ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA.
RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE
(1993-2022)
Atti del XII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana
Roma, 20-23 settembre 2022
Volume II
a cura di
MATTEO BRACONI, MASSIMILIANO DAVID, VINCENZO FIOCCHI NICOLAI,
DONATELLA NUZZO, LUCREZIA SPERA, FRANCESCA ROMANA STASOLLA
SAP Società Archeologica s.r.l.
Quingentole 2024
Comitato scientifico:
Fabrizio Bisconti (Università degli Studi Roma Tre)
Matteo Braconi (Università degli Studi Roma Tre)
Massimiliano David (Sapienza Università di Roma)
Vincenzo Fiocchi Nicolai (Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Donatella Nuzzo (Università degli Studi di Bari Aldo Moro)
Lucrezia Spera (Università degli Studi di Roma Tor Vergata)
Francesca Romana Stasolla (Sapienza Università di Roma)
Segreteria organizzativa:
Ambra D’Alessandro, Alessandro Di Tomassi, Giovanna Ferri,
Elisa Frigato, Federico Lizzani, Flavio Pallocca, Chiara Sanna
Con il patrocinio di:
Con il contributo di:
Cavalieri
di Colombo
Redazione:
Giovanna Ferri, Federico Lizzani
Stesura degli indici:
Flavio Pallocca
Trascrizione del dibattito e della Tavola rotonda:
Alessandro Di Tomassi
Composizione grafica:
Francesca Benetti per SAP Società Archeologica s.r.l.
In copertina:
Particolare delle pitture del complesso tardoantico dell’ex
convento dei Neveri (Bariano, BG), foto di Lucrezia Spera.
Atti stampati con il contributo finanziario di:
Cavalieri di Colombo
Sapienza Università di Roma
Università degli Studi di Bari Aldo Moro - Dipartimento di
ricerca e innovazione umanistica
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Università degli Studi Roma Tre
© 2024 SAP Società Archeologica s.r.l.
Strada Fienili 39a - Quingentole (Mantova)
www.saplibri.it | www.archeologica.it
editoria@archeologica.it
ISBN 978-88-99547-76-9
I N D I C E
VOLUME I
I
Programma del XII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana
V
Saluto del Rettore dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata
VI
Saluto della Rettrice dell’Università di Roma Sapienza
VII
Saluto del Rettore dell’Università degli Studi Roma Tre
1
Discorso inaugurale di Vincenzo Fiocchi Nicolai
TEMATICHE GENERALI
5
La lunga storia della disciplina
Gisella Cantino Wataghin
19
Archeologia cristiana e Archeologie post-classiche
Gian Pietro Brogiolo
29
Archeologia e archeologie, nel 2022
Giuliano Volpe
QUADRI REGIONALI
37
73
145
Archeologia cristiana in Piemonte e Valle d’Aosta 1993-2023: aggiornamenti e nuove frontiere di
ricerca
Eleonora Destefanis
55
Archeologia delle chiese in Valle d’Aosta: contesti e approcci metodologici alla luce dei nuovi dati di scavo
Gabriele Sartorio
63
La topografia cristiana della città di Asti
Alberto Crosetto
La Liguria. Trent’anni di Archeologia cristiana (1993-2023)
Gabriele Castiglia
101
Ventimiglia tardoantica e cristiana alla luce delle recenti ricerche e ritrovamenti
Stefano Costa, Daniela Gandolfi, Alessandra Frondoni
111
Il complesso archeologico di San Clemente ad Albenga: una rilettura dei più antichi edifici di culto alla
luce delle recenti indagini
Marta Conventi, Fabrizio Geltrudini, Augusto Pampaloni, Alessandra Starna, Mario Testa, Carla Bracco,
Nico Radi, Giovanni Mennella
121
La basilica paleocristiana di Capo Don – Costa Balenae a Riva Ligure (IM)
Alessandro Garrisi, Ilenia Gentile, Alessio Paonessa
131
Ricerche e nuove scoperte nel territorio di Noli e di Finale Ligure (SV)
Alessandra Frondoni
Archeologia cristiana a Milano e in Lombardia: un bilancio delle ricerche degli ultimi decenni
Marco Sannazaro
161
Ambrogio e il refrigerium a Milano
Massimiliano David
221
169
Lacerti di strutture e affreschi paleocristiani nel cimitero ad martyres di Milano
Marco Sannazaro, Anna Maria Fedeli, Carla Pagani
177
Mediolanum: l’epigrafia e le aree funerarie dei cristiani dopo l’edizione del corpus
Giuseppe Cuscito
187
Le architetture del complesso tardoantico dell’ex convento dei Neveri (Bariano-BG)
Gian Pietro Brogiolo
201
Primi dati sull’ex convento dei Neveri di Bariano (BG)
Maria Fortunati, Maurizio Marinato, Alessandra Mazzucchi
213
La pittura tardoantica del complesso di Bariano
Norbert Zimmermann
L’archeologia delle chiese in Veneto tra IV e VII secolo: metodi, ricerche, prospettive
Alexandra Chavarría Arnau
231
241
Nuove ricerche sul sacello di San Prosdocimo presso la basilica di Santa Giustina di Padova
Gian Pietro Brogiolo, Paolo Vedovetto
Archeologia cristiana in Friuli Venezia Giulia: ricerche e prospettive (1993-2022)
Simonetta Minguzzi
255
Nuovi dati sulla cappella di S. Marco nel duomo di Grado (GO)
Giovanna A. Lanzetta
263
Il Trentino-Alto Adige
Elisa Possenti
283
Archeologia cristiana in Emilia-Romagna: gli ultimi 30 anni (1993-2022)
Andrea Augenti
303
313
359
Hanc arcam si quis aperuit. Ubicazione e impiego dei sarcofagi nei sepolcreti ravennati tardoantichi
Paola Novara
Archeologia delle strutture religiose cristiane in Toscana (fine XIX-2021)
Federico Cantini
331
Recenti indagini nella catacomba di Santa Mustiola a Chiusi (SI). Primi risultati dalle campagne di scavo
2016-2019
Matteo Braconi
343
La villa-mansio di Vignale (Piombino, LI) e qualche ipotesi sulla cristianizzazione delle campagne
nell’Etruria tardoantica e altomedievale
Elisabetta Giorgi
Marche
Yuri A. Marano
375
La basilica paleocristiana di S. Maria Assunta presso la città di Pesaro: nuovi dati, preliminari, proposti
dal riavvio delle ricerche
Daniele Sacco
391
Le trasformazioni della città di Ostra (Ostra Vetere, AN) in età tardoantica alla luce degli ultimi dati
di scavo
Carlotta Franceschelli
399
L’iscrizione funeraria di Iustus diaconus … de provincia Anconitana da Scampis (Elbasan, Albania)
Simona Antolini, Elio Hobdari, Yuri A. Marano
407
Umbria 1993-2022
Francesca Romana Stasolla
419
Abruzzo
Maria Carla Somma
439
Le origini cristiane nel territorio dell’Arcidiocesi di Penne – Pescara
Andrea R. Staffa
451
La cattedrale di S. Maria ad Amiternum: dalla destrutturazione della città antica al nuovo polo di potere
Alfonso Forgione
459
Ascetismo e monachesimo in territorio spoletano, fra tardoantico e altomedioevo. L’apporto dei monaci siri
Alessio Pascolini
VOLUME II
469
La cristianizzazione del Lazio attraverso le più recenti ricerche archeologiche: un bilancio critico
Vincenzo Fiocchi Nicolai
489
Roma
Lucrezia Spera
517
Sull’epigrafia cristiana di Roma. Bilanci e prospettive alla luce di un trentennio di ricerche
(1993-2022)
Antonio E. Felle
533
Le chiese di Roma nel progetto SITAR
Olof Brandt, Stefania Picciola, Mirella Serlorenzi
543
Ancora sui SS. Giovanni e Paolo al Celio
Carlo Pavolini
553
Nuovi dati dalle indagini nell’oratorio dei santi Agnese, Vito e compagni sotto l’Ospedale dell’Angelo
(complesso ospedaliero S. Giovanni – Addolorata, Roma)
Alessandra Cerrito
565
Le fasi della basilica di San Giovanni a Porta Latina a Roma
Olof Brandt, Veronica Borelli, Dino Lombardo
575
Quando Roma diventò un vigneto
Daniele Manacorda
589
Cibele e Pietro. Pagani e cristiani in Vaticano nel IV secolo
Federico Lizzani
599
Nuove indagini stratigrafiche presso la catacomba di San Sebastiano: lo scavo nel mausoleo XVI
Martina Bernardi
609
Novità dai recenti scavi nella catacomba e nell’area subdiale di Sant’Ippolito
Cristina D’Agostini, Raffaella Giuliani, Marzia Di Mento, Cinzia Palombi
621
Novità da recenti indagini nell’area di S. Lorenzo al Verano
Paola Filippini, Raffaella Giuliani
631
‘Scavando’ gli archivi. Novità da S. Lorenzo fuori le mura
Simonetta Serra
637
Il riuso di impianti idraulici nella catacomba di Ponziano a Roma
Monica Ricciardi
645
Le vicende successive all’uso antico del secondo piano della catacomba di Priscilla alla luce delle recenti
indagini archeologiche
Giulia Facchin
651
Scoperte, restauri e riconsiderazioni iconografiche sulle pitture delle catacombe romane (1993-2022)
Giovanna Ferri
661
Scoperte e restauri dei sarcofagi cristiani della tarda antichità nel suburbio romano: il quadro dell’ultimo
venticinquennio
Dimitri Cascianelli
671
Riflessioni sulle officine lapidarie delle catacombe romane tra le vie Appia e Ardeatina
Domenico Benoci
679
Cinquanta anni dopo: considerazioni e aggiornamenti sulla tipologia delle lucerne delle catacombe
romane di Arnold Provoost
Gianfranco De Rossi, Alice Possidoni, Monica Ricciardi
689
Riflessioni sulla frequentazione dell’arenario di Priscilla dalla pianta di Filippo De Winghe
Chiara Cecalupo
697
La ‘collezione cristiana’ del Museo Nazionale Romano. Storia e formazione: dai documenti d’archivio
ai materiali
Agnese Pergola
709
La collezione pontificia di scultura cristiana antica e i cimiteri del suburbio di Roma: recenti acquisizioni
da ricerche documentarie
Alessandro Vella
721
Le testimonianze monumentali cristiane nel settore nord-occidentale del suburbio di Roma
Cinzia Palombi
737
Villa dei Sette Bassi: la fase paleocristiana della cosiddetta Dépendance
Carla Maria Amici, Alessandra Ten
747
Il santuario del martire Basilide al XII miglio della via Aurelia: nuovi dati da un recente intervento
d’emergenza
Alessio De Cristofaro, Pamela Giannini, Barbara Mazzei, Andrea Ricchioni
755
Catacomba di S. Eutizio presso Soriano nel Cimino: nuovi spunti di riflessione dal restauro dell’edicola
con la raffigurazione dei Principi degli Apostoli
Barbara Mazzei
763
Spazio eucaristico e gigantismo nelle basiliche costantiniane: il caso della cattedrale di Albano
Patrizio Pensabene
773
L’insediamento di Madonna del Piano a Castro dei Volsci (FR) in età tardoantica e altomedievale:
metodologie integrate e nuovi approcci allo studio e alla ricostruzione dell’edificio di culto cristiano
Andrea Angelini, Roberto Gabrielli, Daniela Quadrino, Eleonora Scopinaro
783
Il Molise
Federico Marazzi
795
L’archeologia cristiana in Campania: vecchi problemi, nuove acquisizioni
Carlo Ebanista
815
L’ipogeo D della regione greca nella catacomba di S. Gennaro a Napoli: dati preliminari sulle nuove
ricerche
Iolanda Donnarumma
825
Il cosiddetto ‘ipogeo del bambino’ nella catacomba di S. Gennaro a Napoli
Maria Grazia Originale
833
L’oratorio cristiano nei carceres dell’Anfiteatro Campano: dati preliminari e prime considerazioni
Nicola Busino
843
Nuove ricerche sulla topografia cristiana dei Campi Flegrei: il sito di Misenum
Gianfranco De Rossi, Gervasio Illiano
865
921
851
Il complesso cimiteriale di S. Casto a Sessa Aurunca (Campania): problematiche e nuove riflessioni
Silvana Episcopo
859
A proposito della fiera di Marcellianum in Lucania: nuove considerazioni su commerci e mercati
all’ombra della chiesa e del culto dei santi tra la tarda antichità e l’altomedioevo
Daniela De Francesco
Archeologia cristiana in Puglia e Basilicata. Ricerche, metodi e prospettive (1993-2022)
Donatella Nuzzo
881
Siponto e la cristianizzazione del Gargano centro-meridionale tra nuovi dati e riletture
Roberta Giuliani, Angelo Cardone, Giuliana Massimo
893
La nova urbs di Egnazia al tempo della diocesi
Raffaella Cassano, Gianluca Mastrocinque
903
La basilica paleocristiana di Bari: nuove acquisizioni dall’analisi dei resti murari
Sabrina Grassi, Anna Surdo
911
Recenti indagini nel complesso cimiteriale in località Lamapopoli a Canusium. La catacomba C cd. di
‘S. Sofia’ (2018-2022)
Paola De Santis
Testimonianze della cristianità nell’antico territorium Bruttiorum poi Calabrìa
Adele Coscarella
935
945
1007
Gli scavi di Piazza San Leoluca a Vibo Valentia
Eugenio Donato, Fabrizio Sudano
Sicilia
Lucia Arcifa, Daniela Patti, Emma Vitale
969
Insediamenti, viabilità e cristianizzazione nel territorio rurale delle diocesi di Siracusa e di Lentini
Rodolfo Brancato, Federico Caruso
983
L’area cimiteriale del complesso dei Niccolini di Lilibeo (Marsala, TP): nuove osservazioni e riletture
Alessandro Abrignani
995
L’epigrafia cristiana greca e latina in Sicilia: ricerche, metodi e prospettive (2000-2023)
Giuseppe Falzone
Paesaggi urbani e rurali della Sardegna cristiana: trent’anni di ricerche per una nuova lettura
Rossana Martorelli, Pier Giorgio Spanu
1027
Nuovi studi sulla chiesa di S. Maria di Villasimius (Cagliari)
Marco Muresu
1035
Il cubicolo di Munazio Ireneo nel cimitero di Bonaria a Cagliari: una rilettura dopo i restauri
Marcella Serchisu
1041
Spunti di riflessione sul ruolo delle autorità ecclesiastiche nelle attività economiche commerciali
attraverso l’analisi dell’apparato epigrafico su un’anfora globulare dal porto di Cagliari
Laura Soro
1049
Discussioni
1065
Tavola rotonda
1071
Indice dei luoghi
903
LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI:
NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI
Sabrina Grassi, Anna Surdo
1. Introduzione
In seguito ai lavori di risanamento e restauro della
Cattedrale di Bari, effettuati negli anni ‘70 del secolo
scorso, sono stati individuati i resti architettonici di
un edificio al di sotto della navata centrale, ascrivibile
alla fine del V secolo d.C. ed identificato come un
luogo di culto, collocato a 5 m al di sotto del piano di
calpestio e utilizzato dal XVII alla fine del XIX secolo
come ossario.
La chiesa di età paleocristiana, citata più volte in
un documento del 10281 come Santa Maria que est
episcopio, fu demolita dall’arcivescovo Bisanzio nel
10342, con lo scopo di realizzare un nuovo edificio di
culto, quest’ultimo distrutto nel 1156 da Guglielmo il
Malo e ricostruito dal vescovo Rainaldo fra il 1171 e il
11883.
Le murature della basilica paleocristiana, però,
non furono totalmente distrutte dal progetto di Bisanzio, così come parte del pavimento musivo4. L’edificio 5 , di tipo basilicale a tre navate, suddiviso da
colonne e con abside posto ad est, si articola, secondo
le precedenti interpretazioni, con due ambienti quadrangolari posti lungo il perimetrale sud e identificati
come pastophoria, funzionali alle attività liturgiche.
L’impianto basilicale seguiva i modelli architettonici
di ispirazione orientale, diffusi in area altoadriatica fra
il V e il VI secolo, trovando un puntuale confronto
con attestazioni note in area napoletana. All’esterno
del muro perimetrale settentrionale, invece, era collocato un ambiente rettangolare, precedentemente
interpretato come porticato, adibito a spazio funerario con tombe à logette datate fra il VI e il VII secolo.
L’ingresso, posto ad ovest, non è stato individuato
poiché collocato verosimilmente al di sotto del
sagrato della Cattedrale romanica e della piazza anti1 CDB, I, doc. n. 15.
stante. In questa zona si conserva un ampio tappeto
musivo con la cosiddetta ‘iscrizione di Timoteo’ (fig.
1), un ex voto realizzato sotto il vescovado di Andrea:
il testo costituisce non solo l’unica testimonianza epigrafica barese databile tra il V e il VI secolo (fig. 2), ma
l’unica attestazione della presenza di Andrea, vescovo
di Bari nel VI secolo6.
Il consistente deposito archeologico obliterato
dalla Cattedrale romanica ha permesso di cogliere
utili elementi per la ricostruzione delle dinamiche
insediative di Bari, grazie al susseguirsi di numerosi
interventi di scavo e restauro che hanno consentito la
rilettura del palinsesto stratigrafico, rispetto alle
sequenze proposte in precedenza, evidenziando così
fasi che vanno dall’età romana-tardoantica (I-V d.C.),
sulle quali si è installata la Basilica Paleocristiana, sino
all’età contemporanea7.
[A. Surdo]
Figura 1. Il mosaico nell’Ambiente 1 con l’iscrizione (da PELLEGRINO 2009, p. 115).
2
Dirupavit episcopium et coepit laborare. ANONIMO BARESE 1724,
p. 152.
dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Si rimanda alla
seguente bibliografia: BELLI D’ELIA 1975, pp. 91-106; BERTELLI
1994; BERTELLI 2004, pp. 91-97; BERTELLI 2009, pp. 121-138.
3 BELLI D’ELIA 1975, p. 91.
6 FIORETTI 2000, pp. 17-60.
4 BERTELLI 2009, pp. 127-137.
7 Per un approfondimento sulle indagini archeologiche effettuate:
CIMINALE 2009, pp. 139-156; DEPALO 2009, pp. 29-38; CIMINALE
2010, pp. 107-128.
5 La Basilica Paleocristiana di Bari è stata a lungo oggetto di ricerca
da parte della prof.ssa P. Belli D’Elia e della prof.ssa G. Bertelli
904
ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022)
Figura 2. Particolare dell’iscrizione di Timoteo (da BERTELLI 2009, p. 129).
2. La rilettura delle evidenze archeologiche della Basilica Paleocristiana
L’indagine condotta in questa sede, tramite la revisione dei rapporti fisici e stratigrafici pertinenti alle
evidenze archeologiche superstiti8, ha consentito una
rilettura dell’originaria conformazione planimetrica
della Basilica Paleocristiana e l’individuazione dei fattori che, nel corso dei secoli, hanno modificato il complesso architettonico fino all’intervento mediobizantino (XI secolo)9.
2.1. La Basilica Paleocristiana: le evidenze architettoniche e la conformazione planimetrica
Dell’intero complesso architettonico residuano le
fondazioni del colonnato, dei perimetrali della basilica e delle strutture attigue ad essa; in aggiunta, sono
visibili alcuni lacerti murari pertinenti ai perimetrali
nord e sud.
La basilica (fig. 3) si compone di un corpo longitudinale orientato est-ovest, suddiviso in tre navate da
due filari di colonne; le fondazioni dei due colonnati,
articolate da 9 alloggiamenti per lato e riferibili a 18
colonne dal diametro di 70 cm circa, hanno intercolumnio compreso fra i 2,10 e 2,30 m.
Questi dati, letti considerando i resti della pavimentazione musiva10, consentono di calcolare una
lunghezza media della struttura pari a 30 m circa; la
navata centrale ha larghezza massima di 5 m, mentre
le navatelle laterali di 3 m ciascuna.
Le fondazioni dell’impianto, lineari con raccordi
in prossimità dei punti di maggior carico strutturale
(angoli e colonne), sono a cavo libero, definite con
blocchi in calcare, calcarenite e marmo (dimensioni
medie lungh. 38 x h 5 cm). Gli elementi, disposti in
Figura 3. Ipotesi ricostruttiva della planimetria della Basilica
Paleocristiana di Bari (elaborazione S. Grassi).
8 Cfr. BERTELLI 1994; BELLI D’ELIA, PELLEGRINO 2009.
10 BERTELLI 2004, pp. 91-93.
9 BERTELLI 2004, pp. 91-97.
LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI
905
Figura 4. Rilievo del perimetrale nord della Basilica Paleocristiana di Bari (elaborazione S. Grassi).
senso longitudinale, sono allettati a mano per strati
sovrapposti, in posa con una malta piuttosto liquida
poi battuta per eliminare le sacche d’aria.
La struttura è tagliata da un ambiente datato al XII
secolo11; malgrado ciò, la conformazione del mosaico
di Timoteo e l’individuazione dell’area absidale a est,
consentono di collocare l’ingresso a ovest.
A differenza dei precedenti studi 12 , allo stato
attuale della ricerca, non è stato possibile individuare
l’area absidale: l’assenza di un’ammorsatura tra le fondazioni del colonnato e dell’abside, induce a collocare
quest’ultima in una posizione retrostante rispetto alle
antecedenti interpretazioni, priva di ambienti laterali.
Come si evince dal forte dislivello, l’area presbiteriale
doveva collocarsi ad una quota superiore rispetto al
piano di calpestio delle tre navate. Un ulteriore dislivello si segnala tra il perimetrale nord e quello sud,
quest’ultimo disposto ad una quota maggiore.
2.2. Il muro settentrionale
Il muro perimetrale nord13 (fig. 4), nella porzione centrale, è diviso in due parti dal camminamento
moderno.
La cortina muraria, ordinaria, è realizzata con
blocchi in calcare e calcarenite di diverso modulo
(dimensioni medie: blocco più grande lungh. 60 x h 39
cm; blocco medio lungh. 32 x h 18 cm; blocco più piccolo lungh. 12 x h 6 cm).
Tutti gli elementi sono allettati con malta e organizzati per corsi orizzontali e subparalleli, con un visibile tentativo di orizzontamento. Tre catene in blocchetti e laterizi (dimensioni medie degli elementi:
blocco più grande lungh. 39 x h 13 cm; blocco medio
11 BERTELLI 2004, p. 96.
lungh. 20 x h 10 cm; blocco più piccolo lungh. 10 x h 5
cm), ad intervalli irregolari, livellano la muratura.
In diversi punti del perimetrale si individuano
alcuni espedienti utili al mantenimento della regolarità
dell’altezza dei filari: le inzeppature (laterizi, ceramica,
schegge di calcare e pochi ciottoli di fiume), poste in
opera con abbondante malta debordante, compensano
l’irregolarità delle superfici esposte, conferendo così
un aspetto lineare all’intera apparecchiatura muraria.
Superfici e dimensioni sono irregolari, in quanto
gli inerti utilizzati sono prevalentemente di riuso; tuttavia, si evidenzia una selezione nella disposizione dei
blocchi: quelli di maggiore dimensione poggiano sulle
fondazioni, gli altri definiscono l’elevato. Inoltre, si
segnalano sei buche pontaie risparmiate per tutto lo
spessore murario e definite da una cornice in blocchi
rettangolari, successivamente tamponate.
Il progetto originario prevedeva una porta arcuata,
intercettata nella porzione centrale della parete, della
quale residuano gli stipiti in grossi blocchi squadrati di
calcarenite, che si legano alla muratura precedentemente descritta; i blocchi sono alloggiati alternativamente di testa e di taglio. Lo stipite est è composto da tre
grandi blocchi, mentre lo stipite ovest da 5 analoghi elementi, di cui i due superiori di medie dimensioni.
Attualmente non si conserva il limite inferiore: verosimilmente, in base alla documentazione fotografica pregressa14, è possibile individuare una soglia costituita da
due inerti a sviluppo longitudinale. Contestualmente,
si riscontra una successiva tamponatura in blocchi e
schegge di modulo irregolare, oltre al concio d’imposta
di un arco a tutto sesto rimosso in fase di restauro.
Una seconda apertura, presumibilmente arcuata,
della quale non si conservano stipiti e soglia, è pre-
12 CIMINALE 2009, pp. 139-156; CIMINALE 2010, pp. 107-128.
19,80 m, si conserva per un’altezza compresa fra 3,07 m e 2,21 m
ed uno spessore variabile compreso fra 64 e 69 cm.
13
14 TRIGGIANI 2009, p. 180, fig. 1.
Tale struttura, che presenta una lunghezza totale rilevabile di
906
ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022)
sente in prossimità del limite ovest del paramento
murario. La presenza di un affresco datato fra il X e gli
inizi dell’XI secolo d.C.15, intercettato lungo la superficie interna del perimetrale, suggerisce l’ipotesi di
una chiusura in antico dell’accesso con successiva riapertura, come si desume da una lacuna nell’estremità
sinistra dell’affresco stesso.
Quanto descritto fino ad ora è riferibile all’impianto originario del complesso architettonico (fig. 4,
fase I).
Lungo la porzione est si individua un accesso
architravato che taglia la muratura dell’impianto originario (fase I), taglio tamponato in antico, in seguito
ad un cedimento strutturale. L’analisi della tessitura
muraria suggerisce, inoltre, due differenti fasi di rimaneggiamento del riempimento: la prima, riferibile alla
chiusura della parte inferiore dell’accesso, poi adibito
a finestra; la seconda, attribuibile all’occlusione della
restante apertura. L’organizzazione muraria della
prima fase della tamponatura si compone di blocchi di
medie e grandi dimensioni, organizzati per filari subparalleli, allettati con poca malta; non si rilevano
inzeppature in laterizio. La seconda è formata da blocchi di medie e piccole dimensioni, allettati anch’essi
con poca malta e sviluppati in senso longitudinale.
Anche nella porzione occidentale, infine, si documenta un’ulteriore finestra realizzata in antico, della
quale si conserva lo stipite ovest in calcarenite; la chiusura della suddetta finestra, costituita per lo più da
materiali di scarto disposti in maniera disomogenea, è
da attribuire ad un cedimento statico.
L’avvallamento strutturale, evidenziato in questa
sede in prossimità delle aperture architravate, ha reso
necessario un livellamento della muratura superstite e
la realizzazione di una nuova unità stratigrafica muraria che si poggia sulla precedente; la nuova muratura
(fig. 4, fase II) è definita da blocchi di medie e piccole
dimensioni, sviluppati nel senso della lunghezza e
allettati con poca malta. Si individuano, inoltre, tre
buche pontaie e lacerti di intonaco in alcune porzioni.
blocchetti di calcare squadrati e laterizi di forma rettangolare (dimensioni medie degli elementi: blocco
più grande lungh. 41 x h 16 cm; blocco medio lungh.
23 x h 10 cm; blocco più piccolo lungh. 12 x h 5 cm).
L’omogeneità della composizione è scandita da inzeppature costituite da schegge, blocchetti di calcarenite e
laterizi. Le caratteristiche riscontrate sono architettonicamente simili a quelle del primo tipo murario del
perimetrale nord, fase I (fig. 4, fase I).
L’estremità ovest restituisce una porta, incorniciata da stipiti definiti da grossi blocchi squadrati in
calcarenite. Anche questa porta risulta tamponata con
blocchi di grandi e medie dimensioni, allettati con
poca malta e disposti per filari subparalleli e orizzontali. Attorno a questo ingresso si individuano dei blocchi di medie dimensioni, verosimilmente un restauro
della parete avvenuto in antico.
Presso la porzione centrale, si intercetta una risistemazione delle estremità superiore attraverso un
livellamento della muratura; segue la disposizione di
blocchi in calcare di medie dimensioni, allettati con
poca malta: un’organizzazione muraria già intercettata nel muro nord (fig. 4, fase II). Sia il perimetrale
inferiore nord che quello sud, costituiscono l’ossatura
originaria dell’impianto, insieme alle fondazioni e alle
aperture arcuate delimitate da grossi blocchi in calcarenite.
2.4. Gli ambienti laterali
Rispetto alla parete nord, rilevabile nella quasi totale
interezza, il muro sud16 appare interrotto da alcune
passerelle realizzate durante la musealizzazione del
succorpo, oltre che da una serie di strutture databili
fra XI-XII secolo e l’età moderna17.
La tessitura muraria (fig. 5) è definita da filari orizzontali e subparalleli, regolarizzati da due cornici in
L’impianto della basilica appare dotato di alcuni
ambienti disposti lateralmente ai perimetrali nord e
sud, verosimilmente funzionali alle attività connesse
alla vita religiosa (fig. 3).
Parallelo al muro perimetrale settentrionale, è un
vano del quale residuano le fondazioni (lungh. 23 x
largh. 2 m); queste, lineari a cavo libero, si legano e
presentano le stesse caratteristiche tecniche delle fondazioni della Basilica Paleocristiana, quindi in fase
con essa.
Presumibilmente l’accesso era consentito dalle
aperture intercettate lungo il muro nord della basilica.
Tale ambiente, che obliterava parte di un precedente
tracciato stradale, fu adibito ad area funeraria fra il VI
e il VII secolo d.C.18.
In base all’analisi stratigrafica, la zona fu successivamente distrutta per favorire l’ampliamento dell’area cimiteriale, come suggeriscono le sepolture collocate sulle creste murarie19. A questa fase potrebbe
riferirsi la chiusura degli accessi arcuati della basilica.
15 BERTELLI 2004, p. 93.
17 CIMINALE 2009, pp. 139-156.
2.3. Il perimetrale meridionale
16
Tale struttura, che presenta una lunghezza totale rilevabile di
circa 20 m, si conserva per un’altezza compresa fra 37 cm e 1,18 m
ed uno spessore di circa 63 cm.
18 BERTELLI 2009, p. 124; CIMINALE 2009, p. 147.
19 BERTELLI 1994, pp. 82-83.
LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI
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Figura 5. Rilievo del perimetrale sud della Basilica Paleocristiana di Bari (elaborazione S. Grassi).
Allo stato attuale della ricerca, risulta inverosimile
che potesse trattarsi di un ambiente porticato, come
precedentemente ipotizzato20, in quanto non sussistono elementi utili a tale definizione strutturale.
Anche sul versante sud sono state intercettate
alcune strutture in fase con l’edificio: in particolare,
nella porzione centro-occidentale, si documentano le
fondazioni di alcuni brevi tratti murari che definiscono un ambiente longitudinale e parallelo al muro
meridionale; quest’area comunicava con la basilica
attraverso un’apertura, successivamente tamponata e
riutilizzata per l’alloggiamento di una vasca. Nella
porzione orientale sono visibili alcuni setti in appoggio al perimetrale, quindi si ipotizza un piccolo vano
quadrangolare (2 x 2 m circa), dal quale provengono
consistenti quantità di materiale per malte e intonaci
(sabbia e laterizi sminuzzati)21.
La scarsa leggibilità stratigrafica dei vani meridionali, rende difficile la comprensione della loro funzione. Altresì, la presenza di alcune sepolture suggerisce, anche per quest’area, una successiva destinazione
di tipo funeraria22.
Sotto il profilo costruttivo, invece, le strutture individuate appaiono affini alle fondazioni della fabbrica
della basilica e dell’ambiente intercettato a nord.
2.5. Gli elementi architettonici, la pavimentazione e gli
affreschi
Per fornire un quadro completo circa la conformazione
planimetrica della basilica e la sua frequentazione, è
opportuno riferirsi agli elementi architettonici, ai resti
della pavimentazione musiva e agli affreschi.
Alcuni elementi architettonici, importanti indicatori cronologici, sono riutilizzati nella sovrastante cattedrale romanica, mentre altri sono esposti al Museo
Diocesano di Bari.
Interessanti i capitelli, alcuni di epoca romana23,
altri successivi e in posa nel finto matroneo della cattedrale di San Sabino.
Databili al V-VI secolo d.C. sono sette capitelli in
marmo del tipo corinzio a lira provenienti da Costantinopoli e due capitelli in marmo di fattura bizantina.
Al IV-VI secolo d.C. è riconducibile un capitello a
calice probabilmente di origine greca24.
Sul finestrone absidale è un capitello decorato con
doppie coppie di caulicoli impostate su una doppia
corona di foglie; esso è databile tra il IX e l’XI secolo25.
Inoltre, è stato individuato un capitello di imposta
in pietra locale decorato con una croce26.
L’ingresso meridionale della cattedrale di San
Sabino è incorniciato da due colonne che poggiano
su due basi in marmo del Proconneso, queste ultime
in origine collocate all’interno della basilica paleocristiana27.
Si documentano, inoltre, tre frammenti di plutei di
chiara fattura bizantina, due datati al VI secolo d.C. e
uno alla fase mediobizantina28;
La frequentazione dell’area fino agli inizi dell’XI
secolo è attestata da un affresco individuato lungo la
superficie interna del perimetrale nord della basilica.
Residua la parte inferiore raffigurante una figura stante
su sfondo neutro, probabilmente un vescovo. A livello
stilistico l’affresco è simile alle pitture individuate
presso la chiesa barese di via Lamberti29 e la Chiesa
Maggiore della Gravina di Riggio (Grottaglie)30.
20 CIMINALE 2009, pp. 139-156.
26 BERTELLI 2009, pp. 125-126.
21 CIMINALE 2009, p. 149.
27 BERTELLI 2009, p. 126.
22 CIMINALE 2009, p. 149; BERTELLI 2009, p. 124.
28 BERTELLI 2009, p. 126.
23 BERTELLI 1994, p. 65.
29 PACILIO 1988, pp. 545-550.
24 BERTELLI 1994.
30
25 Cfr. BERTELLI 1994, pp. 67-81.
ATTOLICO, MICELI 2011, pp. 133-145; ATTOLICO, MICELI 2012,
pp. 733-753.
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ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022)
L’originaria pavimentazione a mosaico ricopriva
le tre navate con differenti partiture decorative: la
navata centrale presentava un apparato decorativo
più articolato fino al quarto intercolumnio; da questo punto si sviluppavano decorazioni del tipo geometrico e floreale, presenti anche nelle navatelle
laterali31.
Nelle porzioni centrale e settentrionale si intercettano due strati pavimentali pertinenti alla basilica
paleocristiana: lo strato inferiore, individuato all’altezza del secondo pilastro verso ovest, è definito da
una cornice di lastrine nere che delimitano uno spazio ricoperto da tessere bianche32; il livello superiore,
datato alla seconda metà del VI secolo, è articolato
da lastrine bianche che fungono da sfondo, sul quale
si stagliano degli ottagonali, dei fiori quadrilobati e
dei motivi circolari in tessere arancioni, rosse e di
colori scuri33.
Un battuto in cocciopesto, nelle porzioni occidentale e settentrionale, è tagliato per impostare una
colonna; il taglio consente di individuare un primo
rivestimento pavimentale 34 precedente alla basilica35.
In prossimità dell’ingresso residuano dei resti di
pavimentazione in mosaico inerenti a due differenti
momenti: la pavimentazione dello strato superiore,
databile al VI secolo, riporta un’iscrizione in latino
in cui è menzionato un certo Timoteo, committente
della pavimentazione (fig. 2)36. La decorazione prevede motivi geometrici, vegetali e scene nilotiche,
un chiaro richiamano ai mosaici attestati in età
paleocristiana nell’area orientale del Mediterraneo
(fig. 1)37.
3. Osservazioni
L’ambiente laterale al perimetrale settentrionale della
basilica restituisce cinque tombe a cassa; la datazione
proposta va dal V-VI secolo e gli inizi dell’XI: molto
probabilmente, essendo state intercettate ad un livello
poco superiore al livello del mare, sono databili in età
paleocristiana o altomedievale.
Negli ambienti meridionali, paralleli al perimetrale sud, è una tomba a cassa quadrangolare e sezione
trapezoidale orientata est-ovest; si individua, inoltre,
un sarcofago (lungh. 2,12 m, largh. 1,05 m, sp. 15 cm
spessore) dotato di una pietra sagomata che funge da
cuscino, cronologicamente inquadrabile tra il VI e il
VII secolo d.C.38.
Rispetto alle indagini precedentemente condotte, è
stato possibile revisionare la planimetria della Basilica
Paleocristiana dotata di un’abside priva di ambienti
laterali e retrostante rispetto alle prime interpretazioni, deducendo, quindi, che la chiesa fosse più
ampia. Inoltre, l’indagine condotta pone gli ambienti
laterali in fase con la basilica.
Le evidenze architettoniche indagate non si impostano sulle precedenti strutture di epoca classica, sono
però edificate con i blocchi derivanti dall’espoliazione
di questi edifici.
Pertinenti all’impianto originario sono le fondazioni della basilica e degli ambienti annessi ad essa.
Allo stesso periodo sono da ricondurre i due ingressi
arcuati del muro nord e l’ingresso individuato lungo il
muro sud; le dimensioni, comprese fra 115 e 111 cm, le
simili caratteristiche murarie (uso di inerti in calcarenite di grandi dimensioni) e gli stipiti che si legano alla
muratura della prima fase, sono tutti elementi che, per
rapporti fisici e stratigrafici, definiscono lo schema originario del complesso architettonico.
Le dimensioni della vasca alloggiata lungo la porzione centrale del muro sud, pari a 117 cm, suggeriscono l’esistenza di un ulteriore accesso al corpo di
fabbrica.
È verosimile che inizialmente la basilica non fosse
dotata di un rivestimento parietale, in quanto, in prossimità dell’accesso orientale del muro nord, si individua un blocco inciso.
La tamponatura degli accessi appena descritti è
verosimilmente da ricondurre alla rifunzionalizzazione degli ambienti laterali in aree funerarie, fattore
che ha reso necessario il taglio delle murature e l’impostazione di nuovi ingressi architravati.
L’analisi delle apparecchiature murarie ha consentito di individuare alcune peculiarità riconducibili ad
un cedimento statico della struttura visibile in prossimità delle nuove aperture dove si registra l’avvallamento dell’architrave: le sollecitazioni della membratura gravitante su di esso, probabilmente del tipo a
due appoggi semplici, hanno generato un cedimento a
trazione e il crollo della muratura sovrastante. Segue
la rimozione dell’architrave e il livellamento della cresta muraria sulla quale si imposta la nuova muratura
(fase II). Inoltre si segnala uno spanciamento strutturale, localizzato nella porzione ovest del perimetrale
sud: in quest’ultimo caso, il riordino della cortina
31 BERTELLI 2009, pp. 127-137.
35 BERTELLI 2009, p. 125.
32 BERTELLI 2004, p. 92.
36 BERTELLI 2004, p. 91.
33 BERTELLI 2004, p. 93.
37 BERTELLI 2004, p. 93.
34 BERTELLI 2009, p. 124.
38 BERTELLI 1994, pp. 87-90.
2.6. Le sepolture
LA BASILICA PALEOCRISTIANA DI BARI: NUOVE ACQUISIZIONI DALL’ANALISI DEI RESTI MURARI
909
muraria ha provocato un dissesto per compressione,
allargando la base di aderenza.
Gli inerti dei tramezzi, trattandosi per lo più di
materiale reimpiegato, mostrano una preparazione
grossolana e sono morfologicamente eterogenei.
Per conformazione planimetrica la Basilica Paleocristiana di Bari presenta confronti interessanti con la
chiesa episcopale di Egnathia. L’area presbiteriale,
rialzata rispetto al corpo longitudinale, è delimitata da
una recinzione. Lungo il lato settentrionale sono,
invece, degli ambienti da mettere in relazione con il
battistero39.
A Barletta si individua una struttura a corpo longitudinale divisa in tre navate e terminate a est con
un’abside; la zona presbiteriale era definita da una
recinzione protesa verso la navata centrale; lungo il
perimetrale sud sono stati individuati due ingressi che
consentivano l’accesso ad altri ambienti laterali40.
I confronti con le chiese di Egnazia e Barletta, unitamente agli elementi architettonici attribuiti alla
Basilica Paleocristiana di Bari, consentono di avanzare alcune ipotesi, ossia che la basilica barese fosse
dotata di un’area presbiteriale rialzata e delimitata da
una recinzione in tutte le sue fasi; inoltre, è plausibile
che i due accessi arcuati del lato nord e i due del lato
sud collegassero la basilica ad alcuni ambienti.
Da quanto detto è possibile individuare cinque
macro fasi interessanti il complesso architettonico
indagato.
La prima fase (fine V-VI secolo) coincide con la
costruzione della basilica, composta da un corpo longitudinale diviso in tre navate, con abside recintata
verosimilmente semicircolare orientata ad est e
sopraelevata rispetto alle navate. Lungo i lati maggiori
sono edificati degli ambienti funzionali al culto.
A questa fase sono da riferire i capitelli, i plutei e le
basi in marmo individuate in fase di scavo.
Un secondo intervento è da ricondurre alla rifunzionalizzazione degli ambienti laterali a scopo funerario (VI-VII secolo); contemporaneamente sono
tamponati gli accessi arcuati e ricavate porte e finestre architravate. Il taglio della muratura ha determinato un cedimento della parete in prossimità delle
aperture architravate, seguito dalla tamponatura
delle stesse e dal livellamento della muratura superstite, sulla quale si imposta una nuova unità stratigrafica muraria.
Si documenta, inoltre, una frequentazione in
epoca mediobizantina, riconoscibile nel ciclo di affreschi intercettato lungo la superficie interna della basilica (figure stanti e isolate su sfondo neutro, come
tipico delle pitture datate tra IX e XI secolo) e nella
nuova recinzione dell’area presbiteriale. Allo stesso
momento sono da attribuire i capitelli individuati in
fase di scavo.
L’ultima fase coincide con la demolizione parziale
del complesso architettonico avvenuta nel 1034.
[S. Grassi]
39
40 FAVIA, GIULIANI 1997, pp. 329-336; BERTELLI 2004, pp. 233-236.
LATTANZI 1972, pp. 143-150; MORENO CASSANO 1975, pp. 155191; BERTELLI 2004, pp. 117-120.
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ARCHEOLOGIA CRISTIANA IN ITALIA. RICERCHE, METODI E PROSPETTIVE (1993-2022)
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