole portare a tema suggerisce il concetto di giustizia spaziale (Cancellieri e Ostanel, 2014), qui declinato attraverso 4 l’apparato teorico della gentrificazione , il suo legame con le trasformazio- ! 3 L’autrice desidera ringraziare tutti coloro che negli ultimi 8 anni hanno sostenuto questo percorso di ricerca etnografico, in primis residenti, commercianti e attivisti del quartiere Canonica-Sarpi: fra tutti Pier Franco Lionetto, presidente di Vivisarpi e Francesco Wu, presidente dell’Unione Imprenditori Italia-Cina. Ringraziamenti che si estendono anche a docenti e colleghi, al gruppo di lavoro di “Impact Hub Milano” e agli anonimi revisori per i preziosi commenti. Infine, a Marta, Paola, Stefania e a tutti gli studenti del corso “Contemporary City 2014/15” del Politecnico di Milano per il confronto durante l’ultima fase della ricerca. 4 Il fenomeno urbano, descritto in letteratura come gentrification, analizza il processo attraverso il quale quartieri poveri del centro città o ex aree industriali vengono “rinobilitati” da un afflusso di capitale privato e di compratori e affittuari della classe media (Glass, 1964; Smith, 1979; Lees et al., 2008; Slater, 2013). Un altro caso milanese rappresentativo è quello del quartiere Isola, le cui trasformazioni vengono approcciate da Caselli e Ferrari (2013) attraverso la lettura dei complessi rapporti di forza (e di interesse) degli attori in gioco. ! 28! 5 ni prodotte dalla migrazione e il rinnovato dibattito sul concetto di diversità. I processi di gentrificazione vengono tradizionalmente spiegati attraverso le teorie della produzione e del consumo, ovvero come il risultato di un meccanismo di investimento speculativo immobiliare (Smith, 1979; Clark, 1998), o del cambiamento degli stili di vita e di consumo dei residenti di classe medio-alta (Ley, 1987). Alla base delle scelte di consumo (Santoro et al., 2008) di questo nuovo gruppo sociale esiste, infatti, una vera e propria “estetica della gentrificazione” (Bridge, 2001; Manzo, 2013a) da cui la ricerca di simboli, modelli e stili di vita per la produzione di distinzione sociale di classe (Bourdieu, 1984) e la ri-definizione dei suoi confini (Lamont and Fournier, 1992; Lamont and Molnár, 2002). Il processo presuppone, in primo luogo, che vi sia un flusso di nuovi re6 sidenti interessati a trasferirsi in quello spazio urbano . In secondo luogo, il quartiere di destinazione deve generare attrazione, avere un certo grado di “desiderabilità” per le pratiche di vita urbana quotidiana (Zukin, 1998; Annunziata, 2009; Annunziata and Manzo, 2013) come la presenza di luoghi di svago, consumo e intrattenimento, nonché una buona posizione rispetto ai luoghi di lavoro e ad altri servizi urbani a cui si rivolgono i gentrificatori. Anche il patrimonio immobiliare deve essere stimolante, in termini di costi accessibili (spesso ribassati da precedenti fasi di disinvestimento) e potenziale estetico (Ley, 2003). In terzo luogo, deve essere abitato da residenti di classe sociale bassa/operaia o comunque con un reddito inferiore rispetto ai 7 nuovi residenti . Un ulteriore aspetto è legato all’ineguaglianza della gentrificazione. L’esclusione e la selettività a “vantaggio di chi ha e a svantaggio di chi non ha”, delle quali la gentrificazione è monito, non sono dovute solo al displacement8, ma nascono anche dalle modalità selettive di accesso ai beni posizionali e simbolici dello spazio urbano (Annunziata, 2014). Sempre Annunziata sottolinea come nonostante il processo di trasformazione urbana della Chinatown di Milano non abbia portato a una significativa espulsione ! 5 Si vedano i lavori di Arrigoni (2011) e Alietti (2012) in riferimento alla stigmatizzazione operata nella multietnica via Padova e Marzorati (2010) sullo sviluppo dell’imprenditoria immigrata in due quartieri a nord-ovest di Milano. 6 Definito back-to-the-city movement, questo processo di “ritorno alla città” coinvolse le città americane a partire dagli anni ’70. Giovani adulti di razza bianca, con alto capitale culturale e valori politici progressisti, rifiutando il mito abitativo suburbano dei loro genitori, promossero un nuovo stile di vita urbano. Si veda Hyra (2014) per un approfondimento. 7 Tali condizioni demografiche e strutturali sono tuttavia subordinate da fattori contestuali. 8 Ovvero al trasferimento, piú o meno direttamente forzato dal mercato, dei residenti del! le classi basse. ! 29! dal quartiere dei residenti, questo non significa che non sia in atto un processo di gentrificazione, caratterizzato piuttosto da un cambiamento culturale (ibidem). A rafforzare questa tesi anche Manzo (2012a) sostiene che in Italia, principalmente a causa delle caratteristiche del mercato della casa, dell’elevato grado di proprietà unito a un basso tasso di mobilità residenzia9 le , sia estremamente difficile che si verifichi una sostanziale sostituzione della popolazione residente nel breve-medio periodo. Affrontando la gentrificazione culturale e commerciale di un quartiere occorre considerarne anche gli effetti sulle pratiche di vita quotidiana. Cambiamenti nella composizione del vicinato, trasformazione d’uso o frequentazione degli abituali luoghi di ritrovo o negozi di quartiere, diventati troppo costosi e eleganti, possono far “sentire a disagio” i residenti di lunga data. Questo livello di discomfort, questa pressione (Marcuse, 1985; Slater, 2009) segna il punto cruciale in ogni tipo di gentrificazione, la quale evidenzia una “sofferenza morale” (Manzo, 2012b, p. 23) che se patita a livelli insostenibili può far decidere, anche a chi ha diritto di restare, di trasferirsi definitivamente dal quartiere. Nel contesto di un quartiere multietnico in trasformazione, la relazione tra gentrificazione e diversità è complessa e paradossale (Annunziata and Manzo, 2013; Brown-Saracino, 2009; Tissot, 2014) e può essere volta a valorizzare luoghi in cui fare “esperienza del consumo”. Mentre la diversità (in tutte le sue forme) è una condizione necessaria per l’ancoraggio del processo di rigenerazione, lo stesso non può dirsi per il contrario. Quando le fasi della gentrificazione si intensificano, questo perpetuarsi di forme di urbanità borghese erode la diversità, invece di riprodurla. La reciprocità tra gentrificazione, diversità, e territorializzazione della differenza risente, quindi, degli effetti di politiche, investimenti immobiliari e commerciali, cambiamenti socio-culturali e eventuali forme di resistenza agli stessi. 2. Disegno e metodi della ricerca L’evoluzione della rigenerazione urbana del quartiere milanese a predominanza cinese di Canonica-Sarpi viene approcciata longitudinalmente, con particolare riferimento al processo di estetizzazione osservato in segui- ! 9 In Italia (e Milano non fa eccezione) circa il 75% delle famiglie possiede una casa di proprietà. In un contesto strutturale in cui l’affitto rappresenta solo il 20% è possibile sostenere che se un certo grado di displacement possa essere patito dai residenti di classe bassa di un quartiere in via di gentrificazione, questo risultato non sia rappresentativo nel breve o medio periodo. Si veda Poggio (2012) sul mercato della casa italiano. ! 30! to al conflitto urbano cinese del 2007. Partendo dalla disamina dei fattori geografici, economici e socio-culturali che ne hanno prodotto la gentrificazione e esaminando il ruolo di residenti, operatori commerciali, comitati di quartiere, investitori, media e governo locale, il disegno della ricerca si avvale di un’analisi socio-spaziale (Aalbers, 2011) che guarda alle conseguenze sociali dei recenti provvedimenti commerciali e viabilistici. In particolare, quali pratiche connotano il nuovo spazio pubblico pedonale di via Sarpi? Quali nuovi significati ha assunto? Trascorsi otto anni dalla rivolta cinese, è ancora possibile parlare di linee di tensione e conflitto nella comunità di quartiere? Infine, quali conclusioni si possono trarre rispetto alle azioni del governo locale e ai futuri progetti di investimento strategico sul quartiere? Oggetto dello studio è l’ecosistema commerciale (Zukin et al., 2015, p. 15), inteso come l’insieme di soggetti che influenza discorsi e strategie inerenti imprenditorialità e trasformazione urbana alla scala di quartiere. Internamente esso è costituito da tre attori funzionalmente interdipendenti: operatori commerciali/di servizio (cinesi e italiani), clienti/visitatori e residenti. Posti in relazione fra loro da interessi economici, norme sociali e rituali locali, tali attori possono perseguire interessi comuni oppure divergenti, creando rispettivamente azioni cooperative o conflittuali. Contribuiscono a strutture l’ecosistema di via Sarpi quattro fattori esterni: gli interessi economici strategici e imprenditoriali, i comitati, le politiche urbane locali e le rappresentazioni mediatiche (fig. 1). Fig. 1 – L’ecosistema strutturale dello spazio pubblico commerciale di via Sarpi Fonte: elaborazione propria su schema proposto da Zukin et al. (2015, p. 15) ! 31! La ricerca adotta un approccio multi-metodo longitudinale che comprende sia la rielaborazione di dati già esistenti (analisi secondaria) che ricerca sul campo (dati primari). Nello specifico, sono stati: a) elaborati i dati socio-demografici sui residenti dagli archivi del Censimento Istat sulla popolazione; b) prese in esame normative sulla regolamentazione del commercio della città; c) effettuata un’analisi documentale su testi storicobibliografici, quotidiani locali e altri archivi della rete internet. Osservazione partecipante negli spazi pubblici del quartiere, interviste libere in profondità, shadowing della clientela dei negozi italiani e cinesi, raccolta di materiale audio-visuale, partecipazione a riunioni associative, feste di quartiere e altre attività a carattere etnografico costituiscono l’orientamento della raccolta dei dati primari. La ricerca sul campo è stata realizzata in tre diverse fasi lungo un asse diacronico di otto anni, dall’aprile 2007 fino all’aprile 2015. Nei primi due anni (2007-2008), l’autrice si è occupata degli esiti della rivolta cinese conducendo una prima esplorativa di tre mesi al fine di individuare i principali attori sociali e stakeholder coinvolti nel conflitto, operando anche una sistematica analisi della sua rappresentazione mediatica. Il successivo periodo, di oltre un anno e mezzo, è stato dedicato all’osservazione partecipante, alle interviste in profondità con i rappresentanti dei comitati di quartiere e delle istituzioni politiche locali, producendo un documentario etnografico indipendente quale strumento di discussione pubblica (Sandercock and Attili, 2014) della narrazione “orientalistica” (Said, 1978) e pregiudizievole della tensione italo-cinese. Nella seconda fase (2009-2011) la ricerca si è invece concentrata sul graduale processo di pedonalizzazione di via Sarpi, e sull’impatto di questa nel tessuto socio-economico, realizzando un primo censimento di tutte le attività commerciali del quartiere. Infine, nella terza e ultima fase (2012-2015) l’autrice ha nuovamente intervistato residenti e rappresentanti dei comitati, sia ritornando dai “vecchi” contatti di ricerca, che raggiungendone di “nuovi”, esito del graduale cambiamento dei gruppi di interesse. Infine, allo scopo di promuovere un’occasione confronto, nel 2013 è stato condotto uno sperimentale laboratorio di progettazione partecipata utilizzando le tecniche proprie della facilitazione dei processi partecipativi e conduzione di focus-group. 3. Background storico, socio-economico e morfologico del quartiere La presenza cinese a Milano inizia alla fine degli anni ’20 quando un piccolo gruppo di uomini, originari della provincia del Zhejiang, decise che ! 32! la metropoli lombarda fosse un luogo propizio per “fare fortuna”. Milano appariva un contesto relativamente promettente e per tutto il corso degli anni ’30 divenne una delle mete dell’insediamento cinese in Europa. Questa prima comunità si stabilì in Canonica-Sarpi, in quello che agli inizi del secolo scorso era un quartiere periferico, noto come El bôrgh di scigôlatt, il borgo degli ortolani: una zona popolare, densa di botteghe, dove abitare costava poco e composta da un numero sempre maggiore di emigranti interni. Via Sarpi divenne man mano il riferimento commerciale del quartiere, sulla quale vennero eretti edifici a corti interne e stratificati, con il pian terreno dedicato alle attività commerciali o artigianali e quelli superiori alle abitazioni. Nel II dopoguerra, il quartiere rientrò nei progetti di riqualificazione immobiliare destinati alla classe medio-alta; gli assi principali, pur conservando la caratteristica commistione residenza/ lavoro, vennero coinvolti in opere di ristrutturazione. In seguito al processo di terziarizzazione che investì Milano negli anni ’80 e all’aumentato valore immobiliare delle zone 10 storiche , anche il quartiere Canonica-Sarpi fu oggetto della progressiva espulsione dei residenti affittuari appartenenti alle classi basse. È negli anni ’90 però, che a seguito della semplificazione della nuova legge sul com11 mercio iniziò la graduale sostituzione dei piccoli negozi di quartiere con le attività al dettaglio e all’ingrosso cinesi. Oggi il quartiere è virtualmente chiuso ai nuovi arrivi e non vi sono spazi per quella forma di imprenditoria di sussistenza che caratterizza il primo inserimento degli immigrati: “Chinatown” è ormai il quartiere-vetrina di quelli che “ce l’hanno fatta”, il posto ideale dove aprire attività commerciali innovative e “etnicamente dedicate”, dove collocare luoghi di ritrovo (i bar, le trattorie, i locali notturni, i dopolavoro frequentati dai cinesi) e attività di rappresentanza (le sedi delle associazioni) (Cologna e Mancini, 2000, p. 71). Osservando i dati di tab. 1, si nota che nonostante la più alta concentrazione di residenti cinesi si registri in Canonica-Sarpi, tale valore – rapportato al totale della popolazione di quartiere – rappresenta poco più del 5% dei residenti. Questi dati sottolineano la vocazione quasi esclusivamente commerciale della presenza cinese in Sarpi, oltre a una più generale bassa segregazione territoriale dei migranti nella città (Motta, 2005; Musterd, 2005). ! 10 In seguito alla liberalizzazione del mercato degli affitti, con l’abolizione dell’equocanone (L. 392/78) e dei patti in deroga (L. 359/92). 11 Il D.Lgs. 114/1998 e il successivo D.Lgs. 223/2006 riformano la legislazione sul commercio e sulla libera concorrenza. ! 33! Geograficamente, il quartiere Canonica-Sarpi gode di una posizione semi-centrale, che si sviluppa a partire dal confine nord-ovest del Parco Sempione all’interno dei confini disegnati da via Canonica, viale Montello, via Ceresio e via Procaccini (fig. 2). La sua morfologia è caratterizzata da un reticolo stradale stretto e angusto composto da vie secondarie e numerose corti interne. Nonostante le opere di riqualificazione degli edifici lungo gli assi principali abbiano messo in luce la bellezza architettonica delle facciate, le corti interne disegnano un panorama piuttosto variegato, passando da spazi residenziali curati a luoghi adibiti allo stoccaggio merci. Tab. 1 – Prime cinque cittadinanze tra la popolazione straniera a Milano e nel quartiere Sarpi (dicembre 2011). Valori percentuali. Filippine Egitto Cina Perù Sri Lanka Sarpi 12 3 35 5 5 Milano 18 11 11 9 6 Fonte: elaborazione propria su dati Censimento Istat della Popolazione 2011 Fig. 2 – Localizzazione del quartiere Canonica-Sarpi di Milano 4. Il processo di gentrificazione di via Paolo Sarpi Al fine di comprendere «tutto l’insieme di questa trasformazione» (Hackworth and Smith, 2001, p. 466), il processo di gentrificazione di via Sarpi è stato analizzato per fasi successive (fig. 3). Alla graduale sostituzione della popolazione residente da classe operaia a piccola/media borghesia, avve- ! 34! nuta alla fine degli anni ’80, accompagnata dal declino delle attività artigianali italiane e dalla crescita di quelle cinesi all’ingrosso, ne è seguita una seconda, incentrata sul ruolo commerciale e strategico di via Sarpi e del suo intorno, rafforzata dagli esiti della rivolta cinese. La potenza evocativa della crisi urbana (Allasino et al., 2000) è stata in grado di mettere a fuoco l’anomalia 12 del commercio all’ingrosso, inserendola prepotentemente nell’agenda mediatica e politica. Successivamente, il Comune pur riconoscendo che quel tipo di commercio non era adatto in un’area residenziale del centro città, ha preferito mettere in campo sanzioni legate a un generale rispetto del Codice della Strada anziché valutare la questione nel suo complesso. È in questo contesto che vanno inseriti gli stati d’animo di residenti e esercenti italiani, che dichiarano di sentirsi traditi e beffati dal Comune, il quale non avrebbe sa13 puto governare la trasformazione . Un malessere percepito come una persecuzione anche dai commercianti cinesi: noi abbiamo aperto il negozio qua, perché c’hanno permesso di aprire e adesso ci vogliono cacciare ma non in modo esplicito ma tramite metodi un po’ indiretti, per usare un eufemismo… sgradevoli, tramite multe, controlli molto rigidi! (Jianyi Lin, 34 anni, ingegnere, responsabile per il nord-Italia di Associna nel 2008. Intervistato nel novembre 2008). La testimonianza di Jianyi è fondamentale per comprendere la narrazione stereotipata operata dai media locali. Un “allarme Chinatown” (Manzo, 14 2007; Tarantino e Tosoni, 2009; Briata, 2013) che la giunta Moratti ha strategicamente cavalcato al fine di legittimare i provvedimenti di ostacolo delle attività cinesi all’ingrosso: Qual è lo scopo dell’isola pedonale, dichiarato? Quello di far andare via le attività all’ingrosso. Lì perché l’abbiamo fatta? Non perché vogliamo migliorare la qualità dell’aria in Paolo Sarpi, perché vogliamo mandare via questi! (Riccardo De Corato, Vice-sindaco del Comune di Milano durante la giunta Moratti. Intervistato nel dicembre 2008). ! 12 Con la liberalizzazione del commercio prevista dalla Legge Bersani nel 1998 a Regioni e Comuni viene data la possibilità di definire la destinazione delle aree urbane per tipologia di attività commerciale: Milano non attuerà mai queste norme. 13 Diverse contestazioni sono state portate avanti negli anni sia fra i rappresentanti dei residenti (Vivisarpi) che dei commercianti (Ales, che riunisce italiani e cinesi, e Sarpi-doc, negozi “tradizionali” italiani). 14 Letizia Moratti, Sindaco dal 2006 al 2011. ! 35! Fig. 3 – Evoluzione storica della trasformazione e delle fasi del processo di gentrificazione del quartiere Canonica-Sarpi dagli anni ’80 ad oggi Fonte: concettualizzazione grafica curata da Tommaso Romagnoli e dall’autrice. La regolazione di quartieri multietnici, spazi urbani “plurali” e per loro natura ricchi di processi informali, presuppone la capacità dell’operatore pubblico di rapportarsi a meccanismi pianificatori e gestionali adattivi. Precedenti ricerche hanno invece mostrato come il governo Moratti abbia legittimato politiche discriminatorie apparentemente volte ai residenti del quartiere per favorire, invece, speculazioni finanziarie e immobiliari (Hatziprokopiou and Montagna, 2012; Manzo, 2012b). Avviatasi nel 2010, la pedonalizzazione di via Sarpi voluta dalla giunta Moratti verrà di fatto inaugurata l’anno successivo dal nuovo Sindaco Pisa15 pia . Il 2011 scandisce così il passaggio a una nuova fase politica della città e, nello studio, viene interpretata anche come discrimine dell’intero processo trasformativo della Chinatown. Pur abbandonando i toni della “retorica della paura” degli extra-comunitari, il governo locale sembra non essere ancora riuscito nei suoi intenti di coesione sociale. Le linee di tensione e ! 15 Eletto per il centrosinistra, inizia il suo mandato il 1° giugno 2011, dopo un ventennio di governi di centrodestra. ! 36! conflitto non verranno a cancellarsi, bensì passeranno da dirette e aperte (la rivolta, le proteste e le politiche discriminatorie) a indirette e sottese (gli investimenti commerciali, l’estetica e i progetti strategici). 4.1. L’Isola Pedonale Sarpi: il Cibo, la Musica, l’Arte e il Design Conclusosi nel 2011, il restyling pedonale di via Sarpi è costato all’Amministrazione comunale 5,5 milioni di ! circa. L’area pedonale, suddivisa in tre sotto-ambiti, consente l’accesso solo ai veicoli autorizzati e è sorvegliata da cinque telecamere. Il nuovo piano stradale è a unico livello, senza marciapiedi, rivestito con lastre in beola e fiancheggiato su entrambi i lati della strada da 650 mq di aiuole verdi; trentasei lecci a alto fusto, infine, ne adornano le principali intersezioni. Al fine di verificare empiricamente gli esiti delle politiche attuate, è stata inizialmente effettuata un’analisi delle attività commerciali del quartiere. La 16 lettura complessiva dei dati raccolti nel 2015 conferma una netta prevalenza cinese. Come si può notare dai dati riportati in tab. 2, le attività cinesi costituiscono il 71% del totale degli esercizi, di cui solo il 16% si riferisce all’ingrosso. Tale quota è di notevole interesse per la discussione sulla trasformazione del quartiere fin qui affrontata, soprattutto se messa a confronto con le altre voci del commercio: se nel settore dei servizi, infatti, si registra un sostanziale equilibrio tra attività italiane (17%) e cinesi (15%), nell’ambito dei negozi al dettaglio questa tendenza muta radicalmente di segno, spostandosi a favore dei titolari cinesi (40%). Sono principalmente due i dati interessanti: una quota relativamente bassa di attività all’ingrosso e una sostanzialmente alta di negozi al dettaglio, entrambe riferite alle imprese cinesi. Tab. 2 – Esercizi commerciali gestiti nel quartiere Sarpi (febbraio 2015). Valori percentuali (N=389). Dettaglio Ingrosso Servizi Totale Italiani 12 -17 29 Cinesi 40 16 15 71 Totale 52 16 32 100 Al fine di comprenderne la variazione, è stata effettuata una comparazione tra i dati raccolti nel 2015 con una precedente rilevazione effettuata ! 16 Censimento degli esercizi commerciali effettuato nel febbraio 2015 nelle seguenti vie del quartiere: Sarpi, Bramante, Montello, Rosmini, Niccolini, Lomazzo e Signorelli. ! 37! nel 2009 (tab. 3). Trascorsi otto anni dall’inizio dei provvedimenti volti a ridurre la presenza dell’ingrosso cinese, si evidenzia un’effettiva diminuzione del 20%. Altro dato significativo è la quota di dettaglio cinese, che risulta incrementata del 15% nello stesso periodo di riferimento. Se in generale le attività cinesi non sono sostanzialmente mutate tra il 2009 (72%) e il 2015 (71%), sono sempre più numerose quelle imprese che scelgono di 17 riconvertire l’ingrosso in dettaglio o delocalizzare . Tab. 3 – Esercizi commerciali gestiti da aziende cinesi nel quartiere Sarpi. Valori percentuali (per il 2015 N=389). Dettaglio Ingrosso Servizi Totale solo Commercio cinese Feb. 2009 25 36 11 72 Feb. 2015 40 16 15 71 Scostamento 2009-2015 +15 - 20 +4 Indagando l’evoluzione commerciale della nuova isola pedonale, i dati sono stati successivamente riaggregati per via Sarpi; qui i maggiori cambiamenti si registrano fra le aziende italiane, con una sostanziale diminuzione nel dettaglio (-14%) a fronte di un moderato aumento nei servizi (+5%). Sembrano proprio essere i servizi dedicati al settore dell’intrattenimento a occupare un ruolo sempre più centrale nelle pratiche di consumo in via Sarpi, come spiega Bell: luoghi centrali della città dedicati alla ristorazione o in cui consumare alcool sono così divenuti importanti componenti dei quartieri in corso di rigenerazione, sia perché capaci di attrarre nuovi residenti che per la possibilità di costituirsi vere e proprie destinazioni enogastronomiche (Bell, 2007, p. 9). Come sottolinea Sassatelli, i ristoranti rappresentano “istituzioni chiave del consumo e mangiar fuori è una delle attività ricreative contemporanee più popolari” (2007, p. 169). Se infatti andiamo a analizzare lo scostamento degli esercizi commerciali dedicati ai soli servizi di ristorazione, vendita alcolici, enoteche, pub, gelaterie, bar e caffè, i dati riportati in tab. 4 ci mostrano una crescita esponenziale del 33% nel corso degli ultimi sei anni, con una quota di imprese italiane di poco inferiore (14%) a quelle cinesi (19%). ! 17 I principali poli cinesi all’ingrosso dell’hinterland milanese si collocano a Lacchiarella e Agrate; anche Prato, in Toscana, costituisce una valida alternativa per le imprese che operano nel Nord Italia. ! 38! Tab. 4 – “Food and Drink” in via Sarpi. Valori percentuali (per il 2015 N=216). Feb. 2009 Italiani Cinesi Totale solo Servizi Feb. 2015 6 5 11 20 24 44 Scostamento 2009-2015 +14 +19 +33 All’antica vocazione produttiva/manifatturiera del II dopoguerra oggi si sta sostituendo un nuovo tipo di produzione, quella “culturale”. Attraverso un costante processo di “estetizzazione”, il quartiere Canonica-Sarpi sta diventando un luogo sempre più attrattivo per l’industria creativa e dell’intrattenimento. La pedonalizzazione sembra aver metaforicamente cambiato “pelle e anima” (Manzo, 2012b) a Sarpi. Tuttavia, se da un lato questa riqualificazione incontra l’apprezzamento di residenti e visitatori, dall’altro rischia di far emergere nuovamente retoriche anti-cinesi. In aggiunta alla costante sorveglianza delle forze dell’ordine, anche i residenti si sono organizzati per il rispetto delle norme di comportamento nel quartiere: tutto lì, mi incazzo ogni volta che scendo giù, che vedo qua sotto ’sto cavolo di cinese che regolarmente occupa il marciapiede con i suoi carrellini, il mocho Vileda e i cartoni perché non è il senso estetico, l’educazione, capito? È quello proprio che mi da fastidio, mi da proprio fastidio perché io non ce l’ho con i cinesi, tu vuoi star lì, fai il tuo mestiere ma fallo in maniera decorosa, rispetta il decoro, rispetta gli altri. Noi abbiamo organizzato “puliamo il nostro quartiere”! (Mariella, 67 anni, dirigente d’azienda in pensione. Intervistata nell’aprile 2013). L’intervistata fa riferimento a un progetto di educazione al conferimento dei rifiuti realizzato in collaborazione con l’Azienda Milanese Servizi Ambientali (Amsa) di cui si è resa personalmente promotrice per il quartiere, sfruttando al meglio il capitale culturale e sociale a sua disposizione: abbiamo messo giù ’sto progetto, abbiamo telefonato all’Amsa, siamo andati in via Olgettina, mi sono rivolta al Comune, poi ho contattato questa mia amica che è giornalista affermata, famosa, abbiamo fissato l’appuntamento con l’amministratore delegato dell’Amsa, presentato il progetto, ci hanno dato l’ok, siamo venute qua un sabato, ah, sono andata dal prete, don Liu, gli ho detto adesso mi dai un po’ di ragazzi che fanno da traduttori, abbiamo fatto scrivere in cinese tutto il decalco su come si conferisce l’immondizia (Mariella, nella stessa intervista). ! 39! Questa testimonianza esemplifica chiaramente gli effetti “erosivi” della diversità tra diverse classi sociali (Hackworth and Smith, 2001) e delle più comuni pratiche di convivenza a livello di quartiere: ma non si educa, non si educa... sono tutti uguali, tu magari li pigli singolarmente, qualcuno intelligente lo trovi, il resto sono proprio dei muli da lavoro, degli asini da soma. Capito? tu il sabato e la domenica sono tutti aperti, non è che li vedi, non è gente che si gode la vita, questi lavorano e basta! (Mariella, nella stessa intervista). Come vedremo nelle conclusioni, più che un problema di effettivo conflitto, la questione sembra intrecciare considerazioni relative alla sicurezza e al decoro “estetico” dello spazio pubblico di via Sarpi, delineando sia valutazioni morali (Manzo, 2013b, p. 49) che la necessità di manifestare (e produrre) lo status sociale (Mills, 1951) dei residenti di classe medio-alta. Con la nuova isola pedonale sono, inoltre aumentate il numero e la tipologia di manifestazioni culturali. Se storicamente esse comprendevano solo la tradizionale festa di via e il capodanno cinese, attualmente il quartiere è costantemente coinvolto in iniziative che sottolineano la «crescita dell’economia degli eventi di questo territorio» (Citroni, 2012, p. 90). Tuttavia, la possibilità di rimodellare pratiche urbane attraverso la messa in scena di festival (Johansson and Kociatkiewicz, 2011) più che a obiettivi di inclusione sembra rispondere a strategie di promozione urbana e consumo di quella “esperienza di socialità” generata dall’evento stesso. “Arte in Sarpi 2013”, ad esempio, mette in evidenza il tentativo di ricostruire una nuova “geografia del divertimento”, promuovendo quei negozi considerati più “qualificati”. Durante la manifestazione un centinaio di artisti e designer si sono riappropriati delle vetrine di ristoranti, barbieri, macellai, perfino di balconi, come fossero gallerie espositive non convenzionali. Una rappresentazione artistica del quartiere curata anche attraverso 18 19 la realizzazione di un filmato promozionale , un apposito blog , e una più generale eco mediatica come si evidenzia dal titolo di questo articolo: «Con 20 l’arte trasformiamo Chinatown» . Sempre nel 2013, a solo un mese di distanza, venne anche organizzata la prima edizione di “Jazz in Sarpi”, una manifestazione che riporta nuovamente in via Sarpi l’arte, insieme alla musica, al cibo e al vino, installando palchi temporanei davanti alle vetrine di bar e ristoranti. A far parte del comitato promotore di entrambe le iniziative ! 18 Teaser promozionale realizzato da Giacomo Favilla: https://youtu.be/g1EnTSSIRzc. Riferimenti: www.arteinsarpi.wordpress.com. 20 Articolo a cura di Luca Testoni apparso su Il Giornale dell’8 giugno 2013. 19 ! 40! uno dei membri dell’associazione Sarpi doc, il proprietario di una storica panetteria di quartiere: «l’obiettivo non è riqualificare solo la strada e darle una veste commerciale più in sintonia con l’Expo, ma rilanciare tutta la zo21 na che diventerà un polo strategico» . Questi passaggi fanno emergere un quadro composito di attori e interessi economico-finanziari che, in nome del benessere della comunità, legittimano un’agenda politica territoriale che promuove investimenti strutturali e sui servizi tesi in realtà a valorizzare le rendite fondiarie (Logan and Molotch, 1987; Molotch, 1976). Ciò in virtù di quel processo di ritorno alla vita urbana per il quale «il terreno del centro città è improvvisamente prezioso di nuovo, perversamente redditizio» (Smith, 1996, p. 6). Un altro esempio paradigmatico ci viene offerto dall’installazione posta 22 in via Sarpi in occasione dell’edizione 2013 del Fuorisalone Sarpi Bridge . L’opera, raffigurante esternamente un contenitore per il take away di cibo, offre all’interno una tradizionale rappresentazione cinese. Il progetto realizzato dagli artisti e attivisti di Far Waste ha costituito una sorta di spin-off milanese di “Paratissima”, famosa rassegna di arte di strada che dal 2008 23 coinvolge il quartiere multi-etnico di San Salvario a Torino. È significativo osservare come, nei processi di valorizzazione della diversità dei quartieri multi-etnici, i flussi di capitale si muovano strategicamente da una destinazioni dell’industria culturale e creativa (Paratissima a Torino) all’altra (Fuori-salone del mobile a Milano). La valorizzazione urbana si declina anche attraverso l’innovatività, come quella apportata da due diversi servizi presenti in via Sarpi: “Impact Hub” e “Presso”. Il primo è un nodo di una rete internazionale di coworking: uno spazio di apprendimento e un incubatore dove giovani imprenditori e creativi possono accedere a risorse, sviluppare relazioni e individuare opportunità. Il secondo, invece, è una start-up progettata da tre giovani imprenditori che propone cucine con spazi living in affitto. Questi due luoghi in comune non hanno solo via Sarpi come sede, ma piuttosto una specifica filosofia della condivisione di esperienze; condivisione è infatti il concetto chiave sia per coloro che ogni giorno “fanno network” a Impact Hub, che per i clienti di Presso, il primo Cook Sharing italiano: ! 21 Laura Asnaghi, “Via Sarpi, un tetto di cristallo per la ‘galleria’ di Chinatown”, la Repubblica del 23 luglio 2013. 22 Iniziativa interamente dedicata al design orientale e collegata agli eventi organizzati a Milano durante il Salone del Mobile. 23 Per un approfondimento del caso torinese di San Salvario si veda Bolzoni (2012), anche in riferimento allo studio sul processo di gentrificazione di Porta Palazzo (Semi, 2004). ! 41! alla fine è questo che si ricerca, viviamo in una società in cui non è il bene in sé a essere l’oggetto della scelta ma sono i valori che sono costruiti sopra quel bene che danno senso al prezzo di quel bene, bene o servizio, nel nostro caso è un servizio, quindi, dal mio punto di vista quello che manca oggi è proprio quell’atmosfera, domestica in questo caso! (Fabio, 32 anni, socio fondatore di Presso. Intervistato nel febbraio 2013). Questi casi illustrano come siano gli intermediari del processo di gentrificazione, gli imprenditori, a far vivere ai clienti «un’esperienza significativa, indurli a sentire in un certo modo, fornire loro una serie di strumenti cognitivi e emotivi per leggere e per godere della scena in cui stanno entrando» (Sassatelli, 2004, p. 204). Si rafforza nuovamente la tesi che il settore dedicato all’ospitalità, alla ristorazione e al più generale intrattenimento stia tematizzando la più recente trasformazione di via Sarpi. Investimenti che spingono verso un’“economia dell’esperienza” (Pine and Gilmore, 2011) e dell’evento-spettacolo, collegate a loro volta ai processi di estetizzazione urbana. 4.2. Le aspettative sul futuro: pericoli, sfide e opportunità della differenza I progetti futuri dell’intorno del quartiere Canonica-Sarpi sostengono nuovamente la tesi degli interessi di valorizzazione dell’area. Tali iniziative, già promosse dalla precedente giunta, erano esplicitamente volte ad attirare una nuova “classe creativa”: Noi vogliamo i creativi e i giovani a Milano, si potrebbe parlare di gentrificazione di giovani universitari che noi vorremmo che accadesse. Io dico che, al di là dei termini, la vera partita è che una città deve riuscire a generare condizioni di attrattività forte e scegliere chi vuole attirare (Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo del Territorio durante la giunta Moratti. Intervistato nel novembre 2008). Nello specifico, la recente trasformazione urbanistica dell’area che si snoda tra viale Crispi e viale Pasubio per oltre 17.000 mq ha dato vita al progetto Porta Volta, curato dal noto architetto Herzog. Due nuove strutture gemelle ospiteranno i nuovi uffici della casa editrice Feltrinelli, insieme a spazi per conferenze, negozi, una libreria e parcheggi sotterranei. Una terza struttura sarà dedita a uffici del Comune, il tutto contornato da verde, percorsi pedonali e ciclabili. A questa si affianca la riqualificazione dell’area ex Enel di fronte al cimitero Monumentale: un cantiere di circa 31.000 mq, oltre 60 milioni di investimento per realizzare un hotel, negozi, uffici, abitazioni e la nuova ! 42! sede dell’ADI, l’Associazione per il design industriale, con un museo dedicato. La connessione diretta con il sistema metropolitano milanese della nuova fermata della linea 5 migliorerà infine le possibilità di accesso al quartiere, aumentandone anche i valori immobiliari. Rispetto alla vita di quartiere, ci si chiedeva se fosse ancora possibile parlare di linee di tensione e conflitto, soprattutto per i residenti, che vivono narrative legate all’ambiguità dell’intervento di riqualificazione del commercio cinese, caratterizzate da informazioni contraddittorie, timori per quanto “succederà” e aspettative sul futuro. Io dico che la pedonalizzazione è uno degli elementi più importanti e lo rivendico come una nostra azione. Quello che io credo non siamo riusciti… ho ancora il timore della deriva verso una Chinatown… dove la Chinatown in senso negativo possa realizzarsi, dove di fatto diventi un quartiere dove vivano altre regole (Pier Franco, 71 anni, ingegnere in pensione, Presidente dell’Associazione Vivisarpi. Intervistato nel giugno 2014). La pedonalizzazione di via Sarpi ha di fatto migliorato la qualità dello spazio pubblico e le problematiche di congestione da carico/scarico sono per lo più relative solo alle strade interne al quartiere. Nonostante i piccoli disagi quotidiani sofferti dai residenti, gli intervistati condividono, l’opinione che il vantaggio offerto dalla qualità pedonale non solo abbia 24 contribuito alla ripresa commerciale ma aumenti la visibilità stessa del quartiere: «ora la gente viene qui anche perché è diventato un luogo innovativo, per il fatto di essere una “Chinatown”». Una chiara linea di divisione è ancora presente al livello dei comitati e delle associazioni di quartiere. Catalizzando interessi differenti (residenza, commercio, opportunità di investimento, promozione culturale e aggregazione) questi gruppi anziché integrarsi, agiscono in modo frammentato nonostante i tentativi di facilitazione del tavolo interzonale Sarpi25. Una possibile chiave di lettura viene offerta da Francesco, presidente dell’Unione dei giovani imprenditori italocinesi (Uniic) e attuale referente di Associna Nord Italia: Tra i nostri obiettivi c’è rilanciare un’immagine diversa dell’imprenditore cinese! Poi c’è quello del dialogo con le istituzioni, mettersi a disposizione come mediatori e poi fare dell’integrazione economica, cioè iniziare a dialogare con le varie associazioni di categoria, Con- ! 24 I negozi al dettaglio hanno sofferto una particolare crisi nelle fasi di riqualificazione di via Sarpi, causata dalla chiusura al traffico veicolare per realizzare la prima ZTL nel dicembre 2008 e per le successive opere di pedonalizzazione terminate nel 2011. 25 Istituito dai Consigli di Zona 1 e 8 del Comune di Milano. ! 43! fartigianato, Confcommercio e anche questo lo stiamo facendo pian piano (Francesco, 34 anni, imprenditore, Presidente Uniic e referente Nord Italia per Associna. Intervistato nell’aprile 2013). Il giudizio complessivo dei rappresentanti dei comitati e delle associazioni è che nel quartiere «non c’è una coesione», nonostante le promesse «non si vede poi nei fatti»; l’interesse strategico delle nuove trasformazioni alle porte del quartiere sembra mettere, tuttavia, d’accordo i diversi gruppi di interesse, producendo nuovi “desideri e opportunità”. Come evidenziato dai risultati di un laboratorio sperimentale di quartiere, la posizione centrale, il patrimonio architettonico e il contesto multiculturale vengono interpretati come risorse atte a realizzare un polo culturale che possa fare sia da «coordinamento estetico» (miglioramento dell’arredo urbano e delle pratiche d’uso di commercianti e visitatori) che da attrattore per attività di marketing territoriale. Residenti e commercianti, italiani e cinesi, ritengono che l’aspetto culturale possa rappresentare il focus della rinascita di una “nuova Chinatown”, come si discuterà nelle conclusioni. Conclusioni: lo spettacolo della “nuova Chinatown” di Milano La valorizzazione di via Sarpi costruita principalmente attraverso la trasformazione del “panorama” commerciale e dei servizi del suo nuovo spazio pubblico pedonale, sottolinea il maggior ruolo giocato dal Comune e dagli imprenditori, etnici e non, della città. Questo approccio alle politiche urbane “istiga il riallineamento delle attività di pianificazione del governo locale verso forme più business-friendly, spiega Kelly: segnalando, in linea con le tendenze a livello internazionale, l'adozione di forme più imprenditoriali e neoliberiste di governance urbana, riorientando il modello tradizionale di welfare locale a favore di politiche volte ad attrarre il capitale finanziario globale, promuovendo strategie di sviluppo economico locale e riqualificazione di aree ex-industriali o centrali della città (Kelly, 2014, p. 176). Nel caso di via Sarpi il governo locale ha promosso la riqualificazione attraverso una regolamentazione indiretta che, a partire dal 2007, ha influenzato la tipologia degli investimenti commerciali dell’area, quello che Hagemans et al. definiscono «l’ABC della gentrification: gallerie d’arte, boutique e caffè» (2015, p. 108). L’obiettivo principale non sembra più essere quello di eliminare la presenza etnica, bensì aiutare gli imprenditori ! 44! cinesi a migliorare la qualità estetica dei propri negozi al fine di attrarre una clientela più borghese. Residenti e visitatori sembrano oggi apprezzare lo spettacolo multi-etnico della “nuova Chinatown” come forma di autenticità “visuale” (Zukin, 2010), escludendo però quegli elementi dell’autenticità (e quindi della diversità) che provocano disagio, o disilludono le aspettative di classe medio-alta. Allo stato attuale non è ancora possibile una valutazione netta sugli effetti di lunga durata di questa trasformazione urbana. Chiaramente è emersa la capacità di adattamento imprenditoriale cinese, che ha saputo rispondere alle pressioni politico-amministrative del Comune giocando un ruolo attivo e propositivo nella riconversione commerciale di via Sarpi. Tuttavia, le politiche attuate in risposta alla protesta, limitandosi a produrre spazi di consumo per promuovere gli investimenti, non sono state in grado di sviluppare forme inclusive di partecipazione e coesione sociale nella comunità (Alietti, 2009). Come sottolinea Vitale: «molti confitti urbani non sembrano reclamare né un diritto alla città, né tanto meno una sorta di rivoluzione urbana per l’estensione dei diritti di cittadinanza» (2012, p. 13). Le contestazioni spaziali nei quartieri multietnici evidenziano invece il sintomatico fallimento delle istituzioni politiche e di quella leva “territoriale” che potrebbe invece guidare processi di cambiamento virtuosi (Bifulco and Bricocoli, 2010). Occorrerebbe rivalutare azioni community-based, che permettano lo sviluppo di spazi relazionali inclusivi nei contesti di cambiamento, processi partecipativi che restano un’opportunità sperimentata solo da piccole realtà del privato sociale. Come evidenziano Barberis et al., il governo di Milano sembra non essere in grado di «fare i conti con la diversità» (2014, p. 33), sia per motivi strutturali (distanza dalla società civile, difficoltà a definire obiettivi chiari e priorità) che contingenti (mancanza di risorse a causa della crisi economica, politiche migratorie ancora in fase embrionale). Analizzando longitudinalmente il processo di gentrificazione di via Sar26 pi si può concludere che le politiche urbane atte a disincentivare il commercio etnico di bassa qualità e a favorire il settore dell’intrattenimento, l’attenzione mediatica nata dalla rivolta cinese del 2007 e successivamente alimentata dalle azioni di “visibilità” operate dai vari gruppi di interesse, insieme alle opere di riqualificazione urbana, ai nuovi progetti strategici ! 26 L’indisponibilità di dati per verificare il cambiamento di classe tra i residenti del quartiere è uno dei limiti di questa ricerca. Inoltre, a causa degli effetti della crisi economica del 2008, si è deciso di non considerare l’andamento dei valori immobiliari nel quartiere, anche se stime a fine 2009 attestavano un aumento dell’8% per gli edifici pre-guerra, e del 14% per quelli moderni, con un picco di incremento negli affitti del 13% nel 2011, al tempo della completa pedonalizzazione di via Sarpi (Focus città di Casa24 Plus de Il Sole 24 ore, feb. 2015). ! 45! dell’intorno e a un più generale processo di “estetizzazione” e (ri)costruzione culturale operato dagli imprenditori locali, hanno promosso la Chinatown a nuovo landmark di Milano, nell’ottica delle strategie di rigenerazione e city marketing della città (Vicari Haddock and D’Ovidio, 2010; Vicari Haddock, 2009). Un risultato che attraverso un’apparente confusione tra interessi privati e pubblici, la combinazione di sregolazione, interventi di securizzazione e valorizzazione, sembra ancora una volta produrre un’idea neoliberale di politica urbana (Monteleone e Manzo, 2010). Una politica che assume sempre più il ruolo di “agente” del capitale (Smith, 2002). It’s wonderful, it’s wonderful, it’s wonderful, good luck my babe (P. Conte, “Vieni via con me”, 1981) Riferimenti bibliografici Aalbers M.B. (2011). A Socio-Spatial Approach. In: Place, Exclusion, and Mortgage Markets. Oxford: Wiley-Blackwell. Alietti A. (2009). Quei soggetti spinti ai confini della società. Note critiche sul concetto di coesione sociale. Animazione Sociale, 6-7: 12-19. Alietti A. (2012). Stigmatizzazione territoriale, stato di eccezione e quartieri multietnici: una riflessione critica a partire dal caso di Milano. In: Cancellieri A. e Scandurra G., a cura di, Tracce urbane. Alla ricerca della città. Milano: FrancoAngeli. Allasino E., Bobbio L. and Neri S. (2000). Crisi Urbane: che cosa succede dopo? Le politiche per la gestione della conflittualità legata all’immigrazione. Polis XIV(3): 431-49. DOI: 10.1424/2849 Annunziata S. (2009). Urbanity and Desire: neighbourhood change in contemporary economy. The case of Brooklyn. In: Qu L., Yang C., Hui X. et al., eds., The new urban question. Urbanism beyond neo-liberalism. Delft: International Forum on Urbanism. Annunziata S. (2014). Gentrification and Public Policies in Italy. In: Calafati A.G. (ed.), The Changing Italian Cities: Emerging Imbalances and Conflicts, L’Aquila: GSSI Urban Studies, Working Papers, 6. Annunziata S. and Manzo L.K.C. (2013). Desire for Diversity and Difference in Gentrified Brooklyn. Dialogue between a Planner and a Sociologist. Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali, 6: 71-88. DOI: 10.1400/218589 Arrigoni P. (2011). Terre di nessuno. Come nasce la paura metropolitana. Milano: Melampo. Barberis E., Kazepov Y. and Angelucci A. (2014). Urban Policies on Diversity in Milan, Italy. Urbino: DESP, Università di Urbino Carlo Bo. Bell D. (2007). The hospitable city: social relations in commercial spaces. Progress in Human Geography, 31(1): 7-22. DOI: 10.1177/0309132507073526. ! 46! Bifulco L. and Bricocoli M. (2010). Organizing urban space. Tools, processes and public action. In: Colletta C., Sonda G. e Gabbi F. (eds.), Urban Plots, Organizing Cities. London: Ashgate, pp. 67-84. Bolzoni M. (2012). Bottom-up initiatives and urban regeneration. An exploration of the case of San Salvario’s neighbourhood, Turin. Working Paper presented at the conference «Rethinking Urban Inclusion: Spaces, Mobilisations, Interventions», University of Coimbra. Bourdieu P. (1984). Distinction: A Social Critique of the Judgement of Taste. Cambridge: Harvard University Press. Brenner N. and Theodore N. (eds.) (2002). Spaces of Neoliberalism: Urban Restructuring in North America and Western Europe. Oxford: Blackwell. Briata P. (2013). Conflitti, risorse e politiche territoriali nella “Chinatown” di Milano: narrazioni a confronto. Archivio di Studi Urbani e Regionali, 106: 134-141. DOI: 10.3280/ASUR2013-106012. Bricocoli M. e Cucca R. (2012). Mix Sociale: da categoria analitica a strumento delle politiche? Una riflessione a partire dal caso milanese, Archivio di Studi Urbani e Regionali, 105: 143-152. DOI: 10.3280/ASUR2012-105013 Bridge G. (2001). Estate Agents as Interpreters of Economic and Cultural Capital: The Gentrification Premium in the Sydney Housing Market. International Journal of Urban and Regional Research, 25(1). DOI: 10.1111/1468-2427.00299 Brown-Saracino J. (2009). A Neighborhood That Never Changes: Gentrification, Social Preservation, and the Search for Authenticity. Chicago: University of Chicago Press. Cancellieri A. (2014). Giustizia spaziale: una nuova prospettiva per gli studi sull’immigrazione!? Mondi Migranti, 1: 121-136. DOI: 10.3280/MM2014-001008 Cancellieri A. e Ostanel E. (2014). Immigrazione e giustizia spaziale. Pratiche, politiche e immaginari. Mondi Migranti, 1: 23-24. DOI: 10.3280/MM2014-001003 Caselli D. and Ferreri M. (2013). Acting in the emerging void. Notes on gentrification at Isola. In: Isola Art Center (ed.), Fight-Specific Isola: Art, Architecture, Activism and the Future of the CityMil. Milano: Archive Books, pp. 335-361. Citroni S. (2012). Rigenerare la vita pubblica con il barbecue?, Animazione Sociale, 42: 89-98. Clark E. (1998). The rent-gap and transformation of the built environment: case studies in Malmo 1860-1985. Geografiska Annaler Series B Human Geography, 70(2): 241-254. Cologna D e Mancini L. (2000). Inserimento socio-economico e percezione dei diritti di cittadinanza degli immigrati Cinesi a Milano. Una ricerca pilota. Sociologia del diritto, 3. Fainstein S., Gordon I. and Harloe M. (eds.) (1992). Divided Cities: New York and London in the Contemporary World. Oxford: Blackwell. Glass R. (1964). Introduction: Aspects of change. In: Centre for Urban Studies (ed.), London: Aspects of Change, MacKibbon e Kee, pp. Xiii-xlii. ! 47! Hackworth J. and Smith N. (2001). The changing state of gentrification. Tijdschrift voor Economische en Sociale Geografie, 92(4): 464-477. DOI: 10.1111/1467-9663.00172 Hagemans I., Hendriks A., Rath J. et al. (2015). From Greengrocers to Cafés: Producing Social Diversity in Amsterdam. In: Zukin S., Kasinitz P. and Chen X., eds., Global Cities, Local Streets: Everyday Diversity from New York to Shanghai. New York: Routledge, pp. 90-119. Harvey D. (1973). Social Justice and the City. London: Edward Arnold. Hatziprokopiou P. and Montagna N. (2012). Contested Chinatown: Chinese migrants’ incorporation and the urban space in London and Milan. Ethnicities 12(6): 706-729. DOI: 10.1177/1468796811434909 Hyra D.S. (2014). The back-to-the-city movement: Neighbourhood redevelopment and processes of political and cultural displacement, Urban Studies, 52(10): 1753-1773. DOI: 10.1177/0042098014539403. Johansson M. and Kociatkiewicz J. (2011). City festivals: creativity and control in staged urban experiences, European Urban and Regional Studies, 18(4): 392405. DOI: 10.1177/0969776411407810 Kelly S. (2014). Taking Liberties: Gentrification as Neoliberal Urban Policy in Dublin. In: MacLaran A. and Kelly S., eds., Neoliberal Urban Policy and the Transformation of the City: Reshaping Dublin. Basingstoke: Palgrave MacMillan. Lamont M. and Fournier M. (eds.) (1992). Cultivating Differences: Symbolic Boundaries and the Making of Inequality. Chicago: University of Chicago Press. Lamont M. and Molnár V. (2002). The study of boundaries in the social sciences, Annual Review of Sociology, 28(1): 167-195. DOI: 10.1146/annurev.soc.28.110601.141107. Lees L., Slater T. and Wyly E.K. (2008). Gentrification. London: Routledge. Ley D. (1987). Reply: The Rent Gap Revisited, Annals of the Association of American Geographers. 77(3): 465-468. Ley D. (2003). Artists, aestheticisation and the field of gentrification, Urban Studies, 40(12): 2527-2544. DOI: 10.1080/0042098032000136192 Logan J.R. and Molotch H.L. (1987). Urban Fortunes: The Political Economy of Place. Los Angeles: University of California Press. Manzo L.K.C. (2007). Milano, Via Paolo Sarpi, 12 Aprile 2007. La rappresentazione orientalistica di una rivolta urbana. Tesi Triennale, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Milano. Manzo L.K.C. (2012a). On People In Changing Neighborhoods. Gentrification and Social Mix: Boundaries and Resistance. A comparative ethnography of two historic neighborhoods in Milan (Italy) and Brooklyn (New York, USA), Cidades, Comunidades e Territórios, 24: 1-29. Manzo L.K.C. (2012b). Paesaggi ibridi della (nella) città diffusa. Via (da) Paolo Sarpi. Una ricerca etnografica nella Chinatown di Milano. In: Zanni F., ed., Urban Hybridization. Milano: Maggioli. ! 48! Manzo L.K.C. (2013a). Gentrificación de sensibilidades. Política y estética en un barrio en transformación de la Ciudad de Nueva York, Quid 16. Revista de Área de Estudios Urbanos, 3: 62-94. Manzo L.K.C. (2013b). Il Quartiere: il nostro campo di gioco. Verso una sociologia ‘spazialista’. Bologna: I libri di Emil. Marcuse P. (1985). Gentrification, abandonment, and displacement: Connections, causes, and policy responses in New York City, Journal of Urban and Contemporary Law, 28: 195-240. Marcuse P. (1989). ‘Dual city’: a muddy metaphor for a quartered city, International Journal of Urban and Regional Research, 13(4): 697-708. Marcuse P. (1993). What’s So New About Divided Cities?, International Journal of Urban and Regional Research, 17(3): 355-365. Marzorati R. (2010). «Non c’entrano niente con la via» Rappresentazioni della differenza e immaginari urbani nella trasformazione commerciale di due quartieri a Milano. Rassegna Italiana di Sociologia 3: 485-510. DOI: 10.1423/32951 Mills C.W. (1951). White Collar: The American Middle Classes. Oxford: Oxford University Press. Mollenkopf J.H. and Castells M. (1991). Dual City: Restructuring New York. New York: Russell Sage Foundation. Molotch H.L. (1976). The City as a Growth Machine: Toward a Political Economy of Place. American Journal of Sociology, 82(2): 309-332. Monteleone R. e Manzo L.K.C. (2010). Un quartiere storico in fuga dal presente. In: Bricocoli M. e Savoldi P., a cura di, Downtown Milano. Azione pubblica e luoghi dell’abitare. Milano: Et Al. Edizioni. Motta P. (2005), Il modello insediativo degli immigrati stranieri a Milano. ACME – Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, LVIII(I): 303-34. Musterd S. (2005). Social and ethnic segregation in Europe: Levels, Causes, and Effects. Journal of Urban Affairs, 27(3): 331-48. DOI: 10.1111/j.0735-2166.2005.00239.x Pine II B.J. e Gilmore J.H. (2011). The Experience Economy. Boston, MA: Harvard Business Press. Poggio T. (2012). The housing pillar of the Mediterranean welfare regime: relations between home ownership and other dimensions of welfare in Italy. In: Ronald R. and Elsinga M., eds., Beyond Home Ownership. Housing, welfare and society. New York: Routledge. Said E.W. (1978). Orientalism. New York: Pantheon Books. Sandercock L. and Attili G. (2014). Changing the Lens: Film as Action Research and Therapeutic Planning Practice, Journal of Planning Education and Research, 34(1): 19-29. DOI: 10.1177/0739456X13516499 Santoro M., Sassatelli R. e Semi G. (2008). Quello che i consumi rivelano: spazi, pratiche e confini del ceto medio. In: Bagnasco A., ed., Ceto medio. Perché e come occuparsene. Bologna: il Mulino. Sassatelli R. (2004). Consumo, cultura e società. Bologna: il Mulino. ! 49! Sassatelli R. (2007). Consumer culture: History, theory and politics. London: Sage Publications. Semi G. (2004). Il quartiere che (si) distingue. Un caso di «gentrification» a Torino, Studi Culturali, 1(1): 83-107. DOI: 10.1405/13254 Slater T. (2009). Missing Marcuse: On gentrification and displacement, City, 13(2): 292-311. DOI: 10.1080/13604810902982250 Slater T. (2013). Gentrification of the City. In: Bridge G. and Watson S., eds., The New Blackwell Companion to the City. Oxford: Wiley-Blackwell. Smith N. (1979). Toward a Theory of Gentrification A Back to the City Movement by Capital, not People, Journal of the American Planning Association, 45(4): 538-548. Smith N. (1996). The New Urban Frontier: Gentrification and the Revanchist City. New York: Routledge. Smith N. (2002). New Globalism, New Urbanism: Gentrification as Global Urban Strategy, Antipode, 34(3): 427-450. DOI: 10.1111/1467-8330.00249 Tarantino M. and Tosoni S. (2009). The Battle of Milan: Social Representations of The April 12th Riots by two Italian Chinese communities. In: Johanson G., Smyth R. and French R., eds., Living Outside the Walls: the Chinese in Prato. London: Cambridge Scholar Publishing. Tissot S. (2014). Loving Diversity/Controlling Diversity: Exploring the Ambivalent Mobilization of Upper-Middle-Class Gentrifiers, South End, Boston, International Journal of Urban and Regional Research, 38(4): 1181-1194. DOI:10.1111/1468-2427.12128 Vicari Haddock S. (2009). La rigenerazione urbana: un concetto da rigenerare. In: Vicari Haddock S. and Moulaert F., eds., Rigenerare la città. Pratiche di innovazione sociale nelle città europee. Bologna: il Mulino. Vicari Haddock S. e D’Ovidio M. (2010). Introduction. In: Vicari Haddock S., ed., Brand-building: The Creative City. A critical look at current concepts and practices. Firenze: Firenze University Press. Vitale T. (2012). Conflitti urbani nei percorsi di cittadinanza degli immigrati. Una introduzione, Partecipazione e conflitto, 3: 5-20. DOI: 10.3280/PACO2012-003001 Zukin S. (1998). Urban Lifestyles: Diversity and Standardisation in Spaces of Consumption, Urban Studies, 35(5-6): 825-839. Zukin S. (2008). Consuming Authenticity. Cultural Studies. 22(5): 724-748. DOI: 10.1080/09502380802245985 Zukin S. (2010). Naked City. The death and life of authentic urban places. New York: Oxford University Press. Zukin S., Kasinitz P. and Chen X. (eds.) (2015). Global Cities, Local Streets Everyday Diversity from New York to Shanghai. New York: Routledge. ! 50!