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ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022) Atti del XII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana Roma, 20-23 settembre 2022 Volume II a cura di MATTEO BRACONI, MASSIMILIANO DAVID, VINCENZO FIOCCHI NICOLAI, DONATELLA NUZZO, LUCREZIA SPERA, FRANCESCA ROMANA STASOLLA SAP Società Archeologica s.r.l. Quingentole 2024 Comitato scientifico: Fabrizio Bisconti (Università degli Studi Roma Tre) Matteo Braconi (Università degli Studi Roma Tre) Massimiliano David (Sapienza Università di Roma) Vincenzo Fiocchi Nicolai (Università degli Studi di Roma Tor Vergata) Donatella Nuzzo (Università degli Studi di Bari Aldo Moro) Lucrezia Spera (Università degli Studi di Roma Tor Vergata) Francesca Romana Stasolla (Sapienza Università di Roma) Segreteria organizzativa: Ambra D’Alessandro, Alessandro Di Tomassi, Giovanna Ferri, Elisa Frigato, Federico Lizzani, Flavio Pallocca, Chiara Sanna Con il patrocinio di: Con il contributo di: Cavalieri di Colombo Redazione: Giovanna Ferri, Federico Lizzani Stesura degli indici: Flavio Pallocca Trascrizione del dibattito e della Tavola rotonda: Alessandro Di Tomassi Composizione grafica: Francesca Benetti per SAP Società Archeologica s.r.l. In copertina: Particolare delle pitture del complesso tardoantico dell’ex convento dei Neveri (Bariano, BG), foto di Lucrezia Spera. Atti stampati con il contributo finanziario di: Cavalieri di Colombo Sapienza Università di Roma Università degli Studi di Bari Aldo Moro - Dipartimento di ricerca e innovazione umanistica Università degli Studi di Roma Tor Vergata Università degli Studi Roma Tre © 2024 SAP Società Archeologica s.r.l. Strada Fienili 39a - Quingentole (Mantova) www.saplibri.it | www.archeologica.it editoria@archeologica.it ISBN 978-88-99547-76-9 I N D I C E VOLUME I I Programma del XII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana V Saluto del Rettore dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata VI Saluto della Rettrice dell’Università di Roma Sapienza VII Saluto del Rettore dell’Università degli Studi Roma Tre 1 Discorso inaugurale di Vincenzo Fiocchi Nicolai TEMATICHE GENERALI 5 La lunga storia della disciplina Gisella Cantino Wataghin 19 Archeologia cristiana e Archeologie post-classiche Gian Pietro Brogiolo 29 Archeologia e archeologie, nel 2022 Giuliano Volpe QUADRI REGIONALI 37 73 145 Archeologia cristiana in Piemonte e Valle d’Aosta 1993-2023: aggiornamenti e nuove frontiere di ricerca Eleonora Destefanis 55 Archeologia delle chiese in Valle d’Aosta: contesti e approcci metodologici alla luce dei nuovi dati di scavo Gabriele Sartorio 63 La topografia cristiana della città di Asti Alberto Crosetto La Liguria. Trent’anni di Archeologia cristiana (1993-2023) Gabriele Castiglia 101 Ventimiglia tardoantica e cristiana alla luce delle recenti ricerche e ritrovamenti Stefano Costa, Daniela Gandolfi, Alessandra Frondoni 111 Il complesso archeologico di San Clemente ad Albenga: una rilettura dei più antichi edifici di culto alla luce delle recenti indagini Marta Conventi, Fabrizio Geltrudini, Augusto Pampaloni, Alessandra Starna, Mario Testa, Carla Bracco, Nico Radi, Giovanni Mennella 121 La basilica paleocristiana di Capo Don – Costa Balenae a Riva Ligure (IM) Alessandro Garrisi, Ilenia Gentile, Alessio Paonessa 131 Ricerche e nuove scoperte nel territorio di Noli e di Finale Ligure (SV) Alessandra Frondoni Archeologia cristiana a Milano e in Lombardia: un bilancio delle ricerche degli ultimi decenni Marco Sannazaro 161 Ambrogio e il refrigerium a Milano Massimiliano David 221 169 Lacerti di strutture e affreschi paleocristiani nel cimitero ad martyres di Milano Marco Sannazaro, Anna Maria Fedeli, Carla Pagani 177 Mediolanum: l’epigrafia e le aree funerarie dei cristiani dopo l’edizione del corpus Giuseppe Cuscito 187 Le architetture del complesso tardoantico dell’ex convento dei Neveri (Bariano-BG) Gian Pietro Brogiolo 201 Primi dati sull’ex convento dei Neveri di Bariano (BG) Maria Fortunati, Maurizio Marinato, Alessandra Mazzucchi 213 La pittura tardoantica del complesso di Bariano Norbert Zimmermann L’archeologia delle chiese in Veneto tra IV e VII secolo: metodi, ricerche, prospettive Alexandra Chavarría Arnau 231 241 Nuove ricerche sul sacello di San Prosdocimo presso la basilica di Santa Giustina di Padova Gian Pietro Brogiolo, Paolo Vedovetto Archeologia cristiana in Friuli Venezia Giulia: ricerche e prospettive (1993-2022) Simonetta Minguzzi 255 Nuovi dati sulla cappella di S. Marco nel duomo di Grado (GO) Giovanna A. Lanzetta 263 Il Trentino-Alto Adige Elisa Possenti 283 Archeologia cristiana in Emilia-Romagna: gli ultimi 30 anni (1993-2022) Andrea Augenti 303 313 359 Hanc arcam si quis aperuit. Ubicazione e impiego dei sarcofagi nei sepolcreti ravennati tardoantichi Paola Novara Archeologia delle strutture religiose cristiane in Toscana (fine XIX-2021) Federico Cantini 331 Recenti indagini nella catacomba di Santa Mustiola a Chiusi (SI). Primi risultati dalle campagne di scavo 2016-2019 Matteo Braconi 343 La villa-mansio di Vignale (Piombino, LI) e qualche ipotesi sulla cristianizzazione delle campagne nell’Etruria tardoantica e altomedievale Elisabetta Giorgi Marche Yuri A. Marano 375 La basilica paleocristiana di S. Maria Assunta presso la città di Pesaro: nuovi dati, preliminari, proposti dal riavvio delle ricerche Daniele Sacco 391 Le trasformazioni della città di Ostra (Ostra Vetere, AN) in età tardoantica alla luce degli ultimi dati di scavo Carlotta Franceschelli 399 L’iscrizione funeraria di Iustus diaconus … de provincia Anconitana da Scampis (Elbasan, Albania) Simona Antolini, Elio Hobdari, Yuri A. Marano 407 Umbria 1993-2022 Francesca Romana Stasolla 419 Abruzzo Maria Carla Somma 439 Le origini cristiane nel territorio dell’Arcidiocesi di Penne – Pescara Andrea R. Staffa 451 La cattedrale di S. Maria ad Amiternum: dalla destrutturazione della città antica al nuovo polo di potere Alfonso Forgione 459 Ascetismo e monachesimo in territorio spoletano, fra tardoantico e altomedioevo. L’apporto dei monaci siri Alessio Pascolini VOLUME II 469 La cristianizzazione del Lazio attraverso le più recenti ricerche archeologiche: un bilancio critico Vincenzo Fiocchi Nicolai 489 Roma Lucrezia Spera 517 Sull’epigrafia cristiana di Roma. Bilanci e prospettive alla luce di un trentennio di ricerche (1993-2022) Antonio E. Felle 533 Le chiese di Roma nel progetto SITAR Olof Brandt, Stefania Picciola, Mirella Serlorenzi 543 Ancora sui SS. Giovanni e Paolo al Celio Carlo Pavolini 553 Nuovi dati dalle indagini nell’oratorio dei santi Agnese, Vito e compagni sotto l’Ospedale dell’Angelo (complesso ospedaliero S. Giovanni – Addolorata, Roma) Alessandra Cerrito 565 Le fasi della basilica di San Giovanni a Porta Latina a Roma Olof Brandt, Veronica Borelli, Dino Lombardo 575 Quando Roma diventò un vigneto Daniele Manacorda 589 Cibele e Pietro. Pagani e cristiani in Vaticano nel IV secolo Federico Lizzani 599 Nuove indagini stratigrafiche presso la catacomba di San Sebastiano: lo scavo nel mausoleo XVI Martina Bernardi 609 Novità dai recenti scavi nella catacomba e nell’area subdiale di Sant’Ippolito Cristina D’Agostini, Raffaella Giuliani, Marzia Di Mento, Cinzia Palombi 621 Novità da recenti indagini nell’area di S. Lorenzo al Verano Paola Filippini, Raffaella Giuliani 631 ‘Scavando’ gli archivi. Novità da S. Lorenzo fuori le mura Simonetta Serra 637 Il riuso di impianti idraulici nella catacomba di Ponziano a Roma Monica Ricciardi 645 Le vicende successive all’uso antico del secondo piano della catacomba di Priscilla alla luce delle recenti indagini archeologiche Giulia Facchin 651 Scoperte, restauri e riconsiderazioni iconografiche sulle pitture delle catacombe romane (1993-2022) Giovanna Ferri 661 Scoperte e restauri dei sarcofagi cristiani della tarda antichità nel suburbio romano: il quadro dell’ultimo venticinquennio Dimitri Cascianelli 671 Riflessioni sulle officine lapidarie delle catacombe romane tra le vie Appia e Ardeatina Domenico Benoci 679 Cinquanta anni dopo: considerazioni e aggiornamenti sulla tipologia delle lucerne delle catacombe romane di Arnold Provoost Gianfranco De Rossi, Alice Possidoni, Monica Ricciardi 689 Riflessioni sulla frequentazione dell’arenario di Priscilla dalla pianta di Filippo De Winghe Chiara Cecalupo 697 La ‘collezione cristiana’ del Museo Nazionale Romano. Storia e formazione: dai documenti d’archivio ai materiali Agnese Pergola 709 La collezione pontificia di scultura cristiana antica e i cimiteri del suburbio di Roma: recenti acquisizioni da ricerche documentarie Alessandro Vella 721 Le testimonianze monumentali cristiane nel settore nord-occidentale del suburbio di Roma Cinzia Palombi 737 Villa dei Sette Bassi: la fase paleocristiana della cosiddetta Dépendance Carla Maria Amici, Alessandra Ten 747 Il santuario del martire Basilide al XII miglio della via Aurelia: nuovi dati da un recente intervento d’emergenza Alessio De Cristofaro, Pamela Giannini, Barbara Mazzei, Andrea Ricchioni 755 Catacomba di S. Eutizio presso Soriano nel Cimino: nuovi spunti di riflessione dal restauro dell’edicola con la raffigurazione dei Principi degli Apostoli Barbara Mazzei 763 Spazio eucaristico e gigantismo nelle basiliche costantiniane: il caso della cattedrale di Albano Patrizio Pensabene 773 L’insediamento di Madonna del Piano a Castro dei Volsci (FR) in età tardoantica e altomedievale: metodologie integrate e nuovi approcci allo studio e alla ricostruzione dell’edificio di culto cristiano Andrea Angelini, Roberto Gabrielli, Daniela Quadrino, Eleonora Scopinaro 783 Il Molise Federico Marazzi 795 L’archeologia cristiana in Campania: vecchi problemi, nuove acquisizioni Carlo Ebanista 815 L’ipogeo D della regione greca nella catacomba di S. Gennaro a Napoli: dati preliminari sulle nuove ricerche Iolanda Donnarumma 825 Il cosiddetto ‘ipogeo del bambino’ nella catacomba di S. Gennaro a Napoli Maria Grazia Originale 833 L’oratorio cristiano nei carceres dell’Anfiteatro Campano: dati preliminari e prime considerazioni Nicola Busino 843 Nuove ricerche sulla topografia cristiana dei Campi Flegrei: il sito di Misenum Gianfranco De Rossi, Gervasio Illiano 865 921 851 Il complesso cimiteriale di S. Casto a Sessa Aurunca (Campania): problematiche e nuove riflessioni Silvana Episcopo 859 A proposito della fiera di Marcellianum in Lucania: nuove considerazioni su commerci e mercati all’ombra della chiesa e del culto dei santi tra la tarda antichità e l’altomedioevo Daniela De Francesco Archeologia cristiana in Puglia e Basilicata. Ricerche, metodi e prospettive (1993-2022) Donatella Nuzzo 881 Siponto e la cristianizzazione del Gargano centro-meridionale tra nuovi dati e riletture Roberta Giuliani, Angelo Cardone, Giuliana Massimo 893 La nova urbs di Egnazia al tempo della diocesi Raffaella Cassano, Gianluca Mastrocinque 903 La basilica paleocristiana di Bari: nuove acquisizioni dall’analisi dei resti murari Sabrina Grassi, Anna Surdo 911 Recenti indagini nel complesso cimiteriale in località Lamapopoli a Canusium. La catacomba C cd. di ‘S. Sofia’ (2018-2022) Paola De Santis Testimonianze della cristianità nell’antico territorium Bruttiorum poi Calabrìa Adele Coscarella 935 945 1007 Gli scavi di Piazza San Leoluca a Vibo Valentia Eugenio Donato, Fabrizio Sudano Sicilia Lucia Arcifa, Daniela Patti, Emma Vitale 969 Insediamenti, viabilità e cristianizzazione nel territorio rurale delle diocesi di Siracusa e di Lentini Rodolfo Brancato, Federico Caruso 983 L’area cimiteriale del complesso dei Niccolini di Lilibeo (Marsala, TP): nuove osservazioni e riletture Alessandro Abrignani 995 L’epigrafia cristiana greca e latina in Sicilia: ricerche, metodi e prospettive (2000-2023) Giuseppe Falzone Paesaggi urbani e rurali della Sardegna cristiana: trent’anni di ricerche per una nuova lettura Rossana Martorelli, Pier Giorgio Spanu 1027 Nuovi studi sulla chiesa di S. Maria di Villasimius (Cagliari) Marco Muresu 1035 Il cubicolo di Munazio Ireneo nel cimitero di Bonaria a Cagliari: una rilettura dopo i restauri Marcella Serchisu 1041 Spunti di riflessione sul ruolo delle autorità ecclesiastiche nelle attività economiche commerciali attraverso l’analisi dell’apparato epigrafico su un’anfora globulare dal porto di Cagliari Laura Soro 1049 Discussioni 1065 Tavola rotonda 1071 Indice dei luoghi 903 LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI Sabrina Grassi, Anna Surdo 1. Introduzione In seguito ai lavori di risanamento e restauro della Cattedrale di Bari, effettuati negli anni ‘70 del secolo scorso, sono stati individuati i resti architettonici di un edificio al di sotto della navata centrale, ascrivibile alla fine del V secolo d.C. ed identificato come un luogo di culto, collocato a 5 m al di sotto del piano di calpestio e utilizzato dal XVII alla fine del XIX secolo come ossario. La chiesa di età paleocristiana, citata più volte in un documento del 10281 come Santa Maria que est episcopio, fu demolita dall’arcivescovo Bisanzio nel 10342, con lo scopo di realizzare un nuovo edificio di culto, quest’ultimo distrutto nel 1156 da Guglielmo il Malo e ricostruito dal vescovo Rainaldo fra il 1171 e il 11883. Le murature della basilica paleocristiana, però, non furono totalmente distrutte dal progetto di Bisanzio, così come parte del pavimento musivo4. L’edificio 5 , di tipo basilicale a tre navate, suddiviso da colonne e con abside posto ad est, si articola, secondo le precedenti interpretazioni, con due ambienti quadrangolari posti lungo il perimetrale sud e identificati come pastophoria, funzionali alle attività liturgiche. L’impianto basilicale seguiva i modelli architettonici di ispirazione orientale, diffusi in area altoadriatica fra il V e il VI secolo, trovando un puntuale confronto con attestazioni note in area napoletana. All’esterno del muro perimetrale settentrionale, invece, era collocato un ambiente rettangolare, precedentemente interpretato come porticato, adibito a spazio funerario con tombe à logette datate fra il VI e il VII secolo. L’ingresso, posto ad ovest, non è stato individuato poiché collocato verosimilmente al di sotto del sagrato della Cattedrale romanica e della piazza anti1 CDB, I, doc. n. 15. stante. In questa zona si conserva un ampio tappeto musivo con la cosiddetta ‘iscrizione di Timoteo’ (fig. 1), un ex voto realizzato sotto il vescovado di Andrea: il testo costituisce non solo l’unica testimonianza epigrafica barese databile tra il V e il VI secolo (fig. 2), ma l’unica attestazione della presenza di Andrea, vescovo di Bari nel VI secolo6. Il consistente deposito archeologico obliterato dalla Cattedrale romanica ha permesso di cogliere utili elementi per la ricostruzione delle dinamiche insediative di Bari, grazie al susseguirsi di numerosi interventi di scavo e restauro che hanno consentito la rilettura del palinsesto stratigrafico, rispetto alle sequenze proposte in precedenza, evidenziando così fasi che vanno dall’età romana-tardoantica (I-V d.C.), sulle quali si è installata la Basilica Paleocristiana, sino all’età contemporanea7. [A. Surdo] Figura 1. Il mosaico nell’Ambiente 1 con l’iscrizione (da PELLEGRINO 2009, p. 115). 2 Dirupavit episcopium et coepit laborare. ANONIMO BARESE 1724, p. 152. dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Si rimanda alla seguente bibliografia: BELLI D’ELIA 1975, pp. 91-106; BERTELLI 1994; BERTELLI 2004, pp. 91-97; BERTELLI 2009, pp. 121-138. 3 BELLI D’ELIA 1975, p. 91. 6 FIORETTI 2000, pp. 17-60. 4 BERTELLI 2009, pp. 127-137. 7 Per un approfondimento sulle indagini archeologiche effettuate: CIMINALE 2009, pp. 139-156; DEPALO 2009, pp. 29-38; CIMINALE 2010, pp. 107-128. 5 La Basilica Paleocristiana di Bari è stata a lungo oggetto di ricerca da parte della prof.ssa P. Belli D’Elia e della prof.ssa G. Bertelli 904 ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022) Figura 2. Particolare dell’iscrizione di Timoteo (da BERTELLI 2009, p. 129). 2. La rilettura delle evidenze archeologiche della Basilica Paleocristiana L’indagine condotta in questa sede, tramite la revisione dei rapporti fisici e stratigrafici pertinenti alle evidenze archeologiche superstiti8, ha consentito una rilettura dell’originaria conformazione planimetrica della Basilica Paleocristiana e l’individuazione dei fattori che, nel corso dei secoli, hanno modificato il complesso architettonico fino all’intervento mediobizantino (XI secolo)9. 2.1. La Basilica Paleocristiana: le evidenze architettoniche e la conformazione planimetrica Dell’intero complesso architettonico residuano le fondazioni del colonnato, dei perimetrali della basilica e delle strutture attigue ad essa; in aggiunta, sono visibili alcuni lacerti murari pertinenti ai perimetrali nord e sud. La basilica (fig. 3) si compone di un corpo longitudinale orientato est-ovest, suddiviso in tre navate da due filari di colonne; le fondazioni dei due colonnati, articolate da 9 alloggiamenti per lato e riferibili a 18 colonne dal diametro di 70 cm circa, hanno intercolumnio compreso fra i 2,10 e 2,30 m. Questi dati, letti considerando i resti della pavimentazione musiva10, consentono di calcolare una lunghezza media della struttura pari a 30 m circa; la navata centrale ha larghezza massima di 5 m, mentre le navatelle laterali di 3 m ciascuna. Le fondazioni dell’impianto, lineari con raccordi in prossimità dei punti di maggior carico strutturale (angoli e colonne), sono a cavo libero, definite con blocchi in calcare, calcarenite e marmo (dimensioni medie lungh. 38 x h 5 cm). Gli elementi, disposti in Figura 3. Ipotesi ricostruttiva della planimetria della Basilica Paleocristiana di Bari (elaborazione S. Grassi). 8 Cfr. BERTELLI 1994; BELLI D’ELIA, PELLEGRINO 2009. 10 BERTELLI 2004, pp. 91-93. 9 BERTELLI 2004, pp. 91-97. LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI 905 Figura 4. Rilievo del perimetrale nord della Basilica Paleocristiana di Bari (elaborazione S. Grassi). senso longitudinale, sono allettati a mano per strati sovrapposti, in posa con una malta piuttosto liquida poi battuta per eliminare le sacche d’aria. La struttura è tagliata da un ambiente datato al XII secolo11; malgrado ciò, la conformazione del mosaico di Timoteo e l’individuazione dell’area absidale a est, consentono di collocare l’ingresso a ovest. A differenza dei precedenti studi 12 , allo stato attuale della ricerca, non è stato possibile individuare l’area absidale: l’assenza di un’ammorsatura tra le fondazioni del colonnato e dell’abside, induce a collocare quest’ultima in una posizione retrostante rispetto alle antecedenti interpretazioni, priva di ambienti laterali. Come si evince dal forte dislivello, l’area presbiteriale doveva collocarsi ad una quota superiore rispetto al piano di calpestio delle tre navate. Un ulteriore dislivello si segnala tra il perimetrale nord e quello sud, quest’ultimo disposto ad una quota maggiore. 2.2. Il muro settentrionale Il muro perimetrale nord13 (fig. 4), nella porzione centrale, è diviso in due parti dal camminamento moderno. La cortina muraria, ordinaria, è realizzata con blocchi in calcare e calcarenite di diverso modulo (dimensioni medie: blocco più grande lungh. 60 x h 39 cm; blocco medio lungh. 32 x h 18 cm; blocco più piccolo lungh. 12 x h 6 cm). Tutti gli elementi sono allettati con malta e organizzati per corsi orizzontali e subparalleli, con un visibile tentativo di orizzontamento. Tre catene in blocchetti e laterizi (dimensioni medie degli elementi: blocco più grande lungh. 39 x h 13 cm; blocco medio 11 BERTELLI 2004, p. 96. lungh. 20 x h 10 cm; blocco più piccolo lungh. 10 x h 5 cm), ad intervalli irregolari, livellano la muratura. In diversi punti del perimetrale si individuano alcuni espedienti utili al mantenimento della regolarità dell’altezza dei filari: le inzeppature (laterizi, ceramica, schegge di calcare e pochi ciottoli di fiume), poste in opera con abbondante malta debordante, compensano l’irregolarità delle superfici esposte, conferendo così un aspetto lineare all’intera apparecchiatura muraria. Superfici e dimensioni sono irregolari, in quanto gli inerti utilizzati sono prevalentemente di riuso; tuttavia, si evidenzia una selezione nella disposizione dei blocchi: quelli di maggiore dimensione poggiano sulle fondazioni, gli altri definiscono l’elevato. Inoltre, si segnalano sei buche pontaie risparmiate per tutto lo spessore murario e definite da una cornice in blocchi rettangolari, successivamente tamponate. Il progetto originario prevedeva una porta arcuata, intercettata nella porzione centrale della parete, della quale residuano gli stipiti in grossi blocchi squadrati di calcarenite, che si legano alla muratura precedentemente descritta; i blocchi sono alloggiati alternativamente di testa e di taglio. Lo stipite est è composto da tre grandi blocchi, mentre lo stipite ovest da 5 analoghi elementi, di cui i due superiori di medie dimensioni. Attualmente non si conserva il limite inferiore: verosimilmente, in base alla documentazione fotografica pregressa14, è possibile individuare una soglia costituita da due inerti a sviluppo longitudinale. Contestualmente, si riscontra una successiva tamponatura in blocchi e schegge di modulo irregolare, oltre al concio d’imposta di un arco a tutto sesto rimosso in fase di restauro. Una seconda apertura, presumibilmente arcuata, della quale non si conservano stipiti e soglia, è pre- 12 CIMINALE 2009, pp. 139-156; CIMINALE 2010, pp. 107-128. 19,80 m, si conserva per un’altezza compresa fra 3,07 m e 2,21 m ed uno spessore variabile compreso fra 64 e 69 cm. 13 14 TRIGGIANI 2009, p. 180, fig. 1. Tale struttura, che presenta una lunghezza totale rilevabile di 906 ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022) sente in prossimità del limite ovest del paramento murario. La presenza di un affresco datato fra il X e gli inizi dell’XI secolo d.C.15, intercettato lungo la superficie interna del perimetrale, suggerisce l’ipotesi di una chiusura in antico dell’accesso con successiva riapertura, come si desume da una lacuna nell’estremità sinistra dell’affresco stesso. Quanto descritto fino ad ora è riferibile all’impianto originario del complesso architettonico (fig. 4, fase I). Lungo la porzione est si individua un accesso architravato che taglia la muratura dell’impianto originario (fase I), taglio tamponato in antico, in seguito ad un cedimento strutturale. L’analisi della tessitura muraria suggerisce, inoltre, due differenti fasi di rimaneggiamento del riempimento: la prima, riferibile alla chiusura della parte inferiore dell’accesso, poi adibito a finestra; la seconda, attribuibile all’occlusione della restante apertura. L’organizzazione muraria della prima fase della tamponatura si compone di blocchi di medie e grandi dimensioni, organizzati per filari subparalleli, allettati con poca malta; non si rilevano inzeppature in laterizio. La seconda è formata da blocchi di medie e piccole dimensioni, allettati anch’essi con poca malta e sviluppati in senso longitudinale. Anche nella porzione occidentale, infine, si documenta un’ulteriore finestra realizzata in antico, della quale si conserva lo stipite ovest in calcarenite; la chiusura della suddetta finestra, costituita per lo più da materiali di scarto disposti in maniera disomogenea, è da attribuire ad un cedimento statico. L’avvallamento strutturale, evidenziato in questa sede in prossimità delle aperture architravate, ha reso necessario un livellamento della muratura superstite e la realizzazione di una nuova unità stratigrafica muraria che si poggia sulla precedente; la nuova muratura (fig. 4, fase II) è definita da blocchi di medie e piccole dimensioni, sviluppati nel senso della lunghezza e allettati con poca malta. Si individuano, inoltre, tre buche pontaie e lacerti di intonaco in alcune porzioni. blocchetti di calcare squadrati e laterizi di forma rettangolare (dimensioni medie degli elementi: blocco più grande lungh. 41 x h 16 cm; blocco medio lungh. 23 x h 10 cm; blocco più piccolo lungh. 12 x h 5 cm). L’omogeneità della composizione è scandita da inzeppature costituite da schegge, blocchetti di calcarenite e laterizi. Le caratteristiche riscontrate sono architettonicamente simili a quelle del primo tipo murario del perimetrale nord, fase I (fig. 4, fase I). L’estremità ovest restituisce una porta, incorniciata da stipiti definiti da grossi blocchi squadrati in calcarenite. Anche questa porta risulta tamponata con blocchi di grandi e medie dimensioni, allettati con poca malta e disposti per filari subparalleli e orizzontali. Attorno a questo ingresso si individuano dei blocchi di medie dimensioni, verosimilmente un restauro della parete avvenuto in antico. Presso la porzione centrale, si intercetta una risistemazione delle estremità superiore attraverso un livellamento della muratura; segue la disposizione di blocchi in calcare di medie dimensioni, allettati con poca malta: un’organizzazione muraria già intercettata nel muro nord (fig. 4, fase II). Sia il perimetrale inferiore nord che quello sud, costituiscono l’ossatura originaria dell’impianto, insieme alle fondazioni e alle aperture arcuate delimitate da grossi blocchi in calcarenite. 2.4. Gli ambienti laterali Rispetto alla parete nord, rilevabile nella quasi totale interezza, il muro sud16 appare interrotto da alcune passerelle realizzate durante la musealizzazione del succorpo, oltre che da una serie di strutture databili fra XI-XII secolo e l’età moderna17. La tessitura muraria (fig. 5) è definita da filari orizzontali e subparalleli, regolarizzati da due cornici in L’impianto della basilica appare dotato di alcuni ambienti disposti lateralmente ai perimetrali nord e sud, verosimilmente funzionali alle attività connesse alla vita religiosa (fig. 3). Parallelo al muro perimetrale settentrionale, è un vano del quale residuano le fondazioni (lungh. 23 x largh. 2 m); queste, lineari a cavo libero, si legano e presentano le stesse caratteristiche tecniche delle fondazioni della Basilica Paleocristiana, quindi in fase con essa. Presumibilmente l’accesso era consentito dalle aperture intercettate lungo il muro nord della basilica. Tale ambiente, che obliterava parte di un precedente tracciato stradale, fu adibito ad area funeraria fra il VI e il VII secolo d.C.18. In base all’analisi stratigrafica, la zona fu successivamente distrutta per favorire l’ampliamento dell’area cimiteriale, come suggeriscono le sepolture collocate sulle creste murarie19. A questa fase potrebbe riferirsi la chiusura degli accessi arcuati della basilica. 15 BERTELLI 2004, p. 93. 17 CIMINALE 2009, pp. 139-156. 2.3. Il perimetrale meridionale 16 Tale struttura, che presenta una lunghezza totale rilevabile di circa 20 m, si conserva per un’altezza compresa fra 37 cm e 1,18 m ed uno spessore di circa 63 cm. 18 BERTELLI 2009, p. 124; CIMINALE 2009, p. 147. 19 BERTELLI 1994, pp. 82-83. LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI 907 Figura 5. Rilievo del perimetrale sud della Basilica Paleocristiana di Bari (elaborazione S. Grassi). Allo stato attuale della ricerca, risulta inverosimile che potesse trattarsi di un ambiente porticato, come precedentemente ipotizzato20, in quanto non sussistono elementi utili a tale definizione strutturale. Anche sul versante sud sono state intercettate alcune strutture in fase con l’edificio: in particolare, nella porzione centro-occidentale, si documentano le fondazioni di alcuni brevi tratti murari che definiscono un ambiente longitudinale e parallelo al muro meridionale; quest’area comunicava con la basilica attraverso un’apertura, successivamente tamponata e riutilizzata per l’alloggiamento di una vasca. Nella porzione orientale sono visibili alcuni setti in appoggio al perimetrale, quindi si ipotizza un piccolo vano quadrangolare (2 x 2 m circa), dal quale provengono consistenti quantità di materiale per malte e intonaci (sabbia e laterizi sminuzzati)21. La scarsa leggibilità stratigrafica dei vani meridionali, rende difficile la comprensione della loro funzione. Altresì, la presenza di alcune sepolture suggerisce, anche per quest’area, una successiva destinazione di tipo funeraria22. Sotto il profilo costruttivo, invece, le strutture individuate appaiono affini alle fondazioni della fabbrica della basilica e dell’ambiente intercettato a nord. 2.5. Gli elementi architettonici, la pavimentazione e gli affreschi Per fornire un quadro completo circa la conformazione planimetrica della basilica e la sua frequentazione, è opportuno riferirsi agli elementi architettonici, ai resti della pavimentazione musiva e agli affreschi. Alcuni elementi architettonici, importanti indicatori cronologici, sono riutilizzati nella sovrastante cattedrale romanica, mentre altri sono esposti al Museo Diocesano di Bari. Interessanti i capitelli, alcuni di epoca romana23, altri successivi e in posa nel finto matroneo della cattedrale di San Sabino. Databili al V-VI secolo d.C. sono sette capitelli in marmo del tipo corinzio a lira provenienti da Costantinopoli e due capitelli in marmo di fattura bizantina. Al IV-VI secolo d.C. è riconducibile un capitello a calice probabilmente di origine greca24. Sul finestrone absidale è un capitello decorato con doppie coppie di caulicoli impostate su una doppia corona di foglie; esso è databile tra il IX e l’XI secolo25. Inoltre, è stato individuato un capitello di imposta in pietra locale decorato con una croce26. L’ingresso meridionale della cattedrale di San Sabino è incorniciato da due colonne che poggiano su due basi in marmo del Proconneso, queste ultime in origine collocate all’interno della basilica paleocristiana27. Si documentano, inoltre, tre frammenti di plutei di chiara fattura bizantina, due datati al VI secolo d.C. e uno alla fase mediobizantina28; La frequentazione dell’area fino agli inizi dell’XI secolo è attestata da un affresco individuato lungo la superficie interna del perimetrale nord della basilica. Residua la parte inferiore raffigurante una figura stante su sfondo neutro, probabilmente un vescovo. A livello stilistico l’affresco è simile alle pitture individuate presso la chiesa barese di via Lamberti29 e la Chiesa Maggiore della Gravina di Riggio (Grottaglie)30. 20 CIMINALE 2009, pp. 139-156. 26 BERTELLI 2009, pp. 125-126. 21 CIMINALE 2009, p. 149. 27 BERTELLI 2009, p. 126. 22 CIMINALE 2009, p. 149; BERTELLI 2009, p. 124. 28 BERTELLI 2009, p. 126. 23 BERTELLI 1994, p. 65. 29 PACILIO 1988, pp. 545-550. 24 BERTELLI 1994. 30 25 Cfr. BERTELLI 1994, pp. 67-81. ATTOLICO, MICELI 2011, pp. 133-145; ATTOLICO, MICELI 2012, pp. 733-753. 908 ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022) L’originaria pavimentazione a mosaico ricopriva le tre navate con differenti partiture decorative: la navata centrale presentava un apparato decorativo più articolato fino al quarto intercolumnio; da questo punto si sviluppavano decorazioni del tipo geometrico e floreale, presenti anche nelle navatelle laterali31. Nelle porzioni centrale e settentrionale si intercettano due strati pavimentali pertinenti alla basilica paleocristiana: lo strato inferiore, individuato all’altezza del secondo pilastro verso ovest, è definito da una cornice di lastrine nere che delimitano uno spazio ricoperto da tessere bianche32; il livello superiore, datato alla seconda metà del VI secolo, è articolato da lastrine bianche che fungono da sfondo, sul quale si stagliano degli ottagonali, dei fiori quadrilobati e dei motivi circolari in tessere arancioni, rosse e di colori scuri33. Un battuto in cocciopesto, nelle porzioni occidentale e settentrionale, è tagliato per impostare una colonna; il taglio consente di individuare un primo rivestimento pavimentale 34 precedente alla basilica35. In prossimità dell’ingresso residuano dei resti di pavimentazione in mosaico inerenti a due differenti momenti: la pavimentazione dello strato superiore, databile al VI secolo, riporta un’iscrizione in latino in cui è menzionato un certo Timoteo, committente della pavimentazione (fig. 2)36. La decorazione prevede motivi geometrici, vegetali e scene nilotiche, un chiaro richiamano ai mosaici attestati in età paleocristiana nell’area orientale del Mediterraneo (fig. 1)37. 3. Osservazioni L’ambiente laterale al perimetrale settentrionale della basilica restituisce cinque tombe a cassa; la datazione proposta va dal V-VI secolo e gli inizi dell’XI: molto probabilmente, essendo state intercettate ad un livello poco superiore al livello del mare, sono databili in età paleocristiana o altomedievale. Negli ambienti meridionali, paralleli al perimetrale sud, è una tomba a cassa quadrangolare e sezione trapezoidale orientata est-ovest; si individua, inoltre, un sarcofago (lungh. 2,12 m, largh. 1,05 m, sp. 15 cm spessore) dotato di una pietra sagomata che funge da cuscino, cronologicamente inquadrabile tra il VI e il VII secolo d.C.38. Rispetto alle indagini precedentemente condotte, è stato possibile revisionare la planimetria della Basilica Paleocristiana dotata di un’abside priva di ambienti laterali e retrostante rispetto alle prime interpretazioni, deducendo, quindi, che la chiesa fosse più ampia. Inoltre, l’indagine condotta pone gli ambienti laterali in fase con la basilica. Le evidenze architettoniche indagate non si impostano sulle precedenti strutture di epoca classica, sono però edificate con i blocchi derivanti dall’espoliazione di questi edifici. Pertinenti all’impianto originario sono le fondazioni della basilica e degli ambienti annessi ad essa. Allo stesso periodo sono da ricondurre i due ingressi arcuati del muro nord e l’ingresso individuato lungo il muro sud; le dimensioni, comprese fra 115 e 111 cm, le simili caratteristiche murarie (uso di inerti in calcarenite di grandi dimensioni) e gli stipiti che si legano alla muratura della prima fase, sono tutti elementi che, per rapporti fisici e stratigrafici, definiscono lo schema originario del complesso architettonico. Le dimensioni della vasca alloggiata lungo la porzione centrale del muro sud, pari a 117 cm, suggeriscono l’esistenza di un ulteriore accesso al corpo di fabbrica. È verosimile che inizialmente la basilica non fosse dotata di un rivestimento parietale, in quanto, in prossimità dell’accesso orientale del muro nord, si individua un blocco inciso. La tamponatura degli accessi appena descritti è verosimilmente da ricondurre alla rifunzionalizzazione degli ambienti laterali in aree funerarie, fattore che ha reso necessario il taglio delle murature e l’impostazione di nuovi ingressi architravati. L’analisi delle apparecchiature murarie ha consentito di individuare alcune peculiarità riconducibili ad un cedimento statico della struttura visibile in prossimità delle nuove aperture dove si registra l’avvallamento dell’architrave: le sollecitazioni della membratura gravitante su di esso, probabilmente del tipo a due appoggi semplici, hanno generato un cedimento a trazione e il crollo della muratura sovrastante. Segue la rimozione dell’architrave e il livellamento della cresta muraria sulla quale si imposta la nuova muratura (fase II). Inoltre si segnala uno spanciamento strutturale, localizzato nella porzione ovest del perimetrale sud: in quest’ultimo caso, il riordino della cortina 31 BERTELLI 2009, pp. 127-137. 35 BERTELLI 2009, p. 125. 32 BERTELLI 2004, p. 92. 36 BERTELLI 2004, p. 91. 33 BERTELLI 2004, p. 93. 37 BERTELLI 2004, p. 93. 34 BERTELLI 2009, p. 124. 38 BERTELLI 1994, pp. 87-90. 2.6. Le sepolture LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI 909 muraria ha provocato un dissesto per compressione, allargando la base di aderenza. Gli inerti dei tramezzi, trattandosi per lo più di materiale reimpiegato, mostrano una preparazione grossolana e sono morfologicamente eterogenei. Per conformazione planimetrica la Basilica Paleocristiana di Bari presenta confronti interessanti con la chiesa episcopale di Egnathia. L’area presbiteriale, rialzata rispetto al corpo longitudinale, è delimitata da una recinzione. Lungo il lato settentrionale sono, invece, degli ambienti da mettere in relazione con il battistero39. A Barletta si individua una struttura a corpo longitudinale divisa in tre navate e terminate a est con un’abside; la zona presbiteriale era definita da una recinzione protesa verso la navata centrale; lungo il perimetrale sud sono stati individuati due ingressi che consentivano l’accesso ad altri ambienti laterali40. I confronti con le chiese di Egnazia e Barletta, unitamente agli elementi architettonici attribuiti alla Basilica Paleocristiana di Bari, consentono di avanzare alcune ipotesi, ossia che la basilica barese fosse dotata di un’area presbiteriale rialzata e delimitata da una recinzione in tutte le sue fasi; inoltre, è plausibile che i due accessi arcuati del lato nord e i due del lato sud collegassero la basilica ad alcuni ambienti. Da quanto detto è possibile individuare cinque macro fasi interessanti il complesso architettonico indagato. La prima fase (fine V-VI secolo) coincide con la costruzione della basilica, composta da un corpo longitudinale diviso in tre navate, con abside recintata verosimilmente semicircolare orientata ad est e sopraelevata rispetto alle navate. Lungo i lati maggiori sono edificati degli ambienti funzionali al culto. A questa fase sono da riferire i capitelli, i plutei e le basi in marmo individuate in fase di scavo. Un secondo intervento è da ricondurre alla rifunzionalizzazione degli ambienti laterali a scopo funerario (VI-VII secolo); contemporaneamente sono tamponati gli accessi arcuati e ricavate porte e finestre architravate. Il taglio della muratura ha determinato un cedimento della parete in prossimità delle aperture architravate, seguito dalla tamponatura delle stesse e dal livellamento della muratura superstite, sulla quale si imposta una nuova unità stratigrafica muraria. Si documenta, inoltre, una frequentazione in epoca mediobizantina, riconoscibile nel ciclo di affreschi intercettato lungo la superficie interna della basilica (figure stanti e isolate su sfondo neutro, come tipico delle pitture datate tra IX e XI secolo) e nella nuova recinzione dell’area presbiteriale. Allo stesso momento sono da attribuire i capitelli individuati in fase di scavo. L’ultima fase coincide con la demolizione parziale del complesso architettonico avvenuta nel 1034. [S. Grassi] 39 40 FAVIA, GIULIANI 1997, pp. 329-336; BERTELLI 2004, pp. 233-236. LATTANZI 1972, pp. 143-150; MORENO CASSANO 1975, pp. 155191; BERTELLI 2004, pp. 117-120. 910 ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022) BIBLIOGRAFIA ANONIMO BARESE 1724 = ANONIMO BARESE in L.A. MURATORI (ed.), Rerum Italicarum Scriptores, V (1724), p. 152. ANDREASSI, RADINA 1988 = G. ANDREASSI, F. RADINA (ed.), Archeologia di una città. Bari dalle origini al X secolo, Bari 1988. 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