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Arturo Giovannitti (1884-1959)
Cosmo Iannone Editore
in copertina:
Figli di lavoratori di Lawrence (MA), ospitati presso famiglie di simpatizzanti di New York
durante lo sciopero del 1912 (19 febbraio 1912, Archivio Reinhard Schultz)..
© Copyright 2011
Cosmo Iannone Editore
Via Occidentale 9, 86170 Isernia,
tel./fax 0865.414694 – tel. 0865.404043
e-mail: iannonec@tin.it
http://www.cosmoiannone.it
Prima edizione ottobre 2011
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forma e con qualsiasi mezzo sono proibite senza il consenso scritto dell’Editore.
All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system,
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Rosanna Carnevale
Direttore di collana
Norberto Lombardi
Grafica/Editing
Sigmastudio, Isernia, via Giovanni XXIII, 145
ISBN 978-88-
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13
Il suo e il nostro tempo
Norberto Lombardi
31
Il Molise del giovane Giovannitti
Gino Massullo
59
Arturo Giovannitti e la sua America
Rudolph J. Vecoli
75
A cento anni dai Wobblies
Emilio Franzina
87
Il dirigente sindacale e politico
Marcella Bencivenni
103
La risposta italiana al processo di Salem
Antonio D’Ambrosio
129
L’impegno antifascista
Fraser M. Ottanelli
139
Arturo Giovannitti e l’establishment letterario americano
Luigi Bonaffini
153
Echi autobiografici nell’opera di Giovannitti
Renato Lalli
171
L’isola di Arturo. Giovannitti prosatore
Martino Marazzi
179
Arturo Giovannitti direttore di «Vita»
Luigi Fontanella
193
«Dove ieri fu serva, sia oggi consocia»: la condizione
della donna secondo Arturo Giovannitti
Bénédicte Deschamps
205
Giovannitti a Hollywood: un paradigma indiziario
Giuliana Muscio
221
Giovannitti e Tusiani: profilo di un’amicizia.
Con due lettere di Giovannitti
Cosma Siani
237
«Il cammino è nell’andare»: ridefinire l’utopia
Goffredo Fofi
245
Tra militanza e letteratura
Sebastiano Martelli
251
Quei mercoledì “francescani”
Joseph Tusiani
APPENDICE
255
Il movimento innocentista in Italia e nel Molise
Vincenzo Lombardi
289
Documenti
a cura di Vincenzo Lombardi
385
Bibliografia
a cura di Vincenzo Lombardi
387
393
429
437
Avvertenze
Bibliografia
Indice cronologico
Fonti archivistiche
Il movimento innocentista in Italia e nel Molise
Vincenzo Lombardi
1. Il caso Giovannitti e la stampa molisana1
Il caso Giovannitti-Ettor conquista velocemente le pagine e l’attenzione della
stampa statunitense e di quella internazionale. Con un certo ritardo compare
sulla stampa molisana, infatti sale agli onori della cronaca solo nell’estate del 1912.
I primi articoli, ad oggi rinvenuti, vengono pubblicati dal quindicinale politico
anticlericale «La lotta» di Agnone, diretto da Adolfo Musto, e da «Battaglie di lavoro» di Campobasso, diretto da Luigi Di Toro.
Del resto, anche sui periodici nazionali, nonostante i molti articoli dedicati
allo sciopero di Lawrence, la vicenda dei due sindacalisti arrestati assume ampio
rilievo e notorietà non prima della primavera inoltrata. Solo ad agosto, infatti, i giornali molisani scrivono: «Si è parlato diffusamente in questi giorni sui
maggiori giornali d’Italia, della inaudita e barbara rappresaglia del capitalismo
americano».2
Lo sciopero di Lawrence scoppia il 13 gennaio e si protrae fino a marzo;3 Anna Lo Pizzo viene assassinata la sera del 29 gennaio. Ettor e Giovannitti, accusati
dell’omicidio,4 vengono arrestati nella notte e non viene loro concessa la libertà su
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4
Devo un ringraziamento a Dante Gentile Lorusso per le segnalazioni (e per le immagini) che mi
ha fornito.
Emilio Jammarino, “Per una estrema violenza”, «Battaglie di lavoro», II, 10 agosto 1912, n. 22, p. 1.
A fine marzo lo scontro è ancora molto duro; la posizione degli scioperanti italiani è particolarmente ferma, soprattutto dopo l’incarcerazione di Ettor e Giovannitti, cfr “Strikers ignore injunction”, «The Mathews journal» (Virginia), 21 marzo 1912, p. 6.
“Evidence looks bad for strike leader”, «Salt Lake Telegram», 13 febbraio 1912, p. 1: Lawrence Mass
Feb 13 – Sleep in the daytime and at night prowl around like wild animals and look for blood. At
night you can knock in the heads of the scabs. In a few days we will be able to count the broken
heads and they won’t be on our side. These and similar statements were ascribed to Arturo Giovannitti by Charles Bengardo, an Italian detective, who was a witness at the trial today of Giovannitti and strike leader J. G. Ettor both charged with being accessories to the murder of Anna
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Sono accusati di “accessorietà in omicidio” e di “istigazione alla rivolta” in base alle Revised Laws, cap. 215, sez. 2 e 3 dello Stato del Massachussets.6 Il 9
febbraio si svolge l’inchiesta preliminare e il 9 aprile il Gran Jury conferma l’accusa e ne aggiunge altre su querela delle compagnie tessili. In maggio si costituisce
il Comitato per la difesa (Defence Committee) che riceve il suo varo ufficiale con
il discorso, Dedicated to the World’s Workers, in Behalf of Ettor and Giovannitti by
the speaker, che William D. Haywood tiene il 21 maggio durante il “Pro Ettor and
Giovannitti Protest Meeting”, che si svolge presso la Cooper Union di New York.7
Molti giornali italiani pubblicano reportage sulle vicende dello sciopero di
Lawrence fino al suo epilogo che, come esito della resistenza dei “trustaioli”, porta
Ettor e Giovannitti verso il processo,8 più volte fissato e differito. Arrivano echi
della precoce organizzazione della “resistenza” americana, a cura del Partito socialista (Socialist Party of America), fra l’altro, destinata alla raccolta di fondi per
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Lopezzi killed in a textile strike here. Giovannitti, according to the witness, thus addressed a
crowd of strikers January 29 (Dormono di giorno e di notte si aggirano come animali selvatici
in cerca di sangue. Di notte si può picchiare sulla testa dei crumiri. Tra pochi giorni saremo in
grado di contare le teste rotte e non saranno dalla nostra parte. Queste e simili affermazioni sono state attribuite ad Arturo Giovannitti da Charles Bengardo, un detective italiano, che era un
testimone al processo di oggi a Giovannitti e al leader dello sciopero J.G. Ettor entrambi accusati
di essere responsabili dell’assassinio di Anna Lopezzi uccisa durante lo sciopero tessile. Giovannitti, secondo la testimonianza, in tal modo [si sarebbe rivolto] a una folla di scioperanti il 29
gennaio).
“Hold strike leaders”, «Salt Lake Telegram», 7 febbraio 1912, p. 2: Boston feb 7, In the supreme
court yesterday Judge Braley refused to grant a writ of habeas corpus for the release on bail
of Joseph J. Ettor and Arturo Giovannitti both of New New arrested at Lawrence last Weec
charged with being accessories to the murder of Miss Annie Lopezzi. The two men will remain
in jail until Friday Friday, when n their case will come up in the Lawrence police court for a
continued hearing” (Presso la Corte Suprema, ieri il giudice Braley ha rifiutato di concedere
un mandato di habeas corpus per il rilascio su cauzione di Joseph J. Ettor e Arturo Giovannitti
entrambi di New York, arrestati la scorsa settimana presso Lawrence accusati di essere responsabili dell’assassinio di Miss Annie Lopezzi. I due uomini resteranno in carcere fino a venerdì,
quando il loro caso sarà discusso presso la corte di polizia di Lawrence con aggiornamento
dell’udienza).
“Minaccia di condanna di morte a un molisano in America”, «La provincia di Campobasso»,
XVI, 25 agosto 1912, n. 21, p. 2.
Cfr William D. Haywood, Speech… On the Case of Ettor and Giovannitti, Lawrence, Ettor and
Giovannitti Defence Committee, [1912].
Cfr le corrispondenze del 7 febbraio e del 1 e 7 marzo da Sound Beach di Pietro Diana, “A Lawrence peggio che Russia. Gli italiani al disotto dei cinesi, Lawrence peggio della Russia” e “Altro
che Russia. Cosa fa il console italiano di Boston?”, «La propaganda», XIV, 24-25 febbraio 1912, n.
963, p. 3; 9-10 marzo 1912, n. 965, p. 2 e 16-17 marzo 1912, n. 966, p. 3. Cfr. anche Alberto Argentieri, Sindacati rossi e sindacati gialli in America. Lo sciopero di Lawrence, «La propaganda», XIV,
23-24 marzo 1912, n. 967, p. 2.
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efficace strategia comunicativa.9
L’azione che si va configurando e svolgendo in Italia, che sarà di fondamentale
importanza per l’esito finale del processo, in buona sostanza, si basa sul modello
già adottato negli Stati Uniti:
The Ettor-Giovannitti defense was organized along three lines: a legal, a publicity and
a financial department. All three were growths, dictated largely by the exigencies of the
defense. Geo. W. Roewer, Jr., of the Boston firm of Roewer and Mucci, was the foundation
stone of the legal department. The publicity department was in charge of Justus Ebert, for
the press, and Benj. Legere, for public speaking and general agitation purposes. The publicity department, at one time, supplied nearly 1000 publications daily with "write-ups."
These were most largely used by the Italian, the radical bourgeois, the Socialist, and the
labor press in the order given. That is to say, the best supporter of the Ettor-Giovannitti
defense was the Italian press, regardless of class interests or political belief.10
In Molise, il periodico locale «La lotta» del 10 agosto ripropone l’appello rivolto ai “lavoratori d’America” dal Comitato esecutivo nazionale del Socialist Party
of America. Il testo, dopo la narrazione dei fatti e dei pericoli insiti nelle modalità
di svolgimento della vicenda processuale, invita alla mobilitazione di tutti i lavoratori e alla raccolta di fondi per la difesa dei due sindacalisti. L’appello americano è preceduto da un’introduzione redazionale che subito connota una diversa
sensibilità, una differenza di approccio che si manifesta, soprattutto, nel diverso
linguaggio adottato. Il testo del SPofA, nonostante la fermezza dei contenuti, si
pone su un piano di “oggettività”, di stretto pragmatismo: denuncia i fatti, i modi,
i possibili sviluppi o effetti pericolosi sia sul piano delle relazioni socio-politiche e
sindacali, sia su quello più ampio di tipo culturale. Il redazionale del quindicinale
politico molisano, nonostante i contenuti proposti, largamente condivisi nell’ambito dello schieramento politico italiano dell’epoca, già dall’incipit colpisce per la
visione ideologizzata e per il tono retorico utilizzato.11
9
Essa si concretizza in varie forme di promozione dell’iniziativa, ad esempio nella diffusione di
cartoline con la foto dei due “prigionieri”, come quella che arriva al periodico napoletano «La
propaganda», a firma Giovannitti Ettor, con i «Saluti di un in pace dalla libera repubblica americana», cfr “Due socialisti alla sedia elettrica? Il processo per lo sciopero di Lawrence”, «La propaganda», XIV, 1-2 giugno 1912, n. 978, p. 1.
10 Justus Ebert, The Trial of a New Society. Being a Review of The Celebrated Ettor-GiovannittiCaruso Case, Beginning with the Lawrence Textile Strike that caused it and including the general strike that grew out of it., Illustrated with Portraits, Posters and Cartoons, Cleveland (Ohio),
I.W.W. Publishing Bureau, 1913, pp. 87-88.
11 «La repubblica dei plutocrati, dell’affarismo e della sedia elettrica, della carne umana in conserva
e delle ridicolaggini sta per compiere, dando prova di grande imbecillità, una grande scelleretez-
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prima pagina un lungo articolo firmato da Emilio Jammarino.12 Nell’intervento,
al fianco della posizione naturalmente antiamericana, dai toni meno accesi rispetto al precedente articolo, ma non meno forte nei contenuti, vengono introdotti
altri due temi problematici per gli italiani negli USA, largamente presenti nella
cultura americana di massa dell’epoca: il sentimento negativo verso gli emigranti
e lo spiccato anti italianismo.13 Jammarino ricorda l’importante presenza degli
emigrati italiani fra gli operai tessili di Lawrence e le loro pessime condizioni di
lavoro che portano molti senatori americani a definire lo sciopero “giustissimo”,
un vero e proprio “bellum servile”.14 La lettura dei fatti data da Jammarino oscilla fra una visione umanitaristica e una visione evangelica pauperistica che gli fa
definire “santa” la lotta operaia, in quanto combattuta in nome del “sacro diritto
alla vita”. Alle due visioni – solo sullo sfondo – associa l’idea di lotta di classe e ricostruisce il quadro degli eventi interpretandoli secondo tale impianto, all’interno
del quale trovano un senso la “lotta di liberazione” per l’abolizione della “schiavitù
bianca”, ispirata da un’idea «fulgente di giustizia e pietà» verso cui «ogni coscienza civile non può che provare un fremito di entusiasmo», da rivolgere, ad esempio,
contro l’operato della giustizia americana e contro alcuni comportamenti messi
in atto dalla polizia durante lo sciopero: un «attentato al diritto delle genti» e
dell’intera umanità.15 In conclusione, ragiona Jammarino, la linea di condotta dei
poteri economici e capitalisti americani, i “dominatori d’oltre mare”, è “gesuitica e
infame”. La battaglia va condotta in nome del più grande principio di libertà, quel
«Libero pensiero e libera azione» di ispirazione laica, repubblicana e mazziniana.
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za […] una grave accusa pesa sulle loro spalle ma essi son riusciti a dimostrare luminosamente
la loro innocenza […] si cerca di colpire i difensori dei diritti del proletariato […] ci auguriamo
che il nostro governo faccia energici passi per salvare dalla morte i due accusati», cfr “Per Ettor e
Giovannitti”, «La lotta», I, 10 agosto 1912, n. 14, p. 2.
Emilio Jammarino, Per una estrema violenza, cit.
Entrambi i temi furono utilizzati positivamente, e con grande efficacia, nella strategia elaborata
e condotta dalla difesa di Ettor e Giovannitti.
Lo sciopero, scrive Jammarino, è uno scontro fra la «borghesia che lotta per impinguare le proprie casseforti col sangue dei diseredati e la grande amorfa moltitudine che lotta per il pane, che
si trova a tu per tu con la miseria e la morte». 12 ore per mezzo dollaro sono «la vera apologia della fame e della miseria innanzi a cui non arrossiscono i panciuti ed impomatati capitalisti della
repubblica delle stelle», cfr Emilio Jammarino, “Per una estrema violenza”, cit.
Suscitò particolare scalpore l’intervento violento della polizia, “randelli alla mano”, contro le
madri che avevano accompagnato i figli alla stazione ferroviaria diretti verso le “964 case della
migliore aristocrazia” americana, cfr. Emilio Jammarino, Per una estrema violenza, cit.; Alberto
Argentieri, “Sindacati rossi e sindacati gialli in America. Lo sciopero di Lawrence”, «La propaganda», XIV, 23-24 marzo 1912, n. 967, p. 2.
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Non a caso, forse, sullo stesso numero de «La lotta», coincidono la pubblicazione dell’invito di Jammarino a condividere l’ideale di un “libero pensiero” e la
proposta di un articolo intitolato, appunto, Libero pensiero, che fa esplicito riferimento alle attività dell’Associazione nazionale omonima che aveva eletto a suo
emblema il pensiero e l’azione di Giordano Bruno.16
Una terza posizione è rappresentata da «La provincia di Campobasso», diretta da Orazio Vietri, che – il 13 agosto – pubblica un articolo in prima pagina.17 Il
periodico assume una posizione “istituzionale”, di terzietà: riporta i fatti, i capi
di imputazione, le posizioni e le azioni dei vari soggetti coinvolti nella vicenda.
Pubblica uno stralcio dal “Rapporto” presentato al Senato federale americano dal
Commissioner of labor Charles P. Neill che coglie – attraverso i dati e le analisi
condotte – la connotazione di vera e propria “rivoluzione sociale” dello sciopero
di Lawrence. Pacato e controllato nel linguaggio, oggettivo nella rappresentazione
dei fatti, il periodico molisano, con un approccio che mantiene durante l’intera
vicenda, pone l’accento più sulla italianità – anzi, già a partire dal titolo dell’articolo, sulla molisanità di Giovannitti – che sulle problematiche di giustizia sociale,
sul rispetto di valori umanitari, sugli aspetti politico-ideologici che la trattazione
del caso pur implica. Con frequenza sottolinea l’aspetto “etnico” rispetto ad altri e
pone l’accento sull’avversione americana verso gli immigrati, in particolare verso i
“cani italiani”. A tal proposito, pubblica un lungo articolo sul pericolo di condanna a morte dei due prigionieri: da una parte propone – non casualmente – prima
il nome di Giovannitti e poi quello di Ettor, al contrario di quanto diverrà usuale
fare nel corso dei mesi successivi; dall’altra ricorda nel sottotitolo, in una sorta di
scala di priorità, l’appartenenza territoriale dei due. L’articolo, firmato da Giuseppe
Barbieri, studente di Ripabottoni, componente del costituendo locale “Comitato
di difesa”, è corredato da una foto di Ettor e Giovanniti nel carcere di Lawrence.18
⑧❙ Observer, “Libero pensiero”, «La lotta», I, 10 agosto 1912, n. 14, p. 1. L’articolo è di taglio anticlericale, puntato contro le intromissioni della Chiesa in campo politico-sociale. Probabilmente,
molti redattori de «La lotta» e di periodici della sinistra dell’epoca (repubblicani, radicali, socialisti) aderivano al movimento Libero pensiero; infatti, nell’articolo vi è un chiaro invito a costituire cellule anche in Molise. L’Associazione si dà un’organizzazione ed uno statuto nel 1906,
iniziando così a svolgere la sua attività per il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali
dell'individuo, Cfr http://www.periodicoliberopensiero.it/, ultima consultazione settembre 2010.
Nel 1911, si ha notizia della fondazione di un circolo del Libero pensiero a Forli del Sannio, cfr «La
riscossa», II, 25 agosto 1912, n. 68, p. 3.
17 “Minaccia di condanna di morte a un molisano in America”, «La provincia di Campobasso»,
XVI, 13 agosto 1912, n. 20, p. 1.
18 Giuseppe Barbieri, “Il caso Giovannitti-Ettor. L’innocenza del nostro comprovinciale e del nostro connazionale. Il pericolo della pena di morte”, «La provincia di Campobasso», XVI, 25 agosto 1912, n. 21, p. 2.
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tor, traccia un profilo biografico di Giovannitti, soffermandosi soprattutto sulle
sue esperienze americane, e chiude con espressioni di solidarietà alle famiglie dei
due prigionieri.19 Di un certo interesse, per le attività che il Comitato si accinge a
programmare e svolgere, appare la rilevanza che Barbieri assegna alla descrizione
della mobilitazione internazionale, alle manifestazioni di sostegno ed alle forme di
adesione adottate dalla gente americana per la causa di liberazione dei due sindacalisti.20
2. Definizioni di campo
Intorno ai tre periodici molisani e ai punti di vista adottati dai rispettivi pubblicisti, diversi per sensibilità, in Molise crescono l’attenzione e l’interesse per
la vicenda dei due sindacalisti, per le manifestazioni che si svolgono in tutto il
mondo “civile” e per le attività del collegio di difesa. Comincia a svilupparsi una
rete di relazioni che sarà la base per la formazione di uno schieramento politicoculturale abbastanza unitario, capace di interloquire con soggetti, organizzazioni,
istituzioni di ambito nazionale. Ciò nonostante, l’aspetto di maggiore impatto e
più efficacemente aggregante resta l’appartenenza territoriale, quasi un legame
di sangue. Si segue soprattutto la vicenda e si narra la storia personale di Arturo
Giovannitti, molisano di Ripabottoni, che colpiscono l’immaginario collettivo; si
fa leva, inoltre, sulle condizioni di salute, quel «grave stato di infermità, che gli ha
minacciato fortemente la vista».
Ovviamente, la stampa locale, sostenuta da quella rete di relazioni che intorno
ad essa si è sviluppata, non trascura di seguire con attenzione ciò che succede a
livello nazionale sia sul piano istituzionale e diplomatico, sia su quello più propriamente politico. Già ad agosto, infatti, hanno aderito formalmente alla mobilitazione molte Camere del lavoro, fra le quali quelle di Milano, Napoli e Roma, e
– da fine maggio – alcuni deputati, fra i quali i socialisti Angiolo Cabrini,21 Guido
19 Ibidem.
20 Fra queste, Barbieri, annota: foto esposte nei negozi; spillette appuntate al bavero delle giacche;
presa di posizione di personalità come Roosvelt, Edison, ed altri; “moltitudine” di lettere (circa dodicimila) e telegrammi inviati ai due imputati dalla fine di gennaio fino al mese di agosto, Ibidem.
21 Angiolo Cabrini (1869-1937), fra i fondatori del Partito Socialista, deputato dalla XXI alla XXIV
legislatura, giornalista dell’«Avanti». Espulso dal partito dopo il 13.mo congresso e la vittoria
delle posizioni di Benito Mussolini. Al caso Giovannitti dedica molti articoli anche l’«Avanti»,
alcuni a firma di Benito Mussolini.
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e il radicale molisano Mario Magliano, si sono fatti carico di rappresentare al Governo i «sentimenti dell’intera nazione».
In Molise, espressione di ambienti culturali decentrati rispetto ai principali
centri urbani locali, ma ben inseriti nel dibattito culturale nazionale, emerge una
ulteriore posizione, netta nella sua chiarezza. È rappresentata da «Papparì», periodico pubblicato a Guglionesi e diretto da Giuseppe Jonata, attraverso un articolo a
firma G.R., molto probabilmente Giovanni Romanelli.23
L’articolo24 propone – conformemente agli indirizzi del periodico – una lettura
politica degli eventi che fa trasparire e rappresenta, in questo caso, un sentimento
di antiamericanismo, almeno verso i “trustaioli” e verso quella che viene definita
la plutocrazia degli Stati Uniti, paese di «tutte le libertà e di tutti gli sfruttamenti».
L’azione di Giovannitti e di Ettor diventa – nella proposta di «Papparì» – una vera
missione e lo sciopero dei tessili di Lawrence assume una dimensione epica di lotta fra bene e male.25 In una visione, allo stesso tempo, escatologica e patriottica,
«Papparì» pone l’attenzione sugli esiti più propriamente sindacali dello sciopero
di Lawrence, sulle conquiste socio-economiche, sugli aumenti salariali e sulla
riduzione delle ore lavorative. Ciò senza rinunciare a sottolineare aspetti etnicopolitici, per cui «la vittoria arrise, piena, solenne, e fu possente affermazione del
lavoro italiano» grazie al quale «l’imperialismo economico usciva dallo sciopero
malconcio», a esternare considerazioni moraleggianti, «nel paese di tutte le libertà
[…] dove la polizia è pagata dai proprietari delle case da gioco e protegge il commercio delle schiave bianche» poliziotti assassini montano la guardia al carcere
di due innocenti, e a ribadire un modello ideologico secondo cui una eventuale
condanna
segnerebbe l’asservimento infame della libertà al capitale. Ettor e Giovannitti devono
22 Guido Podrecca (1865-1923) garibaldino, musicista, poeta, socialista, fondatore e direttore con
Gabriele Galantara del periodico anticlericale «L’Asino».
23 Romanelli è autore di un lungo articolo dedicato, in occasione della morte, ad Achille Campofreda, intitolato L’ultimo superstite, nel quale ricorda i molti nomi impegnati nelle azioni risorgimentali del Circondario di Larino: i Campofreda, De Santis e Massari di Guglionesi, i Magliano
e Caprice di Larino, Farina e Facciola di S. Martino, Barbieri di Ripabottoni, cfr «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 7 novembre 1912, n. 13-14, p. 1.
24 G. R., “La minaccia della sedia elettrica”, «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 22
agosto 1912, n. 9, p. 1.
25 «I trentamila tessitori, di cui quindicimila italiani, levarono la faccia arditamente, sfidarono il
capitale vorace […] le robuste schiene […] stavano per piegarsi di nuovo in una tormentosa sommessione, sotto la ferula inesorabile dei padroni [… ma] giunsero Ettor e Giovannitti, tempre
d’acciaio, ingegni fervidi, baldi difensori dei poveri, e lo sciopero si riaccese, divampò come una
grande fiammata […] il capitale ne fu sgominato e tentò ogni mezzo per salvarsi», Ibidem.
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campioni. Per la giustizia e per l’umanità.26
A fine agosto, prendono pubblicamente posizione altri due periodici molisani:
«la Riscossa», settimanale di Isernia, diretto da Uberto Formichelli, e «Il rinnovamento» di Agnone, diretto da Francesco Vairano. Il primo, affidandosi ad
un articolo di Vincenzo Schiavone, ferma l’attenzione – con approccio di tenore
unanitaristico – prevalentemente su aspetti socio-economici: tornano i temi della
lotta al «capitalismo imperante» che, pagando 56 ore di lavoro alla settimana fra i
quattro e i sei scudi (le donne la metà), riduce alla fame i lavoratori; della battaglia
contro lo «strozzinaggio dei capitalisti delle filande» e dell’universalismo della
classe operaia, incarnato dall’azione dei due italiani che hanno saputo guidare
«verso il loro ideale» scioperanti di «quindici nazionalità e varie religioni», che richiede la maggiore unità possibile per «strappare dal martirio di Cristo i due baldi giovani».27 La linea editoriale e politica de «la Riscossa», in una sorta di elenco
di precetti-auspici, è ribadita con la pubblicazione di una lettera dell’avvocato e
notaio Pietrangelo Iaricci:28 fratellanza fra gli uomini; umanità come «patria delle
patrie»; fluire della «corrente delle idee del secolo» (quelle socialiste); decadenza
delle «teorie dell’uomo-merce e dell’uomo-proprietà»; missione sociale svolta da
Ettor e Giovannitti contro i «famelici gabbiani sfruttatori»; ingiustizia rappresentata dall’accusa loro rivolta e necessità che la «famiglia umana» vi si opponga.29
Il secondo periodico, «Il rinnovamento», invece, inserisce – solo dopo alcuni
mesi da quando in redazione era stata letta la notizia30 – una breve nota all’interno della rubrica di Cronaca cittadina. La notizia, già nella sua presentazione,
sia per ubicazione nell’impaginato, sia per scelta grafica, denuncia una presa di
posizione scettica e distaccata. Come si legge nell’articolo, «sappiamo ormai per
dolorose prove quanto la giustizia americana sia, in genere, spicciativa e crudele».
Inoltre, scrive il cronista, la [nostra] presa di posizione è «platonica», in quanto
«un bimensile di provincia non può presumere di avere influenza di sorta su
gli affari generali del mondo e tanto meno sull’autorità giudiziaria degli Stati
26 Ibidem.
27 Vincenzo Schiavone, “Per due martiri del capitalismo nord americano”, «la Riscossa», II, 25
agosto 1912, n. 68, p. 2. L’articolo, rispetto a quello comparso su «Battaglie di lavoro» dello stesso
autore, ha altro tenore già a partire dal titolo.
28 Pietrangelo Iaricci, “Pro Ettor e Giovannitti”, «la Riscossa», II, 1 settembre 1912, n. 69, p. 1.
29 Ibidem.
30 «Avevamo letto, or è qualche mese, sull’«Union» di Pueblo Colorado, che una grave ed ingiusta
accusa minacciava la vita di Antonio [!] Giovannitti e Giuseppe Ettor», “Cronaca cittadina. Il
caso Arturo Giovannitti e Giuseppe Ettor”, «Il rinnovamento», I, 28 agosto 1912, n. 32, pp. 1-2.
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Il tono dell’articolo risulta abbastanza distaccato, soprattutto nel cenno
biografico, e suona come una netta presa di distanza:
Il Giovannitti è di Ripabottoni e, se ben ricordiamo, lo conoscemmo già come
alunno del Ginnasio di Campobasso nell’anno scolastico 1898-99. Allora era un giovane tranquillo e disciplinato e di poche parole: poi lo sapemmo emigrato negli Stati
Uniti. Invochiamo […] una giustizia non preoccupata dalle solite prevenzioni contro
gl’italiani.32
3. «Facciano i popoli ciò che non vogliono e non sanno fare i
governi»: l’impegno popolare.
Dopo una prima fase di diffusione delle notizie di provenienza nazionale e
americana, di posizionamento dei vari gruppi politici, rappresentati dalle varie testate molisane, e degli ambienti socio-culturali locali, che trovano voce attraverso
articoli di giornalisti, lettere di uomini di cultura e del mondo delle professioni,
durante il mese di settembre, con l’approssimarsi dell’inizio del dibattimento,
man mano si fanno strada proposte per iniziative pubbliche che possano rendere
visibile, e politicamente spendibile, l’impegno delle varie forze coinvolte nel sostegno alla campagna di opinione contro quello che si teme possa diventare l’ingiustizia del secolo.
La questione Giovannitti, di fatto, è riuscita – almeno in Molise – a far convivere molte posizioni e svariate sensibilità. Per l’ambiente in cui è maturata, le
modalità attraverso le quali essa si è sviluppata, per le caratteristiche che riassume
in sé, ha permesso la coesistenza ravvicinata di diversi punti di vista verso il caso.
Giovannitti appartiene ad una famiglia della borghesia illuminata molisana, è ripese (ossia radicato in una piccola comunità), è molisano, italiano, migrante, uomo di cultura, letterato e poeta, sindacalista e socialista; tutte queste circostanze
offrono ad ognuno la possibilità di trovare un proprio particolare posizionamento
rispetto alla vicenda, rendendolo libero – oltre gli schieramenti – di manifestare
adesione e solidarietà.
«Battaglie di lavoro» continua il suo impegno pro Giovannitti dando spazio
ad una lunga corrispondenza da Ripabottoni di Vincenzo Schiavone, datata 23
agosto33 che racconta del primo e imponente comizio molisano organizzato dal
31 Ibidem.
32 Ibidem.
33 Vincenzo Schiavone, “Imponente comizio in Ripabottoni pro Ettor e Giovannitti”, «Battaglie di
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Barbieri.
Partecipano, oltre ai componenti del Comitato, l’avv. Enrico Mustillo di Morrone del Sannio, «a nome di quei conterranei» e circa 1.500 «cittadini di ogni
età, ceto e condizione». Lo scopo è quello di «tener vivi e desti gli animi della
generalità a protesta sdegnosa contro la grave ingiustizia compiuta» contro i due
sindacalisti che forse pagheranno «per l’opera di redenzione proletaria»34 e di avviare una raccolta di fondi per contribuire alle spese necessarie alla difesa. È già
prevista una riunione del Consiglio comunale di Ripabottoni e la sua adesione al
movimento internazionale di protesta e di difesa di Ettor e Giovannitti.
La manifestazione si svolge in una atmosfera di sapore patriottico – con esecuzione della Marcia Reale per «inneggiare alla patria ed alle nostre istituzioni» –
determinata dagli eventi e dalle esigenze propagandistiche derivanti dalla Guerra
di Libia, allora in pieno svolgimento, alla quale anche i molisani stavano dando
un pesante tributo, e si chiude con l’approvazione di un testo da telegrafare al
Ministro degli Esteri affinché si adoperi per risolvere positivamente la vicenda.
Inoltre, dal comizio emergono le linee di azione che il Comitato seguirà e che
saranno meglio precisate in un documento da esso elaborato. In vista del dibattimento processuale, che come già noto si sarebbe svolto a settembre, il Comitato si
pone in una posizione che oggi potremmo definire trasversale. Invita «individui,
sodalizi, istituzioni di beneficenza, rappresentanze comunali» a rivolgere “voti”
al Ministero degli Affari Esteri; ad inviare al Comitato «oblazioni spontanee»
per le ingenti spese per la difesa; a spedire copie di giornali italiani ed esteri che si
occupano del caso e cartoline e lettere di adesione.35 La sua azione e i vari articoli
pubblicati invitano, con forza, ad un maggiore e più concreto attivismo.
Fra i primi soggetti, enti o associazioni a raccogliere l’invito del Comitato e
a mobilitarsi per l’organizzazione di una manifestazione, si registra la presa di
posizione del comune e della popolazione isernina. «la Riscossa», l’8 settembre,
annuncia con enfasi l’organizzazione di un Comizio36 ad Isernia che prevede
lavoro», II, 30 agosto 1912, n. 24, p. 2.
34 Un imponente comizio, a cui partecipa Aristide Giovannitti, si tiene il 13 o il 14 luglio a Napoli
presso il salone della Borsa del lavoro, durante il quale prendono la parola Corso Bovio, Oreste
Gentile, Francesco Misiani, cfr. «La propaganda», XIV, 13-14 luglio 1912, n. 984, p. 3.
35 Ibidem. Come esempio, è citata la lettera di adesione alla campagna di solidarietà e di stima verso Giovannitti, la sua famiglia e il Comitato, inviata dall’avv. Pietrangelo Iaricci di Ripabottoni,
notaio in Carovilli. Il testo, datato 24 agosto, è pubblicato col titolo di Pro Ettor e Giovannitti, in
«la Riscossa», II, 1 settembre 1912, n. 69, p. 1.
36 “Pro Ettor e Giovannitti. Un grande comizio ad Isernia. Parlerà l’on. Magliano”, «la Riscossa»,
II, 8 settembre 1912, n. 70, p. 1.
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L’azione è dichiaratamente rivolta a
sensibilizzare l’azione del Governo italiano verso la «ferocia del capitalismo americano, che ha trovato complice il suo governo». Nei materiali di pubblicizzazione
dell’evento si sottolinea come il governo americano abbia agito verso Ettor e Giovannitti solo in risposta alla loro attività sindacale e di guida del “proletariato”.38
La manifestazione si svolge il 15 settembre nell’atrio del palazzo municipale per
poi chiudersi, dopo un corteo lungo le strade cittadine, a Piazza Mercato.39 Vi
aderisce ufficialmente – portando la propria bandiera – la Società Agricola e
partecipano oltre 500 persone, confluite anche dai paesi vicini. Apre il comizio
l’avv. Formichelli, direttore de «la Riscossa», con la lettura dei telegrammi, fra i
quali quelli del Comitato di difesa, del suo presidente, della famiglia Giovannitti
e del consigliere provinciale Giambattista Masciotta. Intervengono, prendendo la
parola: l’avv. Giuseppe Tamburri; l’avv. Ennio De Matteis, per l’amministrazione
comunale; l’avv. Michele Romano, consigliere provinciale di Cantalupo; l’avv. Guglielmo Di Lullo; il dott. Vincenzo Viti; l’on. Mario Magliano. Il comizio si chiude
con la lettura e l’approvazione per acclamazione di un ordine del giorno.40
Anche Larino, cittadina d’origine dell’on. Magliano, si attiva per Ettor e Giovannitti. Il 30 agosto si tiene un comizio con la partecipazione della Società operaia “con bandiera” e di un «enorme pubblico senza distinzione di partiti». A condurre la manifestazione viene invitato il prof. Nicola Trevisonno dell’Università di
Roma.41 Intervengono, inoltre, Raffaele Lipartiti, consigliere provinciale, Giulio
37 Parlamentare radicale, eletto nel 1912 – a metà legislatura – dopo la morte di Emilio De Gennaro
di Casacalenda (ministeriale eletto nel 1909), e riconfermato nelle successive elezioni del 1913.
38 Il proletariato «ebbe come sempre a lottare contro l’ingorgo ed infame capitalismo locale […]
le forze oppressive e reazionarie dello Stato e […] la canaglia dei prominenti della colonia», cfr
“Pro Ettor e Giovannitti. Un grande comizio ad Isernia. Parlerà l’on. Magliano”, «la Riscossa»,
II, 8 settembre 1912, n. 70, p. 1.
39 “Pro Ettor-Giovannitti. Il comizio di domenica”, «la Riscossa», II, 22 settembre 1912, n. 72, p. 2.
In un primo momento era stato programmato presso il Teatro comunale, cfr “Pro Ettor-Giovannitti. L’on. Magliano ad Isernia. Il grande comizio a Teatro”, «la Riscossa», II, 15 settembre 1912,
n. 71, p. 2.
40 «Il popolo d’Isernia e le rappresentanze dei Comuni limitrofi, riuniti in solenne comizio, affermano la loro solidarietà con Giovannitti ed Ettor, vittime di calunniose gravissime accuse per lo
sciopero di Lawrence, e fanno voti che il Governo italiano provveda alla efficace difesa dei due
campioni del proletariato e che la giustizia americana sia degna della patria di Washington. Delibera infine di trasmettere questo voto al Ministro degli Esteri ed al Presidente del Comitato di
Ripabottoni», cfr “Pro Ettor-Giovannitti. Il comizio di domenica”, «la Riscossa»”, II, 22 settembre 1912, n. 72, p. 2.
41 Nicola Trevisonno (1875 – 16 luglio 1918), molisano di Civitacampomarano. A fine anni ottanta si
trasferisce a Napoli dove lavora come tipografo. È un attivista socialista, svolge attività sindacale e
pubblicistica. Autodidatta, «senza neppure la licenza elementare», supera il concorso per la cattedra
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telegramma, a firma di Pietro Tamilia, presidente del Comitato larinese, all’Ambasciatore “nord americano” a Roma.42 Alla manifestazione aderiscono, inviando
un telegramma, anche Giambattista Masciotta, che chiede di essere rappresentato dal presidente della Società operaia di Larino, il sindaco di Ripabottoni e il
presidente del comitato ripese. La manifestazione si chiude con il solito corteo, al
grido di “viva la giustizia”, accompagnato dalla banda musicale e con telegramma
di adesione e sostegno della cittadinanza inviato dal sindaco Alberto Magliano al
presidente del Comitato di Ripabottoni.43
Altri comizi si svolgono a Morrone del Sannio, come ricorda l’on. Cannavina durante il comizio di Campobasso44 e ad Ururi dove, però, problemi di
contrapposizione fra fazioni politiche portano ad una partecipazione popolare
“problematica”.45 Una diversa e più positiva rappresentazione del comizio indetto
dalla sezione socialista ururese e tenuto da Vincenzo Tanassi è riportata da «La propaganda. Giornale sindacalista», che racconta del «folto stuolo di lavoratori (quasi
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di Economia Politica presso l’Università di Roma. È condannato più volte e viene inviato al domicilio coatto. Anche in America svolge attività sindacale a fianco degli operai. Nel 1912, nuovamente
in Italia, guida lo sciopero dei ferrovieri e tratta direttamente con il ministro Luzzatti. Guida uno
sciopero agrario in Romagna dove – come narrano le cronache – incontra il cugino, a capo dei militari che fronteggiano lo sciopero, che dopo un caloroso saluto lo arresta. In Molise, «era conosciuto dalla borghesia dominante o dirigente, non da tutto il popolo per cui combattè e sofferse. E la
borghesia vedeva il lui solo un socialista scalmanato e non l’economista pregevole e l’organizzatore
potente e affascinante», cfr. Angelo Tirabasso, Breve Dizionario Biografico del Molise, Oratino, 1932,
p. 272-273; «Il popolo molisano»», I, 23 luglio 1918, n. 8, p. 1-2 (con articoli tratti da «Il Messaggero»
e da «Il Popolo d’Italia»); «La provincia di Campobasso», XVI, 10 agosto 1918, n. 5, p. 2; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853-1943, a cura di Franco Andreucci, Tommaso Detti,
Roma, Editori Riuniti, 1975-1979, ad vocem. Fra i suoi scritti: Riformismo legalitario e socialismo rivoluzionario, Mazzoleni e Loioli, 1901; Il Partito Socialista e la questione ferroviaria, Di Sciullo 1904;
Il problema ferroviario italiano, Casa editrice abruzzese, 1909; Teoria dello scambio internazionale,
Tip. della Libreria moderna 1910; Gli scioperi agrari nel Ferrarese, in «Giornale degli economisti e
rivista di statistica», ser. 3, a. 22, v. 17, maggio 1911; Lo scambio internazionale, Lux 1912; Socialismo e
sindacalismo, Lux 1912; Teoria dell'equilibrio economico, Lux 1912. Fu allievo di Maffeo Pantaleoni,
di cui raccoglie ed ordina le Lezioni di economia politica, Castellani, 1913.
«Popolo larinese senza distinzione di partiti, riunito comizio, augurasi giustizia sua nazione voglia ridonare libertà Ettor e Giovannitti», «La provincia di Campobasso», XVI, 10 settembre 1912,
n. 22-23, p. 2.
«Battaglie di lavoro», II, 25 settembre 1912, n. 25, p. 2.
Il comizio di Morrone citato da Cannavina si svolge prima del 23 settembre, data della manifestazione a Campobasso, cfr “Gli imponenti comizi pro Ettor e Giovannitti”. A Campobasso,
«Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 11-12, p. 3.
“Per il decoro e l’igiene di Ururi”, «Il rinnovamento», II, 8 ottobre 1912, n. 1-2, p. 4. Il Circolo
dell’Unione di Ururi è presente anche al comizio di Campobasso rappresentato da Primiani,
professore al Liceo-Ginnasio del capoluogo.
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to al «Ministro di Sangiuliano e al presidente del Nord America», e degli «applausi
e grida: Viva Giovannitti! Viva Ettor! Viva il socialismo!» che chiusero il comizio.46
A Montecilfone, il 21 settembre, la locale Società Operaia vota un documento contro l’azione della polizia americana e organizza un comizio per il giorno
seguente. Al comizio, nonostante qualche interferenza da parte delle guardie
municipali, partecipa un gran numero di operai. Prendono la parola il presidente,
Pasquale Moccia; lo studente Alfonso Spina, che porta l’adesione della comunità
di Bojano; gli studenti Vittorio Farano che, dopo aver parlato delle condizioni degli emigrati, elogia l’operato dei due italiani, e Silvio D’Inseo. Infine Ferdinando
Sorichilli propone un telegramma per il Ministro degli Esteri e una sottoscrizione
per il Presidente americano William Taft. Il comizio si chiude con un corteo lungo le strade del paese «preceduto dalla bandiera della Società».47
A Guglionesi si svolge una manifestazione organizzata dagli studenti universitari che “uniti in fascio” pubblicano un appello, invitando la cittadinanza a partecipare al comizio per il giorno 22 settembre. Intervengono il sindaco Carlo Celli
con la rappresentanza del Consiglio, Domenico del Torto consigliere provinciale,
la Società Operaia con bandiera, le rappresentanze della Coperativa di consumo e
del Circolo sportivo “Usconio”. Aderiscono gli on. Giuseppe Leone, di Guglionesi,
e Mario Magliano. La presidenza è tenuta da Antonino Mancini che legge l’adesione dell’avv. Antonino Carugno e la deliberazione del Consiglio comunale (di
cui nell’articolo è riportata la parte finale del testo). Prendono la parola Giovanni
Romanelli e Mario Carusi, studenti in legge; Giovanni de Socio, presidente del
Circolo sportivo, anch’egli studente in legge; il pubblicista Dionigi della Porta,
proponendo una analisi politica di più ampia apertura con riferimenti all’azione
del Partito socialista italiano, all’uccisione di Francesco Ferrer, anarchico spagnolo fucilato nel 1909, alla posizione e all’opera “fiacca” del Governo e della rete
diplomatica italiana. Il comizio è chiuso dall’intervento dell’avv. Antonino Mancini, di fede socialista e compagno di studi di Giovannitti presso il liceo campobassano, che chiede l’approvazione del consueto ordine del giorno e la firma di un
“indirizzo” pro Ettor e Giovannitti da inviare alle autorità americane.48
46 “Pro Ettor e Giovannitti”, «La propaganda», XIV, 21-22 settembre 1912, n. 994, p. 3.
47 “Gli imponenti comizi pro Ettor e Giovannitti. A Montecilfone”, «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 11-12, p. 4.
48 «Il popolo di Guglionesi, riunito in solenne comizio, mentre riafferma i vincoli di fratellanza
e di simpatia per la libera terra d’America ed esprime il suo plauso per l’opera altamente civile
di Ettor e di Giovannitti, fa voti che la giustizia americana restituisca alla libertà i due giovani
apostoli ed agitatori che tutto il mondo proclama innocenti», “Gli imponenti comizi pro Ettor e
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l’“Unione democratica molisana”, presieduta da Vittorio Cannavina,49 e la “Società operaia”, presieduta da Eugenio Spetrino,50 organizzano un comizio «a favore
di Ettor e Giovannitti colpiti dall’accusa di grave misfatto, per aver nell’America
lontana strenuamente lottato in difesa delle classi operaie».51 Il 21 settembre, viene pubblicato e affisso un manifesto che convoca tutti i cittadini a partecipare
alla manifestazione che si terrà il successivo giorno 23, alle ore 17 presso il Teatro Margherita. Il comizio è stato convocato “opportunamente” in coincidenza
con la seduta del Consiglio provinciale, pertanto si prevede la partecipazione
delle «persone più influenti del Molise, e parlerà anche l’on. Magliano che verrà
appositamente».52
Il comizio di Campobasso – come sottolinea tutta la stampa locale – risulta «grandioso, imponente e solenne».53 Sono presenti i parlamentari molisani
Eduardo Cimorelli (anche Presidente della Provincia), Vittorio Cannavina, Mario
Magliano, Tommaso Mosca e Michele Pietravalle e molti consiglieri provinciali;
aderiscono l’on. Giuseppe Leone, i senatori Antonio Cardarelli, Francesco D’Ovidio, Ugo Petrella.54 Sostengono la manifestazione molti sodalizi, quasi tutta la
stampa locale e numerosi sindaci.55 La regia dell’evento è tenuta da Cannavina; si
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Giovannitti. A Guglionesi”, «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 1112, pp. 3-4.
Avvocato. Deputato alla XXIII e XXIV legislatura; senatore dal 1919.
Sindaco di Campobasso dal 1906 al 1913.
“Pro Ettor e Giovannitti”, «Battaglie di lavoro», II, 20 settembre 1912, n. 26, p. 2.
“Comizio pro Ettor e Giovannitti”, «La provincia di Campobasso», XVI, 21 settembre 1912, n. 24,
p. 3.
“Pro Ettor e Giovannitti. Il grande comizio di Campobasso”, «la Riscossa», II, 29 settembre 1912,
n. 73, p. 3.
I testi delle loro comunicazioni vengono pubblicate in “Gli imponenti comizi pro Ettor e Giovannitti. A Campobasso”, «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 11-12, p.
3. L’articolo, inoltre, pubblica per tipologia: telegrammi, lettere, rappresentanze, interventi.
Si ritiene utile riportare – nell’ordine – le adesioni manifestate e di cui Cannavina dà conto in
apertura di manifestazione: Unione popolare cooperativa di consumo di Isernia; Circolo socialista di S. Croce di Magliano; Circolo di Unione e Sezione socialista di Ururi; Società agricola di S.
Agapito; Unione democratica di S. Martino in P.; prosindaco di Ripabottoni; Barbieri, pres. Comitato di difesa; pres. Fascio democratico e giornale «La lotta» di Agnone; sindaco di Casacalenda; Circolo democratico di Carovilli; Circolo Libero pensiero di Forli del Sannio; sindaco Castellino sul B.; Società operaie di: Ripabottoni, Casacalenda, Montemitro, San Polo M., Acquaviva,
Macchia d’Isernia, Montenero di B., Palata, Larino, Frosolone, Ururi, Civitacampomarano, Isernia, Tavenna, Capracotta, S. Massimo, Morrone, Guglionesi, Oratino, Vinchiaturo, Montaquila,
S. Martino in P., Castropignano, S. Nicola, Colli al V., Campolieto, Castelmauro, Montecilfone,
Baranello, Agnone, Cantalupo; Banca operaia cooperativa di Agnone; Municipio di Chiauci;
Casina frentana di Larino; Paolo Baccari, Bonefro; Giuseppe Venditti, Frosolone; «la Riscossa»,
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legge un discorso del presidente Alberto Barbieri, di Mario Magliano e di Aristide
Giovannitti.56 Anche in occasione del comizio campobassano, come avvenuto
nelle altre manifestazioni, terminati gli interventi viene posto a votazione un ordine del giorno.57
I molti comizi e manifestazioni svoltisi nel mese di settembre in varie località
molisane documentano di una reale mobilitazione di base in gran parte promossa
e sostenuta dalla rete delle società operaie e da nuclei – strutturati o meno – che
fanno riferimento all’ambiente socialista.58 Rispetto a tale ambito culturale emerge un particolare coinvolgimento ed impegno di studenti universitari che, nelle
città di studio, vivono a contatto con i movimenti e con i partiti della sinistra
politica italiana e riportano nelle loro comunità di appartenenza idee e forme di
mobilitazione che ben si adattano alle modalità di testimonianza e di azione scelte
Isernia; De Vita, Napoli; agronomo Schiavone, Isernia; notaio Mustillo, Morrone; Luigi Levante,
Ripabottoni; dott. Lalagliota, Castellino; prof. Fede, cfr “Comizio pro Ettor e Giovannitti”, «La
provincia di Campobasso», XVI, 21 settembre 1912, n. 24, p. 3.
56 Un lungo e dettagliato resoconto della manifestazione, a firma di Emilio Jammarino, è pubblicato da «Battaglie di lavoro»: molta gente, proveniente anche dai comuni limitrofi e da Ripabottoni (con il «vessillo della fiorente Società operaia Principe di Napoli»), non riesce ad entrare al
Teatro Margherita. Jammarino sintetizza gli interventi, ma nel caso del discorso di Magliano,
apprezzato oratore, nominato “relatore ufficiale” del comizio, sembra riportare delle citazioni
testuali: «Ettor e Giovannitti sono due rei di pensiero, sono due uomini, direbbe Bovio, che
fissano lo sguardo lontano, lontano! Essi hanno ricordato il motto di Giuseppe Mazzini – Agitatevi e agitate – e si sono agitati e hanno saputo giungere alla vittoria, con la redenzione morale
dei lavoratori di Lawrence», cfr Emilio Jammarino, “Solenne comizio pro Ettor e Giovannitti”,
«Battaglie di lavoro», II, 30 settembre 1912, n. 27, p. 1-2, e da «La provincia di Campobasso»:
«Ettor e Giovannitti […] han voluto figgere lo sguardo audace nel sol dell’avvenire; ma essi non
posson essere puniti, perché le idee si discutono, non si comprimono. […] Ettor fu lo stratega,
Giovannitti il poeta della titanica lotta per la elevazione morale e materiale dei nostri lavoratori»,
cfr “Comizio dei comizi per Ettor e Giovannitti”, «La provincia di Campobasso», XVI, 7 ottobre
1912, n. 25, pp. 1-2.
57 «Il popolo di Campobasso e le rappresentanze di tutto il Molise, riuniti in solenne comizio, deliberano di affermare la piena fiducia che la patria di Waschington (sic) non compia un delitto
giudiziario, condannando Ettor e Giovannitti, rei soltanto di aver propugnato l’elevamento
economico e morale dei lavoratori del Massachussets; di far voti al Governo nazionale perché
alla difesa della vita e della libertà del Giovannitti e di Ettor, non manchi il presidio e l’opera
del Consolato d’Italia; e di associarsi solennemente alle manifestazioni di tutto il mondo civile,
esprimendo la maggiore simpatia ai due giovani campioni del proletariato italiano», cfr Emilio
Jammarino, “Solenne comizio pro Ettor e Giovannitti”, «Battaglie di lavoro», II, 30 settembre
1912, n. 27, p. 1-2. Cfr anche “Gli imponenti comizi pro Ettor e Giovannitti. A Campobasso”,
«Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 11-12, p. 3.
58 Ad esempio i vari Circoli di Unione, il Circolo socialista di S. Croce di Magliano, la Sezione socialista di Ururi, cfr «La provincia di Campobasso», XVI, 10 settembre 1912, n. 22-23, p. 2.
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valida sponda in un humus culturale molisano – di derivazione risorgimentale –
non del tutto sopito a cui non erano state estranee anche forme di mobilitazione
particolarmente attive.59 Oltre a ciò, sembra emergere l’esistenza di un nucleo
molisano, di non poco conto, di formazione culturale anarchica e socialista.60
Contribuisce, ancora, una matrice culturale alla quale si può far afferire la stessa
prima formazione di Giovannitti presso il liceo Mario Pagano di Campobasso,
condivisa anche da Antonino Mancini, suo compagno di studi e protagonista di
alcune manifestazioni a sostegno della causa di liberazione. Ulteriore componente del complesso sostrato culturale di riferimento delle sensibilità mobilitatesi
in Molise per il caso Giovannitti è una di ispirazione evangelico-socialistica a
cui, molto probabilmente, si può riferire l’origine della complessa esperienza del
sindacalista molisano Nicola Trevisonno che – benché formatosi e operante a
Napoli – proviene da Civitacampomarano, sede storica di una comunità di chiesa
riformata.61 Componente culturale, questa, forse non estranea alle scelte dello
stesso Giovanniti che, emigrato in Canada, approda ad una comunità della chiesa
riformata, prima ancora di impegnarsi negli USA nel movimento socialista e sindacale.62
59 Tradizione presente sia nel Basso Molise, sia a Ripabottoni, sia all’interno della famiglia Giovannitti, che conta componenti perseguitati dalla polizia borbonica, cfr «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 7 novembre 1912, n. 13-14, p. 1; Dante Gentile Lorusso, “Ritratto di famiglia”,
«Il bene Comune», VI, n. 4, aprile 2006, pp. 96-101.
60 Per un più dettagliato quadro della situazione politico sociale in Molise, sugli ambienti anarchici
e socialisti regionali, sul peso culturale di alcuni insegnanti del Liceo Mario Pagano nella formazione degli studenti nell’ultimo decennio dell’800 e sugli influssi della “sensibilità evangelica”
nella formazione di Giovannitti, cfr, in questo volume, Gino Massullo, “Il Molise del giovane
Giovannitti”.
61 Sulla presenza evangelica, secondo il rito valdese, a Civitacampomarano ed in altre comunità
molisane, cfr Davide Cielo, Valdesi a Campobasso, Campobasso, Il bene comune, 2009 e Cento
anni. Breve storia della Chiesa evangelica Valdese di S. Giacomo, S. Giacomo degli Schiavoni,
Chiesa Valdese, 2002.
62 «Came to America in 1900, full of enthusiasm for democracy. Worked in a coal mine. Later, studied
at Union Theological Seminary. Conducted Presbyterian missions in several places. In 1906, he
became a socialist and one of the leaders of the I.W.W.» («Arriva in America nel 1900, pieno di entusiasmo per la democrazia. Lavora in una miniera di carbone. In seguito, studia alla Union Theological Seminary. Conduce missioni presbiteriane in più punti. Nel 1906, diventa socialista e uno
dei leader della IWW»), cfr John Matthews Manly and Edith Rickert, Contemporary american
literature. Bibliographies and study outlines, New York, Harcourt, Brace and company, 1922, p. 63.
Per dati biografici, oltre che sulla produzione poetica di Giovannitti, cfr anche Louis Untermeyer,
The new era in American poetry, New York, Henry Holt and Company, 1919, pp. 183-185.
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63 l’impegno
istituzionale
In ambito nazionale sono soprattutto i deputati socialisti e radicali che si mobilitano e stimolano il Governo sulla questione dello sciopero di Lawrence, inserendo la vicenda all’interno della più ampia problematica della difesa dei lavoratori e della tutela degli emigrati italiani.
Da maggio a settembre,
alla Camera italiana ben sei interrogazioni sono state presentate al Ministro degli Esteri.
La prima dell'on. Cabrini, la seconda dell'on. Podrecca, la terza dell'on. Magliano e di
altri 28 deputati, la quarta dell'on. Meda, la quinta dell’on. Chiesa, la sesta del medesimo
on. Magliano. Le interrogazioni, alle quali il Ministro rispose oralmente, furono svolte
tra la più grande attenzione di tutta la Camera.64
Gli on. Cabrini e Dino Rondani,65 socialisti, e Raffaele Fraccacreta,66 radicale,
il 30 maggio 1912,67 presentano una interrogazione al Ministro degli esteri, Antonino Paternò-Castello, marchese di San Giuliano, sulla «condotta del dirigente
l’ufficio legale presso il Consolato italiano di Boston in occasione dello sciopero di
Lawrence».68 Le questioni poste, a cui risponde il Sottosegretario Pietro Lanza di
Scalea, riguardano il comportamento del Consolato italiano rispetto alle vicende
degli operai italiani in sciopero, in particolare quello dell’avv. Frank Leveroni,
inviato dal console Di Rosa a Lawrence, accusato dai deputati socialisti di parteggiare per gli interessi della “industria nord americana” e di deplorare pubblicamente l’azione delle Trades-Unions americane. Né nell’interrogazione dei deputati, né nella risposta del Sottosegretario vi è ancora riferimento alla vicenda di
Giovannitti e di Ettor. È solo l’11 giugno, con una interrogazione dell’on. Podrecca
63 Matteo Renato Imbriani (1843-1901), figlio di Paolo Emilio, eletto in Parlamento nel 1899 fra i
repubblicani; garibaldino e patriota del risorgimento, si impegnò sulle problematiche dell’irredentismo.
64 Liberiamo Ettor e Giovannitti, Ripabottoni, “Comitato di difesa pro Ettor e Giovannitti”, 15 settembre 1912, p. 2.
65 Dopo i moti del 1898, emigra a New York e dirige «Il proletario», lo stesso periodico che nel 1911
dirige Giovannitti. Tornato in Italia nel 1900 è direttore dell’Ufficio d’emigrazione della Società
Umanitaria di Milano; ricopre anche la carica di segretario del Partito socialista.
66 Deputato foggiano, 1854-1934.
67 Il 21 maggio William D. Haywood aveva tenuto un comizio presso la Cooper Union di New
York, cfr Haywood, Speech… On the Case of Ettor and Giovannitti, cit.
68 Italia. Camera dei deputati, Atti del Parlamento italiano. Sessione 1909-12, I.a della XXIII legislatura. Discussioni dal 30 aprile al 31 maggio, vol. XVI, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1912, pp. 20052-20055.
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tenuti sotto una imputazione e per responsabilità delle quali la pubblica opinione
li proclama innocenti» viene posta al centro di una apposita interrogazione.
Il Governo distingue le posizioni dei due, in quanto Ettor, a differenza di Giovannitti, è cittadino americano, nato in California. Il sottosegretario di Scalea
conferma il coinvolgimento dell’Ambasciata italiana presso il Governatore del
Massachusset e quello dello stesso ambasciatore in Washington che informa del
rinvio del processo – fissato per il 27 maggio – su richiesta della difesa e della raccomandazione affinché il processo non sia «avvolto da nubi di sospetto».
La posizione del Governo trova poco soddisfatto l’on. Podrecca che sottolinea
gli interventi negativi sia del sindaco di Lawrence, davanti al Commercial club di
Boston, sia del colonnello Sueetser, orientati alla repressione a tutti i costi, soprattutto della protesta degli italiani, che andrebbero riequilibrati tramite una presa
di posizione del Parlamento italiano e, soprattutto, del Governo.69
Solo nella tornata del 18 giugno, l’on. Magliano, insieme ai parlamentari molisani Cannavina (radicale) e Tommaso Mosca (liberale di sinistra) e a molti altri,70
presenta una ulteriore interrogazione
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sulla necessità di intervenire nuovamente ed efficacemente a favore dell’italiano Giovannitti e dei suoi connazionali minacciati da condanna capitale per reato politico, in
occasione di uno sciopero avvenuto a Lawrence (Stati Uniti).71
All’interrogazione, il sottosegretario dà risposta scritta. Da essa si ha conferma
della preoccupazione del Governo rivolta più a non irritare le istituzioni americane72 che al destino dei detenuti:
Il regio ambasciatore in Washington, informato dell’agitazione che nella colonia italiana si era manifestata in favore dell’italiano Giovannitti arrestato in seguito al violento
sciopero di Lawrence ed imputato di istigazione alla rivolta, non mancò di segnalare al
69 Italia. Camera dei deputati, Atti del Parlamento italiano. Sessione 1909-12, I.a della XXIII
legislatura. Discussioni dal 1 al 24 giugno, vol. XVII, Roma, Tipografia della Camera dei deputati,
1912, pp. 20720-20721.
70 Caetani, Giovanni Amici, Dell’Acqua, Scalori, Macaggi, Di Stefano, Fumarola, Pasqualino-Vassallo, Fraccacreta, Merlani, Pipitone.
71 Italia. Camera dei deputati, Atti del Parlamento italiano. Sessione 1909-12, I.a della XXIII
legislatura. Discussioni dal 1 al 24 giugno, vol. XVII, Roma, Tipografia della Camera dei deputati,
1912, p. 21085.
72 Alberto Argentieri, in relazione alla risposta del sottosegretario all’interrogazione di Podrecca,
non ha remore ad accusare di collusione il console italiano e di sostanziale inattività il Governo
italiano, ma anche di inefficacia dell’azione politica lo stesso Podrecca, cfr «La propaganda»,
XIV, 22-23 giugno 1912, n. 981, pp. 2-3.
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derà tutte quelle misure che le circostanze dimostreranno necessarie. Ma finché pende
il giudizio, il regio Governo non può che aspettare fiducioso l’opera della giustizia americana.73
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Magliano, successivamente, presenta una nuova interrogazione al Presidente
della Camera:
Interrogo l’on Ministro degli Esteri sull’azione che il Governo ha spiegato e intende
spiegare ad efficace e doverosa tutela della vita e della libertà di Giovannitti ed Ettor
processati per lo sciopero di Lawence e vittime di turpi intrighi dei capi del trust della
lana, recentemente rivelati dal «Corriere della Sera».74
Quest’ultima interrogazione, presentata prima del 22 agosto, sembra avere
maggiore riscontro sulla stampa nazionale e locale. Ad esempio, ne fornisce notizia la «Scintilla» di Napoli che segue con assiduità il caso e se ne occupa con «tutto il fervore del nostro spirito ribelle a tutte le forme di tirannia e a tutte le odiose
sopraffazioni della libertà di pensare e di credere».75 Il settimanale di Napoli
pubblica una lettera al direttore, Roberto Ravasi, di Mario Magliano, a lui legato
da rapporti amicali, che fa riferimento all’interrogazione del 18 giugno, ad un più
recente contatto e ad una «recentissima risposta del principe di Scalea» che, scrive
Magliano, «mi fa ben sperare».76 Ciononostante, Ravasi, nel suo redazionale, è
fortemente critico rispetto alla posizione del governo e alla stessa risposta del sottosegretario, della quale scrive:
In quella lettera vibra l’anima del burocrate, non quella del cittadino italiano … il
sottosegretario di Scalea, rappresentante ufficiale della patria di Arturo Giovannitti e
Giuseppe Ettor discetta, da perfetto funzionario inaridito fra l’archivio e il protocollo
del suo ufficio, «che qui si tratta di persone sottoposte a speciale provvedimento» e che
«in tali condizioni non è consentito ad agenti e rappresentanti stranieri alcuna intromissione, come non lo sarebbe presso di noi e presso qualunque stato europeo» […] ridurre
tutto ad una stolta faccenda burocratica e starsi paghi alle «vive raccomandazioni» fatte
73 Italia. Camera dei deputati, Atti del Parlamento italiano. Sessione 1909-12, I.a della XXIII
legislatura. Discussioni dal 1 al 24 giugno, vol. XVII, Roma, Tipografia della Camera dei deputati,
1912, p. 21085.
74 “Un’interrogazione dell’on. Magliano”, «la Riscossa», II, 15 settembre 1912, n. 71, p. 2 e Liberiamo
Ettor e Giovannitti, Ripabottoni, “Comitato di difesa pro Ettor e Giovannitti”, 15 settembre 1912,
p. 2. Cfr anche “Per Ettor e Giovannitti. Alla vigilia del processo”, «La scintilla», VII, 19 settembre 1912, n. 326, p. 4 e «La propaganda», XIV, 14-15 settembre 1912, n. 993, p. 3.
75 “Il delitto di Lowrence”, «Scintilla… giudiziaria, settimanale, illustrata», VII, 22 agosto 1912, n.
322, p. 1. Cfr anche n. 321 del 16 agosto.
76 Ibidem.
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no alla morte Ettor e Giovannitti.77
Comunque, le interrogazioni in Parlamento e, in generale, la pressione dell’opinione pubblica e della stampa sia sul Governo sia, indirettamente, sulla rete diplomatica sortiscono importanti effetti, come viene ricordato da alcuni autori e
storici statunitensi:
In Italy, governmental interpellations by Socialist deputies, general strikes, demonstrations against American consulates, and the nomination of Giovannitti for
parliament, were the order of the day. The Italian movement in behalf of the three men
was the cause of much diplomatic correspondence. It is well known by the defense that
President Taft personally interested himself in the case and was visited by Italians at his
summer home at Beverly, Mass., in regard thereto. In brief, the international movement,
with its boycotts, resolutions of protest, and international complications, exerted considerable economic and political influence in behalf of the three prisoners.78
Anche in ambito regionale, la bandiera dell’impegno istituzionale è portata dal
deputato di Larino Mario Magliano. Benché, in Parlamento, già da maggio vi fossero state attività tese a sollecitare il Governo e la rete diplomatica, in Molise solo
a settembre se ne dà ampia diffusione pubblica.
«La provincia di Campobasso» – tramite una corrispondenza da Pozzuoli datata 22 agosto – riprende il citato articolo della «Scintilla» di Napoli e pubblicizza
l’intervento di Magliano e la replica del sottosegretario.79 La corrispondenza fra
il deputato e il sottosegretario viene pubblicata anche da altri organi di stampa. È
il caso del telegramma del 26 settembre, probabile effetto del comizio di Campobasso, dell’on. di Scalea che l’on. Magliano trasmette al presidente del Comitato di
Ripabottoni:80
Facendo seguito mie precedenti comunicazioni relative processo Giovannitti, e riferendomi suo 10 corrente, pregiomi informarla che fu telegrafato R. Console in Boston
affinché in vista imminente dibattimento sia possibilmente intensificata azione di quel
R. Ufficio per assicurare imputato ogni mezzo di difesa consentita dalle leggi locali. Da
telegramma testè pervenutomi da Console predetto risulta che Giovannitti è assistito
da un eccellente avvocato che non ha mancato giovarsi per difesa imputato di ogni
possibile dato desunto dai fatti accertati. In complesso le più recenti informazioni circa
77 Ibidem.
78 Justus Ebert, The Trial of a New Society, cit., p. 92.
79 “Per Arturo Giovannitti. L’interessamento dell’on. Magliano e del Governo”, «La provincia di
Campobasso», XVI, 10 settembre 1912, n. 22-23, p. 1.
80 “Per la difesa di Ettor e Giovannitti”, «Eco del Sannio», XIX, 14 ottobre 1912, n. 17, p. 1.
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serenamente conto di tutti i complessi elementi che il caso presenta e tendono ad attenuare la portata dell’imputazione formulata a carico del Giovannitti.81
Esito positivo dell’impegno dei parlamentari molisani è anche il pronunciamento di molte associazioni e consigli comunali. Ad esempio, oltre alle circa 35
Società operaie e Società agrarie, aderiscono il “Circolo democratico” di Carovilli, che a metà mese vota un documento pro libertà di Ettor e Giovannitti come
«espressione della propria fiducia nella libertà e nell’indipendenza della magistratura americana»,82 e il “Circolo del Libero pensiero” di Forli del Sannio.83 Si possono registrare, ancora, oltre all’adesione del Consiglio comunale di Ripabottoni,
quelle del Consiglio Comunale di Carovilli,84 del Consiglio comunale di Larino
(che delibera il 10 settembre), del Comune di Chiauci,85 del Comune di Guglionesi86 e l’adesione dei sindaci di Casacalenda e Castellino sul Biferno.87
5. Il Comitato di difesa di Ripabottoni
Il comitato pro Giovannitti nasce, verosimilmente, nella prima metà di agosto
e la sua presentazione ufficiale avviene durante il ricordato comizio del 22 agosto
a Ripabottoni, prima manifestazione da esso promossa. Già in tale occasione i
relatori presentano dei punti programmatici da perseguire, sia per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sia per la raccolta di fondi.88 I membri del Comitato
tengono viva una fitta rete di relazioni e contatti. Tramite la presenza diretta di
81 Emilio Jammarino, “Solenne comizio pro Ettor e Giovannitti”, «Battaglie di lavoro», II, 30 settembre 1912, n. 27, p. 1-2: cfr anche «la Riscossa», II, 6 ottobre 1912, n. 74, p. 3.
82 «la Riscossa», II, 29 settembre 1912, n. 73, p. 3.
83 «La provincia di Campobasso», XVI, 10 settembre 1912, n. 22-23, p. 2.
84 Il Consiglio comunale di Carovilli, nella seduta dell’8 settembre, su proposta del consigliere avv.
Uberto Formichelli «che disse poche ma vibranti e sentite parole d’occasione, emise ad unanimità un voto pro Ettor Giovannitti appellandosi al Governo perché s’interessi (sic) presso le autorità americane della sorte dei due innocenti carcerati» cfr “Il Consiglio comunale di Carovilli Pro
Ettor e Giovannitti”, «la Riscossa», II, 15 settembre 1912, n. 71, pp. 2-3.
85 «La provincia di Campobasso», XVI, 10 settembre 1912, n. 22-23, p. 2.
86 “Gli imponenti comizi pro Ettor e Giovannitti. A Guglionesi”, «Papparì. Giornale indipendente
del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 11-12, pp. 3-4.
87 “Comizio pro Ettor e Giovannitti”, «La provincia di Campobasso», XVI, 21 settembre 1912, n. 24,
p. 3.
88 Solo come esempio, si può citare l’adesione alla raccolta fondi da parte dell’Associazione generale
Impiegati civili di Napoli con lo stanziamento di £. 100 (cfr «La propaganda», XIV, 26-27 ottobre
1912, n. 999, p. 2).
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in quasi tutte le manifestazioni regionali e non solo. Molti intellettuali aderiscono
all’azione di sensibilizzazione del popolo molisano, come nel caso di Paolo Baccari che pubblica un proprio appello di sostegno.89 Il “Comitato di difesa pro Ettor
e Giovannitti”, come è formalmente denominato, è composto da Alberto Barbieri
che ne è il presidente; Vincenzo Vannelli, medico-chirurgo; Angelo Ciarla, impiegato; Adamo Cappuccini e Giuseppe Barbieri, studenti; Florindo Ramaglia, sarto;
Menotti Garibaldi Jaricci, operaio; Domenico Barbieri, negoziante; Giuseppe Vendita, meccanico; Matteo e Giuseppe Lepore, muratori.
Fra le prime iniziative, oltre al comizio, la pubblicazione il 15 settembre di un
fascicolo di sei pagine, venduto al prezzo di 10 centesimi, intitolato Liberiamo Ettor e Giovannitti. Sono in carcere in America perchè italiani, innocenti, benefattori!
In esergo sono poste tre frasi, significativamente e programmaticamente, prese da
scritti di Giordano Bruno,90 dalla stampa americana91 e da quella nazionale.92 La
pubblicazione si apre con i profili biografici93 dei “prigionieri” e con un articolo
del presidente del Comitato, compaesano e amico di Arturo:
Io ricordo Arturo Giovannitti quale egli ancor è: compagno di giovinezza, buono,
generoso, entusiasta di ogni nobile idea. Allorché fu lontano, emigrato in cerca di lavoro, lo seppi sempre … ovunque un sogno lampeggiasse, ovunque fosse un servaggio da
89 Paolo Baccari, “Comitato molisano pro Ettor e Giovannitti”, «Battaglie di lavoro», II, 25 settembre 1912, n. 25, p. 2. Un appello simile, Paolo Baccari lo pubblica su «La propaganda», XIV, 24-25
agosto 1912, n. 990, p. 2.
90 “Tremate più voi, o giudici, nel pronunziare la sentenza che io nell’ascoltarla, Giordano Bruno ai
giudici”, 8 febbraio 1600. Il testo, insieme alla foto di Ettor e Giovannitti, è pubblicato anche dal
“settimanale delle donne socialiste” – fondato, fra le altre, da Anna Kuliscioff – «La difesa delle
lavoratrici», I, 18 agosto 1912, n. 15, p. 3.
91 “La libertà di Ettor e Giovannitti è per gl’italiani opera di patriottismo”, da «La stampa italiana
d’America».
92 “Si vuol ripetere il martirio di Gesù”, dalla «Scintilla», VII, 16 agosto 1912, n. 321.
93 «Giovane di 28 anni, grande, robusto, di una forte voce, intensa, sincera, di una parola incisiva,
di una forma erculea, egli fa impressione viva e profonda sul suo uditorio. La sua esperienza del
movimento operaio è grande; la chiara discussione, l’interessamento che porta a tante materie di
progresso e di scienza, la sua erudizione, facevano sì che la casa sua divenisse un ritrovo di uomini di differenti nazionalità interessati nelle quistioni letterarie, artistiche, politiche ed economiche. Giovannitti è un poliglotto: parla l’inglese, l’italiano, il francese, il tedesco, lo spagnuolo
correntemente; conosce profondamente la lingua latina, la greca, l’ebraica. È un pensatore, un
poeta, un oratore, un giornalista poderosissimo. […] Le poesie italiane e inglesi di Arturo Giovannitti sono ispirate a uno squisito senso di alta e pura sentimentalità: lo stile è degno dell’ingegno suo profondo, poderoso; il contenuto, lo specchio costante di un’anima bella come il cielo
della patria lontana», “Arturo Giovannitti”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 1.
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[…] volle onestamente tentare la sorte. Emigrò
per lavorare, pieno di fede nella umana bontà […].94
→➣↔↕➙➛➜➛➝ ↔➞➟ ➠➡↔→➙➟ ➢↕➙➛➞➤➟ ➥➟ ➦➛➞➥➡➣➟➜➛
Nei vari interventi è descritto lo stato dei fatti e viene tratteggiato un resoconto
sulle attività di sensibilizzazione istituzionale condotte in Italia, presso la Camera
dei deputati, a cura dei vari gruppi politici (conservatori, clericali, liberali, radicali, repubblicani, socialisti). Si dà conto delle mobilitazioni popolari in atto e dei
comizi tenuti in tutto il mondo,95 in Europa96 e in Italia;97 si informa delle prese
di posizione della stampa internazionale e delle rivelazioni pubblicate, in particolare, dal «Daily Chronicle», dal «Daily Telegraph» e dal «Corriere della Sera»;
vengono pubblicate alcune composizioni in versi di Giovannitti.98 Illuminante,
nel linguaggio e nel tono, l’articolo di Giuseppe Barbieri su Le vere cause dell’incriminazione per la comprensione dello spirito col quale la vicenda viene vissuta:
In America vi sono i milionari sfruttatori e i pezzentissimi sfruttati: tra i pezzentissimi vi sono i nostri emigrati. Gli sfruttatori fanno capo ad una vasta associazione
operaia che serve a favorire l'oppressione e il dominio del capitale e il silenzio e il timore del lavoro. Gli sfruttati, tra i quali, ripetiamo, primeggiano gl’italiani nostri fratelli,
fanno capo, sempre con maggiore energia, ad un’altra associazione. La prima associazione è la Wolen Company e sta all’ordine del miliardario Wood, arrestato ultimamente come dinamitardo; la seconda, l’Industrial Workers of the World, ha per suoi capi
gli amici dell’onestà e del benessere operaio, come Haywod, Ettor, Giovannitti ed altri.
L'odio della prima associazione per la seconda è cosa naturale. Gli operai, gli schiavi
94 Alberto Barbieri, “Verso la giustizia e la verità”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 1.
95 «Degni della Storia, più che della Cronaca, sono i comizii di Boston, Philadelphia, Chicago,
Pittsburg e i varii di Nuova York. Il 1° Maggio a Nuova York vi fu un corteo di oltre 100.000
persone. In esso le società italiane di tutti i partiti superavano il numero di 400 e il numero delle
musiche era grandissimo. Comizii importantissimi si tennero e si tengono in tutto il mondo,
persino in Australia, persino a Tokio», “I comizi”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 2.
Manifestazioni si svolsero anche in Brasile, Argentina, Francia, cfr “Salviamo Ettor e Giovannitti”, «L’internazionale», VI, 21 settembre 1912, n. 421, p. 1.
96 «In Europa, in tutte le principali città si tennero comizii imponenti. Da ricordare per grandiosa
solennità quelli di Berlino, di Dresda, di Lione, di Ginevra, di Basilea, di Stoccolma», “I comizi”,
in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 2.
97 A p. 2 sono elencati quelli già svolti in Italia: quelli «di Milano, di Roma, di Verona, di Parma, di
Venezia, di Genova, di Napoli, di Bari» e in Molise: «Affettuosi i comizii di Larino, patria della
madre di Arturo, e di Ripabottoni, paese natio del caro e valoroso giovane; affettuoso del pari
quello di Isernia». Altre notizie sulla mobilitazione nazionale sono presenti in «L’internazionale», VI, 21 settembre 1912, n. 421, p. 1 (Livorno, Catanzaro, Rimini, ecc) e in «La propaganda»,
XIV: 26-27 ottobre 1912, n. 999, p. 3 (Unione dei tabacchi di Benevento); 3-4 agosto 1912, n. 987, p.
3 (Gruppo rivoluzionario di Salerno); 6-7 luglio 1912, n. 983, p. 3 (Giovani socialisti di Torre Annunziata).
98 Ad esempio “Il boccale”, ripresa da l’Almanacco de «L’internazionale» di Parma.
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del dollaro.99
Ad effetto, la riproposta, a cura di Adamo Cappuccilli, di un articolo di Luigi
Locatelli, pubblicato nel 1911 su «Il secolo» di Milano, che descrive, con puntiglio,
una esecuzione sulla sedia elettrica.100
Attraverso gli articoli citati o ripubblicati si ha l’idea della rete di relazioni
a cui il Comitato era connesso direttamente, tramite i giornali italiani, oppure
grazie alle corrispondenze di emigrati molisani in varie città degli USA. Oltre
alla «Scintilla» di Napoli, diretta da Roberto Ravasi, riferimento costante è anche
«L’internazionale», diretto da Alceste De Ambris,101 “organo degli operai organizzati aderenti alla Camera del lavoro di Parma e provincia”, che cura i contatti con
l’organizzazione internazionale socialista.102
Vengono pubblicati articoli di don Giovanni Preziosi103 da il «Corriere d’Italia», e ancora, un articolo firmato Il Proletario, verosimilmente proveniente dal
periodico diretto da Giovannitti, dal quale viene riportato un lunghissimo articolo da New York, datato luglio 1912.104
Se da una parte il comitato segue, nei toni e nella visione, la stampa più vicina
alle posizioni anarchico-socialiste, dall’altra cerca di rappresentare il caso Gio99 Giuseppe Barbieri, “Le vere cause dell’incriminazione”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit.,
p. 2.
100 Luigi Locatelli, “La morte”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 5.
101 Autore dell’articolo “L’ora di agire”, pro Ettror e Giovannitti, che chiude con l’esortazione Agitiamoci! Agitiamoci! Agitiamoci!, cfr «L’internazionale», VI, 21 settembre 1912, n. 421, p. 1.
102 Ad esempio, vengono ripresi articoli sulle iniziative dei socialisti svedesi, di Berlino, di Bruxelles, fra le quali si segnala la proposta di boicottaggio dei prodotti americani: «non acquistare più
farine, prosciutti, pesce, calzature, cappelli, biciclette, grammofoni, coltelli, armi, strumenti di
lavoro ecc, ecc., finché Ettor e Giovannitti non siano messi in libertà!», cfr. Liberiamo Ettor e
Giovannitti…, cit., p. 2.
103 Giovanni Preziosi, “La minaccia della pena di morte a due Italiani innocenti negli Stati Uniti”, in
Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 4-5. Cfr. anche «La propaganda», XIV, 5-6 ottobre 1912, n.
996, p. 2 in cui è anticipata la parte finale di un articolo in pubblicazione su «L’Italia all’estero»
di Roma. Giovanni Preziosi, ordinato sacerdote nel 1904, aderisce alle correnti più riformatrici
del cattolicesimo italiano e guarda con attenzione alle problematiche sociali del Mezzogiorno,
dedicandosi, fino al 1912, all’assistenza degli emigranti italiani. Nel 1913, lascia l’abito talare. Nel
1916 dirige il periodico italo americano «Il Martello» fondato da Carlo Tresca a cui collabora
anche Giovannitti. Successivamente aderisce al regime fascista e durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana si adopera, in qualità di Ispettore Generale della Razza, per attuare una
persecuzione ‘integrale’ degli ebrei, cfr Simone Pettirossi, Formazione e ascesa di un antisemita
italiano: Giovanni Preziosi, in http://www.tesionline.it/, ultima consultazione luglio 2010.
104 “La storia del complotto del capitalismo americano”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p.
3-4.
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una possibile e doverosa adesione trasversale da parte delle varie forze e posizioni
politiche. Sia sul fronte istituzionale e politico, sia su quello dell’opinione pubblica cerca di dare conto dell’interesse di tutte le componenti dello schieramento
politico italiano. In quest’ottica, è curata e proposta una sorta di rassegna stampa
che cita o riporta passi di articoli dai giornali più svariati: dal «Giornale d’Italia»,
dalla «Tribuna» di Roma (6 agosto), dal «Roma» di Napoli (29 luglio), dall’«Adige»
di Verona (19 agosto), da l’«Avanti» di Milano (25 agosto), fra i periodici, quest’ultimo, che segue con maggiore assiduità il caso, pubblicando moltissimi articoli.
Sono riproposti, inoltre, articoli e citazioni anche da periodici esteri, come il
«Progresso italo-americano», «La follia» e l’«Araldo italiano» di New York, «L’Italia», «La voce del popolo», «L’Italia all’estero», «Il popolo del Nuova England», «Il
purgante» di Lawrence, «L’era nuova», la «Cronaca sovversiva». Al fianco di tali
attività informative, il Comitato elabora un vero e proprio programma d’azione,
articolato in otto punti, che prevede interventi volti al rafforzamento del Comitato stesso, con adesioni e con la raccolta di denaro per sostenere la campagna di informazione; sollecitazioni volte all’adesione anche da parte di istituzioni italiane;
azioni di lobbing sulle istituzioni americane.105
105 «1) Mandare, giornali, cartoline e lettere di adesione al Comitato, e di simpatia ai due prigionieri,
dei quali ecco l'indirizzo: Arturo Giovannitti – Giuseppe Ettor, Essex, County Jail – Lawrence
Mass, (Stati Uniti). 2) Fare una larga sottoscrizione, in 3 copie, concepita presso a poco così: Noi
cittadini di … provincia di … plaudendo all'opera di Giovannitti e di Ettor, ci dichiariamo solidali
con essi e, fidando nella Giustizia Americana, attendiamo la loro liberazione e inviamo al popolo
della Repubblica forte e civile l'espressione della nostra riconoscenza e il nostro fraterno saluto.
Bisogna raccogliere moltissime firme. 3) Spedire le 3 copie ai seguenti indirizzi: Signor Presidente Taft – White House Washington, D.C. (Stati Uniti); Signor Governur (sic) Foss – State House
Mass. (Stati Uniti); Signor District Attorney Atwil (sic) – Linn. Mass (Stati Uniti). Nel medesimo
tempo avvertire subito il Comitato in Ripabottoni, rendendo noto l'intestazione e il numero delle
firme. 4) Far votare ai consigli comunali ordini del giorno a favore dei prigionieri e farli inviare
al Governo, darli alla stampa e renderli noti ai detti indirizzi e al Comitato. 5) Tenere conferenze,
organizzare appositi comizii, votare ordini del giorno da spedire alla stampa, e rendere noto il
tutto agli indirizzi detti ed al Comitato; fare possibilmente continue pubblicazioni sui giornali
di ogni colore, tener desta l’opinione pubblica e far noto a tutti con la voce e con gli scritti che il
caso Ettor e Giovannitti costituisce un avvenimento mondiale, che esce dalle ristrettezze di partito, che è d’interesse generale e che desta le simpatie di tutto il mondo civile, l’entusiasmo della
stampa di ogni fede e le proteste di tanti uomini illustri e di tutti i circoli politici, senza nessunissima reticenza di partiti. 6) Inviare lettere e telegrammi a S. E. il Ministro degli Affari Esteri
in Roma, pregandolo d’intervenire in favore dei prigionieri, e interessare i Deputati e i Senatori
d’Italia affinché cooperino al trionfo dei due innocenti. 7) Iniziare collette richiedendo al Comitato appositi moduli e spedire ad esso il danaro raccolto, che servirà alla difesa dei prigionieri.
Di questo danaro sarà reso conto con periodiche pubblicazioni a mezzo della stampa. 8) Rendere
noto agli amici tutti il presente programma, invitandoli alla propaganda, ed usare in ogni cosa la
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Dai primi giorni di ottobre, la stampa molisana, sulla scorta di quanto avveniva sulla stampa nazionale,106 pubblica articoli, riflessioni, opinioni sul processo. I vari autori si interrogano sui possibili sviluppi.107 Si dà conto, con sempre
maggiore attenzione, delle iniziative nazionali ed internazionali, delle attività del
Governo italiano,108 ma non manca anche qualche voce critica verso i socialisti e i
radicali accusati di essere diventati “sentinelle avanzate” del governo Giolitti.109
Nei molti articoli pubblicati, si lascia ampio spazio alla produzione poetica di
Giovannitti, soprattutto ai testi che l’autore compone in carcere110 e si moltiplicano gli appelli affinché “due innocenti […] non vengano sacrificati per scopi vili e
nefandi di una nazione che si atteggia a maestra di civiltà e giustizia”.111
Il clima di incertezza successivo all’inizio del dibattimento, avviato il 30 settembre e subito rinviato, è accentuato dalla scarsità di notizie sul “fosco processo”,
come lo definisce «La riscossa», e sulle sue “insidiose trame”. Unica fonte per svariati giorni, più volte ripresa anche dalla stampa regionale, una dichiarazione, poi
divenuta molto nota, dei “due martiri dell’idea”, pubblicata da «Il Proletario» e
ripubblicata da «L’internazionale» di Parma:
Non possiamo, non vogliamo essere considerati domani le vittime di un errore
giudiziario siamo i combattenti per una causa fortissima che non s’arrende mai e se ca-
massima celerità, dato che il processo non tarderà ad incominciare», cfr “Programma da svolgere”, in Liberiamo Ettor e Giovannitti…, cit., p. 6.
106 Sempre e solo come esempio si segnalano i molti articoli e corrispondenze da Sound Beach
(Conn) che Pietro Diana dedica al caso su «La propaganda» di Napoli, cfr quelle pubblicate il:
14-15 settembre (del 22 ago), n. 993, p. 3; 28-29 settembre (del 8 set.), n. 995, p. 2; 5-6 ottobre (del
28 set.), n. 996, p. 2; 12-13 ottobre (del 30 set.), n. 997, p. 2; 19-20 ottobre (del 7 ott.), n. 998, p. 2.
107 DP, Che avverrà?, «Papparì. Giornale indipendente del Molise», II, 9 ottobre 1912, n. 11-12, p. 1.
108 “Pro Ettor-Giovannitti. Svolgendosi il processo”, «la Riscossa», II, 6 ottobre 1912, n. 74, p. 3.
109 “L’incidente Hervé”, «Il Molise», I, 25 novembre 1912, n. 1, p. 1.
110 «Un giovane dall’anima così nobile e pura non può essere un assassino» («La riscossa» n. 79). Fra
le poesie più pubblicate: “Il salmo della vita e della pace («Papparì» n. 11-12; «Battaglie di lavoro»
n. 29; «La lotta» n. 18-19; «La riscossa» n. 81); “Il boccale” (Liberiamo Ettor e Giovannitti); “Il
figlio dell’abisso” («La riscossa» n. 79), dedicata ai minatori del West Moreland. Nel 1913, Justus
Ebert ci informa che «Giovannitti wrote eight poems while in Lawrence and Salem prisons. They
give promise of great poetical genius; and will be published shortly, together with other poems, by
the Macmillan Co. of New York» (“Giovannitti ha scritto otto poesie, mentre era nelle carceri di
Lawrence e di Salem. Esse promettono un grande genio poetico; e saranno pubblicate a breve,
insieme ad altri poemi, dalla Macmillan Co. di New York”), cfr Justus Ebert, The Trial of a New
Society, cit. p. 104.
111 “Per la difesa di Ettor e Giovannitti”, «Eco del Sannio», XIX, 14 ottobre 1912, n. 17, p. 1.
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belanti sul ceppo del beccaio.112
Finalmente, il 27 ottobre, «la Riscossa» pubblica un resoconto inviato dall’isernino Enrico Damiani, “nostro ardente compagno di lotte” residente a Philadelphia. Il processo, prima avviato il 30 settembre, è subito sospeso «perché dei
350 giurati chiamati dalla Corte, appena quattro ne furono scelti per formare la
Giuria», per poi riprendere solo il 14 ottobre.113 Da quanto riferisce Damiani,
l’opinione pubblica americana attende un verdetto positivo, ma comunque stampa e organizzazioni statunitensi sono molto attente alla campagna di sostegno internazionale e, in particolare, a quella italiana. Ad esempio, la «Voce del popolo»
di Philadelphia riprende l’articolo de «la Riscossa» dedicato al comizio di Isernia
(n. 72 del 22 settembre).114 Il periodico molisano ricambia la cortesia pubblicando
ampi stralci da un articolo della «Voce» dedicato alle fasi processuali, agli interventi del procuratore distrettuale Attwillt e alla puntuale strategia dell’avv. Peters,
capo del collegio di difesa. In particolare sceglie la deposizione del poliziotto di
Lawrence Michael A. Barry,115 dalla quale l’avv. Peters trae le prove a carico della
polizia per il complotto ordito a danno dei due sindacalisti.116
La mobilitazione ferve anche fra gli italiani d’America117 nonostante le azioni
ostruzionistiche delle autorità, come nel caso della manifestazione organizzata a
Philadelphia, città «di circa due milioni di abitanti con oltre centomila italiani»,
alla quale avrebbero dovuto partecipare oltre «settanta società italiane con le ri-
112 “Ettor e Giovannitti. Dal carcere di Lowrence”, «La riscossa», II, 20 ottobre 1912, n. 76, p. 1-2.
113 “Ettor trial delay. Panel exhausted with four Jurors chosen”, «The New York Times», 3 ottobre
1912.
114 “Ettor e Giovannitti. Il processo ricominciato il 14 ottobre”, «La riscossa», II, 27 ottobre 1912, n. 77,
p. 2.
115 Le accuse di Barry a Giovannitti e una efficace sintesi del suo interrogatorio, con citazioni testuali della deposizione, sono riportate puntualmente in “Swears Ettor urged defiance of Police.
Two policemen testify against Giovannitti in the trial of men accused of killing Anna Lopizzo”,
«New York Tribune», 18 ottobre 1912, p. 18. La testimonianza del capitano Fred F. Flynn è riportata in “Policenen testifies IWW leader was in riot the day Anna Lopizzo was killed. Giovannitti
was fearful”, «New York Tribune», 22 ottobre 1912, p. 16.
116 “Ettor e Giovannitti. Svolgendosi il processo”, «la Riscossa», II, 3 novembre 1912, n. 78, p. 1. Sullo sgretolamento delle accuse cfr anche Pietro Diana, “Processo Ettor Giovannitti Caruso. La
débâcle dell’accusa”, «La propaganda», XIV, 16-17 novembre 1912, n. 1002, p. 2.
117 «Il rinnovamento», periodico di Agnone, pubblica un lungo articolo ripreso da «L’Unione» n.
983 del settembre 1912 di Pueblo in Colorado che, fra l’altro, traccia il quadro delle agitazioni
di operai tessili e minatori in favore dei tre arrestati nelle varie città americane, cfr “Pro Ettor e
Giovannitti”, «Il rinnovamento», 28 ottobre 1912, n. 3, pp. 3-4.
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rettore della pubblica sicurezza Geoge D. Porter.118
Il 1 novembre, termina l’esame dei testi a carico che non riesce a supportare
adeguatamente la tesi dell’accusa,119 del resto, sconfessata in modo determinante
già dalla fine di agosto.120 Al 7 novembre, come informa in una sua ennesima
corrispondenza Enrico Damiani, il processo è giunto alla 23.a udienza senza che
siano stati ascoltati tutti i testimoni della difesa. Ciò nonostante, il dibattimento
procede in modo favorevole agli accusati121 e va prevalendo la convinzione di
poter ottenere un verdetto di innocenza.122 La sentenza è attesa con eccitazione
e impazienza e, come ultima possibilità, si confida nella grazia che potrebbe concedere il «nuovo presidente degli Stati Uniti, di programma democratico e quindi
simpatizzante col movimento operaio».123
7. La proposta di candidatura
Nonostante molti elementi facciano pensare a una conclusione positiva del
processo, il timore per esiti imprevisti è alto, tanto da far avanzare proposte per
soluzioni di emergenza. Alberto Argentieri,124 giornalista de «La propaganda»
118 “Voci dall’America. Processo Ettor Giovannitti”, «la Riscossa», II, 24 novembre 1912, n. 81, p. 2.
Nello stesso articolo si fa riferimento ad una manifestazione organizzata dal Comitato Universitario vietata dalla Polizia di Roma e dalla Questura che non concede l’autorizzazione all’uso del
Padiglione Colonna.
119 “Ettor e Giovannitti. In attesa della sentenza”, «la Riscossa», II, 10 novembre 1912, n. 79, p. 1.
120 Già a fine agosto era noto che gli attentati dinamitardi erano stati organizzati dagli stessi proprietari tessili. I fatti vengono svelati da alcune testimonianze e la notizia viene comunicata il 31
agosto dal «Daily Chronicle» di Londra a l’«Avanti!», cfr “Come i criminali capitalisti americani
affilano le armi per l’assassinio legale di Ettor e Giovannitti”, «La difesa delle lavoratrici», I, 16
settembre 1912, n. 16, p. 2. Una esaustiva sintesi dello svolgimento del processo e delle strategie
dell’accusa si leggono in “Ettor, Giovannitti e Caruso dinanzi alle Assisie”, «La scintilla», VII, 21
novembre 1912, n. 355, p. 5; “Salviamo Ettor e Giovannitti”, «L’internazionale», VI, 21 settembre
1912, n. 421, p. 1; Pietro Diana, “Il processo Ettor-Giovannitti-Caruso è finito” (lettera dell’11
nov), «La propaganda», XIV, 23-24 novembre 1912, n. 1003, p. 2.
121 Un ampio resoconto sulla “rotta dell’accusa” è documentato in “Ettor, Giovannitti e Caruso
dinanzi ai giurati di Salem”, «La scintilla», VII, 28 novembre 1912, n. 336, pp. 7-8. L’articolo viene
pubblicato quando la sentenza di assoluzione già era stata emessa.
122 “Ettor and Giovannitti must be found guilty of murder in the second degree or acquitted. A disagreement is the only other alternative”, IWW Jury’s finding ready for the court … Ettor or Giovannitti Cannot Be Found Guilty of First Degree Murder, Says the Charge. Police Watch Crowds,
«New York Tribune», 26 novembre 1912, p. 3.
123 “Voci dall’America. Processo Ettor Giovannitti”, «la Riscossa», II, 24 novembre 1912, n. 81, p. 2.
124 Nel 1919 segretario della Camera del lavoro di Pistoia e autore di Su la organizzazione politica
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avanza una proposta che trova, subito, non pochi sostenitori. Invia una lettera alla
direzione del Partito socialista italiano proponendo la candidatura di Ettor e Giovannitti alla Camera dei deputati in due collegi sicuri. Fra i primi organismi ad
accogliere l’idea, il Comitato di Ripabottoni che, il 5 novembre, riunito d’urgenza
approva uno specifico o.d.g. per rilanciarla e chiedere ulteriori adesioni. Dopo
molte considerazioni sull’andamento della vicenda Ettor-Giovannitti, facendo riferimento alla proposta Argentieri, pur rilevando il problema rappresentato dalla
non sufficiente età dei due e dalla indisponibilità di collegi, il Comitato non solo
accoglie la proposta, ma, a sua volta, propone le dimissioni di due deputati socialisti in carica. Inoltre, delibera formalmente: di sostenere la proposta; di invitare
tutti i deputati socialisti a sostenerla; di chiedere al gruppo socialista alla Camera
– in caso di mancanza di collegi liberi – di far dimettere due deputati; di invitare la stampa di ogni partito a sostenere la proposta; di chiedere a tutti i deputati
socialisti di rispondere all’appello sull’«Avanti» in considerazione del pericolo di
vita che corrono i due; di diffondere la proposta e di inviarla alla direzione del
partito e alla redazione de l’«Avanti» affinché si possa realmente realizzare.125
In risposta a quanto deliberato dal Comitato di Ripabottoni, un anonimo “socialista molisano”, premettendo di condividere tutte le considerazioni illustrate
dal Comitato e valutata la mancanza di collegi liberi ad un solo anno dalle ultime
elezioni, propone che siano gli eletti dei territori italiani di nascita dei due processandi a dimettersi. Per quanto riguarda Giovannitti, nativo di Ripabottoni appartenente al collegio elettorale di Larino, propone, con un testo non facilmente interpretabile che oscilla fra il serio ed il provocatorio, che sia l’on. Magliano, eletto
in tale collegio, a dimettersi. Aggiunge il “socialista molisano”:
l’on Magliano, il quale nel paese e nel Parlamento, si è tanto interessato della sorte
dei due innocenti e che ha tenuto una serie di comizi al riguardo […] non troverà nessuna difficoltà a dimettersi […] sono sicuro perciò che il fiero deputato radicale di Larino
delle forze sindacaliste rivoluzionarie, Rocca S. Giovanni, Casa Editrice Abruzzese, 1913. Alberto
Argentieri, “Impediamo la condanna di Giovannitti e Ettor”, «La propaganda», XIV, 15-16 giugno
1912, n. 980, p. 3; id., “I partiti politici americani. ll processo Giovannitti Ettor”, «La propaganda», XIV, 27-28 luglio 1912, n. 986, p. 2; id., “Per Ettor e Giovannitti”, «La propaganda», XIV, 14-15
settembre 1912, n. 993, pp. 2-3.
125 “Ordine del giorno”, «Battaglie di lavoro», II, 10 novembre 1912, n. 31, pp. 1-2; “Ettor-Giovannitti.
In attesa della sentenza”, «La riscossa», II, 10 novembre 1912, n. 79, p. 2. Cfr anche “Il processo
Ettor-Giovannitti in America”, «Il Molise», 25 novembre 1912, n. 1, p. 2. Nei giorni che precedono
la sentenza un lungo articolo a firma GA di Ripabottoni, probabilmente Aristide Giovannitti,
non trova spazio sulla stampa locale, cfr «Battaglie di lavoro», II, 20 novembre 1912, n. 32, p. 1.
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si presenta di immediata soluzione.126
Il effetti, Mario Magliano, oltre a spingere il Partito radicale a votare un ordine del giorno pro Giovannitti da lui presentato durante il Congresso, offre al
Comitato anche le sue dimissioni.127 Intanto, l’Unione socialista di Carpi, il 22
novembre, proclama la “candidatura politica” di Arturo Giovannitti,128 come si
apprende da una lettera del 24 novembre inviata a «la Riscossa» da Arturo Barbieri, presidente del Comitato di Ripabottoni:
Ill.mo sig. direttore, Le comunico questo telegramma giunto al Comitato di difesa
il giorno 22 corrente: “Assemblea generale Unione socialista carpigiana proclamata ieri
sera candidatura Arturo Giovannitti. Gianoli segretario.129
Ancora l’on. Mario Magliano, in attesa della sentenza, telegrafa alla famiglia
Giovannitti scrivendo: «Divido vostre angosce. Sono più che mai con voi per
voi».130
Dopo solo alcuni giorni dalle dichiarazioni di Magliano e dalle disponibilità
dei socialisti di Carpi, il processo Ettor-Giovannitti si risolve con una sentenza di
piena assoluzione.
8. Working classes of the world liberated Us131
«Give Us death if you believe Us Guilty»,132 «uccideteci se ci ritenete colpevoli», era stato il solenne congedo di Ettor e Giovannitti dal giurì. Ben altro tono ha,
invece, il successivo pronunciamento dei due che, almeno a quanto scrive il «“New
York tribune»”, accolgono la notizia di assoluzione il 26 novembre 1912: «Working
classes of the world liberated Us», «i lavoratori del mondo ci hanno liberato».
Anche la stampa “borghese” americana accoglie con «entusiasmo il verdetto dei
giurati di Salem, mentre prima aveva attaccato l’opera dei leaders dello sciopero di
126 “Ettor e Giovannitti. Una proposta pratica”, «la Riscossa», II, 17 novembre 1912, n. 80, p. 1.
127 “Echi dell’assoluzione di Giovannitti”, «La provincia di Campobasso», XVI, 5 dicembre 1912, n.
30, p. 1.
128 “Ettor, Giovannitti e Caruso assolti”, «Eco del Sannio», XIX, 29 novembre 1912, n. 21, p. 2.
129 “Ettor e Giovannitti assolti”, «la riscossa», II, 1 dicembre 1912, n. 82, p. 1.
130 “Echi dell’assoluzione di Giovannitti”, «La provincia di Campobasso», XVI, 5 dicembre 1912, n.
30, p. 1.
131 “Lawrence hails Ettor and comrades, freed”, «New York Tribune», 27 novembre 1912, p. 6.
132 «Tooele Transcript Bulletin», 29 novembre 1912, p. 2; «Beaver City Press», 29 novembre 1912, p. 7.
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▲✵➵❇✼✻❝✼P133 e non era stata certo tenera nei giudizi verso Giovannitti considerato
«a minter, a bookkeeper, a theological student, a mission preacher and a tramp»134
(«un Minter (arrivista?), un ragioniere (calcolatore?), uno studente di teologia, un
predicatore missionario e un vagabondo»). I titoli dei giornali americani si rincorrono: “Not guilty”;135 “Labor leaders acquitted”;136 “Labor leaders freed by jury.
Ettor Giovannitti and Caruso acquitted of killing woman at Lawrence”.137 A questi
fanno eco i commenti della stampa italiana,138 prontamente rilanciati da quella
americana:
Praise from italian press. The majority of the Italian press commenting on the trial
at Salem Mass of Ettor Giovannitti and Caruso for the murder of Anna Lopizzo, praises
the impartiality of the summing up of Judge Joseph Quinn.139
In Molise, è l’agnonese «Eco del Sannio» che per primo annuncia: «I giurati
degli Stati Uniti d’America hanno completamente assolti Ettor, Giovannitti e anche Caruso».140 Subito dopo seguono altri periodici molisani. «Battaglie di lavoro», preceduto da un lungo articolo di Emilio Jammarino, pubblica il comunicato
ufficiale dell’assoluzione:
Salem (Ma). Ettor e Giovannitti sono stati assolti, Caruso è pure assolto. I prevenuti
vengono abbracciati e baciati. Giovannitti ringrazia il giurì in nome della giustizia, della
verità e della civiltà. Ettor ringrazia la corte per il giusto giudizio in nome delle classi
lavoratrici.141
Anche «la Riscossa», fra i periodici più assidui nel seguire l’intera vicenda,
133 Pietro Diana, “Dopo l’assoluzione dei pionieri dello sciopero di Lawrence”, «La propaganda»,
XIV, 28-29 dicembre 1912, n. 1008, p. 2.
⑧➸➺ André Tridon, The New Unionism, New York, BW Huebsch, 1913, p. 112. Cfr anche Joseph J.
Mereto, The Red Conspiracy, Release Date: 31 August 2006 [EBook #19150, in http://www.gutenberg.org/files/19150/19150-8.txt, ultima consultazione agosto 2010.
135 «Salt Lake Telegram», 26 novembre 1912, p. 1.
136 «Carbon County News», 28 novembre 1912, p. 1.
137 «The Mahoning dispatch», 29 novembre 1912, p. 7.
138 Fra le tante testate italiane, «La scintilla», fra quelle più attente alla vicenda, titola “Contro i negrieri di Lawrence. Ettor, Giovannitti e Caruso assolti”, «La scintilla», VII, 5 dicembre 1912, n.
337, p. 4.
139 «Salt Lake Telegram», 26 novembre 1912, p. 1. Apprezzamento dalla stampa italiana. La maggior
parte della stampa italiana commentando il processo a Salem (Ma) a Giovannitti, Ettor e Caruso
per l'omicidio di Anna Lopizzo, loda l’imparzialità della sentenza del giudice Joseph Quinn.
140 “Ettor, Giovannitti e Caruso assolti”, «Eco del Sannio», XIX, 29 novembre 1912, n. 21, p. 2.
141 Emilio Jammarino, “Giustizia riparatrice. Ettor e Giovannitti completamente assolti”, «Battaglie
di lavoro», II, 30 novembre 1912, p. 2.
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È proprio al direttore del
periodico isernino che, il 4 dicembre, Giuseppe Giovannitti invia una lettera di
ringraziamento per il sostegno ricevuto:
A nome mio e della mia famiglia mando alla SV ed alla redazione tutta i più vivi ringraziamenti per la valorosa campagna fatta sul giornale in difesa di mio fratello Arturo
e del suo compagno di sventura Ettor. L’unico conforto per noi, nei momenti di supremo
dolore, è stata la stima affettuosa di cui ci hanno circondato le persone intelligenti ed
oneste, le quali in numero immenso sono state con noi solidali nella sventura. Perciò,
con animo grato e riconoscente, le do gli ossequi particolari dei miei e le stringo cordialmente la mano.143
«La provincia di Campobasso» pubblica una lunga corrispondenza da Ripabottoni, datata 30 novembre, che ricostruisce «gli ultimi giorni di attesa» prima del
verdetto e traccia una sintesi delle varie azioni progettate in caso di sentenza di
condanna. Fra le iniziative di maggiore impatto, uno sciopero generale internazionale. L’azione, in Italia, era stata votata dalla Direzione generale del Partito socialista, che aveva “mandato l’ordine” a tutte le sezioni, dalla Confederazione generale
del lavoro e dal Comitato nazionale dell’Azione diretta di Parma.144 Il Sindacato
centrale dei ferroviari, avendo aderito allo sciopero, avrebbe garantito, in caso di
condanna a morte, il blocco dei trasporti per 24 ore, mentre il Comitato nazionale
dell’Azione diretta, scisso dal Partito socialista, avrebbe mobilitato circa 400.000
lavoratori in due sole ore, allertati nelle settimane precedenti da squadre di ciclisti
che avevano affisso manifesti e mobilitato la popolazione dell’Italia settentrionale.
9. Gioia grande a Ripabottoni e in Molise
La notizia dell’assoluzione viene telegrafata dagli Stati Uniti presso la sede
dell’Agenzia di stampa Stefani, con sede a Roma che, a sua volta, la trasmette al
Comitato di difesa. Contestualmente, Domenico Barbieri, medico condotto a
142 “Ettor e Giovannitti assolti”, «la Riscossa», II, 1 dicembre 1912, n. 82, p. 1.
143 “La famiglia Giovannitti ringrazia la Riscossa”, «la Riscossa», II, 8 dicembre 1912, n. 83, p. 2.
144 «Bisogna che tutta l’Internazionale proletaria partecipi unanime alla protesta ed all’azione …
Lavoratori italiani coll’arme al piede, con sicurezza fidente attendete gli eventi e preparatevi.
Ettor e Giovannitti devon esser salvati dalla sedia elettrica, devon esser restituiti alla libertà»,
“Salviamo Ettor e Giovannitti”, «L’internazionale», VI, 21 settembre 1912, n. 421, p. 1. Il Comitato,
in occasione dell’inizio del processo, invia tre distinti telegrammi, a firma Masotti segretario, al
presidente degli Stati Uniti Taft, al governatore Poss e a Ettor e Giovannitti, cfr «L’internazionale», VI, 5 ottobre 1912, n. 42x, p. 2.
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«Giunta ora sicura notizia assoluzione, liberazione caro Arturo. Abbracci» e Mario Magliano telegrafa al sindaco di Ripabottoni: «Ettor e Giovannitti assoluti –
Esultiamo. Avvertite tutti».145
Appena diffusasi la notizia, prende vita una manifestazione popolare spontanea al grido di «viva il nostro concittadino, viva gli eroi mondiali» e casa Giovannitti è presa d’assalto. Il Comitato organizza, per il giorno 8 dicembre, «i più
solenni festeggiamenti ed un grandioso comizio»,146 precisando che «tutti gli
italiani sono pregati di inviare la loro individuale adesione al comizio».147 Una
lettera non firmata, spedita da Napoli il 7 dicembre alla redazione de «Il Molise»
sottolinea l’importanza politica mondiale per una sempre più ampia affermazione
del proletariato e per il raggiungimento della giustizia sociale.148
Per quanto concerne il Molise, l’intera vicenda è suggellata da un articolo de
«La lotta», lo stesso periodico che per primo aveva pubblicato un articolo dedicato
al caso. Sceglie di farlo, dopo aver evidenziato la notizia dell’assoluzione, con una
frase dall’alto valore simbolico, pronunciata da Arturo Giovannitti durante l’interrogatorio:
«Mi s’imputa un reato di pensiero. Condannatemi, se potete. Ma sappiate che
il pensiero non si comprime, non si sopprime colle condanne».149
145 “Echi dell’assoluzione di Giovannitti”, «La provincia di Campobasso», XVI, 5 dicembre 1912, n.
30, p. 1.
146 “Festeggiamenti per l’assoluzione”, «la Riscossa», II, 8 dicembre 1912, n. 83, p. 2.
147 Ibid. Cfr anche Emilio Jammarino, “Giustizia riparatrice. Ettor e Giovannitti completamente
assolti”, «Battaglie di lavoro», II, 30 novembre 1912, p. 2.
148 P.C., “L’assoluzione di Ettor, Giovannitti e Caruso”, «Il Molise», I, 10 dicembre 1912, n. 2, p. 2.
149 “Ettor, Giovannitti e Caruso assolti”, «La lotta», I, 22 dicembre 1912, n. 21-22, p. 3.
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