Thesis Chapters by Rachele C . Villa
Following destructive environmental actions, humans tried to repair, albeit late, the damage done... more Following destructive environmental actions, humans tried to repair, albeit late, the damage done to nature: how the dynamics of Conservation and Cooperation were implemented over the last few centuries in the Eastern Provinces of Sierra Leone in an ecological perspective.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Rachele Caterina Villa , 2017
In Sierra Leone l’agricoltura è uno dei pilastri dell’economia e fornisce occupazione a circa il ... more In Sierra Leone l’agricoltura è uno dei pilastri dell’economia e fornisce occupazione a circa il 75% della popolazione.
Nonostante il Paese sia dotato di molte risorse naturali, acqua e favorevoli condizioni climatiche, il raggiungimento della sicurezza alimentare è ancora distante rispetto al suo potenziale.
L’estrazione mineraria illegale, il taglio di alberi abusivo e l’agricoltura su larga scala, perpetrati per decenni, hanno fortemente contribuito nell’azione di deforestazione nel Paese.
La tesi è strutturata in cinque capitoli: “La foresta pluviale e la deforestazione”; “Le origini della Conservazione Ambientale in Sierra Leone e il People-oriented Approach”; “I popoli della foresta”; “Dinamiche di Conservazione e Cooperazione con le comunità della “leakage belt” intorno a Gola Rainforest” ed infine “Slow Food nelle Province Orientali della Sierra Leone”.
Il capitolo sulla foresta pluviale e la deforestazione funge da introduzione per presentare il protagonista assoluto del mio elaborato, ovvero L’Ambiente, nello splendore della natura modificata dall’uomo per la propria sussistenza, ma anche nella sofferenza dell’incontrollato sfruttamento delle sue risorse.
A seguito di un’azione distruttiva, l’uomo ha tentato di riparare, seppur tardi, il danno arrecato alla natura ed ecco, come accennato, che le dinamiche di Conservazione e Cooperazione sul territorio vengono attuate nel corso degli ultimi secoli, in una prospettiva ecologica.
Talvolta, però, ciò che è buono per l’ambiente non lo è per le popolazioni che da sempre abitano i bistrattati territori, improvvisamente allontanate e private delle loro fonti di sussistenza: è a questo proposito che l’ approccio conservativo orientato alle persone (Peolpe-oriented Conservation Approach) si occupa di tali problematiche, nell’ottica di trovare la maniera di collaborare “con” piuttosto che “contro” gli storici abitanti delle aree protette. Un positivo esempio di questo approccio è dato dalla gestione del Gola Rainforest National Park che da vent’anni collabora con le comunità locali.
La storia dei Popoli della Foresta viene illustrata nel capitolo a loro dedicato: la condizione umana è intrinseca nell’ecosistema della foresta pluviale, così come i prodotti agro-alimentari rispecchiano una forte valenza per le strutture sociali che regolano la vita quotidiana, i rapporti tra i generi ed il precario equilibrio tra la natura e l’uomo.
L’ultimo capitolo è il frutto della mia collaborazione, iniziata nel 2017, con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità in Italia e i membri della rete Slow Food in Sierra Leone, in particolare dei Distretti di Kenema e Kailahun, nelle Province Orientali del Paese.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Conference Presentations by Rachele C . Villa
https://www.fondazioneslowfood.com/it/slow-food-in-sierra-leone-viaggio-tra-i-coltivatori-della-noce-di-cola/, 2019
Se da Freetown, capitale della Sierra Leone, ci si sposta verso le province orientali, ci si ritr... more Se da Freetown, capitale della Sierra Leone, ci si sposta verso le province orientali, ci si ritroverà a percorrere itinerari sterrati che conducono verso il Gola Rainforest National Park, uno degli ultimi e preziosissimi angoli di foresta pluviale del paese. Fiumi e torrenti si alternano a villaggi dai tetti di paglia e lamiera dai colori vivaci, distese di risaie, piantagioni di palme da olio e di noce di cocco, piante di cacao e di caffè all'ombra di alberi di cola, mango e anacardo. Un territorio prezioso e difficile. Prezioso perché di questa foresta primaria ne resta solo più una piccola porzione: l'80% è stato compromesso da estrazione mineraria illegale, taglio di alberi abusivo e agricoltura su larga scala. Difficile perché è stato l'epicentro dei conflitti della guerra civile durata dal 1991 al 2002 nonché una delle zone che dodici anni dopo è stata colpita dall'ebola. Nell'area lavorano moltissime associazioni, tra cui Slow Food. Oggi comunità del cibo, orti, prodotti dell'Arca del Gusto, condotte e il Presidio della noce di Cola-da cui, da diversi anni, l'azienda piemontese Baladin acquista le noci per produrre l'omonima bibita analcolica-coinvolgono una rete di agricoltori e cittadini che lavorano per assicurare alle comunità un cibo buono, pulito e giusto. «La cola ha un grande significato per noi: è un simbolo di amicizia, di benvenuto e di amore. Secondo un riadattamento regionale del Corano la noce di cola fu inviata sulla terra da Dio stesso». Mustapha è insegnante volontario nel distretto di Kailahun e membro dell'associazione di produttori di cola. «Storicamente aveva il valore dell'oro e ancora oggi è sempre presente durante le cerimonie, nelle riconciliazioni o per siglare un accordo. Durante il Ramadan, ad esempio, prepariamo una bibita speciale a base di cola, zenzero, pepe e zucchero». La coltivazione della noce di cola è tradizionalmente legata alle popolazioni indigene Mende e Gola ed è utilizzata soprattutto nella preparazione di bevande energetiche, nella medicina tradizionale e per tingere tessuti. Rinomata per il suo sapore e la consistenza, oggi grazie al lavoro di Slow Food la cola del Presidio è apprezzata sul mercato nazionale. E proprio un bicchiere della bibita tradizionale preparata con la cola ha accolto i visitatori dello stand di Slow Food Sierra Leone lo scorso dicembre 2018, a Kenema durante la fiera nazionale Agriculture Trade Fair. «È stato un bel momento per stare assieme, utile per la visibilità della rete Slow Food in Sierra Leone-ricorda Patrick Abu Mansaray, coordinatore nazionale Slow Food e presidente dell'associazione-Un'occasione per scambiare opinioni con altri agricoltori e commercianti, prendere contatti per partecipare alle prossime fiere». Gli effetti del cambiamento climatico-intensificatisi negli ultimi anni-hanno diminuito e ritardato la produzione della cola ma il lavoro con Slow Food ha permesso di attivare collaborazioni con enti nazionali e di partecipare a nuovi eventi. «Le donne sono principalmente coinvolte nel portare le noci di cola dalla foresta o dagli orti comunitari al villaggio dove saranno lavorate-spiega Fatmata Mansaray, tesoriere e
Bookmarks Related papers MentionsView impact
https://www.fondazioneslowfood.com/en/slow-food-in-sierra-leone-journey-among-the-kola-nut-growers/, 2019
The Kenema Kola Nut Presidium currently involves over 200 producers and farmers from three differ... more The Kenema Kola Nut Presidium currently involves over 200 producers and farmers from three different Slow Food convivia, who joined together in 2012 to create a single company in order to boost production, develop kola-nut processing techniques and obtain a better price on the market thanks to improved quality.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Papers by Rachele C . Villa
https://www.fondazioneslowfood.com/en/ark-of-taste-slow-food/kenema-alligator-pepper/, 2018
Alligator pepper is a spice obtained from the pods of Aframomum melegueta (and some closely relat... more Alligator pepper is a spice obtained from the pods of Aframomum melegueta (and some closely related plants in the same genus), a member of the ginger family. The plants reach a maximum height of a couple of meters and have narrow, elongated, bamboo-like leaves. The flowers, reminiscent of pink lilies, produce oval capsules containing a variable number of seeds surrounded by a white and gelatinous pulp. These grains are reddish to purple or nearly black. In the language of the Mende (one of the two most numerous ethnic groups of Sierra Leone), these grains are called porni gijei or kijei nyeinyei. The men and young people of the villages collect the pods, while the women dedicate themselves to the removal of the seeds from the pulp. The seeds are then placed on leaves and left to dry in the open air. Once dried they are tightly wrapped inside the leaves and sold at local markets or taken home. The product is very rich in essential oils and the smell is reminiscent of ginger, but also cardamom. It is, thus, often used as a substitute for these in food preparation. It is also used to flavor stews and often a few grains are added to a traditional drink made from kola nut that is offered to guests. Among the elderly, the grains and pods are used as remedies in traditional medicine due to their antibiotic and antibacterial properties. This spice also has a strong symbolic and traditional value: When a man takes a wife, he must plant the seed in the ground around the house, accompanied by his semui, the brother or sister of the bride. According to popular belief, planting the seed alone would lead to death. During harvesting the pod is stored and processed with extreme care, so as to prevent any seeds from falling to the ground. Although this plant is widespread in the tropical belt of West Africa, the area in which it grows in Sierra Leone, near the Rainforest Gorge, is at great risk: In the last 10 years the country has lost a significant percentage (17%) of its forest habitat, including the primary forest.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
https://www.fondazioneslowfood.com/it/arca-del-gusto-slow-food/pepe-malagueta-del-kenema/, 2018
Si tratta di una spezia ricavata dai baccelli di una pianta tropicale erbacea appartenente alla s... more Si tratta di una spezia ricavata dai baccelli di una pianta tropicale erbacea appartenente alla stessa famiglia dello zenzero. La pianta dell'Aframomum melegueta raggiunge al massimo un paio di metri di altezza e presenta delle foglie strette e lunghe simili al bamboo. I fiori, che ricordano i gigli rosa, producono delle capsule ovoidali contenenti un numero svariato di semi avvolti da una polpa bianca e gelatinosa. Questi grani sono di color rossiccio oppure viola e possono diventare sempre più scuri, quasi neri. Nella lingua dei Mende (uno dei due gruppi etnici più numerosi della Sierra Leone) questi grani vengono chiamati porni gijei oppure kijei nyeinyei. Gli uomini e i giovani dei villaggi ne raccolgono i baccelli, mentre le donne si dedicano alla rimozione dei semi dalla polpa che vengono lasciati essiccare all'aria aperta disposti sopra delle foglie. Una volta essiccati si richiudono strettamente all'interno delle foglie, possono essere venduti presso i mercati locali oppure portati a casa. Il prodotto è molto ricco di oli essenziali e l'odore ricorda soprattutto lo zenzero, ma anche il cardamomo di cui spesso è il sostituto nella preparazione di cibi. Si usa per insaporire gli stufati e alcuni grani di questa spezia sono aggiunti alla tradizionale bevanda a base di noce di cola che si offre agli ospiti. Tra gli anziani, i grani ma anche parte dei baccelli sono utilizzati come rimedi nella medicina tradizionale date le proprietà antibiotiche e antibatteriche. Questa spezia ha inoltre un forte valore simbolico e tradizionale: quando un uomo prende moglie, deve piantare il seme nel terreno intorno alla casa accompagnato dal proprio semui (fratello oppure sorella della sposa); secondo la credenza popolare, piantare da soli il seme porterebbe alla morte. In più, durante la raccolta il baccello viene conservato e lavorato con estrema cura, così da evitare che nessun seme cada al suolo. Nonostante questa pianta sia largamente diffusa nella fascia tropicale dell'Africa occidentale, la zona in cui cresce in Sierra Leone, nei pressi della Gola Rainforest, è a forte rischio. Negli ultimi dieci anni il Paese ha perso una percentuale consistente (17%) del suo habitat boschivo, tra cui la foresta primaria; le cause principali di questa
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Drafts by Rachele C . Villa
FOSTERING SMALLHOLDER AGRICULTURE IN SIERRA LEONE Project , 2019
Abstracts:
The objective of this study was to investigate the feasibility and identify the mar... more Abstracts:
The objective of this study was to investigate the feasibility and identify the market potential of agro-food by-products managed by women in rural communities.
These objectives were achieved through a specific survey and through the use of participatory interviews.
The studies were conducted in twenty-five rural communities in three districts of Eastern Province: Kenema, Kailahun and Kono, and involved three hundred and fifteen women.
All the women involved in the surveys and interviews are farmers and work mainly in open rice paddies (swamps) and cocoa-coffee plantations.
Men are mainly involved in the sale of cash crops such as cocoa and coffee, while by-products are a specific interest of women.
A statistical and qualitative analysis of the data shows that, in 43% of cases, women support the family economically, often as the main source of labour.
Their role encompasses all stages of productivity: they grow and sell by-products directly to the market or to agents, but in less than 40% of cases they can retain and manage the profits from their work.
They are commonly expected to hand over the profits to their husbands or other relatives.
The owners of the land where the women work all year round are usually their husbands or other men in the extended family.
During this study, special attention was given to by-products that have a higher market value, with the intention of understanding whether to sustain the income opportunity on these specific commodities.
Thanks to the gender role training conducted by Welthungerhilfe (WHH), the women involved in this feasibility study had a background that enabled them to manage money and increase their economic independence through marketing.
Furthermore, what emerged from the data analysis is the need to persist with training efforts by strategically focusing on women who are mostly illiterate and to actively involve their husbands by making them fully supportive stewards of their women's economic independence.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Thesis Chapters by Rachele C . Villa
Nonostante il Paese sia dotato di molte risorse naturali, acqua e favorevoli condizioni climatiche, il raggiungimento della sicurezza alimentare è ancora distante rispetto al suo potenziale.
L’estrazione mineraria illegale, il taglio di alberi abusivo e l’agricoltura su larga scala, perpetrati per decenni, hanno fortemente contribuito nell’azione di deforestazione nel Paese.
La tesi è strutturata in cinque capitoli: “La foresta pluviale e la deforestazione”; “Le origini della Conservazione Ambientale in Sierra Leone e il People-oriented Approach”; “I popoli della foresta”; “Dinamiche di Conservazione e Cooperazione con le comunità della “leakage belt” intorno a Gola Rainforest” ed infine “Slow Food nelle Province Orientali della Sierra Leone”.
Il capitolo sulla foresta pluviale e la deforestazione funge da introduzione per presentare il protagonista assoluto del mio elaborato, ovvero L’Ambiente, nello splendore della natura modificata dall’uomo per la propria sussistenza, ma anche nella sofferenza dell’incontrollato sfruttamento delle sue risorse.
A seguito di un’azione distruttiva, l’uomo ha tentato di riparare, seppur tardi, il danno arrecato alla natura ed ecco, come accennato, che le dinamiche di Conservazione e Cooperazione sul territorio vengono attuate nel corso degli ultimi secoli, in una prospettiva ecologica.
Talvolta, però, ciò che è buono per l’ambiente non lo è per le popolazioni che da sempre abitano i bistrattati territori, improvvisamente allontanate e private delle loro fonti di sussistenza: è a questo proposito che l’ approccio conservativo orientato alle persone (Peolpe-oriented Conservation Approach) si occupa di tali problematiche, nell’ottica di trovare la maniera di collaborare “con” piuttosto che “contro” gli storici abitanti delle aree protette. Un positivo esempio di questo approccio è dato dalla gestione del Gola Rainforest National Park che da vent’anni collabora con le comunità locali.
La storia dei Popoli della Foresta viene illustrata nel capitolo a loro dedicato: la condizione umana è intrinseca nell’ecosistema della foresta pluviale, così come i prodotti agro-alimentari rispecchiano una forte valenza per le strutture sociali che regolano la vita quotidiana, i rapporti tra i generi ed il precario equilibrio tra la natura e l’uomo.
L’ultimo capitolo è il frutto della mia collaborazione, iniziata nel 2017, con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità in Italia e i membri della rete Slow Food in Sierra Leone, in particolare dei Distretti di Kenema e Kailahun, nelle Province Orientali del Paese.
Conference Presentations by Rachele C . Villa
Papers by Rachele C . Villa
Drafts by Rachele C . Villa
The objective of this study was to investigate the feasibility and identify the market potential of agro-food by-products managed by women in rural communities.
These objectives were achieved through a specific survey and through the use of participatory interviews.
The studies were conducted in twenty-five rural communities in three districts of Eastern Province: Kenema, Kailahun and Kono, and involved three hundred and fifteen women.
All the women involved in the surveys and interviews are farmers and work mainly in open rice paddies (swamps) and cocoa-coffee plantations.
Men are mainly involved in the sale of cash crops such as cocoa and coffee, while by-products are a specific interest of women.
A statistical and qualitative analysis of the data shows that, in 43% of cases, women support the family economically, often as the main source of labour.
Their role encompasses all stages of productivity: they grow and sell by-products directly to the market or to agents, but in less than 40% of cases they can retain and manage the profits from their work.
They are commonly expected to hand over the profits to their husbands or other relatives.
The owners of the land where the women work all year round are usually their husbands or other men in the extended family.
During this study, special attention was given to by-products that have a higher market value, with the intention of understanding whether to sustain the income opportunity on these specific commodities.
Thanks to the gender role training conducted by Welthungerhilfe (WHH), the women involved in this feasibility study had a background that enabled them to manage money and increase their economic independence through marketing.
Furthermore, what emerged from the data analysis is the need to persist with training efforts by strategically focusing on women who are mostly illiterate and to actively involve their husbands by making them fully supportive stewards of their women's economic independence.
Nonostante il Paese sia dotato di molte risorse naturali, acqua e favorevoli condizioni climatiche, il raggiungimento della sicurezza alimentare è ancora distante rispetto al suo potenziale.
L’estrazione mineraria illegale, il taglio di alberi abusivo e l’agricoltura su larga scala, perpetrati per decenni, hanno fortemente contribuito nell’azione di deforestazione nel Paese.
La tesi è strutturata in cinque capitoli: “La foresta pluviale e la deforestazione”; “Le origini della Conservazione Ambientale in Sierra Leone e il People-oriented Approach”; “I popoli della foresta”; “Dinamiche di Conservazione e Cooperazione con le comunità della “leakage belt” intorno a Gola Rainforest” ed infine “Slow Food nelle Province Orientali della Sierra Leone”.
Il capitolo sulla foresta pluviale e la deforestazione funge da introduzione per presentare il protagonista assoluto del mio elaborato, ovvero L’Ambiente, nello splendore della natura modificata dall’uomo per la propria sussistenza, ma anche nella sofferenza dell’incontrollato sfruttamento delle sue risorse.
A seguito di un’azione distruttiva, l’uomo ha tentato di riparare, seppur tardi, il danno arrecato alla natura ed ecco, come accennato, che le dinamiche di Conservazione e Cooperazione sul territorio vengono attuate nel corso degli ultimi secoli, in una prospettiva ecologica.
Talvolta, però, ciò che è buono per l’ambiente non lo è per le popolazioni che da sempre abitano i bistrattati territori, improvvisamente allontanate e private delle loro fonti di sussistenza: è a questo proposito che l’ approccio conservativo orientato alle persone (Peolpe-oriented Conservation Approach) si occupa di tali problematiche, nell’ottica di trovare la maniera di collaborare “con” piuttosto che “contro” gli storici abitanti delle aree protette. Un positivo esempio di questo approccio è dato dalla gestione del Gola Rainforest National Park che da vent’anni collabora con le comunità locali.
La storia dei Popoli della Foresta viene illustrata nel capitolo a loro dedicato: la condizione umana è intrinseca nell’ecosistema della foresta pluviale, così come i prodotti agro-alimentari rispecchiano una forte valenza per le strutture sociali che regolano la vita quotidiana, i rapporti tra i generi ed il precario equilibrio tra la natura e l’uomo.
L’ultimo capitolo è il frutto della mia collaborazione, iniziata nel 2017, con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità in Italia e i membri della rete Slow Food in Sierra Leone, in particolare dei Distretti di Kenema e Kailahun, nelle Province Orientali del Paese.
The objective of this study was to investigate the feasibility and identify the market potential of agro-food by-products managed by women in rural communities.
These objectives were achieved through a specific survey and through the use of participatory interviews.
The studies were conducted in twenty-five rural communities in three districts of Eastern Province: Kenema, Kailahun and Kono, and involved three hundred and fifteen women.
All the women involved in the surveys and interviews are farmers and work mainly in open rice paddies (swamps) and cocoa-coffee plantations.
Men are mainly involved in the sale of cash crops such as cocoa and coffee, while by-products are a specific interest of women.
A statistical and qualitative analysis of the data shows that, in 43% of cases, women support the family economically, often as the main source of labour.
Their role encompasses all stages of productivity: they grow and sell by-products directly to the market or to agents, but in less than 40% of cases they can retain and manage the profits from their work.
They are commonly expected to hand over the profits to their husbands or other relatives.
The owners of the land where the women work all year round are usually their husbands or other men in the extended family.
During this study, special attention was given to by-products that have a higher market value, with the intention of understanding whether to sustain the income opportunity on these specific commodities.
Thanks to the gender role training conducted by Welthungerhilfe (WHH), the women involved in this feasibility study had a background that enabled them to manage money and increase their economic independence through marketing.
Furthermore, what emerged from the data analysis is the need to persist with training efforts by strategically focusing on women who are mostly illiterate and to actively involve their husbands by making them fully supportive stewards of their women's economic independence.