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Adriana De Tullio, recensione a Francesca Cupelloni, Lessico (s)cortese e lessico erotico in Lingua italiana-Treccani.it

2023

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Sul versante dei cantari il Pucci è autore sia di componimenti di argomento novellistico-leggendario (di sicura paternità pucciana sono il Bruto di Bertagna, i Cantari della Reina d’Oriente, l’Apollonio di Tiro, la Madonna Lionessa e il Gismirante), sia di argomento storico (ne sono esempi i Cantari della guerra di Pisa); il lone storico-cronachistico è sperimentato principalmente nel Centiloquio, riduzione in versi della Nova Cronica di Giovanni Villani; esempio di componimento didattico-religioso è il Diatessaron. Autore dal forte impulso creativo e tendente alla sperimentazione, Pucci si avvicina intorno alla metà del XIV secolo al genere della corona di sonetti, in cui inserisce gli ingredienti stilistici e narrativi dei cantari; ne è frutto la Corona del messaggio d'Amore, oggetto della recente edizione pubblicata nella collana Parole speciali. Lessico e linguaggi specialistici dell’italiano, diretta da Sergio Lubello. Nell'introduzione l'autrice, Francesca Cupelloni, sottolinea la peculiarità della scelta del genere in un'epoca in cui questo, dopo una certa fortuna tra Due e Trecento, sotto la spinta di autori come Guittone, Jacopo Davanzati e Rustico Filippi, volge ormai verso il suo declino. Dal punto di vista narrativo la Corona, nei suoi diciannove sonetti caudati, si presenta come un dialogo tra il poeta-amante, il sonetto stesso e la donna amata: in apertura della raccolta, il poeta chiede l'aiuto del sonetto perché lo a anchi nel corteggiamento dell'amata e lo invita a farsi messaggero del suo amore. Il sonetto accetta la missione e si rivolge alla donna, che però ri uta sdegnosamente ed aggressivamente il poeta, costringendo il messaggero a tornare da lei ancora due volte, dopo immancabili confronti con l'amante. La svolta narrativa è segnata dal decimo componimento, posto in posizione centrale dell'intera Corona, in cui il sonetto-messaggero riesce a conquistare l'amata. Concluso il corteggiamento, la seconda sezione della raccolta si apre con l'amata che cede al bel parlare del sonetto e con l'invito, di gusto provenzale, del sonetto a ringioirsi per il successo; segue uno scambio tra mittente e messaggero, per poi passare al racconto dell'incontro tra il poeta e l'amata, prima per bocca del poeta e poi attraverso il tramite del sonetto. La Corona si conclude con due sonetti speculari, uno dedicato ai fanciulli, l'altro alle fanciulle, cui si consiglia di trarre lezione dalla vicenda narrata; questa sezione permette a Pucci di aggiungere alla corona di sonetti i tratti caratteristici della sua poesia didattico-religiosa. Mentre nella nzione letteraria il sonetto dialoga con il poeta-amante e con la donna amata, si può a ermare che il poemetto dialoga con la tradizione lirica cortese, col genere ormai arcaico della corona di sonetti, con la produzione canterina e con la tendenza gnomica pucciana. Il testo si muove tra punte di lirismo e narratività, tra lessico cortese, scortese ed erotico. Come sottolineato nell'Introduzione, nel Testo e ad locum nel Commento, Pucci rielabora la tradizione cortese accogliendo nella collana di sonetti quegli stilemi caratteristici del genere che all'altezza cronologica della Corona sono ormai di usi e acclimatati all'interno dei cantari. Ne è esempio esplicativo la ripresa di espressioni caratteristiche della poesia d'amore e del servizio amoroso nel sonetto cinque, in cui forme come buona pro erta, attestata in contesto simile in Fiore, e il tanto strazio del poeta coesistono con elementi lessicali di usi altrove nella produzione pucciana: così correggia, procaccia e palandra rinviano al genere canterino e ad un gusto comico-realista. La stessa tendenza alla mescolanza di stili e registri è riscontrabile nell'uso del sintagma rosa imbalconata (son. VI, v.15), ʻrosa rossa screziata di biancoʼ, adoperato come epiteto della donna amata nel genere canterino a partire dal Fiorio e Bianci ore, con richiamo alla lirica cortese e all'espressione aulente rosa di tradizione siciliana. Ulteriori elementi esemplari del processo di contaminazione di generi seguito da Pucci sono presentati nel sonetto dodici della Corona: il componimento rielabora il tema del joi provenzale adottando il lessico tipico del gioco degli scacchi (rocco, pedone, scacco matto), accostando la tradizione cortese ai nuovi usi linguistici della poesia comico-realistica. Dal punto di vista strettamente lologico, il lavoro di Cupelloni ha inoltre il pregio di essere la prima edizione che tiene conto della tradizione manoscritta della Corona nella sua interezza, cui si aggiunge la descrizione completa dei testimoni noti e la ricostruzione della tradizione della Corona sonetto per sonetto: soltanto il codice dell'Archivio Gianni-Mannucci Leonetti 53, conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze (G) e il Riccardiano 1103 (R) sono testimoni integrali della Corona, gli altri sette manoscritti trasmettono ab origine soltanto i primi sonetti del poemetto. Ulteriore elemento di novità è la pubblicazione in Appendice di un ventesimo sonetto inedito di argomento pastorale, contenutisticamente scollegato rispetto alla raccolta e posto in conclusione della Corona, tràdito esclusivamente dal testimone G. L'edizione di Cupelloni permette dunque di approfondire la conoscenza dell'opera di Pucci e della sua tendenza alla sperimentazione linguistica e poetica, osservando come la Corona del messaggio amoroso si ponga in rapporto costante da una parte con l'arcaica tradizione della corona di sonetti e con la lirica cortese, dall'altra con generi più popolari quali quello canterino e comico-realista, in un continuo processo di accostamento di poli e gusti opposti. © Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata   Condividi (https://twitter.com/home? 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